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Savona, ‘Don cemento’ criminologo? Il prete scomodo infangato da ‘certa stampa’


Insegnante in pensione, giornalista e scrittore per passione tra arte, storia locale, teatro. Questa volta Silvano Godani, popolare non solo a Savona,  si è schierato. Nell’ultimo numero di “A Campanassa” – ricco di interessanti articoli e firme –  racconta con dovizia di particolari la storia di don Alessandro Capaldi, 54 anni, origini a Chiavari, dal 2004 parroco a Borgo Fornaci, 5.300 anime.  Vocazione adulta dopo la laurea in Scienze politiche a Genova e biennio in criminologia. Seminarista a Savona, l’allora vescovo Lanfranconi lo invia all’Università Gregoriana di Roma per laurearsi in Storia della Chiesa. Poi curato di campagna nelle frazioni Montagna e Sant’Ermete. Alle Fornaci avvia un progetto per il risanamento di proprietà parrocchiali degradate; sono previsti anche servizi sociali, sportivi e di aggregazione. Don Alessandro è additato, da ‘certa stampa e da parrocchiani’, scrive Godani, alla stregua di ‘don Cemento’ in una diocesi massacrata da scandali immobiliari e abusi sessuali. Il vescovo Lupi ‘abolisce la parrocchia N.S. della Neve, il prete a fine anno tornerà nella sua Chiavari.

 

Silvano Godani, insegnante in pensione, giornalista, scrittore

Ufficialmente don Alessandro lascia, scrive il prof. Godani, per motivi famigliari (la mamma anziana) e personali di salute ( non gravi), nonché accorpamento di parrocchie in anni di crisi di vocazioni e ‘carenza’ di sacerdoti. Un articolo in punta di penna, fa riflettere sulla scelte e sulla trasparenza delle gerarchie ecclesiastiche. Laviamo i panni in casa ? A volte è utile, ma se c’è una vicenda che merita di essere chiarita senza che aleggino ombre sembra propria questa.  Se il pastore di anime è macchiato da scheletri negli armadi bisogna avere il coraggio di affrontare il presunto masochismo, se invece i promotori ed i loro fedayn hanno preso un abbaglio occorre parlarne alla luce del sole.  Partendo dal presupposto della buona fede di tutti i protagonisti in campo. Forse Silvano Godani, a completezza dell’informazione, avrebbe potuto fare i nomi, soprattutto se come pare ci sono in campo personaggi pubblici, consiglieri comunali con ruoli ed impegni politici rilevanti.  Affrontarli a viso aperto, anzichè mettere la testa sotto la sabbia ? Nessuno è padreterno e chi si ritiene tale prima o poi dovrà considerarsi un comune mortale. Godani potrebbe aver lanciato il sasso nello stagno ? Chi è la ‘certa stampa‘ citata dal prudente Godani, con un passato di collaboratore del Secolo XIX, assai più a lungo de La Stampa ? Oggi due editori, in realtà uno. Con un’informazione locale fotocopia. Il pensiero unico se non fossimo in tempi di democrazia ? Godani, se la memoria non ci tradisce, ha avuto un’esperienza di pubblico amministratore a Palazzo Sisto IV e di candidato.

Per caso, quando accenna a ‘certa stampa’ unisce la stessa corrente di pensiero che in pompa magna aveva sostenuto  la tesi che una ‘diacona’, medico, in stato di prostrazione psichica, era stata ‘suicidata‘, dopo una o più ‘visite in Vaticano’, dopo essersi sentita tradita ed utilizzata dalle gerarchie ecclesiastiche locali e romane? Motivo ? Ascoltiamo le tesi accusatorie  dei cronisti investigativi:… Luisa Bonello era a conoscenza di inconfessabili segreti della curia savonese, di affari sporchi, di macchie del vescovo Lupi (che l’aveva esautorata dal somministrare il sacramento dell’Eucarestia), al punto da mettere in campo, si disse pubblicamente, agenti dei servizi segreti, forse deviati. Il vescovo Lupi che in asseriti torbidi scenari  chiese aiuto all’ex comandante della polizia postale perchè si sentiva, “perseguitato dalla Bonello”.  Messa in onda, in piazza, telefonate personali registrate. Nei capitoli del ‘giallo’ non mancherebbero, sempre per la ‘squadra della legalità’ trame massoniche, associazione a cui apparteneva, oltre alla poveretta,  il marito, medico, e separato. Nessuno fortunatamente ha messo alla berlina la figlia del tutto estranea. L’inchiesta, coordinata dal magistrato, Giovanbattista Ferro, ha fino ad oggi escluso l’ipotesi del delitto, l’ha riportato il Secolo XIX che con Giovanni Ciolina ha seguito gran parte dell’intricata vicenda all’insegna della scrupolosità del cronista, senza farsi affascinare da sensazionalismo  e dal protagonismo.

