‘Viaggio’ nelle carceri di Imperia e Sanremo tra realtà positive e carenze. Non c’è collaborazione con i Comuni. Emergenza Savona. L’ex ministro candidato Orlando e la Valbomida
La visita agostana nelle carceri di Imperia (non serve una nuova struttura) e Sanremo. Il Partito Radicale mette in luce una documentata ‘radiografia’ ai più sconosciuta. Molti aspetti positivi rispetto ad altri penitenziari liguri, ma non mancano carenze, anche gravi. La psichiatra presente una volta al mese, tre volte in settimana a Sanremo. A Imperia c’è un medico ogni giorno dalle 8 alle 20. A Sanremo reperibilità h 24. Riviera Trasporti ha soppresso le due uniche corse pomeridiane verso Valle Armea, in questo modo restano solo l’auto o il taxi a 25 €.
ULTIMO ORA – IL SECOLO XIX E LA STAMPA DEL 4 SETTEMBRE SCORSO, TITOLANO: “SANREMO. PER I MEDICI DEL CARCERE LA SITUAZIONE E’ INVIVIBILE PER GLI EPISODI DI VIOLENZA REGISTRATI NELL’INFERMERIA. SIAMO SENZA PROTEZIONE. UNA DOTTORESSA HA DATO LE DIMISSIONI STANCA DELLE CONTINUE AGGRESSIONI”. (Vedi articolo di Paolo Isaia a fondo pagina
A Imperia un recluso, sulle stampelle, è affetto da sclerosi. A Savona il nuovo penitenziario, annunciato da anni, dovrebbe sorgere, sostengono i radicali, non a molti km di distanza dalla città e dal Tribunale. E aggiungono: “Non si replichi l’esperienza infelice di Sanremo”. Qui sono una ventina gli iscritti all’Istituto turistico alberghiero (2 i diplomati) e 6 detenuti iscritti al Polo Universitario. All’ex-ministro e candidato alle Regionali Orlando che con il PD ha proposto di realizzare il carcere in Valbormida (a 25 km dal capoluogo), il Partito Radicale ripete che “farebbe bene a ripensarci e a visitare più spesso Valle Armea, e come lui autorevoli esponenti del centrodestra che propongono la stessa soluzione”.
COMUNICATO STAMPA – Come ogni anno il Partito Radicale sta visitando intorno a ferragosto gli istituti penitenziari di diverse città italiane . Nei giorni scorsi ci siamo recati a LA SPEZIA, MARASSI, PONTEDECIMO e CHIAVARI. Lunedì 19-8 una delegazione composta da Stefano Petrella e Luca Robustelli ha visitato la Casa Circondariale di IMPERIA. Ci hanno ricevuti e accompagnati nel giro delle sezioni con cortesia e disponibilità la Direttrice Caterina Tancredi e il Comandante Andrea Agostinelli.
71 i detenuti presenti sui 53 posti di capienza regolamentare, 32 hanno condanna definitiva, 5 gli appellanti, 20 gli imputati, 13 con posizione giuridica mista, meno del 50% gli stranieri (in controtendenza con altri istituti dove arrivano al 70), 2 gli art.21 (lavoro esterno), lavorano per il carcere alla manutenzione dell’edificio, 1 solo semilibero. 2 le educatrici su 2 previste, è presente un mediatore culturale, gli agenti previsti dalla pianta organica sono 43, ma al momento gli effettivi sono 37.
L’assistenza sanitaria ha subito qualche ulteriore taglio, il più pesante e inaccettabile è quello dell’assistenza psichiatrica,con il medico psichiatra presente soltanto una volta al mese, mentre in precedenza faceva ingresso alcune ore a settimana, la presenza del Ser.T. è affidata alla psicologa (da lunedì a venerdì), non c’è l’h 24, ma un medico è presente ogni giorno dalle 8 alle 20 e su questo i livelli più bassi continua ad averli (con 170 detenuti) Pontedecimo che ne resta privo dalle 14 del sabato alle 8 del lunedì, i locali a disposizione sono solo quelli della piccola infermeria.
