Un’occasione da non perdere per l’economia agricola di Albenga, la pianura da sempre più ricca della Liguria, quando già negli anni 60, il giovane cronista scopriva dal locale corrispondente del Secolo XIX cassiere al San Paolo che c’erano famiglie di agricoltori con conti in banca a 9 zeri e quando era il momento di ritirare gli interessi, i milioncini, li chiamavano ‘spiccioli’. Con aree baciate e vendute a peso d’oro, aziende che al sudore, alla fatica, alle giornate che iniziavano all’alba e terminavano al tramonto, d’inverno bisogna magari alzarsi di notte per un serra al freddo e le primizie in pericolo. La pianura che per mancanza di una razionale rete di vendita – come l’Emilia Romagna – ha finito per mandare in crisi centinaia di agricoltori, rinunciando a coltivazioni che avevano fatto la fortuna della piana stessa.
Le giovani generazioni queste realtà le ignorano. L’arrivo di Di Maio, presidente del Consiglio in pectore del popolo grillino e di un’Italia che è stanca della vecchia politica che perde il pelo ma non il vizio, produce speranze anche per gli agricoltori del comprensorio albenganese. A loro volta vittime di malgoverno sia esso di destra, sia di sinistra. Stavano meglio, si direbbe, quando si stava peggio, negli anni della democrazia cristiana e del parlamentare agricoltore ingauno Bartolomeo Bolla. C’era meno risse, meno loquacità nella ‘corrida politica’. I parlamentari erano assai più vicino al popolo, alle Confederazioni agricole, sapevano ascoltare, certo di errori ne sono stati fatti molti se si pensa che oggi il tenore di vita degli agricoltori dell’Alto Adige, della Germania, dell’Olanda è di gran lunga superiore. Se si pensa che se la pianura piange, la nostra montagna sta morendo e lassù fanno solo notizia le sagre, le feste, giornali e tv riprendono le passerelle promozionali dei politici ed amministratori di turno che si ‘sbrodano’ in annunci, promesse, terapie e parlando sempre di risveglio, rilancio, ottimismo. Con tanti soldatini giornalisti che ascoltano, riportano e tacciono.
Di Maio ad Albenga per la prima volta ad ascoltare, capire, mentre in un altro servizio ben documentato scritto dall’ingegner Paolo Forzano, studioso, trucioli.it riporta il dramma di una provincia che non si sveglia, rispetto alla corsa dell’Europa, e lascia a bagnomaria 11 infrastrutture vitali per la crescita, lo sviluppo, i posti di lavoro. Nella pianura è arrivata la manodopera nordafricana, asiatica, mentre migliaia di giovani residenti non hanno futuro se non nella migrazione oltre i confini. La politica, i politici balbettano, promettono mari e monti. Chissà se Di Maio ed il suo movimento rinnovatore e rivoluzionario riusciranno a non deludere, a partire dai contadini. E non sarà un’intervista in più o in meno a cambiare le sorti. Semmai la corsa alle urne di chi negli anni è arrivato alla nausea.