Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alta Val Tanaro escursionisti – bikers attaccati dai cani dei pascoli. A Ormea litigano sindaco e margari. Intanto i lupi…


In Alta Val Tanaro, sulle Alpi Marittime, nei 20 alpeggi di cui è proprietario il Comune di Ormea Ormea, i lupi picchiano duro da almeno 15 anni. I margari subiscono ogni anno perdite e si sono dovuti attrezzare – anche sulla spinta del Parco e dei lupologi  – di cani abruzzesi. Ora la beffa. Il nuovo – vecchio sindaco,  Giorgio Ferraris, personaggio della sinistra, è intenzionato, con il rinnovo degli affitti, a proibire o limitare l’uso dei cani che “attaccano gli escursionisti“. Il primo cittadino parla persino di ‘grave danno di immagine al turismo”. Ma c’è chi replica: “Prima li fanno mettere (i cani) poi li criminalizzano“.

Sulle montagne che si affacciano su Ormea, un cartello nella zona di alpeggio che avverte la presenza dei cani (foto trucioli.it, ingrandisci con un clik)

Amarezza tra i margari di Ormea e quelli (e non sono pochi) che frequentano la località dell’Alta Val Tanaro. Il nuovo sindaco, prendendo spunto da alcuni episodi (uno a carico del figlio di un consigliere comunale) lancia una campagna contro i cani da protezione delle greggi e delle mandrie che i margari e i pastori sono stati – obtorto collo – costretti ad adottare su pressione del WWF e del Parco delle Alpi Marittime. Proprio la vicenda delle Alpi Marittime è emblematica. Agli enti ‘ambientalisti‘, che hanno fatto del lupo un totem, interessava far adottare ai pastori e ai margari i cani da protezione.
Una volta che ciò è avvenuto, considerato che, per i suddetti, con i cani da protezione “è possibile convivere con i lupi”, essi hanno raggiunto il loro obiettivo: impedire ai pastori e ai margari di lamentarsi del lupo. Se lo fanno vengono accusati di non saper gestire i cani, di non allestire bene i recinti dal momento che questi mezzi sono ritenuti infallibili. La realtà è un altra. Questi mezzi non solo non sono infallibili, ma creano altri problemi. Con i cani il ‘problema lupo’ non è stato affatto risolto e in più si apre il contenzioso con gli escursionisti, i bikers, gli operatori turistici (in particolare i gestori dei rifugi alpini), di rimbalzo gli amministratori locali che temono che la presenza dei cani allontani il turismo. Bisogna però ricordare che senza mandrie e greggi la montagna alpina non avrebbe più prodotti autenticamente “del territorio” da offrire. Il paesaggio che i turisti cercano (fatto di pascoli, manufatti pastorali, animali al pascolo) non esisterebbe più. Non ci sarebbero più neppure molti sentieri, molti ponticelli ed altre piccole opere d’arte che consentono la frequentazione della montagna cadrebbero in rovina.
Il sindaco denuncia: i cani sono un problema (ma da quanti anni esiste il problema?)

“Prima avevamo il «problema lupi». Adesso abbiamo anche quello dei cani da guardia. Prenderemo provvedimenti, perché riteniamo ci sia pericolo per l’incolumità delle persone”!. ha dichiarato Giorgio Ferraris. Nelle ultime settimane sui monti intorno alla località dell’Alta Val Tanaro alcuni esemplari di razza maremmana, utilizzati dai margari per difendere i pascoli dall’aggressione dei lupi, sono stati protagonisti di attacchi a escursionisti.

Un danno d’immagine senza precedenti”, secondo Ferraris. Ha ragione, ma come pensa di risolvere il problema il primo cittadino di Ormea? Penalizzando ulteriormente gli allevatori? Purtroppo si è colta qualche avvisaglia in tal senso. E quel che è peggio, assumendo provvedimenti che vanno indiscriminatamente a colpire tutta la categoria dei margari.

Il Comune di Ormea è proprietario di 20 alpeggi che sono in rinnovo di contratto e il sindaco ha fatto sapere che nuove regole restrittive saranno introdotte nei capitolati.

Se si vuole il lupo si devono accettare anche i cani e il loro utilizzo efficiente.

Volere il lupo significa accettare, quanto meno, che il pastore si doti di cani (abruzzese o dei Pirenei) in grado di difendere efficacemente il bestiame. In realtà i pastori di tutta Europa, confrontati con la presenza del lupo, chiedono altro. Chiedono a gran voce di poter integrare le misure di difesa passiva (recinzioni, dissuasori ottici e acustici, mute di cani da guardiania) con la possibilità di poter difendere con il fucile gli animali.