Un’altra carenza è che l’unico defribillatore resti chiuso e inutilizzabile nelle ore notturne, un corso di formazione al personale in merito sarebbe auspicabile e permetterebbe di fronteggiare situazioni di emergenza.
Il giro nelle sezioni presenta una situazione che conosciamo bene con il piano terra e il primo a regime “ordinario” (4 ore al giorno di apertura) e il secondo che ospita 20 detenuti (la sezione a trattamento intensificato) a regime aperto da mattina a sera, l’unica dove si respira un clima migliore. Qui per la verità (e anche a Sanremo e Marassi) le 8 ore minime di apertura delle celle non erano rispettate neanche prima della discutibile (e parziale) applicazione della circolare Renoldi, ma soltanto compensate con alcune ore di saletta di socialità.
Il sovraffollamento si vede ad occhio, alcune celle che sarebbero piccole anche per un detenuto ne ospitano due, i 3 mq per detenuto al netto di letto e suppellettili in molte non sono rispettati.
Sono presenti da tempo dei congelatori di uso comune, a loro la Direttrice ha fatto aggiungere un frigorifero per ogni piano. I detenuti chiedono notizie del decreto carceri e della proposta di legge di Giachetti sulla liberazione anticipata, ma proprio questa (l’unica davvero utile) è stata per il momento esclusa e rimandata in commissione; molti di loro hanno residui pena brevi o molti brevi, ma non riescono ad accedere alle misure alternative, un uomo sulle stampelle affetto da una sclerosi ha soltanto pochi mesi da scontare e non riesce ad accedervi, ci chiediamo se davvero debba rimanere in carcere.
Un dato senz’altro positivo è la presenza di ventilatori nelle celle, non tutti i detenuti li hanno perchè sono in vendita, ma la presenza di una presa in ogni cella ha aiutato, in altri istituti visitati (Pontedecimo) sono completamente assenti, a Chiavari sono stati resi disponibili solo tre giorni fa.
Altra importante novità è l’attivazione di un impianto di aria condizionata al terzo piano, l’area trattamentale ricavata nel sottotetto dove si trovano le aule scolastiche, la biblioteca, la piccola palestra e lasaletta che ospita attività teatrale e il cineforum, una risorsa importante per il carcere prima difficilmente fruibile nei mesi estivi per il gran caldo; era un intervento previsto nella ristrutturazione del 2021 e finalmente è stato portato a termine.
Non sono presenti corsi di scuola media superiore, ci viene spiegato per mancanza di richiesta, nessun detenuto è iscritto al momento al polo universitario, esiste da anni un buon rapporto con alcune associazioni che portano corsi e attività e un discreto numero di volontari fa accesso in istituto.
Le opportunità di lavoro presenti sono solo quelle del lavoro interno (a rotazione) per la mancanza di spazi atti ad ospitarne altre.
Una soluzione praticabile sarebbe quella di aumentare il numero dei detenuti ammessi al lavoro esterno, a Genova negli ultimi mesi è stato fatto con ottimi risultati con la collaborazione determinante del Comune e di alcune associazioni per attività di ristorazione e assistenza in spiaggia, qualcosa del genere potrebbe essere fatto anche a Imperia, ma occorrono dei progetti e la collaborazione del Comune che non può limitarsi a proporre i “lavori di pubblica utilità”, per i quali non è prevista alcuna forma di retribuzione. I due passeggi sono di limitate dimensioni e quello dedicato alla attività sportiva può ospitare solo pallavolo e pallamano, non c’è spazio per un campetto di calcio (che sarebbe risorsa preziosa).
