Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, passato lo giorno, gabbato lo santo
…e si chiude la stagione turistica 2017


In agosto oltre 3 milioni le presenze turistiche in Liguria che, sommate a quelle dei mesi di giugno e luglio, portano a oltre 7,6 milioni di presenze il bilancio quasi definitivo della stagione estiva. «Aspettiamo anche i numeri di settembre – spiega l’assessore regionale al Turismo Gianni Berrino – ma possiamo ritenerci soddisfatti. In agosto le presenze sono in lieve crescita, di circa 7 mila unità rispetto ai già positivi dati di agosto 2016». Spicca la crescita dell’11,5% di Genova e del 3,5% della provincia. Crescono le presenze nelle province di Imperia (+2,1%) e Spezia (+2,7%), in calo solo Savona (-3,3%).«La Liguria si conferma regione turistica – commenta Berrino – e ci confortano i dati sull’indotto. Come dimostra l’indagine delle ricadute economiche sul territorio, nel 2016 i turisti arrivati in Liguria hanno speso circa 12 euro in media al giorno per attività culturali, 21 in bar e ristoranti, 11 per souvenir. Il turismo è un buon volano per commercio e occupazione

Da una analisi dettagliata della Regione Liguria, ecco i flussi relativi alle presenze:

Continua l’ottima performance del turismo ligure anche nei primi 4 mesi del 2017: gli ultimi dati confermano, infatti, un andamento più che positivo tra gennaio e aprile, registrando oltre 1 milione di arrivi (+9,6% rispetto allo stesso periodo del 2016) e oltre 3 milioni di presenze (+5,7%).Turismo da record a Pasqua e per il ponte del 25 aprile,da ponente a levante, grazie anche al bel tempo, con grande soddisfazione degli operatori del settore: il solo mese di aprile ha registrato un aumento del 33,3% degli arrivi e del 33,1% delle presenze. Di 1.086.939 clienti arrivati, il 66% è rappresentato da italiani(719.034), in crescita del 10,6% rispetto al 2016,e il restante 34% da stranieri(367.905), che hanno registrato un aumento del 7,6 Le presenze ammontano a 3.004.289, di cui quasi il 70% italiane(2.079.203), in aumento del 5,6%, e il 30% straniere(925.086), che segnano un +5,9% rispetto all’anno precedente. Dall’analisi della provenienza dei turisti italiani verso le destinazioni liguri, si confermano al primo posto i lombardi con 261 mila arrivi (+12,8% rispetto al 2016) e 903 mila presenze (+6,3%); seguono i piemontesi con 171 mila arrivi (+13,8%) e 464 mila presenze (+9,5%), entrambi bacini di utenza “tradizionali” per la Liguria. Il turismo regionale interno copre il 6,6% per quanto riguarda gli arrivi (+1,1%) e il 5,8% le presenze(+0,6%). Sul fronte del turismo straniero,i tedeschi rappresentano sempre il primo mercato estero in termini di presenze(25%il peso sul totale degli stranieri), in aumento rispetto all’anno precedente dell’8,3%, e i francesi in termini di arrivi (+11,0%). Seguono al terzo posto gli svizzeri con una crescita pari al 9,5% per gli arrivi e dell’11,3% per le presenze. Gli arrivi nelle strutture alberghiere ammontano a 845.119(+7,4% rispetto al 2016) mentre le strutture ricettive complementari hanno registrato 241.820 arrivi, il 18,0% in più rispetto ad un anno fa.

Sul fronte delle presenze, il turismo alberghiero è aumentato del 3,5% passando da 2.115.961 a 2.189.963 giornate, mentre quello extralberghiero è cresciuto del 12,0% passando da 727.016 a 814.326 giornate.

DATI PROVINCIALI: Arrivi Genova,che concentra su di sé il 37,5% degli arrivi regionali, ha riportato un aumento dell’8,3%; Savona (27% degli arrivi regionali) ha guadagnato il 9,8%; Imperia continua a recuperare la sua posizione con una variazione positiva dell’8,9%; infine La Spezia ha registrato la cresciuta più sostenuta pari al 13,3%.Il turismo interno risulta in crescita in tutte e quattro le province: Genova+9,3%, Imperia +9,0%, Savona +11,2% e La Spezia +15,4%.Buono il risultato anche dei flussi degli stranieri: Genova +6,4%, Imperia +8,8%, Savona +5,1%, La Spezia +11,1%.
Anche le presenze sono risultate in crescita in tutte e quattro le province: Genova +3,8%, Imperia +7,3%, Savona +2,6%e La Spezia +17,0%. La componente italiana ha segnatola variazione più alta a La Spezia (+19,1%), seguita da Imperia (+7,0%), Genova (+5,5%) e Savona (+2,2%).

