Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, al cimitero lezione di vita e di storia
mentre bamby muore perché è domenica


Come ogni anno, nella ricorrenza dei morti, mi ritrovo a passeggiare lentamente tra i due campi d’inumazione ed i loculi, in particolare tra quelli della parte antica del cimitero di Noli.  Zona questa dove, tra l’altro, riposano tutti i miei familiari. Ogni foto immortalata sul marmo mi porta a ripercorrere non solo la mia infanzia, ma anche episodi di vita giovanile, tutti comunque, in tutti i sensi, motivatamente positivi  per la mia formazione educativa.
Famiglie di pescatori e contadini che ricordo con tanta nostalgia. Tempi sereni, tempi tristi, gente semplice, gente di carattere.
Quest’anno, al contrario dei precedenti, il mio lento percorso ha avuto due soste volontariamente forzate, determinate da sensazioni che ho provato recentemente, ma non condivise: le polemiche chiaramente strumentali sul caso della tredicenne Giuseppina Ghersi.
Meditare…meditare… sulle tante tragedie che hanno insegnato ad essere prudenti a chi, per sfortuna del tempo, le ha vissute…e che di certo non intende riviverle.
La prima, davanti a due  loculi affiancati: quelli dei fratelli Robatto, Giuseppe e Bruno.
La famiglia Robatto aveva accesso alla sua abitazione da Via Musso ed aveva un piccolo terrazzo di fronte alla finestra della cucina di casa mia. Non conservo ricordo visivo del papà, al contrario della mamma Letizia, casalinga di media statura con occhi neri  penetranti, capelli nerissimi a treccia attorno al cranio, con la quale mia madre era solita chiacchierare.  Avevo 10/11 anni quando la tragedia, conseguenza della guerra, si è abbattuta su questa famiglia.
Bruno, classe (marzo) 1928, lavorava a quindici anni (sotto controllo dei tedeschi) alla manutenzione della linea ferroviaria a Noli, quando, cadendo da una scala, si procura la frattura di una gamba.  Subito amputazione, seguita a breve da cancrena che lo porta a morte rapida  nel gennaio  1945.
Giuseppe (Beppin), classe (marzo) 1923 era un nolese che aveva deciso di salire in montagna tra le file partigiane. Il 25 aprile, al termine della guerra civile, tutti i partigiani nolesi, scesi dalla montagna, si ritrovano in festa sull’Aurelia, nella posizione dell’attuale fermata del bus, sparando colpi in aria con le loro armi. Giuseppe a 22 anni cade a terra fulminato da una pallottola.  Tanti interrogativi, nessuna certezza su come si è svolta la tragedia.
Grazie alla guerra fratricida, a tre mesi di distanza, due genitori si ritrovano a seppellire i loro unici figli.
Qualche metro più avanti ecco la tomba della Signora Pallavicini Francesca, vedova di Giovanni Magistri, padre di due figli, la persona fucilata in piazza dai tedeschi in fuga il 24 aprile (Una finestra sulla piazza vedi trucioli….). La foto che la immortala ricorda una persona distrutta dal dolore.
In silenzio, li ho ricordati con affetto, soffermandomi quel minuto in più, necessario alla mia coscienza per dire loro che, almeno per me, non sono “MARTIRI” di serie “B”,  ma anche loro vittime di quelle ideologie estreme che stentano a ravvedersi.

L’ASSURDA MORTE DI BAMBY. 4 ORE SENZA SOCCORSI. L’ENPA DI DOMENICA CHIUDE

Il cucciolo bamby è morto dopo ore di agonia, invano i soccorritori hanno chiesto aiuto da Noli, anche con l’intervento dei carabinieri

Piccolo cucciolo “bamby”, non chiedere aiuto all’ENPA di domenica: è chiusa!
I fatti:
domenica scorsa, verso mezzogiorno, vengo a conoscenza che un cucciolo di capriolo sgambetta agonizzante nei pressi della galleria di Via Mons. Poggio. Incuriosito, ma nel contempo disponibile a prestare un qualsiasi aiuto, raggiungo il posto, dove, a terra, si trova un cucciolo femmina di capriolo. Testa all’indietro, si nota che fatica a respirare, ha le palpebre leggermente socchiuse, gli occhi arrossati, circa ogni due minuti sgambetta.
Due turisti, un italiano ed uno di lingua francese (quest’ultimo indossa una giacca di colore scuro ormai sporca, macchiata di terra), seguono assieme ad un concittadino  quella che sembra un’agonia.  I due sono coloro che circa un’ora prima, durante la loro passeggiata turistica, hanno trovato in alto, sul sentiero vicino alla chiesetta di San Michele, l’animale a terra, trasferendolo di peso a valle .
Vengo a conoscenza, inoltre, che la locale sezione dei Carabinieri, già avvertita da altre persone in prima mattinata del fatto, si era attivata, senza successo, presso tutte le strutture medico veterinarie, e che, al momento, il veterinario di turno si trovava in quel di Sassello per altro intervento.  Dopo circa un’ora, mentre mi stavo preparando per trasportare con la mia APE Piaggio il cucciolo alla clinica veterinaria di Savona, giunge telefonata che sta arrivando una persona per prelevare l’animale.  Era un cacciatore distolto dalla caccia al cinghiale.
Riassumendo: già nella prima mattinata i Carabinieri di Noli avevano comunicato a  tutti gli enti aventi causa che un cucciolo di capriolo giaceva moribondo nei pressi della chiesetta di San Michele; solo il caso ha voluto che due persone, transitate sul posto più tardi, trasportassero volontariamente a valle l’animale apparentemente abbandonato al suo destino. Solo quattro ore dopo, qualcuno, qualcosa si è mosso. Per quattro ore un animale è stato lasciato in sofferenza, per poi essere abbattuto?
Ma non esiste denuncia per chi produce sofferenza agli animali? Dimenticavo….domenica esclusa!!!

Carlo Gambetta


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C.Gambetta

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