L’ordinanza n. 01 del 03.01.2018 non è della Provincia di Savona, bensì del Comune di Vezzi Portio; ordinanza che rimane attualmente unica del suo genere, in quanto dove è presente la vera criticità non vi è traccia.L’ordinanza ha come oggetto le misure di sicurezza a tutela della pubblica incolumità da attivare in caso di emergenza meteo-idrologica conseguenti al monitoraggio della stabilità del versante soprastante la S.P. N° 8 (via Finale) nel tratto compreso tra la località Cornei[1] ed il confine comunale (art. 54 comma 4 del D.Lgs. 267/2000). [1] Meglio individuata tra il ponte di Orco dopo la località Carrara ed il confine comunale. La località Cornei è già in territorio di Finale Ligure.
Art. 54. Attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale
(articolo così sostituito dall’art. 6 della legge n. 125 del 2008)
4. Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato provvedimenti[, anche]
contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione.
(comma dichiarato costituzionalmente illegittimo da Corte costituzionale, con sentenza n. 115 del 2011, nella parte in cui comprende la locuzione «, anche» prima delle parole «contingibili e urgenti»)
Con questa Ordinanza il Comune di Vezzi, in caso di allerta Arancione e Rossa, per 150 metri , si attira le improperie di tutti gli abitanti del Comune e di quelli dei Boragni e di Orco, perché ?
Perché promuove disagi a tutti i cittadini che, oggi, per raggiungere le loro abitazioni devono transitare necessariamente o dalle Manie o da Orco Feglino, allungando di numerosi chilometri il percorso. Perché promuove disagi anche per tutte quelle attività commerciali della zona, mi riferisco in particolare alle varie strutture alberghiere, di agriturismo e bed & breakfast, che rappresentano la nostra migliore proposta turistica.
150 metri che di fatto blocca il transito verso Finale Ligure, S.P n° 8 pericolosa nella sua totale lunghezza per lo scoscendimento delle rive di un terreno il cui
substrato è costituito da materiali di riporto sciolti, poggianti probabilmente sui termini di passaggio fra quarzite e calcari dolomitici (peliti quarzifere, marne, calcari marnosi), rocce geotecnicamente da mediocri a scadenti, a comportamento tendenzialmente pseudocoerente. E’ possibile alternativamente che in quest’area compaiano già le quarzite e gli scisti quarzo-sericitici affioranti più a monte, dalle caratteristiche geotecniche migliori. Comportamento pseudocoerente del substrato delle fondazioni, elevata acclività, eccessivo carico dei manufatti sul versante.
“….la vera criticità…”, sicuramente si trova dalla località Portio sulla S.P. N° 8 bis, con inizio al tornante San Bernardo, “(Relazione delle cause del cedimento manifestatosi sulle strutture della Chiesa di Portio – redatta da Michele Motta del Dip. Scienza della Terra dell’Università di Torino – e accorpata alla relazione presentata in data 22.08.1992, all’Ufficio Tecnico Diocesano di Savona) .
Fattori Predisponenti:Comportamento pseudocoerente del substrato delle fondazioni, elevata acclività, eccessivo carico dei manufatti sul versante e Cause Del Fenomeno:La causa principale è sicuramente la totale mancanza di opere di captazione delle acque di ruscellamento. A monte della strada permette il ristagno delle acque piovane, permettendone l’infiltrazione in profondità. in un’area in contropendenza immediatamente alla base del muro esterno si accumulano le acque raccolte da almeno un centinaio di metri della strada provinciale, del tutto priva di canaletti di scolo. Ha probabilmente influito sul primo manifestarsi del fenomeno anche la costruzione del rilevato stradale ed il frequente transito di veicoli pesanti.