Simile trend per quel che riguarda le presenze straniere, che a La Spezia sono aumentate del 14,9%, a Imperia dell’8,0%, a Savona del 4,0%, a Genova dello 0,9%. La provincia di Savona concentra su di sé il 27,5% degli arrivi regionali, in aumento del 9,8% rispetto al 2016(da 271.773 a 298.474 clienti). Il 78,7% alloggia in strutture alberghiere (+9,5%), il restante 21,3% in strutture complementari (+11,1%).I turisti italiani,che rappresentano il 78,2% del totale, hanno registrato una crescita dell’11,2%, quelli stranieri del 5,1%.

Tra le regioni italiane la Lombardia, che rappresenta il 46,9% degli arrivi domestici, registra un aumento del9,4%; segue il Piemonte (+17,7%) e a distanza la Liguria (+10,5%). Tra gli stranieri, i tedeschi rappresentano il 33,3% degli arrivi oltre confine e rispetto al 2016 sono diminuiti del 3,8%; al secondo posto gli svizzeri (+13,4%) e a seguire i francesi (+4,2%).In aumento anche le presenze complessive (+2,6%), che da 1.023.925 sono passate a 1.050.341 giornate: nelle strutture alberghiere si è registrato un aumento del 2,8%, nelle strutture complementari del 2,0% Le presenze italiane sono passate da 820.870 a 839.161(+2,2% rispetto al 2016): i lombardi, che rappresentano il 57% degli arrivi italiani, crescono de 2,1% rispetto al 2016, seguiti dai piemontesi (+7,4%) e dagli emiliani (in calo del 7,2%).

Sul fronte straniero il 47,2% delle presenze è rappresentato dai tedeschi, anche se in calo del 4,3%; seguono gli svizzeri (+16,2%) e i francesi (+3,6%). Analisi e valori incoraggianti per questi mesi estivi, ma se il turista estivo ed il “turista low cost” è soddisfatto, lo sono molto meno i turisti dei mesi di settembre ed ottobre ed anche la popolazione locale.

Perché ? Gli esercizi commerciali, i ristoratori, i bar, i centri per shopping, riducono di gran lunga gli orari di apertura se non, addirittura, prendersi le ferie. Certo è un loro diritto, ma che questo diritto debba essere a rotazione e non tutti nel medesimo periodo; occorre che il ‘cittadino’, benché abituato, non faccia km, per recuperare mezzo kg di pane, che lo straniero, ospite di strutture alberghiere dove vengono garantiti posti letti e prime colazioni, per la cena debba spostarsi in quei locali, per altro più cari, dove la chiusura non sia alle 18,30 o alle 19,00, mentre in estate l’apertura era assicurata fino alle 23,00 ed oltre, data dall’affluenza di ospiti. “Ma noi facciamo gli orari normali” è la giustificazione che ti senti dire, e pensare che le varie amministrazioni comunali debbano attenersi a quanto indicato sia dal d.l. n. 223/2006, convertito, con modificazioni, nella legge n. 248/2006 sia dalle nuove norme nel decreto Minniti, per ragioni di sicurezza e vivibilità

Il «decreto Minniti» (Dl 14/2017 in vigore dallo scorso 21 febbraio) rimette in mano ai sindaci la penna per firmare ordinanze – sia contingibili e urgenti che no – per limitare gli orari di vendita, anche per asporto, e di somministrazione di alimenti e bevande per negozi, attività artigianali di gastronomia con connesso commercio di bevande, pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande.

Di fatto, facendo in parte rientrare dalla finestra quello che il «decreto Monti» – e per la precisione l’articolo 31, comma 2, del Dl 201/2011 convertito nella legge 214/2011 – aveva fatto uscire dalla porta cancellando il vincolo del nastro orario giornaliero di apertura e di chiusura settimanale. Tuttavia il nuovo potere affidato ai Sindaci non è ad libitum, in quanto confrontandosi con il principio comunitario e costituzionale della tutela della concorrenza è legittimo solo in casi ben precisi. E cioè in quelli individuabili nei nuovi articoli 50 e 54 del Tuel e riconducibili ad una precisa matrice quale la tutela della sicurezza delle città e del decoro e della vivibilità urbana. Fra le novità si segnalano, appunto, la riscrittura degli articoli del D.Lgs. 267/00 che descrivono i poteri del Sindaco rispettivamente in qualità di capo dell’Amministrazione Locale e di Ufficiale del Governo.

