Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Compie 10 anni la Comunità Benedettina di Villatalla (IM). Tre monaci tradizionalisti pregano e lavorano dall’alba al tramonto. Ma ora si parla di trasferimento a Pieve di Teco


Magnificat! ( il cantico del primo capitolo del Vangelo secondo Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo). Ora et labora (prega e lavora). Siamo nel piccolo monastero di Villatalla: qui vivono tre monaci Benedettini dell’Immacolata Casa Santa Caterina da Siena. Li ospita la vecchia canonica della frazione di Prelà (IM). Praticano, unico esempio in Liguria, l’orario degli antichi uffici: il ‘mattutino’ nel cuore della notte (3h30), lodi (h6), orazione mentale (6,30), Prima (7), Terza (9,15, domeniche e feste 9,45), Santa Messa (9,30, domeniche h 10), Sesta (12,15), Nona (14), Vespri (18), Rosario (18,30, di domenica e  nelle feste anche l’adorazione eucaristica), Compieta (ore 20, l’ultima delle ore canoniche dell’ufficio divino, con cui si conclude la preghiera della giornata liturgica). Ci sono probabili novità all’orizzonte e una storia di vita abbastanza inedita e forse ‘misteriosa’ per i comuni mortali.

Villatalla Mons Oliveri con padre Stefano Manelli (leggi a fondo pagina la sorte toccata al frate, 84 anni, in un articolo su Papi e dintorni a firma del vaticanista Marco Tosatti), il parroco di Villatalla e sacerdoti della diocesi.

Durante l’incontro con la stampa locale, in occasione della Festa del santo patrono,  San Francesco di Sales, un paio di giornalisti imperiesi hanno chiesto notizie, al vescovo Guglielmo Borghetti, sulle voci di un possibile trasferimento dei Benedettini di Villatalla a Pieve di Teco nell’antico convento – monastero, da anni in gran parte inutilizzato. Risposta: “No comment, vedremo”. 

Porta la data del 21 marzo l”erezione canonica’ della comunità benedettina in occasione della Festa di San Benedetto. L’Abate Jehan De Belleville, interpellato da trucioli, dice: “Il trasferimento è in fase di studio, non è né sicuro, né deciso. È una proposta generosa del nostro vescovo, ma dobbiamo cercare se è possibile di risolvere tanti problemi importanti.” E per la prima volta un organo di informazione giornalistica racconta la giornata e le aspirazioni di Padre Jehanfra Antonio e del neo fra Mariano. Tra preghiere, castità, povertà, lavoro, cella. Con la fine dell’era del vescovo  Mario Oliveri e l’avvento del successore Borghetti, voluto alla guida della diocesi da papa Francesco.

L’Abate Jehan ha un’altra significativa preoccupazione: “E’ necessaria molta discrezione nel divulgare indiscrezioni  stampa a causa degli abitanti di Villatalla e tanti amici vicini che non vorremmo turbare inutilmente “. Vale a dire, è fuori luogo fare anticipazioni se non è  ufficiale il ‘trasloco’. Se da una parte sussiste il timore che gli abitanti della frazione della Val Prino, a 551 slm, (70 anime, 36 maschi, 34 donne, 3 stranieri di cui 2 donne, 17 uomini celibi, 8 donne nubili, 32 coniugati, 11 vedovi),  salgano sulle barricate, dall’altra, per Pieve di Teco e l’alta Valle Arroscia, sarebbe una buona notizia. Infatti, tra le rarissime informazioni che si possono leggere sui media imperiesi, Riviera 24 nel maggio 2015, scriveva: “I monaci di Villatalla cercano in tutti i modi di rendersi utili al prossimo, alla gente del borgo e della vallata, arrivano anche fedeli dalla Francia e fuori regione”.  Infatti attorno all’opera evangelica – tradizionalista dei monaci c’è un  costante richiamo. Interesse a scoprire una realtà monastica d’altri tempi, ricca di liturgia, dell’uso del latino in tutte le celebrazioni, con riti secolari, un certo fascino mistico e solennità.
Tra i seguaci più attenti, non manca chi ha già scritto, come emerge dai post del sito curato da padre Jehan, qualche riflessione preoccupata sulla sorte della comunità benedettina tradizionale di stretta osservanza, nata a Villatalla il 2 luglio 2008, fondata da due monaci provenienti dall’abbazia di Le Barroux (Francia), su richiesta di Monsignor Mario Oliveri, oggi vescovo emerito della diocesi.
Padre Jehan accoglie il vescovo Borghetti