La criticità si attua quando la “piezometrica” si abbassa; ed ecco si forma quel movimento franoso del tutto simile alle slavine. Per meglio descrivere la composizione territoriale cui si incunea la provinciale, parliamo dell’aspetto del finalese dal langhiano – serraviliano allo stato odierno [1]
La zona interna è definibile come un altopiano piatto, che a nord delle Manie acquista una sua singolarità. Infatti, circa 25 milioni di anni fa, in questa area esisteva un golfo separato dal mare aperto da una soglia, forse coincidente con l’altopiano delle Manie e della Caprazoppa: le acque di questo golfo possono essere assimilate ad una attuale zona caraibica con acque tranquille, calde, limpide che pullulavano di vita. Con gli eventi successivi che hanno portato ad un ulteriore sollevamento della catena alpina, questo fondo marino è stato sollevato a quasi 400 metri di quota, mantenendo quasi intatto il suo stato originario di giacitura formando un altopiano debolmente
inclinato verso sud: l’altopiano di Finale. Una volta esposto agli agenti atmosferici, l’altopiano è stato interessato subito da fenomeni di dissoluzione legati da un lato alla natura stessa della roccia, dall’altro al fatto che la roccia non è compatta, ma vacuolare e talora interessata da fratture generatesi durante le fasi di assestamento della catena alpina nel quartenario.
[1]Altopiani Carsici [da Morfoneotettonica dell’Altopiano delle Manie e zone circostanti di Augusto Biancotti e Michele Motta – Abbadia di Fiastra (Tolentino) 8-9 gennaio 1988]
Fig. 00 – Schema idrografico semplificato del finalese, rappresentante l’aspetto attuale [in proiezione cavaliera] della regione rappresentata nelle fig. 01 – 02 – 03 – 04 – 05.
Linee continue: linea di costa e corsi d’acqua principali.
Linea tratteggiata: limite della zona di affioramento di prevalenti rocce carbonatiche.
Sono state indicate le insellature degli spartiacque principali, interpretabili come relitti di paleovallate.
Il carsismo – Il carsismo prende il nome da un termine slavo “Kras” che significa pietra e indica un territorio molto particolare in cui la roccia è la protagonista principale delle forme del paesaggio. Se la roccia calcarea è la materia prima, c’è un altro fattore fondamentale senza il quale il fenomeno non si sviluppa ed è l’acqua piovana. L’acqua, nella sua discesa verso terra, si arricchisce di anidride carbonica (CO2) e, a contatto con la materia organica del suolo, diviene ancor più acida acquistando il potere di sciogliere le rocce che contengono carbonato di calcio (CaCO3).
Fig. 01 – Aspetto del Finalese nel Langhiano-Serravalliano, nel grande golfo al centro si deposita la Pietra di Finale oltre a scarsi materiali ghiaiosi provenienti da rii stagionali |
L’acqua, scorrendo sulla roccia, che non è mai perfetta ma presenta sempre fratture, fessure o buchi, va ad incanalarsi in queste vie preferenziali operando col tempo lo scioglimento del materiale lapideo che viene trasportato via dall’acqua stessa. E’ così che si formano le cavità sotterranee, con l’aiuto anche di altri fattori come crollo di blocchi o di pareti, unione di condotte molto vicine, fino a generare un ambiente sotterraneo molto complesso, fatto di gallerie, pozzi, saloni, cunicoli, vuoti o pieni di acqua a seconda della loro posizione ed età.
Ma il carsismo non è solo di tipo distruttivo ed in certi casi, quando l’acqua che scorre in sotterraneo è satura, cioè ha il massimo contenuto di carbonato di calcio a quella temperatura e pressione, comincia a depositare il minerale sotto forma di concrezioni, formando stalattiti, stalagmiti, vaschette, drappi, cristalli ed altre forme. Le forme del paesaggio carsico,tuttavia, non sono solo sotterranee ma anche superficiali come le terre rosse, i canyons, le doline, cavità a forma di ciotola create da crolli o dal flusso erosivo dell’acqua che scorre verso un punto di assorbimento, le valli fossili in cui non scorre più l’acqua perché catturata da cavità sotterranee, o le forme di modellamento della roccia come le docce di erosione, le erosioni alveolari, i campi carreggiati, le città di pietra ed altre ancora.
