Sto aspettando che finisca una delle più famose sagre del territorio ingauno per conoscere quale parte dell’incasso di essa sia destinata a chi l’ha inventata e fatta crescere, a chi ha dato le sue idee, il suo annuale e sudatissimo lavoro per darle lustro e credibilità e visibilità.
Una famiglia, oramai ridotta a lumicino dalle varie morti, ma che con grande dignità, semplicità, onore ed entusiasmo, ha sempre fatto parte della nostra comunità.
Ora, cari responsabili della grande sagra, voglio vedere, insieme alla Chiesa, se siete pronti a dare a chi si trova nel bisogno, non solo una parola di conforto, ma qualcosa di tangibile, affinchè in quella famiglia non sia vana la speranza, la fiducia negli altri, essere orgogliosi di far parte di questa comunità di lavoratori e credenti.
Questa mia idea nata da poco, perchè non conoscevo la vicenda, spero sia già stata nei cervelli del comitato, perchè spontaneo viene il pensiero. Finalmente si può dire un grazie vero, che non sia una stupida targa o una coppa, a chi ne ha bisogno decisamente, a far dare un sospiro di sollievo e far capire che siamo uno per tutti, tutti per uno.
Gerry Delfino
L’EDIZIONE 2015 DELLA SAGRA: REPORTAGE DI SILVIO FASANO
