Savona: ha di nuovo battuto un colpo un’amministrazione comunale che si sta distinguendo per l’improvvisazione e l’incapacità di determinare scelte in grado di favorire un minimo di ripresa economica, in tempi di grande difficoltà
di Franco Astengo
Nel 2017 l’allora assessore Paolo Ripamonti dichiarava: “Terreni di proprietà del Comune di Savona saranno utilizzati per la coltivazione di chinotti”. È quanto prevede la proposta dell’assessore con delega alle Politiche agricole Ripamonti approvata all’unanimità dalla giunta con la delibera relativa alla “Valorizzazione e promozione di eccellenze produttive del territorio e sviluppo insediamento universitario – atto di indirizzo”.
A questo proposito, del rilancio della coltivazione del chinotto come volano dell’economia savonese, era stato individuato l’utilizzo del terreno dell’ex-tiro a segno militare in via Bonini. Terreno abbandonato da tempo dopo l’acquisto da parte del Comune dall’Esercito, avvenuto alla fine del ‘900, per la somma di 711 milioni.
L’obiettivo, in realtà, all’epoca era quello dell’ennesima speculazione edilizia, caratteristica tecnica delle amministrazioni tra il 1998 e il primo quindicennio del 2000 (sindaci Carlo Ruggeri e Federico Berruti, tanto per intenderci): avrebbero dovuto sorgere lì alcune graziose “palazzine” adibiti all’ospitalità degli studenti del Campus.
Progetto poi abbandonato e terreno lasciato inutilizzato fino ai giorni nostri; quando avviato il “Progetto – Chinotto” se ne è scoperta l’impossibilità di realizzazione a causa dell’inquinamento del terreno denunciato da indagini geologiche successive al lancio del progetto stesso.
Si segnala (com’era ovvio trattandosi della sede di un poligono militare) la presenza nel terreno di tracce di arsenico, mercurio, piombo, zinco, materiali dei quali sono formati i proiettili che normalmente non sono composti da acqua di rose o di colonia.
Adesso è anche possibile che al Comune tocchino i costi della bonifica. Da dove nasce questo ennesima scelta sciagurata ? Dall’impostazione complessivamente profondamente sbagliata data all’idea di Città dalle ultime amministrazioni: quelle di centro – sinistra prima, e questa, a trazione leghista.
Le prime amministrazioni, quelle di centro – sinistra, tutte dedite, al centro come in periferia, allo sviluppo cementizio e l’attuale, bloccata (o con l’alibi?) dei debiti che si è rivolta a idee di presunto sviluppo in settori del tutto marginali come questi, ad esempio, dei cosiddetti “prodotti tipici”, senza riuscire a sviluppare un minimo di qualità progettuale dotata di un respiro complessivo, di una idea di futuro.
Per carità: anche i “prodotti tipici” ci stanno ma non possono certo rappresentare, come il turismo del resto, il punto di forza di una Città come Savona ridotta da molto tempo ai minimi termini demografici, economici, sociali, dopo aver subito lo scambio perdente deindustrializzazione/speculazione in aree nevralgiche del suo territorio.
Serve, invece, una svolta da realizzare attraverso l’elaborazione di un quadro programmatico molto ampio con scelte riguardanti prima di tutto i collegamenti infrastrutturali in una visione comprensoriale di rilancio dell’attività portuale, la fuoriuscita dal servaggio crocieristico, il rilancio del centro cittadino attraverso l’utilizzo dei contenitori storici in funzione culturale, la centralità della sanità pubblica attraverso il potenziamento dell’Ospedale e di una rete di prevenzione sul territorio.
Una rete di prevenzione sanitaria che potrebbe appoggiarsi molto sul recupero di un’idea di decentramento a livello di quartieri. Un decentramento non meramente amministrativo ma formato da strutture di riferimento di attivazione per una concreta partecipazione dal basso e un protagonismo sul territorio da parte dei soggetti collettivi di solidarietà, assistenza, cultura, tempo libero.
E’ necessaria una riqualificazione complessiva del territorio posta egualmente, come nel caso delle infrastrutture stradali e ferroviarie, in una visione comprensoriale.
Una visione collocata ben oltre la ristretta dimensione comunale appare necessaria anche circa l’utilizzo delle aree industriali dismesse a Vado Ligure e in Val Bormida aprendo finalmente una riflessione approfondita attorno al concetto di “area di crisi industriale complessa”.
Servono alcuni punti chiari sui quali qualificare la prospettiva di Savona e della sua amministrazione comunale: intanto questa storia dei chinotti appare, per adesso, come l’ennesima brutta figura salvo poi che non rappresenti anche un ulteriore aggravio per le casse comunali.
In questo caso per evitare la brutta figura sarebbe bastato cautelarsi preventivamente, ma la voglia di apparire è sempre troppo forte e non porta a buoni consigli per una amministrazione al riguardo della quale è necessario preparare con attenzione una possibilità di consentire ai savonesi di poter decidere un deciso voltar pagina.
Franco Astengo
DA SAVONA NEWS DEL 9 FEBBRAIO 2017
La Giunta Comunale di Savona, nella sua più recente seduta, ha dato la propria unanime approvazione alla delibera relativa alla “Valorizzazione e promozione di eccellenze produttive del territorio e sviluppo insediamento universitario – atto di indirizzo” su iniziativa dell’Assessore con delega alle Politiche Agricole Paolo Ripamonti. “Da sempre, direttamente collegata al nome della Città di Savona, c’è la pianta del chinotto. Anzi, proprio all’ingresso sul territorio comunale si viene accolti dalla scritta ‘Savona, Città del Chinotto’. Questa tradizione, salvo rare e fortunate eccezioni, negli ultimi anni è venuta un po’ a perdersi.