Se il sottosuolo costituisce un meraviglioso mondo ricco di forme che da sempre stimola la curiosità umana è anche vero che l’ambiente carsico, in generale, è un sistema molto delicato che è stato generato dai fenomeni naturali in migliaia di anni ma che l’uomo può distruggere in breve tempo se non ha la dovuta sensibilità di preservarlo dagli inquinanti e dall’azione di asporto di minerali, concrezioni, reperti fossili che sono patrimonio di tutti.
Erosioni alveolari – Forme di erosione caratterizzate da fori di forma subcircolare, vicinissimi tra loro, della dimensione variabile da pochi cm al decimetro, che conferiscono alle pareti l’aspetto di grandi alveari in pietra. La loro origine sembra sia dovuta a diversi fattori: da un lato la solubilità della roccia che è calcarea, dall’altro alla presenza nella roccia, già all’origine, di alveoli, cioè piccole cavità, che rappresentano superfici maggiormente attaccabili dai fattori esterni. Il vento porta dentro questi alveoli del materiale sabbioso che resta imprigionato e si muove con moti circolari, erodendo la roccia ed ampliando le cavità. Ma non è l’unico motivo. Pare infatti che dentro questi fori la presenza di umidità generi un microambiente che favorisce il proliferare di organismi come batteri ed alghe microscopiche i quali, rendendo più acido il substrato, ne favoriscono la dissoluzione. Questi fori, spesso comunicanti fra loro, hanno la profondità di pochi cm, oltre i quali la roccia è sana.
La presenza in gran parte dell’area di una superficie delle vette prova l’esistenza nel passato di una superficie d’erosione, debolmente inclinata verso S, e pressoché priva di depositi superficiali: nella cavità e nelle depressioni carsiche sviluppatesi subito al di sotto di essa mancano ciottoli di provenienza alloctona. Da quanto detto si può ipotizzare che essa costituisse un glacis di erosione. Poiché la superficie d’erosione rappresenta la più antica forma riconosciuta nella zona, e poiché è sicuramente di età posteriore al Serravalliano (dato che è estesa anche alla Pietra di Finale), il suo periodo di formazione può essere considerato come lo “Stadio 1” dell’evoluzione postmiocenica.
Fig. 02 – Aspetto del Finalese durante il Plio-Villafranchiano. L’area è occupata interamente da un glacis d’erosione, interrotto bruscamente da rilievi a settentrione |
Docce di erosione – Le docce di erosione (dette anche rinnenkarren) sono dei solchi larghi fino a 20 cm circa e lunghi anche svariati metri, abbastanza profondi e separati spesso da creste aguzze. Si generano su superfici molto inclinate per scorrimento dell’acqua con moto laminare ed hanno andamento rettilineo, mentre su superfici meno inclinate possono assumere un corso più tortuoso. Guardando verso le cime delle falesie a metà circa della Val Cornei si possono osservare sulle pareti rocciose numerosisolchi paralleli che sono, appunto, le docce di erosione.
