sono il notaio Elpidio Valentino di Alassio e, in concomitanza con l’inizio della “fase 2” conseguente al lockdown, mi sono deciso ad inviarLe queste poche righe per rimarcarLe un problema, certamente già a Sua conoscenza, strettamente connesso alla ripartenza del ciclo economico ligure, in particolare della Riviera. Il problema è rappresentato dal fatto che, sintantoché non ci sarà un’apertura dei confini regionali (e mi riferisco, in particolare, a quelli con la Lombardia e il Piemonte), l’economia ligure continuerà ad essere asfittica, non essendo capace di produrre autonoma ricchezza. In altre parole, la già avvenuta riapertura delle agenzie immobiliari e di alcune piccole attività commerciali e, si spera, la prossima riapertura degli alberghi, ristoranti, bar, spiagge e negozi di abbigliamento non avrebbero senso se non accompagnate dalla possibilità di beneficiare della clientela lombarda e piemontese.
Ombre grigie vaganti lo scorso anno in un cielo plumbeo diventate nere, tenui cigolii in terra tramutatisi in rumori assordanti, stanno accompagnando questa primavera del 2020 egemonizzata dall’entrata nella nostra vita di un coronavirus, il quale, tuttora, non intende allargare del tutto le maglie alle nostre aspettative. Attese vanificate nel campo politico da continue beghe tra partiti, in economia da riscontri che celano solo in parte il baratro in cui l’Italia sta per cadere e che per anni a venire comprometteranno la nostra vita. Oltre tutto, in questa prima decade di maggio, in un contesto apparentemente meno virulento nonostante le serie difficoltà che incontrano Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Per cui non ci confortano del tutto tempi e modalità di apertura alla Fase 2, nonostante i progressi delle ultime settimane della Liguria stessa, territorio oltremodo dipendente dalla Padania per turismo, artigianato, trasporti, settori portanti del nostro valore aggiunto.