Ecco un commento ed un interrogativo: “Qualcuno mi sa dire qualcosa su padre Jehan De Belleville, discepolo di dom Calvet, e sulla sua fondazione monastica a Villatalla ? Da più di un anno sul web non ci sono più notizie relative ai benedettini dell’Immacolata. Non so se proseguirà la fondazione di padre Jean. Specialmente dopo l’arrivo del vescovo coadiutore ad Albenga. ….”. Risponde un altro lettore del sito: “Purtroppo la grande massa di fedeli che ha avuto il lavaggio del cervello dai post/conciliari, quello che dici non solo non lo capisce, ma neanche lo immagina (rivolto al lettore che poneva interrogativi ndr); purtroppo è una massa informe che non riesce più a ragionare col proprio cervello, ma ragiona col cervello degli altri, di coloro che l’hanno imbevuta in questi 50 anni. Altrimenti o andrebbero dai protestanti oppure dai tradizionalisti; l’ibrido mi fà venire l’acido allo stomaco”. Interviene un terzo lettore: “ In Europa questa cosa gli ex pseudo/cattolici non riescono neanche a immaginarla; si credono ancora cattolici; purtroppo troppo pochi ragionano col proprio cervello e studiano e s’informano seriamente.”

LE ANTICHE USANZE A VILLATALLA – Secondo un’usanza antica, il celebrante durante la Messa invita la comunità al raccoglimento con l’avvertimento solenne del Dominus vobiscum. «Il Signore sia con voi!», dopo di che i fedeli rispondono: «E con il tuo spirito». Il Signore dev’essere con il sacerdote per renderlo degno di esprimere i voti della comunità. Dev’essere con i fedeli per renderli attenti alla preghiera. Il ‘faro quotidiano‘ dei monaci sono: Il Breviario, il Messale, il Processionale che contengono una quantità di orazioni straordinarie per eleganza di stile, penetranti e profonde per pensiero. Una considerazione tra le righe del sito dei monaci di Villatalla: “Le nostre collette sono tra le testimonianze più antiche della pietà della Chiesa primitiva; esse sono sopravvissute a lente trasformazioni della liturgia e risultano di considerevole interesse.” E ancora: “Due caratteristiche meritano di essere sottolineate: la ricchezza dottrinale e il valore pedagogico. Il latino delle orazioni ci fa pregare con tanto gusto ed esattezza, che la traduzione talvolta è impossibile. Come tradurre parole come: «ostia», «pietas» o «devotio»? A venti secoli di distanza, la parola calcata sul latino appare vuota della sua sostanza o ha cambiato significato.”
PROGETTO DI VITA MONASTICA E AVVENIMENTI –   Il progetto di vita monastica ha segnato gli esordi della fondazione di Villatalla nel suo primo anno di cammino. “Le nostre informazione  religiose– viene rimarcato sul sito internet – sono soprattutto un appello alla carità della vostra preghiera e, per chi può, una domanda anche di un aiuto materiale. L’11 luglio, giornata di festa al monastero per la solennità di San Benedetto, la chiesa si riempie per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito tradizionale “. Tra i primi celebranti  l’allora vicario generale, monsignor Giorgio Brancaleoni, circondato da diaconi, suddiaconi e altri officianti.
La consacrazione di Fra Mariano nella cerimonia officiata dal vescovo Borghetti con don Marco Cuneo e l’Abate Jehan

L’ARRIVO DEL NUOVO VESCOVO BORGHETTI –  Il commento dei monaci: “Monsignor Borghetti ha dovuto prendere tempo per conoscere la sua nuova diocesi e farci una prima visita il 12 marzo 2016. Pubblicamente e a più riprese egli ha dichiarato che, pur non avendo sensibilità tradizionale, nondimeno avrebbe rispettato pienamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Ed è stato di parola: diverse messe sono attualmente celebrate nella diocesi secondo il rito tradizionale a richiesta di gruppi di fedeli”. Lo stesso Borghetti, peraltro senza echi di cronaca sui media assai attenti al ‘nuovo corso’, dopo il ventennio del vescovo Oliveri, il 21 marzo scorso ha fatto visita al monastero di Villatalla “ad erigerci e a ricevere i nostri voti monastici. E su sua richiesta, la messa tradizionale celebrata in forma solenne da monsignor Brancaleoni, già vicario generale di monsignor Oliveri e lo stesso monsignor Borghetti ha assistito dal coro….”.