Una questione irrisolta è quella del recupero della vecchia sezione di isolamento nel vano seminterrato, con celle che avevano necessità tutto il giorno di luce artificiale, abbandonata anni fa; si era progettato di spostarvi l’area medica e ora l’amministrazione parrebbe intenzionata a riportarla ad uso detentivo. Il Comandante stesso ci ha esternato le sue perplessità in merito; a nostro avviso è totalmente inadatta e potrebbe essere invecepossibile recuperare qui spazi per l’attività lavorativa che mancano da sempre.
In conclusione un ragionamento sull’edilizia penitenziaria: Imperia – nonostante i limiti e le criticità dell’edificio che abbiamo cercato di evidenziare – non ha alcun bisogno di un nuovo carcere di dimensioni più importanti e l’idea di realizzarlo in luogo lontano dall’abitato è da respingere, l’esperienza infelicissima di Sanremo che sconta a caro prezzo la sua collocazione dovrebbe insegnare qualcosa. La prossima realizzazione a Ponente non potrà che essere il nuovo carcere di Savona e sarà opportuno realizzarlo a Savona o in sua immediata prossimità e non a molti km di distanza dalla città e dal Tribunale.
Il Comune potrebbe fare molto per migliorare la situazione della casa circondariale promuovendo progetti per il lavoro e il reinserimento sociale, uno strumento senz’altro utile (a Imperia e Sanremo) resta a nostro avviso la nomina di un garante comunale sul modello di quanto Genova e La Spezia hanno già fatto.
Stefano Petrella
(membro del consiglio generale del Partito Radicale)
2/ Casa Circondariale di SANREMO accompagnati con molta cortesia la Direttrice Maria Cristina Marrè e le educatrici Giuseppina Palumbo e Stefania Brucoli.
265 i detenuti presenti (su 223 posti di capienza), sempre carente l’organico della penitenziaria in particolare nei ruoli di ispettori e sovrintendenti (ma su questo pesano molto la scarsa disponibilità a venire a lavorare qui e le frequenti richieste di trasferimento); per quanto riguarda l’area pedagogica sono tornate a essere 5 (sulle 5 previste) le educatrici, è presente un mediatore culturale e una mediatrice linguistica, a cui a breve se ne aggiungerà un altro, 5 gli psicologi (di alcuni la presenza è però garantita solo fino a dicembre), lo psichiatra fa ingresso in istituto tre volte a settimana, la copertura medica h 24 è garantita.
Non ci vengono forniti dati troppo precisi sulla popolazione detenuta, ma gli stranieri superano il 60% (e nella precedente visita erano vicini al 70), circa 200 tra i presenti sono definitivi o hanno almeno una condanna già definitiva, ben scarse però le opportunità di lavoro di cui possono fruire, in pratica i soli 4 posti (ora aumentati a 5) della Coop Art. 27 che produce finestre e serramenti; 6 i semiliberi e 2 gli art. 21 (lavoro esterno) che lavorano alla manutenzione del fabbricato del carcere. Migliori i dati sulla scuola con una ventina di iscritti all’istituto turistico alberghiero (2 i diplomati) e 6 detenuti iscritti al Polo Universitario, sono stati tenuti con profitto corsi professionali per muratore edile e altre iniziative .
Il dato sul sovraffollamento facendo il giro delle sezioni sembra maggiore di quanto dichiarato, le celle da 2 ospitano spesso 3 detenuti, in quelle da 4 ce ne sono anche 5 o 6, ma le suppellettili (armadietti fatiscenti) sono per soli 4, le tre sezioni principali sono tutte a regime chiuso (20 ore al giorno in cella), il Padiglione C dei protetti (2 piani detentivi che ospitano una quarantina di detenuti) ha visto qualche lavoro di ristrutturazione e gli sciacquoni (erano rotti in tutte le celle da anni) adesso funzionano, la qualità dell’acqua è migliorata (un anno fa usciva color ruggine dai rubinetti in tutto il carcere), in compenso anche lì si è passati dal regime aperto da mattina alla chiusura per 20 ore al giorno, meglio sarebbe tornare alla situazione precedente accompagnata però da attività come avviene altrove, la sorveglianza (assai carente nel recente passato) è affidata ad un agente che si alterna ai due piani, i detenuti lamentano che non sia una presenza costante.