Sono ampliate le fattispecie in cui il Sindaco, a termini del comma 5, può adottare ordinanze contingibili ed urgenti (nei casi di assoluta straordinarietà e imprevedibilità), finora limitate ad emergenze sanitarie e di igiene pubblica. Per effetto della novella, le stesse ordinanze, disciplinando e limitando gli orari di vendita, anche per asporto, e di somministrazione di alimenti e bevande, sono adottabili dal Sindaco per l’urgente necessità di interventi volti ad eliminare situazioni di grave incuria, degrado del territorio o pericolo per la vivibilità urbana, al fine di garantire la tranquillità ed il riposo dei residenti. Modificato anche il comma 7 dello stesso articolo in virtù del quale il sindaco, questa volta con ordinanza non extra ordinem e sulla base di indirizzi espressi dal Consiglio Comunale, sempre al fine di preservare la tranquillità dei residenti in aree del territorio caratterizzate da notevole afflusso di persone, per esempio i centri storici di maggior richiamo, può disporre limitazioni agli orari di vendita e somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche per un periodo massimo di sessanta giorni.

In ogni caso, non è sufficiente che il potere del sindaco di adottare ordinanze di ordinaria amministrazione sia genericamente orientato alla tutela del bene da preservare, ma piuttosto che il suo esercizio sia precisamente determinato nel contenuto e nelle modalità.

Significative modifiche del decreto Minniti anche all’articolo 54, comma 4 bis, del Tuel, che radica la competenza del sindaco ad adottare ordinanze contingibili ed urgenti questa volta nelle vesti di Ufficiale di Governo, per prevenire gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. A tal proposito, la novella circoscrive il potere di ordinanza ad evitare situazioni che favoriscono l’insorgenza di fenomeni criminosi quali lo spaccio di stupefacenti, l’accattonaggio e lo sfruttamento della prostituzione o fenomeni di abusivismo come l’illecita occupazione di spazi pubblici o di violenza anche legati all’abuso di alcool o sostanze stupefacenti, trattandosi in questi due casi di situazioni che sono considerate naturalmente più contigue alla necessità di garantire la sicurezza primaria.
Il decreto prevede ancora: all’articolo 12, comma 1, che nei casi di reiterata inosservanza delle ordinanze ex articolo 50, commi 5 e 7, del Tuel, in tema di orari di vendita e somministrazione di bevande alcoliche, il questore avvalendosi del potere di cui all’articolo 100 del Tulps (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) dispone la sospensione dell’attività fino a 15 giorni; all’articolo12, comma 2, che è vietata non solo la vendita (come nel previgente testo dell’articolo 14 ter della legge 125/2001) ma anche la somministrazione di bevande alcoliche ai minori di anni 18.

I poteri del Sindaco rispettivamente in qualità di capo dell’Amministrazione Locale e di Ufficiale del Governo, ha di fatto creato un vero scompenso; ogni Amministrazione comunale, decide, sul proprio territorio, gli orari per gli esercizi commerciali che vuole, salvo poi a scontrarsi con i “furbetti” degli orari che, quatti quatti, fanno quello che vogliono, “già tanto chi vuoi che mi controlli ?”. La vignetta, comparsa su la “La Settimana Enigmistica” del 28 settembre 2017, inserita nelle pagine il cui slogan è “Per rinfrancare lo spirito… …tra un enigma e l’altro”, anche se fa sorridere, è di estrema attualità.

I turisti nostrani e stranieri lamentano che i prezzi dei ristoranti fanno perdere l’appetito, troppo divario c’è tra locali sulla costa e locali dell’entroterra. Ma chi lo stabilisce il criterio? Quelli che si possono ritenere prezzi nella media, magari sono alti per altri. L’unico mantra che si può accettare è che i prezzi siano in linea con la zona; esempio: se in pizzeria pago una margherita 7 euro (solo importo pizza da listino, ovvio, poi ci va aggiunto coperto, bevanda, ecc ecc.), è in linea con la zona. Se uno non abita nella zona, ma fa tanti km per arrivarci, probabilmente direbbe che la pizza è cara. Bisognerebbe contestualizzare!

Se in tante città, come Roma, costa parecchio il soggiorno, il mangiar fuori costa però relativamente poco, a Milano (e in tutta la Lombardia) il mangiar fuori costa più di una notte in B&B! Nella Regione Liguria, poi, in ogni paese o città viene aggiunta, a discrezione, l’aria che si respira, il paesaggio che si può ammirare, i km che il pesce fa dalla fonte alla mensa, ect….

Tornando al tema iniziale, ovvero agli orari dei negozi, anche quelli alimentari, contribuiscono in modo eclatante a far si che parte della popolazione stanziale debba avvalersi di strutture che erogano servizi di ristorazione e conseguente prosciugamento di portafogli sopra tutto quando, all’improvviso, arrivano parenti od amici per una visita che non è di cortesia ne da “dottore”.

Alesben B.



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