UNA CHIESA GREMITA –  La festa del trapasso del  beato Padre San Benedetto è stato un “giorno di grazia e di gioia a Villatalla“. La spiegazione affidata alla descrizione del sito del monastero: “ In una chiesa gremita, mons. Guglielmo Borghetti è venuto ad erigere il nostro monastero in Istituto di Vita Consacrata di diritto diocesano nel corso della messa solenne celebrata in rito tradizionale”. Non solo. Presenti una quindicina di sacerdoti della diocesi e numerosi sacerdoti di diocesi vicine, amici della comunità. Il Sindaco Eliano Brizio con la fascia tricolore, il maresciallo Daniele Bertolino comandante la stazione dei Carabinieri, accompagnato del suo vice, in rappresentanza delle autorità ufficiali del paese. Numerosi i fedeli amici e oblati accorsi per “assistere e per unirsi con il cuore e con la preghiera alla grazia di questa cerimonia così bella e commovente, nel cuore della quale Padre Jehan e Fra Antonio hanno rinnovato i loro solenni voti monastici, mentre Fra Mariano prometteva obbedienza, conversione dei costumi (castità e povertà) e stabilità per tre anni”

Il clero diocesano e i monaci benedettini nella foto ricordo con il vescovo Borghetti a Villatalla

L’OMELIA DEL VESCOVO – Nell’omelia, mons. Borghetti ha sviluppano con “eloquenza la definizione di monaco che dà San Benedetto, un «cercatore di Dio», di quel Dio di cui il monaco ha fatto l‘assoluto della sua vita”. Ecco un ulteriore estratto di cui si può ammirare la profondità di pensiero e analisi: «…..L’etimologia del termine “monaco” significa colui che è “solo”. Allora ci si domanda legittimamente: perché la Chiesa cattolica dovrebbe sostenere la scelta di colui che vuole “restare solo”? Non sarebbe più utile orientare le vocazioni verso una vita più simile a quella delle parrocchie, soprattutto oggi che i sacerdoti sono sempre meno numerosi?  In realtà, a ben considerare la vita monastica, essa ha un’importanza particolare nella vita della Chiesa, come ha sempre sottolineato il magistero petrino. L’uomo ha per natura una dimensione religiosa che non si può sopprimere e che orienta il suo cuore alla ricerca dell’assoluto, di Dio, del quale avverte più o meno chiaramente e confusamente l’insaziabile bisogno. Quando nel corso degli eventi della vita tale bisogno affiora alla coscienza, esso fa dell’uomo un cercatore di Dio. Per San Benedetto questo è il segno fondamentale e il criterio di un’autentica vocazione monastica. Nell’ambiente cristiano questa ricerca è diventata la «sequela Christi», cioè a dire la «via che porta a Dio», nell’ascolto obbediente della sua Parola di grazia, di verità e di vita. Il monaco non è dunque un uomo solo ma un uomo che, attraverso la solitudine del suo stile di vita, mette al centro di tutto Dio, creatore del cielo e della terra. Dio autore della grazia che dà senso alla vita presente e futura, alla vita che continuerà dopo il passaggio cruciale della morte e della decadenza del corpo mortale. La vita e la morte vi sono assunte nella speranza del Regno. È questo tutto il senso della visione che ebbe San Benedetto quando contemplò il mondo intero raccolto sotto un unico raggio di luce che l’univa a Dio: è nel loro intimo rapporto con Dio che tutte le realtà di quaggiù sono assunte e trasfigurate. È dunque la ricerca di Dio che definisce il monaco e che costituisce l’asse su cui poggia la sua vita di preghiera, di lavoro e di esempio per noi tutti che siamo nel mondo senza essere del mondo “.