Per questo, siccome riteniamo che il chinotto di Savona rappresenti una delle eccellenze del territorio ligure e costituisca una risorsa importante sia per l’aspetto culturale sia per quello commerciale e attrattivo, stiamo portando avanti questo progetto di rilancio”, spiega l’Assessore Ripamonti. La coltivazione di chinotti sulle alture di Savona si può riscontrare su documenti storici della seconda metà dell’ottocento, quando le prime colline savonesi, oggi occupate dalle lottizzazioni di via Privata degli Angeli, erano totalmente a destinazione agricola ed il chinotto rappresentava una delle produzioni di eccellenza per le particolari proprietà agroalimentari che lo caratterizzano.
La produzione di fine ‘800 era così affermata che alcune tabelle della allora Società Economica promotrice dell’Industria, Agricoltura e Commercio di Savona citano una flessione nell’esportazione di chinotti freschi a seguito dell’installazione a Savona, nella zona dell’Oltreletimbro, dello stabilimento a vapore Silvestre-Allemand, specializzato nella lavorazione dei chinotti per il mercato agroalimentare. La varietà di chinotto denominata “chinotto di Savona”, rappresenta, per le specifiche caratteristiche nutraceutiche che lo caratterizzano, un prodotto molto richiesto, utilizzabile per diversi impieghi, sia alimentari che per il wellness e la cosmesi.
“Pur essendo il chinotto di Savona una produzione tipica del nostro territorio, le coltivazioni si stanno perdendo, lasciando spazi ad altre colture o al totale abbandono”, aggiunge ancora Ripamonti. “Negli anni ‘90 del secolo scorso la produzione di chinotto è scesa ai minimi storici, con meno di 100 piante in produzione. Nostra intenzione è recuperare e diffondere la tradizionale coltivazione del chinotto, in quanto produzione agroalimentare locale di eccellenza, che interessa una parte di mercato in espansione, con potenziali importanti implicazioni sull’occupazione e sull’economia di tutto il savonese”.
A seguito di uno studio del territorio savonese, sul quale esistono terreni di proprietà comunale al momento inutilizzati, dopo una valutazione tecnica è stato individuato nella zona di Legino, via Bonini, un terreno di proprietà comunale della superficie di circa 18.000 metri quadri, in un’area che gode di ottima esposizione, facilmente accessibile, idonea per produzioni agricole agrumicole e di piante officinali e per l’avvio di una coltivazione di chinotti. Inoltre, sull’area potrebbero trovare sede nuove residenze per gli studenti universitari, una necessità già evidenziata dal Campus. “Tale area si trova nelle vicinanze del Campus di Savona e, pertanto, potrebbe essere una comoda ubicazione anche per le residenze universitarie; entrambe le funzioni possono convivere sinergicamente nell’area individuata, portando un reciproco valore aggiunto”, nota l’Assessore. Per questo motivo, l’Amministrazione, dal momento che il Comune di Savona è capofila del progetto “Un mare di agrumi”, all’interno del quale il CeRSAA è già partner scientifico, ha individuato l’area sita nella zona di Legino quale sito idoneo da destinare in parte a uso agricolo e in parte a servizi per l’Università, avviando gli studi di fattibilità per la realizzazione del progetto, senza oneri a carico dell’ente.
LA STAMPA DEL 13 GIUGNO 2017
«Con questo progetto, la coltivazione del chinotto, diverrà finalmente una realtà in città. Perchè anche se all’uscita dal casello autostradale di Zinola, un grande cartello accoglie gli automobilisti con la scritta “Savona, Città del Chinotto” non esiste di fatto sul territorio cittadino nessuna coltivazione dello storico agrume». E’ fiducioso l’assessore alle politiche agricole Paolo Ripamonti, sull’esito del progetto, illustrato proprio in occasione del primo incontro della giunta comunale nel quartiere di Legino,. La coltivazione del frutto, che ha fatto la fortuna di Savona nel passato, troverebbe lo spazio ideale nell’ex area del poligono di tiro in via Bonini a Legino, attualmente abbandonata e invasa da rovi e sterpaglie. Il terreno in questione, di oltre 15 mila metri quadrati, è infatti di proprietà comunale, poco distante dal Campus universitario, di facile accesso, che gode di ottima esposizione, e risulta particolarmente idoneo proprio per la coltivazione dell’agrume. Oltre al chinotto, sarà prevista anche la realizzazione di una struttura ricreativa, spazi per eventi a favore del quartiere e una fattoria didattica per i bambini delle scuole elementari. «Il Comune di Savona – ricorda l’assessore Ripamonti – è già capofila del progetto europeo transfrontaliero “Un mare di agrumi”, con partner scientifico il centro sperimentale di Albenga della Camera di Commercio, che ha considerato particolarmente idonea l’area dell’ex poligono di Legino». E conclude:«Il bando di gara potrebbe essere reso noto già quest’anno, con la caratteristica importante, che l’intero progetto, per il Comune di Savona, sarà a costo zero». [M.C.]