In tempi di “negazionismo” i Verdi savonesi vogliono ricordare Darwin e la pubblicazione del suo libro “L’origine delle specie”, valorizzando ancora il finalese Giorgio Gallesio, vero europeista.
di Gabriello Castellazzi*
E’ passata sotto silenzio una ricorrenza importante: il 24 novembre 1859 venne pubblicato il libro di Charles Darwin “L’origine delle specie”. Non si ha notizia di convegni o dibattiti televisivi.
La “teoria dell’evoluzione” è alla base della moderna genetica e di tutte le scoperte biologiche successive che ci aiutano ad uscire dalla pandemia di Covid19.
Quindi sarebbe stata una buone occasione per ricordare, in un periodo nel quale si moltiplicano le teorie negazioniste (“il virus non è mai esistito”, “i vaccini e le mascherine sono ‘dittatura sanitaria’”, “la pandemia è una punizione di Dio”), come solo lo studio di tanti scienziati ci potrà condurre ad un nuovo faticoso equilibrio nel complicato mondo di oggi, sperando che in futuro possano essere effettuati quegli interventi preventivi che, adottati dieci anni fa, avrebbero evitato il “salto di specie” verso l’uomo (“spillover”) di un virus presente in natura da tempi immemorabili.
I “Verdi” savonesi vogliono oggi recuperare il significato di questa ricorrenza parlando ancora una volta del grande Giorgio Gallesio: Agronomo-scenziato finalese che inconsapevolmente diede un contributo importante al lavoro di Darwin.
Darwin riconobbe subito la validità degli studi di Gallesio e nel suo saggio “Variazioni degli animali e delle piante allo stato domestico” scrisse: “Vi sono molte piante ermafrodite, che non sono conformate specialmente in maniera da favorire l’incrociamento, ma che però si mescolano così ampiamente come gli animali a sessi separati. Ciò avviene nei cavoli, nei rafani e nelle cipolle, come me ne sono convinto per esperienza, perfino i contadini in Liguria dicono che bisogna impedire ai cavoli che si “innamorino” tra di loro. Nel gruppo degli aranci il Gallesio osserva che il miglioramento delle differenti sorta è impedito dal loro incrociamento continuo e quasi regolare, e la stessa cosa succede in molte altre piante”.
Poi in un suo quaderno scriveva ancora, commentando altri risultati che ritenne utili alla formulazione della sua teoria dell’evoluzione: “Gallesio, who certainly has great experience…”.
Ci si può chiedere come Darwin fosse venuto a conoscenza degli studi di un lontano agronomo ligure. Questo si può spiegare perché il Gallesio, ritenendo necessario confrontare le sue ricerche con colleghi di altre parti d’Europa, impegnati ad ottenere specie vegetali più produttive e con frutti sempre più belli, pubblicò nel 1814 a Vienna, in lingua tedesca, un testo particolarmente interessante “Theorie der Vegetablische Reproduktion” (Teoria della riproduzione vegetale). Scelse proprio la lingua tedesca perché tra il 1700 e il 1800 le ricerche più importanti nell’ambito delle scienze agronomiche facevano capo al noto scienziato Albrecht Thaer, studioso universalmente riconosciuto per le ricerche agronomiche spiegate in ben 4 volumi: “Grundsatze der rationellen Landwirtschaft”(Principi dell’agricoltura razionale).
Gallesio (vero europeista) dialogava con il mondo scientifico dell’epoca e i risultati delle sue ricerche entrarono nelle Università europee raggiungendo quindi anche Darwin. Ed è da sottolineare come fu proprio Gallesio a definire il termine di “dominanza di un carattere”, verificata negli esperimenti di ibridazione vegetale.
E’ bello pensare come uno studioso finalese possa aver contribuito a far sorgere nella mente di Darwin l’intuizione che lo portò a formulare la più importante teoria della storia della biologia. Teoria che, ripetiamo, attraverso la genetica e la medicina influisce oggi nella vita di tutti noi. Come dice lo scienziato Guido Silvestri “l’uscita dalla pandemia sarà una grande opportunità per un “rinascimento scientifico italiano”.
*Il Portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona
Gabriello Castellazzi