Dopo la liturgia solenne e grandiosa della preghiera è stato la volta ” altrettanto sacra dell’amicizia attorno ad un rinfresco. Sono i conviti gioiosi in cui si ritrovano tutti coloro che si sono uniti nel silenzio estasiato di una stessa comunione santa, ” annota padre Jehan

L’APPELLO DEI BENEDETTINI DELL’IMMACOLATA

Casa San Giovanni: prima

Casa San Giovanni: prima

 

“Cari amici, nell’arco di due anni, grazie al vostro aiuto, siamo stati in grado di rifare il tetto e la facciata della casa San Giovanni, dalla quale dovremmo ricavare tre ulteriori celle, un refettorio, una cucina separata ed un capitolo per le riunioni della comunità. Potete vedere qui sotto la trasformazione, la quale tuttavia riguarda solo gli esterni.

Casa San Giovanni: dopo

Casa San Giovanni: dopo

Siamo ora pronti a ristrutturare gli interni, dove tutto è da rifare: rivestimenti, tinteggiature, impianto idraulico, impianto elettrico  e impianto di riscaldamento, oltre a porte e finestre.  Sono ben consapevole che la situazione finanziaria di molti di voi è difficile e che molte comunità legittimamente vi sollecitano da più parti per le loro opere di apostolato. Approfitto tuttavia della grazia della Quaresima e dell’invito della Chiesa alla penitenza e alle opere di misericordia per richiamare la vostra attenzione e il vostro cuore sulla nostra comunità e sui suoi bisogni vitali.

Il futuro refettorio

Nell’immagine il futuro refettorio con lavori in corso

“Voi conoscete la grandezza e la necessità della preghiera non solo per ciascun cristiano ma anche per la salvezza del mondo”. E «il monaco è l’uomo della preghiera», diceva Dom Gérard. «L’anima contemplativa – scriveva Gustave Thibonnon è uno scrigno chiuso. Al di là delle parole e dei gesti e degli stessi pensieri e sentimenti, essa diffonde sulla terra i tesori che prende dal cielo. Questi luoghi di vita interiore sprigionano irradiazioni segrete che cambiano la temperie circostante. Poiché la preghiera non è solo domandare a Dio questa o quella cosa, non è neppure occuparsi esclusivamente della propria salvezza personale, è aprire le valvole attraverso qui penetra la grazia, è permettere a Dio di circolare nel mondo. E là dove tale circolazione rallenta o si arresta, la vita temporale essicca ed incancrenisce come un membro non più irrigato dal sangue. Il monaco immobile nella sua cella e solo davanti a Dio abbraccia e penetra l’intera estensione dello spazio e del tempo: la sua preghiera, ricadendo sugli uomini, agisce più sull’essenza che sull’apparenza, e questa infiltrazione divina è troppo profonda e troppo pura perché un pensiero di quaggiù possa comprenderne i sentieri. Chi dunque oserà assimilare la comunione dei santi ad un fenomeno sociologico? È l’intersoggettività assoluta che, al di là di ogni segno sensibile, unisce le anime alla pura interiorità della loro sorgente». E il nostro autore aggiunge: «Si parla di “vuoto” dell’esistenza dei monaci. Essa è un vuoto al pari delle porosità dell’organismo, ma è attraverso tali porosità che il mondo respira Dio».

“La cella è il vestibolo del cielo, è il secondo santuario”.
Dom Romain Banquet

“Queste sublimi parole dicono infinitamente di più di quanto io saprei dire l’importanza della vita contemplativa e la necessità vitale di sostenerla con un aiuto temporale senza il quale essa non potrebbe svilupparsi ed intensificarsi. I monaci sono al contempo il diapason di quel Dio che pregano e che servano, «il Dio degli eserciti che si è fatto il Dio disarmato», che fa dipendere il più alto dal più basso, il superiore dall’inferiore, poiché se la terra non ha bisogno della rosa, la rosa ha tuttavia bisogno della terra. La preghiera è l’Opera delle opere. Essa precede ogni apostolato, sostenendolo segretamente ed efficacemente. Ma senza il vostro aiuto essa non può crescere e prosperare sotto il cielo di questo mondo, che pur deve salvare dal male e dal dolore. Vi ringraziamo in anticipo di tutto cuore per l’aiuto caritatevole che vorrete recarci. La nostra gratitudine si esprime in modo particolare attraverso la messa che celebriamo mensilmente per tutti i nostri benefattori. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie. «Fai l’elemosina con i tuoi beni – dice Tobia – e non distogliere lo sguardo da nessun povero, perché non avvenga che lo sguardo di Dio si distolga da te»