Una richiesta che deriva dalla basilare constatazione che l’aumento della soglia di rischio per il predatore rappresenta un efficace deterrente dal momento che il lupo, animale intelligentissimo, non tarda a capire che in determinate circostanze… si gioca la pelliccia ed è meglio rinunciare ad una rischiosa (sia pure in sé facile) preda faticando un po’ di più nella caccia alla fauna selvatica. Per ora, in omaggio ad un animal-ambientalismo ideologico, in Italia l’impiego di mezzi attivi di difesa è impossibile (salvo poi assistere ogni anno ad una strage di lupi con mezzi anche crudeli). Se intendere stare nella legalità il pastore/margaro oggi può contare sui cani come migliore arma difensiva. E impiegare un solo cane è impossibile. Innanzitutto i cuccioli vanno integrati nel gregge/mandria in presenza di altri cani. Inoltre, come tutti gli animali sociali, la mancanza di un compagno/a è sconsigliabile per il benessere psicologico dell’animale (in Svizzera è obbligatorio avere due cani anche per chi li detiene da compagnia).
Ma la questione principale è un’altra: dal momento che il lupo agisce solo raramente da solo (giovani maschi in dispersione), la presenza di un solo cane è del tutto insufficiente a tutelare gli animali dall’attacco di più lupi. L’associazione che cura la tutela del cane Maremmano-Abruzzese nel suo sito, descrivendo la razza, precisa che: “i cani da pastore maremmano-abruzzese per essere efficienti, nello svolgere il loro compito di protezione del gregge, debbono sempre agire in branco ed essere molto forti e coraggiosi. Tre o quattro cani da pastore maremmano-abruzzese adulti sono in grado, infatti, di opporsi con efficacia all’attività di predazione del lupo o dei cani inselvatichiti o di altri predatori. Trattasi di un cane che è stato selezionato per questa specifica funzione: difendere, ma non da solo, il gregge dai lupi. In Abruzzo le mute arrivano sino a venti cani.”
Cosa dice il manuale svizzero per la difesa dei greggi.Un branco di cani organizza autonomamente le modalità di difesa: gli elementi più validi vanno in avanscoperta, per verificare che la zona del pascolo non nasconde insidie o minacce; in caso di attacco da parte dei predatori, affrontano il pericolo, si interpongono tra il gregge e l’assalitore e, se necessario, si lanciano in combattimento. I cani più deboli, e spesso le femmine giovani, rimangano tra il bestiame e fungono da vedette, proteggono i fianchi del gregge e fanno da retroguardia.
Bisogna dare atto agli svizzeri pro-lupo (la protezione greggi in Svizzera è stata impostata a partire dalle indicazioni degli ambientalisti ed è gestita da tecnici biologi pro lupo) di esseri meno ipocriti dei colleghi italiani. Essi ammettono che quella tra cani da protezione e lupi è una guerra e descrivono l’interazione con il linguaggio della tattica militare. In ogni caso, al di là della fraseologia bellica, lo capisce anche un bimbo che se i lupi attaccano divisi in due gruppi anche i cani devono potersi dividere in due gruppi. Gli adulti maschi hanno il compito di ingaggiare. Il suddetto manuale precisa le seguenti regole per l’alpeggio: “[…] il numero di cani da protezione dipende dalle dimensioni del gregge dell’azienda destinazione, dal numero di predatori presenti nella regione e dalla conformazione del terreno. Vengano tenuti almeno due cani assieme. A partire da 500 capi due-tre e a partire da 1000 almeno tre-quattro.”
Va tenuto presente che sino al 2013 in Svizzera non esistevano branchi. In Piemonte, invece, la maggior parte dei lupi è inserita in branchi che raggiungono anche ragguardevoli dimensioni ( di 10 capi). Inoltre rispetto alla situazione svizzera la conformazione del terreno, la presenza di are cespugliate, la presenza di nebbia sono mediamente peggiori.

Il Sindaco di Ormea potrebbe ignorare tutto ciò. Non può però ignorare gli atti della Regione Piemonte in materia. La Deliberazione della Giunta Regionale 3 giugno 2013, n. 64-5902 (ex Legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63 – Piano regionale di intervento a sostegno dei costi per la difesa del bestiame dalle predazioni da canidi sui pascoli collinari e montani piemontesi per l’anno 2013) stabilisce che i premi a pastori/margari vengano erogati secondo graduatorie che tengano conto del grado di impegno profuso dall’allevatore nella difesa dai lupi. La presenza di un adeguato numero di cani da difesa assegna un elevato punteggio (vedasi il seguente specchio allegato alla delibera).

