“Liguria del futuro, la Liguria che vogliamo per i nostri figli”. Con le modifiche che il centro destra di Toti porta avanti dalla prima legislatura in materia urbanistica, di pianificazione comunale e semplificazione. Senza più troppi lacci ed autorizzazioni a cascata. Per l’assessore imperiese Marco Scajola, laurea all’Università di Torino, psicologo e psicoteraupeta, così si delinea la sorte della nostra regione per i prossimi vent’anni.
Il figlio dell’ex onorevole democristiano Alessandro Scajola, gia vice presidente della gloriosa Carige (con l’acquisto di Carisa) e nipote dell’ex ministro sindaco di Imperia per la seconda volta nella storia cittadina, ha idee chiare. Scrive: “L’impoverimento è causa dello spopolamento del nostro bellissimo entroterra” E, aggiungiamo, il più colpito è proprio quello imperiese, anche se nel savonese non si scherza. Abituati pure ad ascoltare campane dal suono dolce e a caccia di proseliti. Tipo “Abbiamo un entroterra unico e meraviglioso che il mondo ci invidia e che dobbiamo valorizzare al massimo”. Peccato che il testo – copione sia lo stesso ascoltato da chi, da oltre 50 anni, svolge l’umile servizio di cronista di provincia. Può in caso di dubbi ricorrere al ricco archivio stampa. Ma si sa: guai a non avere fiducia, a non essere ottimisti, a non tifare per la speranza che è l’ultima a morire. Mentre hanno fatto letteralmente morire il nostro entroterra montano, non già le colline appena a ridosso del santo mare dove una mite urbanizzazione, negli anni, ha creato benessere, sviluppo perpetuo e posti di lavoro per tanti.
Se poi ci sono nostri concittadini che si sacrificano per poche migliaia euro al mese a fare i parlamentari, gli assessori e i consiglieri regionali, un post da sindaco o assessore non mal retribuito in base ai residenti; se poi, come ci scrive qualche lettore, i nostri politici liguri sono anche dei benefattori in tempi di ‘guerra pandemica e di nuovo impoverimento’, allora serve tutta la gratitudine possibile. Anche se per modestia e privacy non abbiamo conto di quanto si taglino le prebende mensili per destinarli ai meno fortunati, elettori e non votanti per libera scelta. Eppure i giornalisti più autorevoli dimenticano di chiedere nelle abituali interviste: “Può dirci se si è tagliato gli emolumenti in questi tempi di miseria diffusa e galoppante e la grande dignità silenziosa di tanti sofferenti ?”
E buon ultimo se solo l’1 per cento delle risorse che la Regione Liguria e lo stato hanno destinato, negli ultimi 30 – 40 anni alle opulente città di mare (anche se dalle dichiarazione dei redditi la maggioranza vive quasi stenti), non ci troveremmo nella povertà assoluta di infrastrutture, a partire da quelle viarie. Con piccoli paesi che si raggiungono ancora attraverso strade provinciali e comunali che hanno due secoli o più di storia, continuano le le frane: Dove non si è mai investito su un ‘progetto generale di crescita e sviluppo a medio o lungo termine’. Nessuno ha adottato la priorità di fare sintesi, al di la degli annunci con questa o quella strategia. Un entroterra che a differenza degli operai di fabbriche o aziende commerciali o servizi pubblici non ha mai alzato barricate sulle strade. E ridotto ai minimi termini, stremato, vede infrangere le promesse, l’assenza di risultati che non siano la rincorsa all’emergenza di turno. Nella vana speranza o illusione di un tasso di crescita tangibile. Per le nostre vallate montane, gli ultimi resilienti, anziani, piccoli artigiani, piccoli imprenditori commerciali o produttori.
I figli montani dei nostri avi sempre più stremati e meno creduloni, più consci che siamo da tempo di fronte ad una lotta impari, nonostante gli applausometri di turno in un tripudio di annuncio della buona novella. (L.Cor.)