“Siamo felici di annunciare la prossima erezione canonica della nostra comunità, a cui provvederà il nostro nuovo vescovo Monsignor Guglielmo Borghetti il

L’arrivo del vescovo Oliveri a Villatalla per la visita ai monaci benedettini

prossimo 21 marzo, in occasione della festa di San Benedetto. Il 19 gennaio 2015 ne avevamo fatto richiesta a Monsignor Oliveri nei termini seguenti, che riassumono la situazione della comunità sin dalla sua fondazione. L’approvazione delle Costituzioni da parte della Santa Sede è una condizione di validità per l’erezione di un istituto diocesano. Firmata il 25 marzo 2015, essa è giunta troppo tardi a Monsignor Oliveri poiché quel medesimo giorno, su richiesta di Papa Francesco, egli rinunciava alla giurisdizione discendente dalla sua carica di vescovo diocesano. Monsignor Borghetti ha dovuto prendere tempo per conoscere la sua nuova diocesi e farci una prima visita il 12 marzo 2016. Pubblicamente e a più riprese egli dichiarava che, pur non avendo sensibilità tradizionale, nondimeno avrebbe rispettato pienamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Ed è stato di parola: diverse messe sono attualmente celebrate nella diocesi secondo il rito tradizionale a richiesta di gruppi di fedeli…”

Capella S. Madalena di Bedoin dove nacque la grazia fondatrice nel 1970

Capella S. Madalena
di Bedoin dove nacque la grazia fondatrice nel 1970

“Cari amici, vengo a condividere con voi la nostra gioia di ricevere l’approvazione della santa Chiesa per continuare la nostra vita monastica nella completa fedeltà alla grazia trasmessa e ricevuta a Bedoin nel 1970 da Dom Gérard, di cui ho l’onore di essere il primo discepolo. Magnificat! Vi ringraziamo per le vostre preghiere che ci accompagnano in questo giorno benedetto e noi stessi vi ricordiamo nelle nostre ogni giorno. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie!”_EMC2319

 

“Arrivederci caro Monsignore Oliveri, che il Signore vi benedica e vi ricompensi per essere sempre stato il Pastore fedele al vostro motto nella fede trasmessa e nella pace comunicata alle anime: “Fides et Pax”.

IL VERBO DEI TRADIZIONALISTI – Dove sta andando la Chiesa cattolica, si chiedono a Villatalla ? “La Chiesa Una Santa è viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una ‘mutazione genetica’ o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti? Ci confrontiamo per “resistere”, nella fedeltà. Brillanti massime che illuminano la nostra strada”.

Non un cenno al lungo dramma pastorale, giudiziario, umano che ha vissuto, sconvolto, la diocesi di Albenga e Imperia negli ultimi decenni. Nessun cenno alle ‘pecorelle smarrite” (sacerdoti diocesani, per lo più arrivati da fuori, che hanno ‘prodotto’ il più imponente archivio stampa scandalistico della storia locale e non solo, senza che, a quanto ci risulta, sia mai stata chiesta una rettifica ai sensi dell’articolo 8 legge 8 febbraio 1968, è in una solo caso la diocesi tramite il vicario Brancaleoni aveva sporto querela (archiviata) in seguito alla pubblicazione, di trucioli.it, delle rivelazioni di un prete sulla vita ‘spensierata’ di un manipolo di parroci ‘tradizionalisti ?’ che erano soliti frequentare un centro di massaggi e bellezza per soli uomini a Nizza. Si aggiungano le devastanti ‘confessioni – rivelazioni’ rese davanti ad un magistrato inquirente e polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Savona da un sacerdote ‘pentito’, molto addentro e certe realtà assai poco virtuose. Del caso si occuparono cronache e locandine (una delle tante) de Il Secolo XIX, La Stampa. Seguì l’annuncio iniziale di querele per calunnia e diffamazione, poi che si sarebbe ricorso solo alla giustizia canonica, infine a quanto pare il ‘perdono’. Tralasciamo di riscrivere nome e cognome trattandosi di un ‘pastore’ ora alle prese con una grave malattia.

