E’ stato arrestato a Savona: voleva fare degli attentati a scuola, inneggiando alle stragi di Oslo e di Uoya ? Questa l’accusa che dovrà essere sancita dalla ‘verità giudiziaria’ e che ha proiettato la città della Torretta su tutti i mass media nazionali e internazionali.
di Gianfranco Barcella
Alla notizia dell’arresto di un giovane savonese che immaginava uno school shooting di massa, discutendo con un amico se fosse più opportuno intervenire su tutte le uscite o divertirsi, classe per classe, con il lanciafiamme ed un ak 47 di scorta, mi sono domandato: perché profanare proprio il tempio della cultura e dell’educazione?
Da poco è ripresa la didattica in presenza in Liguria anche se per turni alterni tra molte criticità. Preoccupano ancora i trasporti che devono assorbire una domanda in rapidissima crescita, l’impossibilità di effettuare tamponi in modo capillare e di vaccinare gli insegnanti ed il personale scolastico. Le minacce del covid 19 sono ancora in agguato con tutte le sue varianti <strategiche>.
Era un ginnasiale timido che ha collaborato per un paio d’anni con l’Istituto storico della Resistenza. Si è ritrovato poi a negare l’Olocausto, ad agognare lo sterminio degli Ebrei e delle Femministe, a progettare stragi sanguinarie, armi in pugno, proprio a scuola. E’ difficile trovare una ragione plausibile a questa mutazione; forse la fascinazione perversa degli incontri sul web, la frequentazione di nuovi ambienti <troppo coinvolgenti>, il desiderio di riscatto da un passato frustrante da perseguire in una nuova identità, chissà!
“Felice è colui che ha potuto conoscere la causa delle cose”, diceva Virgilio. Di certo è l’epigono di un malessere che coinvolge sempre più i nostri giovani che si ritrovano nelle piazze per picchiarsi a sangue o per sfogare il loro desiderio di ribellione contro le vetrine dei negozi. E’ molto triste pensare a dei ventenni che considerano la vita come un nulla da perdere per un ideale di morte!
Gli agenti della Digos possono reprimere il fenomeno ma la famiglia e la scuola devono prendersi cura ancora di più di quei ragazzi gentili e dagli occhi sempre bassi, prima che intraprendono strade diverse da quelle dello studio e del lavoro. La scuola deve riprendere a trasmettere valori di vita proprio in tempi di morte come questo. Il ritorno fra i banchi farà bene soprattutto a coloro che senza accorgersene si sono ammalati del secondo morbo di questa pandemia: la depressione da solitudine.
Non aver provveduto alla vaccinanzione, anzitempo, degli insegnanti e del personale scolastico aumenta il rischio della recrudescenza del virus .come accennavo in precedenza, anche se la scuola incide solo per un 2% sul computo totale. Di certo i tempi <costringevano> alla riapertura. Soprattutto nel Centro Sud, un ragazzo su quattro è a rischio di dispersione scolastica. Molti di coloro che hanno fatto perdere le loro tracce nell’anno appena trascorso, non sono stati neppure cercati né segnalati. Occorre valorizzare la figura dei <facilitatori scolastici> simile a quella dei navigator in campo lavorativo. Non vorrei che ritornasse d’attualità ciò che diceva la dott.ssa Montessori.: “I bambini sono cittadini dimenticati!”
Gianfranco Barcella
DALLA PAGINA FACEBOOK DI SERGIO RAVERA, GIORNALISTA
GIA’ FUNZIONARIO ALL’ENTE POORTO E ALLA CAMERA DI COMMERCIO