Tale “suolo” è una evoluzione avvenuta nel paesaggio a cockpit e colline emisferiche della superficie sommitale dell’Altopiano delle Manie, e sui ripidi versanti dei bordi dell’altopiano;
Fig. 03 – Aspetto del Finalese durante lo stadio 2 [probabilmente nel “Villafranchiano caldo”]. Sotto un clima tropicale, nella zona di rocce carbonatiche si formano i cockpits, mentre i torrenti incidono il glacis più a monte, nella zona di rocce più erodibili individuando così un grande altopiano carsico. |
La maggior parte delle macroforme carsiche degli altopiani si presentano attualmente come cockpits o relitti di cockpits, ma possono anche essere semplici doline trasformatesi, in seguito in cockpits. Prima di continuare è opportuno ricordare che è in atto, nel periodo, la Prima fase di sollevamento della zona di affioramento delle rocce carbonatiche. L’ Altopiano che ne è scaturito, lungo 10 km e largo più di 5 km, sul quale si sviluppa ben presto un carsismo superficiale con la genesi di depressioni chiuse. L’altopiano è successivamente dissezionato da valli fluviali allogeniche, ma all’interno dei piccoli altopiani in cui viene suddiviso, i processi carsici continuano ad operare indisturbati, mancando quasi completamente un’idrografia superficiale anche durante i periodi più umidi: ciò è dimostrato dall’assenza di paleoalvei. All’interno degli altopiani, dove le depressioni non sono ancora state raggiunte dall’erosione rimontante, i cockpits e le altre macroforme carsiche continuano ad accrescersi tutt’ora: son ben evidenti i segni di corrosione marginale al bordo dei valloni, l’inghiottitoio centrale del cockpit dell’Altopiano delle Manie è ancora attivo. Da quanto detto non è esatto identificare soltanto lo Stadio 2a con il periodo di sviluppo dei cockpits, che tuttavia si sono evoluti in particolare durante i periodi caldi, cioè nei periodi corrispondenti agli interglaciali alpini a cominciare, forse, dal Villafranchiano inferiore.
Un’altra possibilità di datazione di questo Stadio è data dai reperti poleoetnologici ritrovati sull’Altopiano delle Manie in Località Terre Rosse durante una campagna di scavi eseguita dal Civico Museo di Finale Un esempio di valle fossile si ritrova in Val Ponci. Si tratta infatti di una valle fossile dato che il rio che vi scorreva e che ne ha inciso l’alveo, è stato ad un certo momento “catturato” dal sistema carsico profondo (ipogeo) e l’acqua deviata verso il Torrente Sciusa. La Val Ponci è quindi una valle secca in cui le acque scorrono solamente durante eventi metereologici di grande intensità. Ma non è solo una valle fossile. Essa è anche una valle sospesa e già osservandola da lontano è possibile notare il grande gradino morfologico che la contraddistingue. Questa morfologia è la conseguenza delle oscillazioni del livello marino del Quaternario causate dalle variazioni climatiche che hanno portato all’alternarsi di periodi glaciali ed interglaciali. Nel periodo glaciale abbassandosi il livello del mare, la linea di riva si spostava in avanti;in tal modo la foce dei torrenti si allontanava e le valli tendevano ad approfondirsi per erosione. Ciò però non è potuto accadere in Val Ponci perché nel frattempo la valle si era prosciugata e il fenomeno erosivo si è interrotto, lasciando un brusco salto di pendenza.
Le vaschette di erosione – Si tratta di cavità non molto profonde di forma variabile da circolare ad ellittica ed allungata. Possono essere anche ramificate e la loro sezione mostra dei bordi verticali ed il fondo piatto. A volte si incrociano con dei canaletti che funzionano da immissari per l’acqua che scorre sulla superficie ed altri che la fanno uscire, quando eccede, funzionando così da emissari. Questi canaletti col tempo tendono ad approfondirsi ed arrivano a livello del fondo vaschetta, a questo punto l’acqua non ristagna più e si trasforma tutto in un unico canale. Sul fondo di queste vaschette, che sono note anche col nome slavo di Kamenitze, si vanno a depositare polveri argillose, foglie ed altri resti vegetali che decomponendosi creano un habitat per piccoli organismi che riescono a sopravvivere anche nella stagione secca, grazie a questa umidità trattenuta. Tali vaschette si formano a partire da irregolarità della roccia come piccoli buchi o fratture, fessure dove l’acqua piovana leggermente acida riesce a sciogliere la roccia con più facilità. La roccia si scioglie con maggiore facilità dove arriva il pelo libero dell’acqua che, essendo a contatto diretto con l’atmosfera, è più ricco in anidride carbonica; ma il livello dell’acqua non è costante e tende a scendere nei periodi siccitosi e da ciò deriva la loro particolare conformazione.