Ora et labora, dicevamo. Non sappiamo quale sarà il destino del trasferimento (si o no) a Pieve di Teco, che comunque non va interpretato come una ‘punizione’ o una ‘presa di distanza’ del vescovo e dei suoi più stretti collaboratori ai quali è difficile immaginare che non ricorra mons. Borghetti. Ricordiamo un particolare di un nostro incontro con il predecessore Oliveri quando era in carica e lamentava una presunto accanimento: “Tutte le mie decisioni le ho prese, nel corso degli anni, con i collaboratori più vicini, dai vicari, don Damonte e don Brancaleone, all’economo don Gerini....”. Come dire, è ingiusto additarmi ad unico responsabile, mettermi in croce, quando nessuno ha mai contrastato il mio operato.

I tre monaci di Villatalla non solo sono molto attivi nella vita ‘con Cristo’, coltivano l’orto della ripristinata canonica, a lungo rimasti incolti. Soddisfatto padre Jehan: “Abbiamo la gioia di cogliere insalate, ravanelli, piselli, ma anche pomodori e patate, melanzane, cipolle, zucche e zucchine, carote, ogni ben di Dio si direbbe e di madre natura”.

Nella chiesa di Villatalla il giorno della festa di San Benedetto con due vescovi (Oliveri e Borghetti) con sacerdoti e monaci

ERA L’11 LUGLIO 2013 – La cronaca di Sanremo news narra che ” per la festa di San Benedetto, il vescovo Oliveri, ha celebrato a Villatalla un pontificale in latino secondo il rito tradizionale antico. Si sono uniti alla festa religiosa, non solo gli abitanti del paese molto solidali con i monaci, ma anche il parroco di Villatalla, il rev don Tomas Iochewmczyyk (nato a Katowisce, capitale della Slesia polacca, 42 anni, ordinato sacerdote dal vescovo Oliveri il 18 dicembre 2010 con incarichi di arciprete a S. Michele di Villatalla, SS. Annunziata a Tavole, San Gervasio e Protasio di Prelà, San Giovanni Battista di Molini di Prelà ndr); il parroco di Civezza don Marco Cuneo (ora rettore  del santuario diocesano di Nostra Signora della Rovere a San Bartolomeo al Mare e canonico del Capitolo della Concattedrale di Imperia San Maurizio e Concattedrale di Oneglia), i vice parroci di Laigueglia don Francesco Ramella e della cattedrale di Albenga don Maurizio Morella, oltre il cancelliere della diocesi  can. Tiziano Gubetta,  altri sacerdoti e fedeli provenienti anche da altre diocesi, tra cui quella di Ventimiglia e Sanremo. Don Morella, ordinato sacerdote a 30 anni, originario di Lanzo Torinese: dopo aver studiato nel seminario di Albenga, ha svolto la pratica pastorale nella parrocchia di Peagna, con monsignor Fiorenzo Gerini (la veneranda età ha imposto di trasferirsi nella casa di cura La Presentazione di Loano), nella chiesa di San Giovanni Battista dove ha celebrato la sua prima messa. E dopo 7 anni di servizio nell’Agesci – Capi, come Assistente Ecclesiastico e  Amministratore parrocchiale di Nasino e Castelbianco, don Maurizio ha lasciato per un nuovo incarico pastorale nella Diocesi di Ivrea. Tra i presenti i frati francescani  dell’Immacolata del Santuario della Madonna delle Grazie della Rovere.

A tutti i ringraziamenti di Padre Jehan per la vicinanza e l’affetto dimostrato.