PS. Alle 19,30 del 25 febbraio ad articolo concluso leggiamo su quotidiani on line titoli ultima ora di questo genere: Una nuova pioggia di contributi milionari nel savonese per mitigare il rischio idrogeologico e adeguamento edifici pubblici. Grazie ai ministero dell’Interno e al Mef che hanno accolto le richieste della Regione e dei Comuni interessati. Le somme più cospicue a Savona capoluogo, Finale Ligure, Albisola Superiore, Albissola Marina, Pietra Ligure, Andora.
25 FEBBRAIO 2021 – URBANISTICA, MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE, ASSESSORE SCAJOLA: “CENTRALITÀ DEI SERVIZI E DELLE INFRASTRUTTURE PUBBLICHE NELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE E SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA, AZIONI CONCRETE PER DELINEARE LA LIGURIA DEI PROSSIMI VENT’ANNI”
COMUNICATO STAMPA- GENOVA. La Giunta Regionale approva nella giornata odierna, su proposta dell’Assessore all’Urbanistica Marco Scajola, il disegno di modifica della legge regionale 36/1997 in materia urbanistica. Le variazioni, attese da anni, sono state introdotte perché la pianificazione dei servizi e delle infrastrutture pubbliche diventi elemento centrale delle politiche urbanistiche, il fulcro attorno al quale costruire assetti insediativi caratterizzati dall’assenza di consumo di suolo agricolo e naturale, orientati al recupero edilizio e alla rigenerazione urbana oltre alla equilibrata localizzazione dei servizi generali e di prossimità. L’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei cittadini evitando anche il progressivo spopolamento dell’entroterra.
“La legge del 1997 negli anni ha subito variazioni importanti, volte alla semplificazione dei procedimenti amministrativi – spiega l’assessore Scajola – Ha mantenuto, però, l’impostazione originaria in cui la pianificazione urbanistica comunale relativa ai servizi e alle infrastrutture non prevedeva un’analisi dei fabbisogni pregressi e della loro collocazione sul territorio. La nostra Regione ha una distribuzione del carico urbanistico sbilanciata sul territorio costiero, dove si concentrano maggiormente le dotazioni di servizi e infrastrutture rispetto all’entroterra e questo rende più complessa la progettazione dei piani urbanistici. Ad oggi la legge urbanistica prevede che in fase di pianificazione comunale vengano calcolati servizi e infrastrutture sulla base dei propri fabbisogni, mentre i comuni delle aree interne rischiano di perdere progressivamente la dotazione dei servizi e questo “impoverimento” è una delle cause dello spopolamento del nostro bellissimo entroterra”.
”Le variazioni apportate alla legge – prosegue Scajola – sono preliminari all’adozione del Piano Territoriale Regionale, uno strumento a cui stiamo lavorando da tempo insieme alle amministrazioni locali e agli stakeholder, che servirà a tracciare le linee per lo sviluppo armonico del territorio e a migliorare la qualità di vita dei liguri e dei turisti per i prossimi vent’anni. Una Liguria in cui le città capoluogo, i grandi centri costieri e i centri di riferimento delle valli interne offriranno servizi più efficienti, qualificati e meglio distribuiti, con un entroterra “vivo”, con più opportunità, che ospiterà start up innovative, e con un fronte mare riqualificato e più green”.
