Dopo tre anni di lavoro la storica sede delle scuole di Noli è nuovamente disponibile per accogliere i 150 alunni delle elementari e delle medie. Nel plesso Anton da Noli di via Monastero utilizzato negli ultimi anni, si potranno realizzare i lavori di consolidamento statico previsti. L’investimento per la rinnovata sede di Via Defferrari è stato di 1,4 milioni di euro, 900 mila della Regione e 500 mila del Comune.
L’articolo di Valeria Pretari, su La Stampa del 6 settembre, descrive che i lavori hanno interessato “l’impermeabilizzazione del tetto, la sistemazione delle facciate e delle aule interne rimodernate (e collegate alla rete di fibra ottica con le lavagne Lim), grazie all’intervento degli operai comunali e dei profughi ospitati nella frazione di Tosse”. Inoltre “entro novembre sarà invece completata la nuova palestra che potrà avere anche la funzione di sala conferenze, nel terrapieno antistante il plesso scolastico, e i ragazzi in questi mesi svolgeranno le attività sportive nel nuovo campetto in via Repetto”. “Il nuovo accesso principale spostato sulla strada provinciale, è stato realizzato inserendo una piattaforma carrabile collegata tramite rampa al terrazzo frontale, che ha ampliato lo spazio davanti al portone principale permettendo agli alunni, compresi quelli diversamente abili di entrare tutti insieme”. Dal Comune di Noli fanno sapere che “ si tratta della prima struttura antisismica disponibile sul territorio frutto di opere strutturali complesse, condotte con le massime cautele e collaudi in corso d’opera”, mentre “è in fase di completamento il restauro delle facciate e del tetto del vicino asilo Defferrari”. Nel frattempo, con il “nuovo finanziamento ottenuto ( 980 mila euro ) dal nuovo piano di edilizia scolastica ministeriale, sarà possibile realizzare la nuova mensa comunale in grado di cucinare direttamente pasti caldi ai bambini delle medie ed elementari ed opere di efficientamento energetico per ridurre considerevolmente le spese di gestione della struttura”.
Tutta questa importante operazione merita ogni possibile considerazione positiva e un plauso generale alle Amministrazioni, Comunale, Regionale e Statale, per l’attenzione dedicata alla promozione di un futuro ottimale per i nostri giovani. Tuttavia emerge fuori dal coro, una voce preoccupata relativa a due considerazioni sulla sicurezza che non possono essere soffocate, ma che ritengo meritevoli di una ponderata valutazione.
La prima riguarda la pericolosità della “rampa” dovuta alla notevole pendenza, in fondo alla quale è indispensabile una “barriera” di contenimento dei veicoli che disgraziatamente perdessero il controllo. La domanda conseguente è: la ringhiera esistente è sufficiente ad assorbire un urto di notevole entità, evitando ad esempio la caduta di uno scuola-bus sulla strada sottostante?
La seconda questione è più complessa e la gamma delle possibili soluzioni si prospetta più ampia e articolata. Dopo oltre quindici anni di lotta contro l’inquinamento da microonde, da parte del comitato presieduto dalla prof. Mariuccia Vincenti, a 28 metri dall’edificio, sopra casa Buscaglia in Via Defferrari 26, è attiva una antenna, già definita “critica” dall’Arpal con emissioni appena sotto il limite. Inoltre, in Via Defferrari 6 sopra l’Hotel Gino, vi è un nuovo impianto anch’esso monitorato dallo stesso Ente di controllo, con valori soltanto “prevalentemente inferiori” al limite, cioè talvolta anche superiori.
Se poi si considera che “l’incertezza associata ad ogni misura è pari al 21%” gli sforamenti potrebbero essere ancora più importanti. Ma l’inquinamento aumenterà ulteriormente quando anche la contrastatissima antenna, situata sul crinale opposto di S.Michele, diventerà operativa, a completamento del triangolo di fonti emissive che circonda gli edifici scolatici Gandoglia e dell’ asilo.
Inoltre per valutare meglio la situazione occorre considerare che: la letteratura scientifica ritiene le radiazioni elettromagnetiche della telefonia mobile certamente tanto più dannose, in particolare per i bambini, quanto più aumentano i tempi di esposizione. Infatti gli studiosi Indipendenti della materia, affermano che non esiste una soglia minima per poter escludere effetti biologici a lungo termine, conseguenti a esposizioni prolungate anche di bassa intensità. A conferma si è espresso anche il Consiglio d’Europa con risoluzione n° 1815 del 2011, sollecitando gli Stati Europei ad abbassare i limiti attuali di 6 volt/metro, entro il valore 0,6 -0,2 volt/metro, per evitare rischi biologici concreti ed emergenti. Numerose sentenze della Magistratura hanno giudicato che esiste il nesso, almeno come concausa, tra tali emissioni e le malattie tumorali.
Dunque mi domando, non sarebbe opportuno attivare il “principio di precauzione” suggerito dagli scienziati nei casi in cui sia incerto il valore minimo di pericolo? Inoltre la memoria di due casi in qualche modo analoghi, mi suggerisce una risposta affermativa per essere certo di evitare ogni rischio. Mi riferisco, sia alle micidiali radiazioni delle centrali nucleari, ritenute per oltre trentanni come non pericolose anche a bassi livelli, sia al caso Eternit che ha causato dopo alcuni decenni, e causa ancora oggi molti casi mortali di mesotelioma anche per modeste e brevi esposizioni alle polveri di amianto.
L’attuale consapevolezza del pericolo, inizialmente sottostimato, di questi due precedenti storici, non dovrebbe suggerire di evitare ai nostri figli e nipoti un possibile analogo iter tragico? Sono consapevole che possa apparire impopolare e inopportuno sollevare critiche in questa situazione , ma il mio senso civico lo esige, non soltanto perché nonno di due alunni della scuola di Noli, ma anche per un intento di tutela generale. Pertanto, secondo il principio che la salute viene prima di tutto, mi chiedo se non sarebbe possibile mitigare il rischio, ricorrendo ad ogni possibile precauzione, anche con una gestione razionale delle strutture scolastiche esistenti in modo da non esporre gli alunni a permanenze prevedibili anche di dieci ore giornaliere in un ambiente potenzialmente dannoso?
Una ipotesi minimale dovrebbe assicurare che ogni allievo rimanga esposto alle radiazioni maggiori del plesso Gandoglia, per il minor tempo possibile, svolgendo lì solo le attività di breve durata: biblioteca, mensa, palestra, assemblee, sala ragazzi, computer, corsi di recupero. Mentre tutti gli scolari, della scuola primaria, delle medie e dell’asilo dovrebbero svolgere le attività didattiche di più lunga durata, nelle aule della sede di via Monastero, dove l’intensità del campo elettromagnetico delle microonde ha valori minimali poiché lontano dai siti delle antenne presenti.
Gli spazi della scuola Gandoglia non sarebbero comunque sottoutilizzati, in quanto accoglierebbero oltre le attività scolastiche citate, anche quelle didattiche, formative e culturali dei corsi della Terza Età e quelli dedicati agli immigrati, oltre alle conferenze e altri incontri e attività dei cittadini, di ogni età, che attualmente non hanno sedi adeguate a disposizione.
Giovanni Maina