Luciano Corrado

CHI E’ PADRE MANELLI

Non ha fine il calvario per padre Stefano Manelli, fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata (FFI), istituto commissariato ormai da quattro anni, senza che sia stata fornita mai dalle autorità competenti una motivazione chiara del provvedimento. Si parlava di una possibile “deriva lefebvrista”; il che adesso fa un po’ ridere, posto che il Pontefice è più che pronto ad accogliere gli eredi di Marcel Lefebvre con una Prelatura personale nella Chiesa. L’opinione che si può azzardare dall’esterno è quella di un’identificazione di cause molteplici: Un assalto alla gestione del fondatore da parte di un gruppo di “giovani turchi” che volevano impadronirsi dell’ordine, uno dei più fiorenti –allora – dal punto di vista delle vocazioni (ora devono importarle dalla Nigeria, in spregio alla direttiva vaticana che impone la formazione in loco); e poi i soldi, la “roba”.

E’ un ipotesi che aiuta a capire sia la furibonda, e diffamatoria campagna di stampa che è partita su presunti abusi alle suore ; accuse archiviate nel novembre scorso dalla magistratura. Ma che avranno probabilmente un seguito, pesante dal punto di vista finanziario e professionale, per alcuni siti web spazzatura e giornali che verranno perseguiti civilmente, con richiesta di danni cospicui, dalle vittime. E anche le ultime mosse della Congregazione vaticana per i religiosi. Non tanto il Prefetto, il brasiliano João Braz de Aviz, quanto il segretario della Congregazione, José Rodriguez Carballo, francescano, che tiene un rapporto diretto con il Pontefice. Carballo è direttamente coinvolto nello scandalo finanziario che ha provocato il crack dei Francescani a livello mondiale. Era Ministro Generale all’epoca dei fatti. Uno scandalo che è stato tale da porre “in grave pericolo la stabilità finanziaria della Curia generale”, come scrisse lo statunitense Padre Michael Perry, responsabile dell’ordine, in una lettera indirizzata a tutti i fratelli. Il caso è scoppiato dopo la decisione da parte della Procura svizzera di porre sotto sequestro decine di milioni di euro, depositi – pare – investiti dall’ordine in società finite sotto inchiesta per traffici illeciti di armi e di droga.

Tornando ai Francescani dell’Immacolata. Il patrimonio non è indifferente: si parla di 59 fabbricati, 17 terreni, 5 impianti fotovoltaici, 102 autovetture, più numerosi conti bancari. Posti sotto sequestro all’inizio del commissariamento, la giustizia ha poi deciso che dovevano essere dissequestrati e riaffidati alle associazioni di laici che ne erano titolari, a causa del voto di povertà assoluta praticato dai FFI. Respinta dalla giustizia ordinaria, la Congregazione vaticana ha aumentato le pressioni sull’83enne padre Manelli, obbligato dal Vaticano a una forma di clausura; che oggettivamente nel 2017 ha un gusto (pessimo) di altri tempi. Fra le altre cose a padre Manelli, di recente, è stato chiesto formalmente a nome del Pontefice, di confermare la sua fedeltà e obbedienza al Pontefice stesso. Il che ha fatto.

Circa quindici giorni fa padre Manelli ha però ricevuto una lettera da parte della Congregazione per i religiosi in cui gli si chiedeva di mettere in disponibilità della Chiesa i beni temporali adesso sotto il controllo delle associazioni di laici. Ingenuamente il fondatore dei FFI ha risposto che non poteva mettere a disposizione nulla, perché i beni erano sotto il controllo delle associazioni di laici. Forse avrebbe fatto meglio a chiedere un incontro con i laici stessi e far loro presenti le richieste vaticane; ovviamente poi i laici, che non sono tenuti all’obbedienza avrebbero potuto agire come meglio avrebbero creduto. Non ha usato questa astuzia, e adesso il Vaticano può usare la sua risposta come una forma di mancata obbedienza al Papa; e quindi ne possono seguire sanzioni canoniche. A margine c’è da dire che quest’uso dell’obbedienza come un’arma sta diventando frequente. Ricordiamo come fra’ Matthew Festing, Gran Maestro dell’Ordine di Malta, sia stato obbligato dal Pontefice a dimettersi, e a firmare una lettera dai contenuti più che discutibili proprio facendo leva sull’obbedienza. Un brutta abitudine che corre il rischio di cronicizzarsi.


L.Corrado

L.Corrado

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