Roma – ” L’allarme delle Province: «Senza fondi, scuole e strade insicure saranno chiuse».«I servizi che non possono più essere svolti, perché le strade mettono a rischio gli automobilisti o le scuole non sono sicure, saranno chiusi. Non possiamo essere noi a prenderci colpe delle scelte sbagliate di Governo e Parlamento are tra le macerie».
Ma le Province che fine hanno fatto? (con un click leggi da Il Secolo XIX)
Ma che fine hanno fatto le Province? Ci sono ancora? E come si chiamano adesso? Lo sappiamo in Italia mai nulla scompare davvero e tutto si trasforma: sopratutto se si tratta di politica.
E quindi le Province ci sono eccome. Non esistono più come organismo politico, ma ancora come parte dello Stato e come uffici dove ogni giorno le persone vanno a lavorare.
Infatti, per l’abolizione sarebbe stata necessaria una modifica della Costituzione, cosa che, come sappiamo non è successa. La riforma costituzionale bocciata con il referendum del 4 dicembre prevedeva semplicemente di eliminare la parola “province” dalla Costituzione, rimandando poi a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione, ma in tutti questi passaggi la situazione è rimasta piuttosto confusa, e complicata. La bocciatura della riforma costituzionale ha rimesso in discussione tutto il percorso intrapreso.
Cos’è successo quindi?
Il cosiddetto “Disegno di legge Delrio” sulla riforma delle province, venne convertito in legge nell’aprile 2014: al posto degli enti che facevano da tramite tra i comuni e la regioni, sono state create le città metropolitane il cui territorio coincide con quello della vecchia provincia: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria e Roma Capitale.
Finita lì perché, dopo l’approvazione della riforma , come spesso accade, i decreti attuativi (che permettono effettivamente l’entrata in vigore delle leggi) hanno tardato ad arrivare…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………Insomma un grande caos: l’unica cosa davvero certa è la confusione che regna e che complica la vita ai cittadini che non sanno a chi rivolgersi per risolvere un determinato problema. La riforma doveva essere un modo per semplificare il rapporto con la burocrazia e con le istituzioni. Non è affatto sia andata così.”
Non solo, non è finita: per rendere ancora più difficili le cose, spesso le cose cambiano a seconda della Regione.
Ordunque l’allarme delle Province: «Senza fondi, scuole e strade insicure saranno chiuse», non sorprende più di tanto, anche per ché i problemi sussistevano già negli anni ’90, quando le Province erano Province e gli organici erano a pieno regime.
le Province hanno un ruolo primario, in relazione al compito loro attribuito dalla legge di provvedere alla realizzazione, alla fornitura e alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici da destinare a sedi di istituti e scuole medie superiori. L’importanza e la dimensione del servizio scolastico – sia per il diretto coinvolgimento della gran parte dei cittadini che per il significato che la presenza di una scuola media superiore assume per la vita e lo sviluppo di tutte le singole comunità locali – evidenzia in termini immediati la rilevanza degli interventi che le Province sono chiamate a realizzare, secondo quanto prevede la legge, per: – la costruzione e il completamento di edifici scolastici, nonché l’acquisto e l’eventuale riattamento di immobili adibiti o da adibire a uso scolastico, in particolare al fine di eliminare le locazioni a carattere oneroso, i doppi turni di frequenza scolastica e l’utilizzazione impropri di stabili che non siano riadattabili; – le ristrutturazioni e le manutenzioni straordinarie dirette ad adeguare gli edifici alle norme vigenti in materia di agibilità, sicurezza, igiene ed eliminazione delle barriere architettoniche; – la riconversione di edifici scolastici da destinare ad altro tipo di scuola; – la realizzazione di impianti sportivi di base o polivalenti, eventualmente di uso comune a più scuole, anche aperti all’utilizzazione da parte della collettività. Tali compiti, originariamente conferiti per una parte della scuola media superiore, e cioè per i licei scientifici e per gli istituti tecnici, sono stati estesi, mediante la legge 11 gennaio 1996, n° 23, a tutto il servizio scolastico secondario di secondo grado (cioè successivo alla scuola media inferiore), compresi i licei classici, quelli artistici e gli altri istituti, in particolare quelli professionali, in precedenza di competenza comunale e statale, incrementando sensibilmente il parco di edifici scolastici ai quali le Province devono provvedere.
La sicurezza degli edifici scolastici Ancora elevato è il numero degli edifici che richiedono interventi di adeguamento alle norme, in particolare per rispondere appieno alle esigenze di sicurezza. Quasi la metà delle sedi ha bisogno di interventi di adeguamento per quanto previsto dalle disposizioni di cui alla legge n° 626 del 1994 e successive modificazioni ed integrazioni, in attuazione delle direttive europee riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro; la percentuale scende a poco meno del 40% del totale degli edifici, se si considerano solo gli interventi necessari per mettere a norma gli impianti elettrici. Circa il 38% delle strutture che ospitano scuole medie superiori richiede ancora interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche che ostacolano l’accesso autonomo alla scuola da parte dei portatori di handicap. Infine, su poco più di un quarto degli edifici si prevede di dover intervenire per il loro adeguamento statico.
