La passione sportiva in Provincia. Il dardo giallo, le cene e la Fortezza. I’m a baseline player; questo il pensiero lancinante che so non esser vero. Lo spettacolo offrirà sudore, lacrime e sangue. Partita lottata allo spasimo, anche su un qualsiasi campo in terra dell’estremo Ponente ligure. Sogniamo in grande; ci ritroviamo con impianti improvvisati e gestiti con poca lungimiranza. Nell’attesa del grande salto di qualità tecnica ed emotiva e dopo un estenuante secondo set sono in attesa di veder schizzare nell’orbita visiva il dardo giallo; il fulmine, l’ innocua e micidiale palla goccia che è diventata passione.
PRIMA PUNTATA – Ossessione: tanto da leggerne all’interno, come in una sfera magica, futuro senza possibilità di nessun paragone . A 8 anni scrivevo che solo il tennis mi rendeva felice; avrei potuto iniziare a cercare altro. Ho desistito subìto rafforzando all’inverosimile la mia ostinata saggezza dettata dall’infanzia e dall’ eloquente passato.
Inutile cercare in giro; la pervicacia del progetto e dell’immaginazione nata in un piccolo lembo di Italia – dove le ostiche comunicazioni ed il destino sembrano averci messo lo zampino – non ha alcun paragone persino quando si riesca a fuggire via.
Match point in risposta. Cuore in gola, concentrazione siderale. Come in un black out emotivo e di pensiero – primo servizio in rete – sto attendendo il secondo. Posizionata come Nishikori in pochi attimi ripercorro le mie motivazioni; perché non possa sprecare l’occasione dopo un periodo di inquietudine che ha lasciato, come i postumi di una sbronza, una pellicola di poca fiducia stesa sul sentire i colpi. E vogliamo parlare della dieta, della preparazione invernale, del costo delle Accademie e della sventura di essere sempre “quasi” Francia ?
Delle peculiarità della zona laddove, seppur dopo qualche appiccicato e curioso titolo di “Città dello Sport” , per migliorarmi devo andare sempre altrove ? Una nota di musica greca si insinua nella mia testa e frange le onde del Mar Ligure ; sottofondo della pubblicità di Federer per famosa marca di pasta. Non sono Tsitsipas, non ho le natiche della Bouchard, detesto la demagogia ed ho indossato una banale maglietta regalata da una Ditta di Provincia. Alimenti bio, barrette .
Zona di frontiera ormai con poche realtà commerciali non in affanno; società ed aziende per lo più sotto concordato preventivo…Spiacenti, delocalizzati e desolati: come potremo sponsorizzarti ? Saprei creare con fantasia e duttilità una sorta di new SABR ?
Forse , alla fine, è quello che considerano gli Sponsor quando declinano; che dal genio e sregolatezza che occorre per sognare così tanto ogni giorno ad occhi aperti, alla fine, possa scaturire un vincente dal nome accattivante. Imprendibile ed efficace scintilla di potenza. Un dardo che elida un perfetto slice; un buco nell’infinito del campo che renda , seppur per un attimo, immortali. Soprattutto se vivi e cerchi di emergere nel falso e poco accomodante contesto di Provincia.
Devi ancor più contabilizzare un rapido ritorno cash in questi tempi asfittici e di venale coscienza. In una zona che non riesce a scrollarsi di dosso l’immagine e la realtà mediocre, qualsiasi . Nonostante i buoni propositi, le aspettative disattese e le cene di mezza estate ove si socializza e si dovrebbero far germogliare idee compiute per un futuro roseo ed ammiccante.
Convivialità, però, fine a sé stessa. Utile, ostentata eppure senza alla fine risultati convincenti. Sensazione di desiderio di profondità di ideali senza scalfitture degne di nota. Scollature e cachemire su tutto ciò che si sia già visto. I pensieri si stanno accavallando togliendomi il respiro. Sono al termine della notte , della mia notte, e non devo raccontarmi più nulla; le paure, le giornate a cercar lavoro inutilmente e le notti in bianco prendono linfa dalla dura partita con me stessa. Gli ostacoli mi hanno reso resiliente.
Se rispondessi in back ? Rovescio dopo mesi che perfeziono impugnatura Eastern ? Dovrei giocare a basket? Dovrei abbandonare il mio pensiero e la mia imprendibile voglia di essere altrove?
