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Liguria e Basso Piemonte

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La battaglia campale di Alassio: l’indagata Zioni in Cassazione, il sindaco sotto sfratto da Toti e C., resiste pronto ad una lista civica


Tempi duri, anzi durissimi. Una battaglia a tutto campo. Sul fronte politico, dopo la ‘cenetta’ Toti, Vaccarezza, Canepa, sembra tramontata la candidatura unitaria del centro destra per il primo cittadino di Alassio che, a quanto pare, ritiene di non meritare il trattamento e si fa strada l’ipotesi di una sua lista civica. Cosa di cui, per ora, avrebbe tenuto all’oscuro la sua giunta. Campo libero, si direbbe, per il giovane veterano Marco Melgrati favorito anche dalla frammentazione dei possibili avversari. Sul fronte giudiziario forse è stata sminuito lo ‘scontro’ tra la Procura delle Repubblica e la sezione penale del tribunale di Savona che ha accolto il ricorso e disposto il dissequestro dell’immobile di Regione Ciazze già di proprietà della famiglia del vice sindaco Monica Zioni, disarcionata o dimissionata dopo oltre 20 anni sulla scena politico amministrativa di Alassio, quasi sempre con ruoli di governo e pur sempre nel ‘parlamentino’. Non parliamo  invece di ‘guerra’ tra magistrati, semmai in punto di diritto e sarà la Cassazione, come avevamo del resto previsto, a dire l’ultima parola sull’ex Locanda, poi Pensione, infine Hotel Al Sole (diviso in tre edifici). Intanto c’è da osservare che Monica Zioni, in attesa del responso dei Giudici della Suprema Corte, è indiziata di reato per, diciamo presunta, “lottizzazione abusiva” con la mamma Fernanda Manno, il fratello Fernando, due acquirenti di parte dell’immobile al centro della contestazione, Matteo e Gloria Ferrari, il geometra di fiducia Vincenzo Santoriello ed il notaio alassino Elpidio Valentino quale rogante l’atto di compravendita “nonostante’, per l’accusa, ” l’evidenza di irregolarità urbanistico edilizie”.

C’è un altro aspetto di cui si è parlato poco o nulla. Il Comune di Alassio dal 2010 si è dotato con voto del consiglio comunale del ‘vincolo alberghiero’, ovvero è stata fatta una mappa, curata da professionisti torinesi, degli alberghi – hotel sottoposti a vincolo. Dunque alla stregua di una variante al Puc e come tale con tutti gli  ‘obblighi ‘ che comporta. C’è chi ricorda che nel corso delle votazioni, in distinte tranche, più di un consigliere comunale e assessore, Monica Zioni, inclusa, ha lasciato l’aula per evitare incompatibilità potenziali o meno.

C’è chi ricorda la sorte del residence Tre Mori, trasformato, non vincolato, ma che si è ritrovato a pagare sia gli oneri, sia il condono. Pare di capire che tra i cavalli di battaglia del ‘caso Zioni’ ci sia una sorta di ragionamento col quale in realtà l’immobile sarebbe sorto come civile abitazione, avrebbe esercitato e pagato come attività alberghiera e l’asserita prescrizione sanerebbe anche l’abuso dell’abuso. Materia complessa per i profani, dibattuta dai giuristi e non semplice da spiegare in termini comprensibili al comune mortale.

C’è di difficile comprensione la tesi della sussistenza di lottizzazione abusiva. Ci sono stati già alcuni casi clamorosi nell’ambito di vicende giudiziarie provinciali. La T 1 di Andrea Nucera a Ceriale, le villette agricole di Verzi di Loano (dove invece non si contestò la lottizzazione), un’operazione immobiliare a Villanova e forse  un’altra decina di casi con la difficile sopravvivenza dell’abuso di lottizzazione. Va detto che anche ad Alassio sulla contestazione non erano  in pochi a nutrire dubbi. Tutto da verificare comunque la sussistenze di altre accuse del Pm.