Nel decennio 1980 -90, gli organici delle segreterie di licei scientifici ed istituti tecnici e professionali, nonché gli assistenti di tutti i laboratori erano dipendenti diretti delle Provincie; alla fine degli anni ’90 con la riforma scolastica, viene chiesto al personale sopra detto di optare se rimanere alle dipendenze dell’organico provinciale o passare alle dipendenze dello Stato. Molti segretari amministrativi optarono per rimanere nello Stato.
Un istituto su tutti è stato fortunato
Colonia marina Re Vittorio Emanuele III e Regina Elena –
alias
Colonia marina Città di Torino
alias
I.T.G. “L.B.Alberti” sez. staccata di Loano + I.T. Ragionieri di Loano
alias
I.S.S. “Giovanni Falcone” situato nell’area compresa tra la S.S. Aurelia e via delle Olivette
Die Kolonie der Stadt Turin hat entsprechend der Größe des Betreibers.. ein über 120 Meter langer Gebäudekomplex, der durch fünf viergeschossigen Gebäuden strukturiert wird. Mit seiner Achsensymmetrie, seinen Rundbögen, Arkaden und Loggien ist der Bau stilistisch eindeutig dem Novecento zuzurechnen.
Per consentire ai ragazzi di città di beneficiare del clima marino o montano e per combattere così l’insorgere di malattie piuttosto diffuse quali rachitismo e adenoidismo, si stabilisce di dotare le scuole urbane di colonie estive. Nel 1924 a Torino, su un totale di 38 compartimenti scolastici, ben undici scuole possiedono una colonia estiva e quattro mandano gli alunni al mare o in montagna a proprie spese. Le scuole elementari D’Azeglio e Rignon ne possiedono addirittura due, una marina e una alpina. Alcune colonie vengono gestite direttamente dalla scuola e dal suo Patronato, altre sono affidate all’Ente Morale Colonie Alpine e Marine per fanciulli poveri, istituto che ha sede in via dei Mille 19. |
Dalla sua inaugurazione nel 1927-1928, molte scuole usufruiscono di una grande colonia marina municipale a Loano [1931 – 1933]. Intitolata a Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia,in occasione del 25° anniversario delle nozze; quest’ultima dispone di 600 posti letto; è dotata di palestre, tettoie coperte, cucina e sale di ricreazione. Di fronte all’edificio, verso il mare, si estende un ampio cortile alberato per i giochi all’aperto, mentre alle spalle della struttura si trova l’orto-frutteto, di 25.000 metri quadrati di superficie. Durante i mesi invernali la struttura funge anche da scuola all’aperto.
Significativo complesso edilizio di 120 ml, che è strutturato da cinque edifici di quattro piani. Con il suo asse di simmetria, archi, arcate e logge del palazzo è stilisticamente e chiarimenti attribuibili al Novecento. I numerosi portici e logge che ricordano la città barocca dello stabilimento di Torino [portici].
L’ Istituto Tecnico Commerciale per Ragionieri, ora Giovanni Falcone, di Loano è nato nel 1967 come sezione staccata del “Paolo Boselli” di Savona. Nell’ottobre 1975 l’istituto divenne autonomo, con indirizzo amministrativo. Con l’aumento della popolazione scolastica, dal Novembre 1988 l’Istituto fu spostato nella colonia Augusta Taurinorum, sulla Via Aurelia ed acquistato dalla Provincia di Savona. Il costante processo dell’evoluzione tecnologica rese indispensabile l’introduzione nell’a.s. 1986/87 di due nuovi indirizzi di specializzazione: corso I.G.E.A. e corso PROGRAMMATORI, mentre dal 2001 furono riuniti i corsi di Geometri e Ragionieri.
L’Istituto tecnico statale per geometri Leon Battista Alberti nacque a Savona quale scuola autonoma nell’anno 1974. In precedenza faceva parte dell’Istituto tecnico commerciale statale Paolo Boselli di Savona di cui costituiva una sezione dall’anno1948.
Fino all’anno scolastico 1999 – 2000 l’istituto comprendeva anche la sezione distaccata di Loano, poi divenuta istituto autonomo a partire dal 2000. Anche se l’edificio all’inizio della sua attività scolastica aveva già dato diversi problemi come: riscaldamento, sicurezza e aree circostanti attigue, dalla metà degli anni ’90, ha subito un progressivo, anche se lento miglioramento in tutte le sue componenti.
