Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga: Report, Ranucci e la ministra. 2/SOU Summer School 2023. 3/Fagiolino “pelandrone” tra 8 De.Co. 4/E la pesca al “Ressaggiu” ricchezza territoriale


I “patrioti” vogliono chiudere Report di Rai 3. Albenga non lo dimentica. I Fieui di caruggi  avevano assegnato al giornalista Sigfredo Rinuccia il premio Fionda di legno. Ora è finito nel mirino di certa politica e della stampa di destra per l’inchiesta-scandalo sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè (Fratelli d’italia).  2/La Pesca al “Ressaggiu”. La ricchezza del territorio è legata anche al mare. 3/ SOU Summer School Albenga 2023 dal 17 al 21 luglio. 4/ Il fagiolino “pelandrone”  Bobis. Ora sono 8 le De.Co. di prodotti e tradizioni ingaune. E dire che la piana da ‘capitale ortofrutticola’ (e di serre) di Liguria è diventata terra di piante aromatiche e floricole. Oltre che ‘Città del Vino’.

Il giornalista Sigfredo Rinucci

Dalla pagina Facebook del giornalista Sigfredo Rinucci:”Passo il mio tempo libero a difendermi dal lavoro che faccio.Ho attraversato indenne circa 70 tra querele e risarcimenti danni, ne ho aperte altrettante. Io sono libero e mi sento libero. E voglio dire a tutti i giornalisti Rai, sentitevi liberi, perché si può.”

La senatrice Santanchè è stata presidente di Visibilia Pubblicità”, fondata nel 2007, quotata in Borsa, e concessionaria esclusiva della raccolta pubblicitaria dei quotidiani Il GiornaleLibero e Il Riformista.

E’ in corso un’indagine su Visibilia Spa, società fondata dal ministro Daniela Santanchè. Inquirenti e Pm lavorano sull’ipotesi di falso in bilancio. Fra gli accertamenti anche due consulenze in cui si parla di “bilanci inattendibili” e “irregolarità estremamente significative”.  La senatrice ai media:“Andrò a riferire in Parlamento,  fiera e orgogliosa di farlo e perchè sono estranea ai fatti e non ho ricevuto alcun avviso di reato”.

Nella storia di Daniela Santanchè e delle sue aziende ci sono anche 462 accertamenti e 43 multe non pagate. Protagonista è la Maserati da 300 cavalli in leasing affittata per 77 mila euro da Visibilia.

DA IL SECOLO XIX – 24 SETTEMBRE 2022.

Albenga, il premio fionda di legno a Sigfrido Ranucci. Consegnato il premio Fionda di legno, a Sigfrido Ranucci da Antonio Ricci a nome dei Fieui di caruggi di Albenga. “Per la sua capacità di raccontare la realtà italiana con acume, originalità e spirito critico, sempre in prima linea in difesa della legalità – si legge nelle motivazioni per il premio – Per le sue numerose e scottanti inchieste e per il linguaggio chiaro e diretto al fine di assicurare ai cittadini un’informazione più corretta e completa possibile” video di Stefano Franchi
2/ SOU Summer School Albenga 2023.
Comunicato stampa – Dopo la bella esperienza di SOU Summer School Alassio 2021 che ha coinvolto studenti, famiglie, associazioni, attività del territorio e grazie all’entusiasmo della dott.ssa Valentina Pezzillo per il progetto SOU School of Architecture for Children di Farm Cultural Park e grazie alla preziosa collaborazione di Eleonora De Vecchi, abbiamo deciso di organizzare SOU Summer School Albenga 2023.Con il patrocinio del Comune di Albenga e dell’Ordine degli architetti di Savona, abbiamo progettato cinque incontri dal 17 al 22 luglio prossimi durante i quali studenti incontreranno: architetti, filosofi, esperti di arte contemporanea, geologi, …che li guideranno nei laboratori.”UTOPIA” sarà il tema dell’anno 2023/24 per tutte le SOU presenti in più di venti città italiane che coinvolgono oltre cinquecento studen*, e sarà anche il tema, in anteprima, di SOU Summer Albenga 2023. Utopia come sogno, e energia che trasforma l’impossibile in possibile.La vostra collaborazione è preziosa e chiediamo cortesemente di aiutarci a divulgare il progetto per far si che le famiglie di bambine e bambini dai 7 al 12 anni vengano a conoscenza dell’iniziativa e possano decidere di partecipare.Qui di seguito alleghiamo una breve presentazione di SOU School of Architecture for Children con l’idea per SOU Summer Albenga 2023 e alcune immagini di SOU Summer Alassio 2021, bio Cristina Vignone, bio Valentina Pezzillo e bio Eleonora De vecchi. (Cristina e team SOUx Albenga). Vedi….Chi siamo.LA PESCA AL “RESSAGGIU”- Non solo prodotti del territorio, ma anche attività tipiche rientrano nelle De.Co. di Albenga. Tra queste la Pesca al “Ressaggiu”. La ricchezza del territorio di Albenga, infatti, è legata anche al mare.