Il magistrato inquirente formula le contestazioni, anche sulla base del materiale fornito dai collaboratori di polizia giudiziaria, sostenendo che  è stata trasformata  un’unica unita immobiliare, censita in alberghi – pensioni e con effettiva destinazione ricettiva, come risulta dalla documentazione in atti,  in 4 unità immobiliari di cui un lastrico solare e tre appartamenti ad uso residenziale. E a seguito di un ulteriore intervento, col Piano casa,  si procedeva al frazionamento in due unità immobiliari. Il tutto, sempre  seguendo la tesi accusatoria,  in assenza di idoneo titolo abilitativo.  E in presunta violazione della legge regionale che vieta la trasformazione delle strutture ricettive in altre destinazione d’uso.

Alla Manno e a Santoriello  si contestano opere in assenza di permesso a costruire, o Scia alternativa, in area soggetta a vincolo paesistico.

Ai Ferrari di Borgomanero  e a Santoriello si contesta lo stesso addebito per intervento di ristrutturazione in forza di Dia e che vieta (Piano Casa) di ampliare immobili realizzati in assenza di titolo, in quanto ristrutturazione con cambio d’uso, essendo, pare di capire,  la destinazione residenziale solo formalmente in essere e in quanto illegittimamente conseguita.  L’intervento è in atto ed è soggetto al regime di permesso di costruire o Scia alternativa. La Manno e Santoriello inoltre perchè avrebbero attestato falsamente al Comune che le opere nelle tre unità abitative sarebbero state realizzate prima del settembre 1967, ma sembrerebbe che l’attività investigativa  avrebbe inoppugnabilmente accertato trattarsi di interventi fra il 1980 ed il 1990. Analogo falso per l’attestazione che trattasi di immobili ad uso residenziale quando in tutta evidenza  avevano destinazione alberghiera.

Ancora alla Manno, alla figlia Monica Zioni e al figlio Renato ed al notaio Valentino si contesta la falsa attestazione delle regolarità urbanistica di immobili abusivi.  In particolare nel rogito dell’agosto 2015 avrebbero dichiarato che il ripristino della funzione abitativa sarebbe avvenuto in forza della Scia mentre tale documento escludeva  espressamente il cambio d’uso e nulla dicevano  in merito all’aumento delle unità abitative, inficiando dunque anche la regolarità  del frazionamento che sarebbe avvenuto senza alcun titolo.

Da ultimo a Manno e Santoriello si contesta il falso materiale in concorso in quanto avrebbero prodotto al notaio una comunicazione con data, pare, contraffatta indicante il 2 settembre mentre il documento originale sottoscritto recava la data del 22 e rendere cosi compatibile la data del rogito con l’epoca di esecuzione dei lavori di diverse distribuzioni interne che non avrebbe potuto avverarsi in solo otto giorni.

Il giudice estensore dr. Emilio Fois ed il presidente Caterina Fiumanò, a sua volta estensore, in merito ai reati di falso osservano che non devono essere presi in esame non essendo reati da giustificare il sequestro preventivo in via d’urgenza, eseguito e convalidato dal Gip con decreto il 31 agosto 2017.

Si da atto che con separati ricorsi Gloria Ferrari da una parte, Monica e Fernando Zioni dall’altra hanno proposto istanza di riesame. Ad operare nel ruolo investigativo la Stazione dei carabinieri forestale di Albenga.