A rincorrere la mia vita, la mia realtà lontano da questa Provincia ligure che opprime ed attrae in un gioco perverso di rimando. Seguire la saetta fluorescente che osservo dall’altra parte della rete cercando di ingannare l’inutilità di alcune cose che ancora, mio malgrado, mi circondano. E che qui, in questa città del tutto ormai in disarmo per la realizzazione dell’immaginario, paiono fervere e perdersi in paillettes , giochi di carte e champagne.
Non so più; magari un backspin. Ritornata in me vedo in lontananza il lancio di palla del mio temibile avversario; capisco subito che qualcosa non vada. Il braccetto compie il miracolo. Epilogo: doppio fallo e vittoria scevra dall’adrenalina del dover chiudere ultimo punto. Alla fine, svuotati e senza scelta, seguiamo altre strade. Impervie all’inizio , ma di sicuro effetto nel medio periodo. Quello della programmazione, del progetto innovativo, delle start-up…che qui non esistono e muoiono in embrione.
Ho però risposto, in un batter di ciglia , soprattutto a me stessa. Da qui in poi , però , dovrà essere altra storia; agognato successivo step. Mente perfida e precisione chirurgica. Ciò che mi conduce ogni giorno sul rettangolo stregato rimane – parafrasando Buzzati – una personale “Boutique del mistero”.
E quel dannato rettangolo , hard, erba o terra che sia , è l’emblema del non essere sconfitti perché nati e cresciuti in Provincia. E’ il desiderio di scappare appena possibile da una realtà materna e matrigna all’unisono. Questa estate poche notizie; istruzioni per l’uso su creme abbronzanti ed infradito. Tempo scandìto, tutto secondo copione e qualche Caffè letterario . Nessuna tensione degna di alcunché; poche news accattivanti. Cronaca sulle Società partecipate da bollettino rosso.
La banalità impera con la poca voglia e necessità di guardarsi intorno e, soprattutto, dentro. Si scivolerà senza alcun dramma o enfasi nell’autunno; ti guaderai intorno e scorgerai dietro l’angolo novembre. Il mare avrà perso il suo azzurro ormai sbiadito nel più rassicurante colore delle onde .
Non è Rimini di Tondelli; nulla di trasgressivo o peccaminoso. Insomma il quasi perfetto finto ordine. Trend in calo; i russi che cercano magioni presso le quali atterrare in eliporto. La mia passione tennistica mi preserva, al meglio, dall’inutilità del ritmo quotidiano dello pseudo vacanziero; in un luogo che incanta, attrae e deprime allo stesso tempo.
Terminata manifestazione degna di nota “Solea” casa della Cultura. Forse poco pubblicizzata ed ormai passata. Artisti , poeti a discettare e leggere nel Forte di Santa Tecla . Spazio dedicato ai “Miti per la gente comune”; mai titolo fu più pertinente e correlato nel più intimo alla stessa essenza del nostro territorio di frontiera. Ormai frontiera in guerra minata da tensioni non comuni e comunitarie.
Il Forte, ora con aspetto del tutto reinventato da progettazioni ardìte ed efficaci dettate dalla Soprintendenza di Genova (in altre situazione di tutela di immobili e monumenti della città assai più latente ), un tempo ospitava il Carcere di Sanremo. Rifugio obbligato ed invìso dove le anime perse dei reclusi intrecciate alle infelicità poliedriche riuscivano a creare un’atmosfera del tutto particolare degna di un film noir o delle più crudeli bolge dantesche. Entrando si trattava solo di comprendere tragitto, chi fosse Caronte e nomi dei compagni di viaggio destinatari della visita.
Ora l’Ufficio Matricola è adibito con charme scenografico a ritrovo e salotto letterario…si ha la sensazione che, terminato proprio Inferno emozionale, si possa con lievità dedicarsi a cultura e consapevolezza di sé. Seguendo una rinnovata sceneggiatura tanto estemporanea quanto sorprendente.
Inizieremo – se lo vorrete – un viaggio senza una mèta precisa, un girovagare nel Ponente ligure tra emozioni, gastronomia , sport e passioni .Intermezzo di qualche notizia degna di nota; finora estate avara e becera. Se la realtà delude rimane il miracoloso risveglio della fantasia; meglio della cronaca e salvifica per il nostro cuore. Potendo così far finta, addolcendo le aspirazioni delle nostre intelligenze emotive, che la banalità sparisca dentro le lacrime salate per il malcelato riso nell’ormai notte di mezza estate.
Paola Moroni
(Fine prima puntata)