All’inizio del Novecento i prodotti ittici provenivano dalle altre città vicine ed erano per lo più destinati alle classi agiate. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, con la ripresa delle attività economiche, alcuni pescatori genovesi,  motivati dalla concorrenza, si spinsero con le loro barche sino al mare antistante Albenga ed effettuarono pesche miracolose; evidentemente la scarsa presenza di pescatori locali aveva permesso alla fauna ittica di prosperare in misura notevole tanto che negli anni Venti si trasferirono definitivamente dando vita ad una forma di pesca e vendita completa.  Una parte del pescato di qualità più elevata era destinata ai ristoranti e alberghi cittadini, un’altra parte era consegnata alle donne che al mattino partivano con i carretti e percorrevano le vie della città invitando all’acquisto che ora aveva raggiunto quotazioni più popolari.  Un’altra forma di vendita, sempre esercitata dalla componente femminile, era poi costituita dalle postazioni fissi nella piazza delle Erbe del centro storico di Albenga, mentre il pesce in esubero veniva spedito per ferrovia a Genova per il mercato della città.

Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, molti albenganesi si dedicarono come singoli pescatori a questa attività che resterà ancora fruttuosa per tutti gli anni Cinquanta; gli anni Sessanta infatti segnarono un blocco nell’attività della pesca familiare che entra in crisi per svariati motivi.

Intanto l’emulazione dava vita ad un ulteriore fenomeno: il dilentantissimo. Numerosi cittadini scelsero la pesca come attività sportiva e si fornirono di gozzi e attrezzature adeguate tanto da trasformarsi in una vera e propria concorrenza incidendo pesantemente sull’economia dei pescatori.

Una delle tecniche più diffuse tra gli appassionati e che entrò a far parte della tradizione della città di Albenga era la pesca alla “ressaggiu” o alla “rissola”, un affascinante spettacolo che richiamava tanti ammiratori sui marciapiedi del lungomare dove le stessi reti venivano poi messe ad asciugare dopo essere state utilizzate e che trovava alla foce del fiume Centa il luogo ideale per la sua pratica; il tipo di fondale ideale è infatti quello dotato di un fondo sabbioso e con piccole pietre , ostacoli e scogli può infatti far impigliare la rete.

Si pescavano soprattutto branzini che, per la loro natura, spesso si trasferivano dalle acque salate del mare a quelle salmastre della foce.

La pesca con il rezzaglio è una tecnica molto antica; Si può pescare sia in mare che in acque interne ed è molto faticosa e per questo motivo non  utilizzata per fini commerciali. Ad oggi nella nostra città sono rimasti più pochi appassionati a praticare questo tipo di tecnica, a causa anche della mancata continuità delle nuove generazioni , ma ancora oggi in alcuni momenti dell’anno si possono ammirare diversi pescatori , in particolare provenienti dall’Albania, che si recano alla foce cimentandosi in questa e vera propria arte che richiede disciplina e armonia nei movimenti. In particolare oggi questa tecnica viene utilizzata per procurarsi i pesci vivi da innescare in quanto i pesci non vengono feriti nel momento della cattura.

Questo tipo di pesca è documentato da un dipinto nella Camera del Cervo, nel Palazzo dei Papi di Avignone da Matte Giovannetti in un affresco risalente al 1343.

Il rezzaglio viene anche chiamato giacco (giacchio) o sparviero o campana, a seconda delle località dove si usa ed è una rete di forma circolare con una corda legata al centro, lungo la circonferenza sono presenti dei piombi che favoriscono la rapida caduta verso il fondo e le dimensioni delle maglie si restringono allontanandosi dal centro. La rete viene raccolta accuratamente dal pescatore, viene poi lanciata in acqua con una torsione del busto.  A differenza di altre reti da pesca, infatti, non deve essere calato in acqua, ma lanciato. Un lancio effettuato correttamente fa aprire la rete coprendo la massima superficie e i piombi presenti lungo la circonferenza  la fanno affondare fino a toccare il fondo intrappolando i pesci che sono al di sotto. Si utilizza poi la corda legata al centro che forma un sacco attraverso il quale il pesce viene recuperato. La difficoltà di questo tipo di pesca sta proprio nel lancio. Il rezzaglio è di poco ingombro e, per trasportarlo, è sufficiente un secchio di plastica o un sacchetto della spesa. La misura della rete e delle maglie è variabile, a seconda delle località e del tipo di pesce che si vuole catturare. Anche il peso dei piombi varia in base al fondale

Il fagiolino “pelandrone”  Bobis  di Albenga

Ora sono 8 le De.Co. di prodotti e tradizioni ingaune

Quanti sono i produttori della piana? I negozi e le attività di ristorazione che le utlizzano ?

COMUNICATO STAMPA – Le De.Co. sono un riconoscimento che i comuni attribuiscono a quei prodotti agroalimentari, artigianali e attività che sono particolarmente caratteristici di un territorio e ritenuti quindi “tipici. 

