Un disastro di cui non si parla e non si legge. Almeno 100 mila € di danni all’acquedotto del Consorzio Irriguo Acqua Calda di Verzi, in realtà, tra le 170 utenze, molte arrivano fino alla zona bassa delle Bulasce. Uno scempio alla condotta idrica in prossimità della nuova vasca di raccolta da 500 mila litri. Con il conseguente inquinamento fangoso, a valle, al punto da causare morie di pesci rossi e carpe che i cittadini custodivano in vasche da giardino. Altra notizia: fino al 31 Agosto 2020, tra le ore 21,00 e le 07 del mattino, il Comune ha vietato il consumo di alcool in luoghi pubblici.
Ma don Claudio Chiozzi, Vicario parrocchiale, commenta su Facebook: “Si fanno ordinanze e decreti …ma tanto non sono rispettati..“.
LA CALAMITA’ CHE HA COLPITO L’ACQUEDOTTO IRRIGUO – Non era mai accaduto nella storia del
Consorzio Irriguo di Verzi (l’unico ancora attivo dei tre che operavano nel territorio comunale). Il principale era la Bialera del Principe con secoli di storia e poi costituita in Consorzio Acqua Calda di Verzi intorno agli anni ’30. La storica Bialera arriva fino a Borgo Castello, dove si trovava una vasca di vasi comunicanti che alimentava la Fontana dei Frati di Monte Carmelo. La Bialera che un tempo serviva anche il Convento e orto dei frati Agostiniani, oltre il Nimbalto. Nel corso degli ultimi anni il Consorzio è stato tenuto in vita soprattutto grazie al volontariato, anche se la a vasca di raccolta (e lavori di captazione) erano stata realizzate con il contributo dell’Amministrazione comunal. Ci furono anche interventi polemici della minoranza consiliare ed interrogazioni (novembre 2016)
Il Consorzio che ha nel segretario Lucio Da Costa, ex impiegato
di banca, l’anima e artefice di quello che dovrebbe essere un Consiglio di amministrazione, con il presidente Pietro Gildo Rocca, con la scarsa collaborazione degli associati. Un generale disinteresse, se non per protestare quando ci sono problemi di fornitura, per guasti o lavori. Tra l’altro, gli utenti dovrebbero prestare lavoro manuale di manutenzione in due giorni all’anno, proprio per tenere pulite le bialere e le aree interessate. La mancata partecipazione dovrebbe comportare un contributo penale di 50 euro, in realtà da anni la situazione non è ottimale. Da Costa fino a qualche tempo fa coltivata un terreno di 7 mila mq che ora ha dato in affitto e dunque avrà più tempo per mettere ordine nella contabilità e nei ‘ritardatari’ dei pagamenti. Non è noto quanti siano i morosi, gli inadempienti e come provvedere a regolarizzare i versamenti omessi.
Necessaria una doverosa presa di coscienza anche per una partecipazione all’assemblea annuale per la rendicontazione del bilancio. A questo si aggiungono difficoltà burocratiche e normative che potrebbero penalizzare l’erogazione di acqua oggi a bassissimo costo. I danni conseguenti al diluvio che ha colpito la zona del Carmo (noti i danni alla strada che ha comportato interventi urgenti per non isolare 32 abitanti) colpiscono un acquedotto irriguo che negli anni ha comportato lavori significativi e realizzati con la collaborazione del geologo Saglietto. Aveva consentito di scongiurare che ogni anno ci fossero problemi.Così si era provveduto ad un lavoro di messa in sicurezza fuori dagli argini, ed una ‘presa d’acqua’ finalmente al riparo da ogni possibile tempesta. Invece cosa è accaduto due settimana fa ha causato l’imprevedibile, ha distrutto quanto si era realizzato anche con difficoltà burocratiche attraverso le competenze prima della Provincia e poi della Regione. da questo ente che ora sono necessarie le autorizzazione per i lavori.
Si aggiungano altre difficoltà, serie, all’orizzonte e di cui poco si conosce, nonostante le 170 famiglie coinvolte. E dopo che si era proceduta ad un censimento catastale delle proprietà a orto e giardino, terreni coltivati. Oggi l’autorizzazione è per 26 litri al secondo, che gli uffici competenti della Regione, sulla base di nuove norme, vorrebbero ridurre a 15 litri al secondo (siamo sempre nella captazione). E per riempire il vascone sono necessari una ventina di giorni. Col disastro i tubi sono stati trascinati nel corso d’acqua del Nimbalto, dunque precari ad ogni piena. Da qui la necessita di nuovi lavori e altre spese (100 mila si presume). Mentre resta la clava della riduzione della portata dei tubi di presa. E mettere in sicurezza per scongiurare in futuro altre conseguenze disastrose.
“Mai visto tanta acqua così sporca e fangosa uscire dalle varie utenze per innaffiare, per riempire le vasche -“. Le conseguenze sono immaginabili. La strage dei pesci d’allevamento e da amatori, le anguille che si trovano nella parte alta del corso d’acqua, sono sfuggiti alle considerazioni di chi, in quel giorno, mettere in rete sui social le immagini di un Nimbalto ‘spaventoso’, violento e minaccioso. Il Consorzio gestisce i tubi principali e consente un servizio che qualora venisse meno provocherebbe pesanti conseguenze alle centinaia di giardini che sarebbero costretti a ricorre all’acquedotto San Lazzaro (privato, ing. Camillo Enrile) che serve tutte le utente domestiche, con costi significativi (c’è pure l’annessa spesa per la depurazione).
Da qui l’importanza e la necessità che tutti gli utenti del Consorzio si rendano finalmente diligenti e non lascino ogni incombenza e peso sulle poche persone che ‘tirano il carro’ all’insegna del volontariato.
I DIVIETI PER CONSUMO BEVANDE ALCOLICHE-