In soldoni un gregge di 1500 ovini dovrebbe essere protetto da almeno 10 cani.

La gestione del conflitto con i turisti – escursionisti.

I pastori e i pastoralisti come il sottoscritto (che gli enti ambientalisti si guardano bene dall’interpellare perché ‘scomode’ voci a difesa di una categoria – pastori e margari – che ha pochi sinceri avvocati difensori) hanno sempre sostenuto che le condizioni delle Alpi, specie una parte di quelle occidentali e quelle centrali, sono diverse dalle condizioni appenniniche e che l’impiego di un numero adeguato di cani (tenendo conto delle asperità morfologiche del terreno) avrebbe comportato gravi conflitti con i turisti. Anche perché ci sono molti più escursionisti sui sentieri alpini che su quelli abruzzesi. Però, siccome agli enti ambientalisti non interessa affatto difendere efficacemente il pastoralismo (che viene visto come un ‘disturbo’ alla fauna e alla flora selvatiche) il problema per loro non si poneva. “Vi abbiamo dato i cani, se avete ancora predazioni e se si cercano conflitti con i turisti siete voi pastori/margari incapaci”. Insomma loro la coscienza se la sono ipocritamente lavata.
A conferma di questa ipocrisia anche il WWF svizzero  nel suo manuale sull’impiego dei cani da protezione nel vademecum su come affrontare i problemi posti dalla gestione dei cani alla voce “conflitti con vicini, passanti, escursionisti, sportivi, turisti” prevede semplicemente: “Esporre cartelli che suggeriscono alcune regole di comportamento”. Fine. Ben diverso il ventaglio di misure previsto dal manuale svizzero di protezione delle greggi.

Lungo i sentieri devono essere posti cartelli con i quali si segnala la presenza dei cani da protezione e il comportamento corretto da tenere nei loro contronti.

Cartelli informativi nelle tre lingue nazionali possono essere richiesti presso l’ufficio nazionale di coordinazione, AGRlDEA.

ll pastore osserva il comportamento dei cani verso i turisti. Cani che abbaiario in maniera insistente ed esagerata o si avvicinano alle persone a meno di 2 metri, verranno corretti da parte del pastore con un forte, secco “NO”. Se necessario quest’ultimo può anche picchiare sul terreno con il bastone. Per l’uso in alpeggio sono da preferire cani timidi, che tengono le distanze.

Poichè molti cani si comportano aggressivamente soprattutto se tenuti legati, incontri con cani estranei si svolgono spesso in maniera piu tranquilla se questi ultimi non vengono tenuti ai guinzaglio.

E’ importante che il pastore sia disponibile alla comunicazione con turisti interessati o irritati.

Puo essere sensato che il pastore faccia in modo che, sul mezzogiorno, il gregge e i cani da protezione non si trovino nelle immediate vicinanze di un sentiero.
Viene da chiedersi: se in alpeggio uso cani “timidi” che speranza ho di contrastare i lupi? In ogni caso misure di buon senso, ma ricordiamoci che in Svizzera l’agricoltura è sostenuta. Il piccolo è tutelato, chi gestisce mediante buone tecniche agronomiche la montagna riceve un reddito in termini di ‘misure agroambientali’ che supera il fatturato agrozootecnico.  Nella Ue (in Italia)  le cose stanno diversamente. Si sono premiati i grossi agricoltori o semplicemente degli speculatori che fingevano di caricare gli alpeggi sottraendo i pascoli ai veri margari e pastori e lasciandoli inutilizzati. Si premiano i grossi, i furbi, gli accreditati con la casta. Giovanni Fina, segretario Associazione Regionale Margari (di Saluzzo), commentando le sortite del sindaco di Ormea, ha riaperto la discussione sull’ “aiuto pastore“. Una misura che in Francia, è integralmente coperta dallo Stato. Per la protezione delle greggi la Francia spende 10 milioni di euro mentre in Italia, specie in alcune regioni, gli allevatori – cittadini di serie Z – non riescono neppure ad ottenere gli indennizzi per i capi uccisi dai lupi, anche in presenza di verbali, di anagrafe zootecnica, di prove inconfutabili, pure in presenza di carcasse con due buchi alla Dracula sulla gola. Figuriamoci se le carcasse non si trovano. In questo caso l’allevatore non riceve nulla. Quanto ai danni collaterali, minore produzione e fertilità, aborti, maggiore morbilità, stress quando va bene viene accordato un plus del 10% rispetto all’indennizzo su base valore carne. Non è affatto vero che i pastori e gli allevatori siano rimborsati.  Nella lingua italiana e nell’ordinamento giuridico ‘rimborso’ significa integrale compensazione del danno subito. Gli animal-ambientalisti che credono di fare i saccenti e ribattono ai pastori/allevatori: “ma perché vi lamentate villici, avete gli indennizzi”. Infatti. Indennizzo = parziale, parzialissima compensazione del danno subito. Non sappiamo se la soluzione dell’ “aiuto pastore” possa risultare efficace e gradita ai margari/pastori. In Francia gli “aiuti pastore” sono formati da scuole serissime. In Italia il rischio è affidarsi a personale o non competente o non affidabile (stranieri o italiani che siano).
La soluzione? Sostenere gli allevatori.