Le modifiche riguardano i comuni a cui il piano territoriale regionale, in corso di definizione, e a seguito del confronto con il territorio, attribuirà la qualifica di città (capoluoghi, conurbazioni costiere e valli urbane) e per i quali il piano urbanistico comunale sarà sostituito da due strumenti:
– Il piano dei servizi e delle infrastrutture, in cui verrà stabilito il sistema delle prestazioni pubbliche da mettere in campo in relazione ai fabbisogni espressi dalla popolazione compresa quella proveniente dal bacino d’utenza sovracomunale, di approvazione comunale e regionale;
– il piano urbanistico locale, che disciplinerà l’uso del territorio in coerenza con il piano dei servizi e delle infrastrutture e sarà di esclusiva competenza dei comuni stessi, senza alcun passaggio amministrativo in Regione. Viene inoltre riservata la possibilità di aderire a questo nuovo modello di pianificazione ai comuni che costituiscono centri di riferimento per l’entroterra e che vengono definiti dalla legge “poli attrattori”. Per tutti gli altri comuni resterà valido il modello di pianificazione del piano urbanistico comunale, come già ad oggi disciplinato dalla legge urbanistica regionale. “La riforma – conclude Scajola – consentirà ai comuni qualificati come città o come poli attrattori dell’entroterra di gestire in autonomia le iniziative urbanistiche dei privati e lasciare alla Regione il ruolo di supervisore per lo sviluppo e la collocazione di servizi e infrastrutture in modo armonico su tutto il territorio, ponderandole sul reale bacino di utenza. Questa suddivisione apporterà, quindi, un’ulteriore semplificazione amministrativa, altro elemento su cui abbiamo lavorato molto nel precedente mandato e su cui intendiamo proseguire per disegnare la Liguria del futuro, la Liguria che vogliamo per i nostri figli”.
TURISMO, REGIONE LIGURIA, 5 CANDIDATI SUPERANO L’ESAME DA GUIDA ALPINA:
IN LIGURIA DIVENTANO SEDICI DI CUI TRE DONNE. ASSESSORE BERRINO:
“TURISMO ESPERIENZIALE OUTDOOR SEMPRE PIÙ DIFFUSO NEL NOSTRO TERRITORIO”
COMUNICATO STAMPA – GENOVA. I cinque candidati (una guida alpina maestro d’alpinismo e quattro aspiranti) agli esami di abilitazione hanno superato la prova, organizzata dall’assessorato al Turismo e dal Collegio regionale per le guide alpine svoltasi con modalità di collegamento in remoto, e sono stati quindi abilitati dalla Commissione esaminatrice nominata nei giorni scorsi dalla Giunta regionale della Liguria. Si tratta di Alessandro Albicini di Genova, Alice Arata di Finale Ligure, Enrico Sasso di Cairo Montenotte, Sabrina Zunino di Savona e Filippo Rizzo di Calice Ligure (unica nuova guida alpina) esaminati da Alberto Fantone e Daniele Maccagno istruttori guida alpina, Giancarlo Nardi e Giovanni Minuto per gli aspetti culturali, Patrizia De Salvo medico esperto in soccorso e Fabrizio Masella per il soccorso alpino.
Ad oggi, nei 14 collegi regionali presenti in Italia, si contano circa 1286 tra guide (1164) e aspiranti guide, tra queste la presenza femminile si attesta a circa 21 unità complessive (0,016%) a fronte di un rapporto di circa il 19% (3 su 16 iscritti complessivi) per il collegio Liguria. Il collegio ligure risulta quindi quello che conta più donne in Italia.
“Guide alpine e aspiranti sono figure professionali di altissimo livello che accompagnano escursionisti e turisti alla scoperta di luoghi difficili da raggiungere sia nella vicinanze della costa che nelle valli dell’entroterra: il turismo esperienziale outdoor è una tendenza che in questi ultimi tempi sta prendendo sempre più campo anche in Liguria – commenta l’assessore regionale al Turismo e al Lavoro Gianni Berrino – Esercitare la professione di guida alpina nella nostra regione, territorio fronte mare, è anche una grande opportunità lavorativa per i nostri giovani”.
“Il nostro piccolo Collegio regionale è in lenta ma costante crescita – aggiunge il presidente Lorenzo Cavanna – Gli abilitati oggi sono professionisti di altissimo livello perché, dopo due anni di corso con 1600 ore di formazione, per diventare aspirante guida hanno dovuto superare le prove attitudinali pratiche (4 giorni tra arrampicata su roccia, scalata su cascate di ghiaccio, sci fuoripista), frequentare tutti i moduli formativi che comprendono le salite alpinistiche su roccia e ghiaccio in alta montagna a 4000 metri e una consistente formazione sul soccorso sia in parete che su ghiacciaio”.