Fig. 05 – Aspetto attuale del Finalese [semplificato], conseguente alla ripresa del sollevamento della regione. |
Ripresa del sollevamento
Segue un brusco sollevamento relativo all’area non tanto dovuto ad una ripresa dell’attività tettonica [che era durata per tutto il terzo stadio] quanto piuttosto ad una regressione marina. L’abbassamento del livello di base, legato all’eustatismo, è più rapido dello Stadio 2: fra 60 e 160 m di quota si trovano grotte piccole ed in numero limitato. In questo stadio si ha un notevole ringiovanimento di quasi tutto il reticolo: i vecchi fondovalle, con l’eccezione già citata del Ponei, erano erosi,
Tornando alla nostra ordinanza,
Dopo una parte narrativa, il Sindaco Ordina:
1 – per ragioni connesse alla tutela della pubblica incolumità, in condizioni di allerta meterologico di colore ARANCIONE o SUPERIORI, la S.P. n. 8 che interessa il territorio comunale, precisamente nel tratto compreso tra il ponte sul Torrente Sciusa di accesso al Comune di Orco Feglino e il confine con il Comune di Finale Ligure, sarà chiusa al transito. La segnalazione di chiusura al transito sarà mantenuta attiva per le 48 ore successive il termine dell’allerta nel caso in cui allo stato di allertamento sia effettivamente seguita una rilevante precipitazione.
2 – Al Responsabile dell’Ufficio Tecnico comunale:
a – di provvedere, all’attuazione della misura disposta al punto 1), mediante apposizione stabile di adeguata cartellonistica informativa per la popolazione e messa in opera di segnaletica, idonea a dare puntuale e univoca informazione agli utenti sulle condizioni di rischio e sullo stato di non transitabiltà della strada.
b – di attivarsi tempestivamente nei confronti dei competenti settori della Provincia, al fine di individuare e rendere operativa la messa in sicurezza del versante interessato, così da superare la misura in deroga che si configura come fortemente penalizzante per i residenti della vallata.
É questa la prima ordinanza che va a sostituirsi alla Provincia,la quale non va oltre ovvero non stigmatizza, a sua volta, il reale pericolo e lancia l’ordinanza solo a frane in atto o meglio ancora a frane avvenute, e a volte facendo finta di niente, come l’ultimo masso “scivolato” saltando la recinzione poco oltre il ponte di Orco. [meno male che nessuno transitava]. É inutile che poi che si facciano proclami come quello dell’allora Presidente Angelo Vaccarezza. dopo la frana di Cornei
Proclami che una volta “passato lo giorno, gabbato lo Santo” e tutto rimane come prima.
Anche questa ordinanza, se pur coerente è destinata a rimanere lettera morta. In primis, da parte del Comune di Finale, non c’è corrispondenza di intenti; da parte della Provincia [2], meno che mai; da parte del Prefetto[2], ci sono cose più importanti cui pensare: la salute, meglio definita la pelle, dei cittadini utenti non è così importante.