Di certo sappiamo che la mitigazione del conflitto, tra presenza dei cani e turismo, non si risolve con la bacchetta magica e tantomeno con cartelli. I pastori/margari vanno supportati con un ventaglio di misure che consentano loro di operare con maggior serenità. Addestramento e controllo cani, presenza più assidua di personale sono cose che vengono da sé, se il margaro/pastore ricevesse un serio aiuto e serie compensazioni per tutti i costi e i disagi che deve sostenere per la libertà e la proliferazione del lupo. Specie bellissima, affascinante, misteriosa, intrigante, dicono loro. Il pastore la pensa diversamente e in realtà dal punto di vista dell’ecologia biologica e non dell’ecologia spettacolo, ideologia, strumentalizzazione economica,  un predatore opportunista, capace di nutrirsi alle discariche, che si approfitta degli spazi ecologici, delle opportunità esattamente come una cornacchia grigia o un gabbiano.

Il progetto Wolf Alp di cui il Parco Alpi Marittime è il capofila ha un budget di 7 milioni di euro. La montagna manca di tante cose necessarie, ma al lupo e, soprattutto, a chi parla in nome e per conto di esso, non si deve fare mancare niente. Una politica offensiva nei confronti della montagna che fa conto sulla passività politica dei montanari, sui soliti meccanismi clientelari di mantenimento del consenso, su rappresentanze degli interessi dei montanari e degli allevatori che in realtà rappresentano articolazioni della casta che alligna nelle città, nelle segreterie dei partiti, nelle fondazioni bancarie eccetera. Il consiglio che mi sono permesso di dare al sindaco di Ormea è di far scucire al Parco un po’ di quei soldini per mitigare il conflitto tra margari e turismo. Ad ogni buon conto ho scritto al Sindaco di Ormea.
Gentile Sig. Sindaco di Ormea

Con la presente le trasmetto in allegato la delibera della Giunta Regionale che stabilisce i criteri per la corresponsione del premio a sostegno degli oneri sostenuti da pastori e margari per la difesa dal lupo. Come potrà constatare la graduatoria per l’assegnazione dei premi tiene conto non solo della presenza del cane da guardiania ma anche del rapporto tra il numero di cani e i capi di bestiame.La ratio del provvedimento è facilmente ravvisabile nel’obiettivo di promozione di una difesa più efficace dal predatore con il conseguente contenimento delle perdite e degli indennizzi liquidati a fronte di perdite. La invito pertanto a riconsiderare la posizione assunta in materia di presenza dei cani da protezione tenendo presente che la mitigazione del conflitto tra presenza del lupo, attività di allevamento e valorizzazione turistica non può passare dalla penalizzazione degli allevatori che già si sono accollati oneri non lievi a seguito della reintroduzione del grande carnivoro sulle Alpi marittime. Le rammento che il Progetto Life Wolf Alp – primo anno operativo 2014 – è finanziato per la ragguardevole cifra di 7 milioni di € (di cui 1,5 destinati al Piemonte) e che nell’ambito della cospicua dotazione finanziaria del progetto possono (dovrebbero) essere previste tutte le azioni di mitigazione del potenziale conflitto tra frequentatori turistici ed operatori zootecnici (informazione, posa di cartelli segnaletici, dotazione di altri mezzi di dissuasione di tipo ottico e acustico, addestramento di cani con idonee caratteristiche comportamentali). Ritengo che è attraverso lo studio e l’attuazione di misure di mitigazione e non attraverso la criminalizzazione degli allevatori che si potrà pervenire a contemperare gli interessi in gioco, tenendo però presente, sul piano dell’onestà intellettuale e politica, che senza allevatori non esistono prodotti agroalimentari di qualità specifica da offrire ai turisti né  paesaggi, sentieri, manufatti che costituiscono larga parte dell’attrattività della montagna alpina.
Michele Corti
Progetto Propast Regione Piemonte


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