Si apprende che il fabbricato dei Zioni – Manno venne realizzato con licenza edilizia rilasciata dal Comune  a Giorgio Quintavalle. Il fabbricato era composto, si osserva, da tre alloggi e la destinazione d’uso era di affittacamere.  Nel febbraio 1978 Caterina Secondo vedova Zioni, già titolare della Locanda Al Sole, domanda estensione di licenza di esercizio di immobile in questione che diventa dipendenza  della locanda per un totale di otto nuove camere da letto, lavabo in ogni camera, una locale gabinetto per piano.  Nel 1979 Giovanni Zioni presenta  domanda di intestazione della licenza di esercizio della Pensione Al Sole, composta da tre fabbricati distinti.  Quello indicato risulta come dipendence.  Lo stesso Zioni pochi mesi dopo, nel 079,  reitera la domanda di ampliamento dell’attività con l’aggiunta di otto camere. Nel 1980 l’immobile viene accatastato come abitazione, con tre alloggi, ciascuno con cucina tre camere e bagno. Nell’agosto 1980 l’immobile viene venduto dal Quintavalle Giovanni Zioni e Fernanda Manno che aveva dichiarato alla PS l’attività di affittacamere per sei camere da letto. Nel 1990 viene data comunicazione al Comune  di esecuzione di opere interne. Tutte le camere dotate di bagno e il loro numero (camere) si riduce a tre per piano, Negli anni seguenti l’immobile viene gestito come edificio0 unitario (dei tre) e dipendence dell’Hotel Al Sole, quantomeno dal 2012 ai fini Tarsu, Ici-Imu. Nel giugno 2014 il geom. Santoriello presenta al Comune per conto della Manno, per regolarizzare modifiche interne su di un fabbricato che viene dichiarato ‘attualmente destinato a civile abitazione’.  In pratica la regolarizzazione delle opere che avevano trasformato l’immobile da abitazione affitta camere ad albergo.  Facendo risultare solo sei camere da letto disposte su tre piani.  In data 10 agosto 2015 i fratelli Zioni e la mamma  stipulato contratto preliminare di vendita del fabbricato a Matteo Ferrari e Donatella Matacchi, descritto come casa di civile abitazione da fondamenta al cielo.  Il 30 settembre le  quattro nuove unita immobiliare vengono vendute a Matteo e Gloria  Ferrari il 6 ottobre presentata dai nuovi proprietari  Ferrari la Dia per ristrutturazione interna  con ampliamento volumetrico grazie al Piano Casa.

Il tribunale del riesame nell’ordinanza passa al vaglio tutta la documentazione disponibile, fa notare che il momento delle modifiche  è di difficile individuazione ma si colloca tra il 1978 ed il 1990.  El il cambio di destinazione d’uso intorno al 1978,  Poi disquisizione a proposito del conteggio sul numero di camere. E si aggiunge che che nessuna delle opere risulta approvata con concessione edilizia come invece sarebbe stato necessario, né ancora sanata in occasione di condono succedutisi negli anni. Ci sono elementi probatori certi, documentali,  ed insuscettibili di smentita attraverso ulteriori indagini, ma per il tribunale collegiale “deve escludersi il fumus del reato di lottizzazione abusiva. Venuto meno il fumus non vengono perdono sussistenza i reati connessi.  Da qui revoca del sequestro e restituzione dell’immobile ai proprietari.  Non conosciamo quale sia in fatto ed in diritto il ricorso in Cassazione del pubblico ministero, nè le tesi difensive.

Si è letto che Monica Zioni (vedi titoli di stampa) di fronte al provvedimento del tribunale ha sostenuto la piena regolarità del suo operato e della famiglia, i progetti avevano l’ok. “I lavori – disse il consigliere comunale oggi in palese rivalità con il sindaco Canepa definito da lei stessa il peggiore della storia alassina –  furono fatti grazie  all’articolo 26 della legge regionale del 1985 che non poteva  portare ad alcun cambio di destinazione d’uso, Il cambio si può fare solo con condono  che la mia famiglia non ha fatto  o con titolo abilitativo e l’unico rilasciato a mio padre  nel 1962 è per civile abitazione, non ne esistono di successivi, A confortarmi oltre al parere dei legali, il fatto che gli stessi uffici comunali in questi mesi hanno vagliato i vari progetti della nuova proprietà senza riscontrare irregolarità. Peraltro sono rimasta coinvolta in questa storia  solo per il primissimo progetto elaborato già dagli acquirenti ma quando  la compravendita non era stata completata, era firmato da mia madre  in quanto ancora proprietaria. Di tutti i passaggi successivi non so nulla se non che ogni progetto è stato condiviso dagli uffici competenti comunali”.

Fin qui la ‘lottizzazione story’ , resta aperta a questo punto sia la questione sequestro o meno, e l’esito del procedimento penale nel suo complesso in cui sono coinvolti sette indagati, in attesa che per ognuno si chiariscano o meno responsabilità.


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