Albenga città sempre più turistica. Dall’outdoor al turismo culturale e balneare passando per l’enogastronomia settore in costante crescita.Proprio su questo punto il focus sulle De.Co. istituite dall’Amministrazione Tomatis proprio per valorizzare, attraverso una collaborazione pubblico/privato, i prodotti del nostro territorio.

Afferma Ilaria Calleri consigliere delegato alla valorizzazione dei prodotti del territorio:Continuare a far conoscere i nostri prodotti e le nostre tradizioni è uno dei nostri obiettivi. Le De.Co. sono importantissime in questo senso e, per questo, abbiamo deciso di fare dei Focus specifici, ogni settimana. Ricordiamo quali sono: FAGIOLINO BOBIS, LA SCORZONERA BIANCA, LA PESCA AL “RESSAGGIU”, POLPETTONE DI ALBENGA, BAXIN, CONIGLIO ALLA SALEASCA, CARCIOFO SPINOSO. L’ASPARAGO VIOLETTO.

Le aziende e le attività che vogliono utilizzare il marchio De.Co potranno presentare gratuitamente una semplice istanza specificando le proprie caratteristiche e la denominazione della De.Co. che intendono utilizzare.  Il modulo si trova sul sito istituzionale del Comune di Albenga (vedi link:  http://www.comune.albenga.sv.it/servizi/moduli/moduli_fase02.aspx?ID=3894 )”. 

FAGIOLINO BOBIS di Albenga

Il fagiolino Bobis (Phaseolus Vulgaris L.) viene coltivato in tutta la Liguria di Ponente in piccoli appezzamenti e in modalità differenti, ma è proprio nella piana della città di Albenga , che per la sua conformazione è caratterizzata da inverni raramente freddi ed estati calde ma mitigate dalla brezza di mare, che trova il suo ambiente ideale ; è infatti una pianta che necessita di temperature miti per il suo sviluppo.

Il fagiolino Bobis di Albenga è conosciuto comunemente sul nostro territorio come  “ fagiolino pelandrone”, un curioso appellativo dovuto al fatto che, a parte il lavoro di impianto , non ha bisogno di grandi cure per radicare e crescere, e per il loro pregio dell’assenza di filamenti nel bacello che permette di cuocerli senza  una particolare preparazione.

La coltivazione del Fagiolino Bobis fa parte da sempre della tradizione agricola della piana di Albenga e, anche se meno conosciuto rispetto  ai “quattro di Albenga” (Asparago Violetto, Carciofo Spinoso, Pomodoro Cuore di Bue e Zucchine Trombetta), è da ritenersi altrettanto meritevole di essere considerato una vera e propria eccellenza.

Nonostante la sua produzione sia  nettamente ridotta rispetto ad altre tipologie di ortaggi presenti sulla piana, il Fagiolino Bobis viene venduto in tutta Italia dai maggiori produttori di sementi e sulle bustine vi si trova proprio  la scritta “Fagiolini Bobis d’Albenga”  contribuendo ad una notevole promozione dell’immagine della città.

La pianta del Fagiolino Bobis è  della tipologia mangiatutto, può essere di portamento nano o rampicante ed è verde con foglie cuoriformi,  produce baccelli color verde striato che dopo la cottura diventano verde scuro. I baccelli sono più larghi del comune fagiolino verde, sono lunghi  circa 15-17 centimetri  e leggermente curvi.

Si sviluppa in piena terra e a seconda della varietà , nana o rampicante,  viene seminato in solchi distanti circa 45 cm con poste di semina distanti circa 20 cm nelle quali si pongono dai 3 ai 5 semi. La varietà rampicante necessita di sostegni, solitamente canne  o paletti di legno sui quali la piante si attorciglia e ne permette una maggiore facilità di raccolta. La raccolta è protratta per tutta l’estate sino ai primi freddi.

Il fagiolino non ha molte esigenze colturali, teme i ristagni d’acqua, è particolarmente sensibile agli afidi e al marciume radicale.

Il fagiolino Bobis è un tipo di ortaggio molto leggero che può essere cucinato in modo semplice: scottato o al vapore, condito con un filo d’olio extravergine d’oliva e poco sale, buono sia caldo che freddo. Ed è proprio per questi motivi che, secondo le testimonianze degli albenganesi,  era la principale portata di un pranzo in spiaggia o di un giro in barca.

Uno dei piatti più antichi della tradizione ligure dove troviamo il Fagiolino Bobis è il polpettone genovese, un piatto povero a base di patate, che gli stessi agricoltori albenganesi consumavano come ristoro durante il lavoro nei campi durante le giornate estive, dove coltivavano quelle stesse verdure che venivano poi utilizzate dalle mogli per cucinare il loro pranzo.

Il Fagiolino Bobis è inoltre una fonte preziosa di vitamine e Sali minerali utili al funzionamento del cuore e della circolazione, sono un’importante fonte vegetale di calcio e contengono , inoltre ,silicio molto importante per la salute delle ossa e per la formazione del tessuto connettivo.

 


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