L’emergenza caldo non viene affrontata in maniera adeguata ei ventilatori elettrici di cui ci era stata annunciata la disponibilità non li abbiamo trovati in nessuna cella e infatti dal modello 72 del preziarionon risultano a vendita, le correnti d’aria alimentati dalle finestre nei corridoi ne mitigano l’effetto, ma la chiusura nelle celle lo amplifica.
L’isolamento è stato spostato nella precedente sezione nuovi giunti, un luogo angusto e squallido con celle piccole e arroventate, qui non c’è nemmeno la possibilità della corrente d’aria perchè le finestre sono poche, ci stanno 5 detenuti nessuno dei quali per ragioni disciplinari e stanno in cella 24 ore perchè il cortile è un cubo di cemento poco più grande della cella con una fitta rete in alto e (come abbiamo constatato) ci fa più caldo che in cella; almeno qui (ma d’altra parte in tutto il carcere) i ventilatori avrebbero potuto trovare spazio, ma non è stato così.
Il giro si interrompe prima di poter visitare la sezione a trattamento intensificato (l’unica a regime aperto), e quella ex art. 32 e dei nuovi giunti, perchè una rissa di non grave entità negli spazi comuni rende impossibile il passaggio, la stessa cosa era accaduta in una precedente occasione e sono eventi assai frequenti .
Il carcere è dominato da una serie di micro conflittualità deleterie, con singoli detenuti che cercano di ottenere qualcosa (spesso l’ammissione al lavoro) con la prepotenza e i mezzi più sbagliati (i frequentissimi danneggiamenti e anche aggressioni), in altri casi si tratta di ricerca di attenzione per i propri problemi e la propria disperazione, che rischia quando non è colta di sfociare in atti ben più gravi.
Molti sono gli stranieri e gli italiani poveri che non hanno un posto dove andare e possibilità di ottenere misure alternative.
Una soluzione (l’unica che ci permettiamo di suggerire) sarebbe la maggiore possibilità di accesso al lavoro e a percorsi che permettano di costruire qualcosa per il proprio futuro a fine pena, che creerebbe l’opportunità di comportamenti migliori verso se stessi, gli operatori e gli altri detenuti.
Sanremo è da anni l’immagine di un fallimento dovuto alla scelta di costruirlo lontano dalla città in località isolata, dispone di spazi interni ed esterni, ma non di attività lavorativa che permetta di sfruttarli, di recente si è aggiunta la crisi di Riviera Trasportiche ha soppresso le due uniche corse pomeridiane verso Valle Armea, in questo modo restano solo l’auto o il taxi (a 25 euro) per arrivarci.
Il rimedio è un maggior coinvolgimento delle realtà presenti sul territorio che possono portare progetti per il lavoro (anche esterno come sta accadendo a Genova) e uno strumento può essere l’istituzione di un GaranteComunale a Sanremo; la giunta Biancheri (con la Vice Sindaco Pireri) ci aveva lavorato nello scorso ciclo amministrativo, il Sindaco Mager ha ora l’opportunità di completare il lavoro approvando in tempi brevi la delibera per istituirlo.
Occorre – vogliamo insistere su questo – ragionare attentamente sui criteri per realizzare nuovi istituti. Il nuovo Carcere di Savona se sarà realizzato non può replicare l’esperienza infelice di Sanremo e deve trovare spazio in ambito urbano, l’ex-ministro e possibile candidato alle Regionali Orlando che con il PD ha fin qui proposto di realizzarlo in Valbormida (a 25 km dalla città) farebbe bene a ripensarci e a visitare più spesso Valle Armea, e come lui autorevoli esponenti del centrodestra che propongono la stessa soluzione.