C’è un secondo aspetto nel ‘caso Fornaci’. Il presidente di A Campanassa, Carlo Cerva, già consigliere di opposizione Dc a Palazzo Sisto, un periodo da vice segretario regionale del partito, è stato uomo di fiducia dell’allora ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani  che incontrava a Genova e a Roma con molte cautele. Anni in cui Taviani era nel mirino di colleghi di partito, avversari e trame (vedi pure bombe di Savona). Cerva ha preso posizione, si è schierato dalla parte di don Alessandro, a nome si presume dell’Associazione che presiede.  Ha siglato un box in cui dice: “Grazie, caro don Alessandro, amico e socio ( di A Campanassa ndr). Abbiamo ben compreso, ti siamo vicini per tutto quanto hai fatto per noi, hai tutta la nostra stima”. Firmato C.C.

A pagina 5 A Campanassa riporta la clamorosa presa di posizione e presa di distanza dal consigliere comunale  ing. Carlo Frumento – da 18 mesi presidente delegato, dal sindaco Federico Berruti (Pd) – della commissione Priamar. E’ vero che in precedenza c’era una presidenza virtuale, ora sostenere, come ha fatto Frumento, che la posizione della commissione stessa sulla ‘passerella’ sia  di natura politica e non tecnica , non in linea con le qualità della Consulta, viene  considerato un affronto, una verità che  Carlo Cerva,  Roberto Cuneo ( Presidente Italia Nostra sez. di Savona),  Carmelo Prestipino (Presidente società savonese di Storia Patria) e  Carlo Varaldo ( presidente Istituto Internazionale di studi liguri, sezione di Savona) rispediscono al mittente.  “L’ing. Frumento – rimarcano – esprime concetti preoccupatamente riduttivi”.  Non è una bella pagina, visto i ruoli e la statura sociale delle parti in causa.  Intanto reciti il mea culpa chi non ha ritenuto utile una fase di riservatezza prima di un chiarimento che, a quanto pare, c’è stato solo via megafono.

Altri articoli a pagina 28 il debutto savonese della Compagnia teatrale A Campanassa Città di Savona.

E ancora, un qualificato servizio a firma  di Angelo Schirru  dal titolo “Come cambiare l’organizzazione della Chirurgia nei nostri ospedali”. L’Asl 2 ha chiuso negli anni 3 chirurgie, due sono in attività (San Paolo e Santa Corona). Con emergenze  alla chirurgia oncologica e d’urgenza,  una popolazione  di età media  tra le più alte d’Italia. Anziani, con patologie importanti, quali  diabete, cardiopatie, broncopneumopatie, con una forte percentuale di  farmaci adeguati ed efficaci. Il chirurgo punta il dito  sui mass media che, a suo avviso,  predilogono notizie sensazionalistiche negative della ‘famigerata sanità’, mentre poco o nulla si scrive della chirurgia  che fa passi da gigante nella sale operatorie e nei reparti dell’Asl 2.

Infine segnaliamo  un ritratto ricordo  del compianto dr. G.B. Ghigliazza a firma di Giancarlo Torello.  E l’approfondimento sulla potenziale risorsa storica monumentale rappresentata dal Palazzo Della Rovere, unico esempio in Liguria di Rinascimento Toscano, un gioiello  volano mancato, da valorizzare dentro e fuori anzichè preoccuparsi di trasformarlo in contenitore. Si chiama miopia della lungimiranza.

L. C.

 

 

 

 

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L.Corrado

L.Corrado

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