MOSTRA delle pagine illustrate della ” DOMENICA DEL CORRIERE ” della Grande guerra 1914 – 1918. Nell’atrio del Palazzo comunale di Savona, è esposta una interessante serie di illustrazioni centenarie del più importante giornale italiano, capaci di far rivivere le intense emozioni dei lettori di allora.
Si tratta di veri documenti storici che ricordano molti episodi e inducono a riflettere sui tragici eventi della prima guerra mondiale, da un’ottica diversa dai libri di storia. Immediato è l’apprezzamento dei disegni colorati a tutta pagina per la loro qualità, che affascinarono la gente nelle edicole, ogni domenica fino ad oltre la metà del novecento. Una diversa ed efficace forma artistica popolare per raccontare gli avvenimenti, in modo più sofisticato per immagini, poi sfociata nei fumetti di più recente pubblicazione, certamente più rapida ma meno altisonante e preziosa dei murales sudamericani.
Dunque da una parte una forma minore di cultura e dall’altra, una modalità controllata di informazione, filtrata con intenti di esaltazione dei valori militari dell’esercito italiano. E’ inutile infatti cercare un qualunque evento negativo, mai pubblicato per tenere alto il morale della nazione, come del resto è sempre comprensibilmente successo in tempo di guerra. Comunque il valore aggiunto della mostra, sta nelle riflessioni relative alle problematiche notevoli evocate dalle immagini di quegli anni tragici.
Quella guerra causò oltre seicentomila morti tra i nostri soldati, per la maggior parte contadini provenienti da tutte le regioni, chiamati alle armi con il sistema della leva nazionale per la difesa della Nazione, i quali combatterono e morirono sentendosi italiani. Il primo momento importante lungo il cammino formativo della nazione, ancora oggi in divenire. Innumerevoli gli atti di eroismo, ma tutti affrontarono con generosità i necessari sacrifici personali e il paese fu all’altezza della gravissima situazione.
L’economia di guerra instaurata dal governo, trasformò rapidamente le poche ed arretrate fabbriche, in un sistema industriale che seppe produrre tutti gli armamenti adeguati, compresi gli autocarri le navi da battaglia, i Mas e i sommergibili, oltre agli aerei mai usati in combattimento, prima di allora. .
Una mobilitazione generale, diffusa e capillare. Ricordo il caso di mio zio, un giovane di 28 anni, vedovo e padre di una bambina di pochi anni che dovette affidare ai parenti, per andare a combattere al fronte fino a Caporetto dove venne fatto prigioniero. Passò tre anni lavorando in due fattorie a Budapest e Bucarest, trattato con rispetto e umanità, come fosse un “loro” familiare con cui condivise le ristrettezze di quei tempi di privazioni. Concludeva sempre quei racconti venati di nostalgia e di gratitudine, ricordandomi che solo al rientro in Italia, si sentì veramente prigioniero, poiché come tutti i suoi commilitoni venne “trattenuto in campi di accoglienza” in condizioni assai peggiori per alcuni mesi, prima del congedo per il libero ritorno a casa.
Mi piace concludere ricordando l’ episodio di altruismo, avvenuto durante l’affondamento della nave inglese Transylvania, colpita da due siluri del sommergibile tedesco UB63, al largo dell’isola di Bergeggi, il 4 maggio 1917. Morirono oltre 400 persone, mentre 22 dei quasi quattromila naufraghi, vennero salvati da 24 pescatori Nolesi accorsi con tempestività, con le loro barche quella mattina. Per questo atto di solidarietà, compiuto in uno scenario drammatico e pericoloso, tra due navi da guerra giapponesi e un sommergibile nemico intorno ad una nave che sta affondando, questi civili coraggiosi ricevettero le medaglie d’argento degli Inglesi e l’encomio delle Autorità italiane, insieme con l’orgogliosa considerazione dei Concittadini.
Giovanni Maina