Riscaldamento ed elementi scaldanti. Il riscaldamento dell’intero complesso, inizialmente, era a carbone; quando l’impianto dell’Italgas è arrivato a Loano, la caldaia e sopra tutto il bruciatore è stato trasformato per la nuova esigenza. Andava eseguito ex novo, ma l’amministrazione provinciale, preferiva la soluzione del “tacconaggio” con la conseguenza che durante i periodi più freddi, dove si doveva “spingere” di più, il medesimo andava sovente in “tilt”, risultato: due giorni tutti a casa. Durante il periodo invernale il calore erogato per il 50% svaniva in quanto tutti i serramenti erano in legno ed in precarie condizioni di tenuta; i vetri semplici, venivano, ogni tanto, siliconati contro i telai in legno. |
Ciò grazie all’interessamento di due Sindaci ed un Presidente della Provincia che in detta scuola sono stati insegnanti ed allievi.
Dal 1993 al 2001 è stato Sindaco di Loano e Assistente del Laboratorio di Fisica, Francesco Cenere; dal 2001 al 2011 è stato Sindaco di Loano e futuro Presidente della Provincia, Angelo Vaccarezza [2009-2011], già allievo, a suo tempo, del medesimo istituto di Ragioneria.
A fine anni ’90 vengono edificate le scale di sicurezza esterne, mentre per i parapetti delle lunghe scale interne si è dovuto attendere, dopo tre raccomandate, il sopralluogo del Geom. Michele Costantini dei VV.FF. , che ha disposto la chiusura del plesso scolastico per una settimana o alla fine dei rinforzi alle medesime.
Anche allora la “solfa” era la solita: non ci sono soldi, e pensare che nel periodo 1990–2000, la Provincia ha rifatto il “looke” a Palazzo Nervi: sono state sostituite 516 finestre + vetrate piano terra, con elementi in alluminio anodizzato e doppi vetri per le finestre e vetro temperato per le vedute fisse e scorrevoli del piano terra.
Sempre alla fine degli anni ’90, viene edificata la nuova palestra, aggiudicati all’impresa Formento di Finale Ligure. La nuova palestra, progettata dall’Arch. Vigolungo, dall’Ing. Gaminara e dall’Ing. Rolando, sarà realizzata a sud della vecchia tensostruttura, che si trova nell’area adiacente l’edificio scolastico “A. Ramella”. La struttura sportiva polivalente, oltre ad essere utilizzata dagli studenti, sarà messa a disposizione delle tante associazioni sportive. “Il nuovo edificio, il cui costo complessivo è di 1 milione 472 mila euro, sarà il nuovo fiore all’occhiello della nostra città,” dice l’Assessore Remo Zaccaria “un vero e proprio palazzetto con un campo da gioco, dove si potranno disputare partite di pallacanestro e pallavolo. Sarà una struttura all’avanguardia per quanto riguarda le fonti rinnovabili di energia e per l’accesso ai disabili. La climatizzazione avverrà mediante un impianto ad aria adeguatamente progettato per ridurre al minimo gli sprechi energetici, sia per il riscaldamento invernale che per il raffreddamento estivo. Sarà inoltre prevista l’installazione di apparecchiature che sfrutteranno l’energia proveniente dal sole, quali pannelli solari termici e pannelli fotovoltaici, che integreranno la dotazione impiantistica del fabbricato, permettendo un abbattimento dei consumi di fornitura energetica.”
Dopo gli anni 2000 è incominciata anche una lenta sostituzione degli infissi che da legno passano ad alluminio anodizzato e vetri termo-pane. Alle aperture dell’ultimo piano, dopo che quest’ultimo da loggia era stato trasformato in aule per vari laboratori, con tamponamenti esterni e tramezzature in cartongesso all’interno, visto che il parapetto era al di sotto della norma, vengono aggiunte barre orizzontali che portano l’altezza del parapetto a cm 90. L’intero edificio, fin dai tempi della sua costruzione, è dotato da una gabbia di Faraday che è il sistema di protezione più adottato per la protezione contro le scariche atmosferiche.
La gabbia di Faraday è formata da: organi di raccolta costituiti da una rete di conduttori elettrici a maglie saldate fra loro disposti sulla copertura da proteggere e da organi di discesa o calate che collegano gli organi di raccolta ai dispersori di terra [puntazze] dell’edificio.
Insegna Costruzioni l’I.S. “B. VITTONE” di Chieri, Direttore del Laboratorio di Tecnologia delle Costruzioni,
Coordinatore del piano d’evacuazione del plesso scolastico chierese emanato di comune accordo dalla PROTEZIONE CIVILE e dagli Uffici competenti del PROVVEDITORATO AGLI STUDI DI TORINO, e successivamente
Insegna Costruzioni l’I.S. “L.ALBERTI” di Loano, Direttore del Laboratorio medesimo, responsabile della sicurezza e dopo l’unione dei due istituti, Coordinatore del piano d’evacuazione del plesso scolastico loanese emanato di comune accordo dalla PROTEZIONE CIVILE e dagli Uffici competenti del PROVVEDITORATO AGLI STUDI DI SAVONA.
Alesben B.