Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Conoscere la storia. Le sorprese nei cimiteri. A Narbona, in Valle Grana, stesso cognome tra le ultime 50 famiglie. A Carnino (Briga Alta) quasi tutte le lapidi sono dei Pastorelli


Portare un cognome “scomodo”: antiche professioni pastorali che ritornano. Nella ricerca storica la visita nei cimiteri locali è d’obbligo e spesso emergono inedite sorprese.

di Giuseppe Testa


Narbona, la borgata fantasma circondata dalle leggende. Sono trascorsi 65 anni dalla nevicata che scrisse la parola fine sulla storia di Narbona. Sita in un canalone laterale dell’alta valle Grana, era una frazione di Castelmagno che un tempo contava oltre 150 abitanti con tanto di cappellano e scuola elementare.

Non si tratta di necrofilia o gusto del macabro, ma di indagare i cognomi dei defunti e trovare magare altre indicazioni “nascoste” nelle epigrafi. A volte si trovano, inaspettatamente, tombe di personaggi storici famosi. Altre volte emergono curiose sorprese, come ad esempio nel piccolo cimitero adiacente al santuario di Castelmagno, in Val Grana. In questo luogo sacro da sempre ai pastori è murata una lapide di età romana con dedica a Marte, protettore degli armenti: dopo la cristianizzazione (San) Magno, con la stessa iconografia e nome con simile assonanza, ricopre lo stesso ruolo. Un lampante esempio di sovrapposizione di culto. Oppure nel vicino paese di Narbona, dove le ultime 50 famiglie residenti avevano lo stesso cognome, nelle variabili Arneodo, Arnaud e simili, testimonianza di una serie di matrimoni incrociati, ed un eccezionale isolamento di questa comunità dal resto del mondo adiacente.

Durante una recente escursione nella zona di Viozene/Upega ho pernottato nella foresteria di Carnino, bellissimo borghetto di montagna oggi praticamente spopolato. La visita al piccolo e tenero “camposanto” mi ha chiaramente confermato l’antica professione di queste genti: il 95% delle sepolture erano (di cognome) “Pastorelli”. La pastorizia e l’allevamento, in passato, erano attività svolte da un numero enorme di persone. Per constatarlo basta indagare i cognomi degli italiani, che spesso ne riportano tracce.
La nascita dei cognomi, iniziata dopo il Mille, oltre al patronimico (nome del padre), alla provenienza, a qualche caratteristica fisica particolare, ha visto un gran numero di cognomi “nascere” dalla professione svolta: Muratori, Ferrari, Molinari, Barbieri, Berrettaro, Capraro, Fabbricatore, Fornaciari, Fornari, Maestri, Mugnai, Muratori, Notaro, Cantore, Pescatore, Scarpari, Scopino, Tessitore, Vaccari, Vasaro ecc.
Una gran parte di questi, com’è naturale che sia, sono riferiti ad una delle professioni allora più in voga: la pastorizia. Ecco che troviamo i Bovaro, Bovero, Boetto, Boi, Vacca, Vaccaro, ecc.  definizioni poi diventate cognomi di persone addette alla cura ed il pascolo, o proprietari, di bovini. Porcaro, Porchetto, Porcella, Troia, Porcù, Maiale ecc. riferito ad originari guardiani di porci. Poi i Pecoraro, i Pastore/Pastorino, Capraro, Caproni, Faia (Fè era in dialetto la pecora) e molti altri, declinati magari nelle accezioni locali.
Possiamo  ben capire il disagio e la “bullizzazione” di chi portava, e porta, un cognome “scomodo”: ciò che era normale nel Medioevo non lo è certo oggi. Chiamarsi Vacca, Troia o Porcella è quantomeno imbarazzante, ma mentre una volta il nome veniva inciso sulla tomba (e basta), oggi tra appelli scolastici e vita sociale dilatata, l’essere chiamati e così definiti suscita quantomeno ilarità e prese in giro. Fino a pochi anni fa, con la cristallizzazione dei cognomi imposta dai Savoia questo non era facilmente modificabile, mentre oggi si è snellita la pratica di variazione del cognome, se sgradito o imbarazzante.
E’ indubbio che il cognome sia un importante elemento di identificazione sociale, che nessuno può scegliere ma che ti capita per caso: a questo va unito il nome che, almeno questo, viene scelto oggi dai genitori, mentre una volta era ereditato da regole familiari, che vedevano l’imposizione anche dei nomi dei nonni, a rotazione. Non tutti quindi hanno un bel rapporto col proprio nome e cognome, ma ricordiamoci che il secondo affonda le sue radici nel passato e, volente o nolente, ci parla un po’ della nostra storia.
In ogni caso oggi si può imporre anche o solo il cognome materno e, soprattutto, è possibile anche provvedere un cambio del cognome.
Giuseppe Testa

 


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G. Testa

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