[2] Regolamentazione della circolazione fuori dei centri abitati
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Il prefetto, per motivi di sicurezza pubblica o inerenti alla sicurezza della circolazione, di tutela della salute, nonché per esigenze di carattere militare può, conformemente alle direttive del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sospendere temporaneamente la circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti sulle strade o su tratti di esse. Il prefetto, inoltre, nei giorni festivi o in particolari altri giorni fissati con apposito calendario, da emanarsi con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, può vietare la circolazione di veicoli adibiti al trasporto di cose. Nel regolamento sono stabilite le condizioni ed eventuali deroghe
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L’ente proprietario della strada può, con l’ordinanza di cui all’art. 5, comma 3:
a) disporre, per il tempo strettamente necessario, la sospensione della circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti per motivi di incolumità pubblica ovvero per urgenti e improrogabili motivi attinenti alla tutela del patrimonio stradale o ad esigenze di carattere tecnico;
b) stabilire obblighi, divieti e limitazioni di carattere temporaneo o permanente per ciascuna strada o tratto di essa, o per determinate categorie di utenti, in relazione alle esigenze della circolazione o alle caratteristiche strutturali delle strade
Altra ordinanza, di cui siamo venuti a conoscenza, tramite la DIRIGENZA AREA 2 – Finale Ligure – Segreteria Comando Proposta n. 2 del 05 gennaio 2018, ove in questa sede si fa riferimento alla Determinazione Dirigenziale n. 779 del 11 dicembre 2015, al fine di migliorare il sistema di allertamento dell’utenza in caso di necessità, nonché informare la cittadinanza degli avvisi meteo diramati dal Servizio di Protezione Civile Regionale, veniva disposto l’acquisto di un sistema di segnaletica stradale di preavviso attivabile da remoto, da posizionale sulla Strada Provinciale n. 8 “Finale-Vezzi Portio-Spotorno” Impegno di spesa. Smart CIG assegnato: Z582199AA0; in caso di allerta meteo di livello “arancione” e “rosso”, è prevista la chiusura della strada Provinciale n. 8 che collega il Comune di Finale Ligure con Vezzi Portio e Spotorno.
“Acquisto di un sistema di segnaletica stradale, tramite una trattativa diretta, ai sensi dell’art. 36, comma 2, lettera a) del nuovo codice dei contratti D.Lgs. 50/2016, sul portale di e-procurement gestito da CONSIP SpA con la società ROBLES & C. Srl, corrente in Castiglione delle Stiviere Via Maestri del Lavoro, 14 – Codice Fiscale/Partita Iva 02281220208 perla fornitura di un sistema di un sistema di allertamento per la chiusura della strada Provinciale n. 8 che collega Finale Ligure a Vezzi Portio e Spotorno, composto da una targa di segnaletica stradale di preavviso e di n. 2 targhe con lanterna di colore rosso, alimentato con pannello fotovoltaico e dotato di sistema “sat over”, per un importo stimato di € 3.798,00, oltre IVA 22%, e così per complessivi € 4.633,56. Il responsabile del procedimento è il Vice Comandante Mauro Griffo; il punto ordinante è la Dottoressa Anna Anselmo. Il Responsabile DIRIGENZA AREA 2, MINUTO EUGENIO / ArubaPEC S.p.A., ha espresso, sulla presente determinazione, parere FAVOREVOLE attestante la regolarità tecnica e la correttezza dell’azione amministrativa ai sensi dell’art. 147 bis del TUEL. DIRIGENTE-COMANDANTE PM MINUTO EUGENIO / ARUBAPEC S.P.A”
Un’ultima considerazione: dal confine Finale – Vezzi, a Calvisio, perché sulla Provinciale che grava un’ordinanza analoga dal 2015, se n’è data, soltanto ora, la sua pubblicazione con forma indiretta ?
Perché il dirigente-comandante che con propria Determinazione Dirigenziale n. 779 del 11 dicembre 2015, al fine di migliorare il sistema di allertamento dell’utenza in caso di necessità, nonché informare la cittadinanza degli avvisi meteo diramati dal Servizio di Protezione Civile Regionale, non ha ritenuto importante esplicare tale avvertimento direttamente in tale data, ma ha ritenuto più opportuno disporre l’acquisto di un sistema di segnaletica stradale di preavviso attivabile da remoto.
Perché sono trascorsi più di due anni da quanto predisposto l’11 dicembre 2015 mentre su tutto il percorso le pietre continuavano e continueranno a cadere ? Forse perché il Comune di Finale considera il percorso, ultimo, della strada provinciale come comunale dalle prese del proprio acquedotto; forse perché si sono prese “lucciole per lanterne”, ovvero la Provinciale non è stata ancora dismessa e quindi non è ancora passata alla gestione comunale, come riportato dalla planimetria della strada edita dal sito provinciale, ma è come se lo fosse.
Alesben B.