L’articolo 1115 del Codice di Diritto Canonico è chiaro:” I matrimoni sono celebrati nella parrocchia in cui l’una o l’altra parte contraente ha il domicilio, o il quasi-domicilio o la dimora protratta per un mese…; con il permesso del proprio parroco il matrimonio può essere celebrato altroVE”. Sta di fatto che ormai è di moda, soprattutto quando i novelli sposi appartengono all’High Society, ma non bisogna essere principi o milionari, scegliere location da sogno, sul mare o in una sede da Vip. Ed ecco che Antonio Suetta, loanese, vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo dal gennaio 2014, ha preso carta e penna firmando un decreto ad hoc e l’invito a sposarsi nella parrocchia della propria città. Vedi anche il fotoservizio di Silvio Fasano: i primi sette anni di episcopato di mons. Guglielmo Borghetti. Ha preso il posto, su disposizione di papa Francesco, del vescovo Mario Oliveri che ora vive, da pensionato, in Seminario pur visitando spesso alcune parrocchie, in particolare le valli dove sono più presenti gli ‘anticonciliari’. Leggi anche sabato 23 settembre, ore 21, Lo Scimmiotto al Giardino Letterario Delfino di Regione Carenda 11 di Albenga. Monologo scritto, diretto ed interpretato da Giacomo Campana.
Se i Comuni della Riviera fanno a gara ad offrire location spettacolari e suggestive (ovviamente dietro pagamento) per attirare sposalizi civili da ogni parte d’Italia ed in qualche caso anche oltre i confini, la chiesa, o meglio il vescovo Suetta ha deciso che non sia messo in soffitta l’articolo, il disposto si suole dire del Codice di Diritto Canonico. I laici facciano pure quello che pare e piace, la chiesa Cattolica Romana non può allinearsi per tanti motivi.
“La chiesa non è un’agenzia – ha spiegato il prelato a Lorenza Rapini del Secolo XIX – Imperia – Salva la libertà di ogni persona di orientare la propria vita come meglio crede, chi è cristiano cattolico non può prendere quello che preferisce e scartare quello che non apprezza”. Da qui l’invito ai parroci ad adeguarsi, il messaggio per i fedeli della diocesi e speriamo che il suo esempio trovi il consenso di altri vescovi.
E allora linea dura, inflessibile ? Risponde monsignor Suetta che è stato parroco di Borgio Verezzi, ma non solo e uomo di Curia. “Se ci sono motivi validi sono possibili alcune deroghe – ricorda -, come per esempio sposarsi dove si è cresciuti o si trascorre la propria vita di comunità che può coincidere, ad esempio, con la parrocchia vicino in cui si lavora. Ma non si può scegliere una chiesetta romantica o suggestiva perchè si presta alla sceneggiatura. Noi non facciamo promozione per vendere un prodotto, si tratta è il caso di ricordarlo di un Sacramento e come tale va considerato da tutti, nessuno escluso”.
E si perchè andando di questo passo c’è chi chiede di potersi sposare anche sulla spiaggia, sulla neve, ai Caraibi, in barca, su una nave da crociera. La scenografia proprio non dovrebbe entrarci. Forse i più non ricordano, quel parroco di Bardineto, don Giacomo Carretto, che per l’intero suo apostolato proibiva tassativamente di fare fotografie e riprese durante la cerimonia sacra, sia Matrimonio, Cresima, Comunione, Battesimo. Non faceva eccezioni, neppure quando si trattava, seppure raramente, di persone in vista. Il sacro è sacro è va rispettato. Oggi siamo alla deriva. In chiesa durante le celebrazioni matrimoniali (e non solo) sembra di essere su un palco cinematografico, via vai di fotografi e cineoperatori, gente che parla, distrae, non tiene conto di nulla e della sacralità del tempio di Cristo. Parliamo tanto di mussulmani, di moschee. Ebbene provate ad entrare in un tempio mussulmano e poi vi renderete conto se c’è gente che parla e non invece silenzio rotto solo dalla preghiera, rispetto e decoro anche nell’abbigliamento. Forse nessuno ricorda quando si entrava nelle chiese e le donne indossavano tutte il velo sul capo. Non è il caso di riproporlo, resta il fatto che manca solo si indossi il bikini o il costume da bagno. Gli abiti discinti sono una scena comune, come il vociferare, la babele di parole, di convenevoli, di saluti di cui le chiese sono teatro.
Il vescovo Suetta che certo non appartiene all’ala più conservatrice del clero (quella per intenderci che predilige la Messa in altino e non si riconosce nel Concilio Vaticano II°, quel clero che aveva di fatto preso in ostaggio con tutte le conseguenze che ne sono scaturite il vescovo Mario Oliveri) si era già fatto conoscere nel suo ministero episcopale per aver negato l’uso della cattedrale, come accadeva da sempre, alle celebrazioni non solo religiose della Festa e il Premio San Segundin. La Lega Nord ventimigliese aveva subito gridato al ‘nuovo affronto per la città’ dopo quello di aver trasferito di fatto la sede episcopale a Sanremo. Perchè non consegnare il premio ‘Segundin‘ in piazza anzichè nel tempio sacro ? Difficile immaginare che un Vescovo si diverta a ‘farsi dei nemici’, si fa per dire, imponendo il rispetto non diciamo rigorosissimo, ma almeno coerente della fede e delle norme che la ‘governano’ ? Si può non essere d’accordo, senza pretendere che il vescovo, un parroco abdichi alle sue prerogative.
Non c’è bisogno magari di Messe in latino pur mantenendo per molti tutto il loro fascino. C’è bisogno di non trasformate in ‘bordelli’ (non quelli dell’amore a pagamento) in cui l’unico momento di vero raccoglimento è magari l’Eucarestia, ma se si celebra un matrimonio (a volte un funerale) neppure quello resta immune dall’irruzione di un fotografo, di una cinepresa.
I Comuni della Riviera continuino a primeggiare tra chi attrae più ‘turisti da matrimoni’, la chiesa resti fuori dal mercimonio e dalle marchette. Ce n’è già troppo di commercio e business che sfrutta la fede cristiana.
I PRIMI SETTE ANNI DELL’EPISCOPATO DEL VESCOVO
DELLA DIOCESI DI ALBENGA – IMPERIA GUGLIELMO BORGHETTI
Vi invitiamo sabato 23 settembre p.v. alle ore 21 nel giardino letterario Delfino, in regione Carenda inferiore n°11, sulla via Aurelia ad Albenga alla recita de
LO SCIMMIOTTO
monologo scritto, diretto ed interpretato da GIACOMO CAMPANA.
L’opera s’ispira ad un famoso romanzo del 1590 circa del cinese Wu Ch’êng-ên , dove le imprese di Sun Wukong, re scimmia, coraggioso e scapestrato, arguto e magico, assurdo, fantasioso e poliedrico sono magistralmente interpretate dal giovanissimo ed ecclettico Giacomo Campana.
Vi aspettiamo numerosi e sensibili.
In caso di maltempo la serata sarà posticipata a data da destinarsi.