C’è un sospettato nel clamoroso raid del ‘giustiziere’ di Alassio che la settimana scorsa ha affisso, anche fuori dagli spazi autorizzati, e comunque senza autorizzazione alcuna, evadendo pure la tassa comunale, un mare di manifestini; fatto azione di volantinaggio per attaccare la famiglia di un noto e stimato commerciante alassino che si sarebbe reso responsabile, nel corso di anni, di affitti in nero ed evasione fiscale, ai danni di un personaggio noto negli ambienti della ‘movida’ ponentina e prima ancora in provincia di Asti. Sfrattato per finita locazione, forse per trasformazione in garage. Ma la proprietà non è sacra ? E’ un bene vincolato e che ha usufruito di contributi, deroghe ? Non pare.
Nel mirino dei vigili urbani impegnati a dare un volto ed un nome al presunto autore ( o mandante ) della ‘spedizione punitiva’ a suon di ‘cartelli Vergogna’, sarebbe finito Carlo Mighetti al centro di una controversia giudiziaria con i proprietari dei muri di uno storico locale alassino di proprietà della famiglia Fioroni, terza generazione. Era stato il compianto padre di Nino a dare in affitto il Manila in centro città. Secondo il j’accuse, di Mighetti, il locatore avrebbe percepito per anni, quale canone, una parte ufficiale ed una cash, in nero. E che, si sostiene nel manifesto, ammonterebbero a 500.000,00 (milioni di lire /euro ? ndr). Con l’invito ai cittadini di Alassio a denunciare all’autorità la pratica di affitti evasi perchè “solo la legge potrà aiutarci e difenderci”.
Mighetti era già salito alla ribalta sui media per rivendicare il marchio del + Bello d’Italia, da lui registrato, con tanto di causa e strascichi giudiziari che lo vedeva contrapposto al fotoreporter storico della Riviera, Silvio Fasano.
Il Manila, stando alla memoria di Fasano, era stato aperto da Nanni Banchio, altro personaggio dei locali pubblici alassini, quindi passato alla famiglia Puricelli, mentre il Salera alassino (il primo locale si trovava ad Asti) Mighetti l’aveva ceduto a Luca Galtieri, oggi ‘inviato speciale’ di Striscia la Notizia. Aveva cambiato nome in ‘Kaos’ fino a cessare l’attività e tornato nella disponibilità del proprietario dei muri. Carlo Mighetti conosciuto per la sua passione dei cavalli e scommesse in sala corse, aveva gestito anche il Carrettera, ai confini con Albenga. Insomma non è il ‘signor nessuno‘, anzi un campione dei ‘diritti e delle battaglie’ moralizzatrici a leggere le cronache.
Ora sospettato (ma lui negherebbe ogni corresponsabilità) dell’azione vendicativa di ‘volantinaggio’ che ha fatto scattare l’indagine amministrativa dei vigili urbani di Alassio che avrebbero, tra l’altro, individuato volantini all’interno di auto riconducibile, pare, a Mighetti senior. Non solo, tra le indicazioni, c’è chi sostiene che Mighetti avrebbe distribuito i volantini sul lungomare. Da parte sua Nino Fioroni si limita a confermare di aver dato mandato, per possibile azione penale, unendo il materiale ‘incriminato’, all’avvocato di fiducia Maria Gabriella Branca di Savona. Allo stato, contro ignoti sembrerebbe. “Ho le mie certezze e non solo – aggiunge Fioroni – ma non ritengo sia il caso di dare pubblicità alla vicenda sui giornali, poi si vedrà”. L’avvocato Branca, contattata, era fuori studio, in tribunale.
Scriveva su La Stampa ed Il Secolo XIX il giornalista pensionato Stefano Pezzini il 30 settembre scorso: «Mi viene un po’ male scrivere questo post… non volevo… ma penso sia giusto… il Manila Club Alassio chiude le porte ufficialmente dopo 36 anni di onorata e gloriosa carriera»: comincia così il post su Facebook, amaro, di Maurizio Carlo Mighetti, dj e gestore dello storico locale alassino aperto da Nanni Banchio negli Anni ’70 e, dopo pochi anni, rilevato da Carlo Mighetti (il papà di Maurizio), una carriera lunghissima nel mondo della notte sia ad Alassio (oltre al Manila gestiva il Salera) e ad Asti, con il secondo Salera. Altri anni, altri turisti, altri modi di intendere la movida giovanile. Ancora Maurizio Mighetti: «Era un piano bar di altissima qualità e raffinata classe diretto da mio padre Carlo. Non sto a elencare tutti gli artisti dal cabaret ai jazzisti a dj a gruppi live che abbiamo avuto l’onore di ospitare, dai Gatti di vicolo miracoli a Lino Banfi, da Renato Pozzetto a Boldi, da Paolo Villaggio al pianista Romano Mussolini, da Piero Piccioni a Ornella Vanoni e poi Patty Pravo, Tullio De Piscopo e tanti altri. Ringraziamo tutti, coloro che sono passati, coloro che volevano passare quelli che non sono passati, gli amici e tutto lo staff che nei vari anni ha lavorato a fianco a noi». Con il Manila si spegne la luce di una delle ultime discoteche alassine. Una moria che, nel corso degli ultimi trent’anni, ha visto chiudere il Salera (per qualche anno attivo anche con il nome di Kaos), il Whisky a Go Go, il Boccaccio, lo Psycotron, il Tabù, il Gambrinus. Discoteche del centro che, oltre al cambio di movida, hanno dovuto lottare anche contro le lamentele di chi abitava in zona.
Pezzini è troppo ‘giovane’ e dimentica gli anni della vera Alassio by night che attirava abitanti della Liguria, da ponente a levante, e vacanzieri, dal Basso Piemonte: gli anni di ‘Villa Romana‘, del ‘Roma‘ (night e roof garden), del Caprice, da ultimo La Capannina. Dove la bottiglia di champagne non era l’eccezione, whisky a fiumi, e ai tavoli sedevano magnati dell’industria tedesca, olandese, svizzera, ma anche industriali italiani. E che dire degli anni del caffè concerto Balzola ?
Scrive ancora Pezzini che cura un suo blog molto seguito (Liguria e Dintorni): “Al momento il Manila, oltre a essere chiuso definitivamente (per fine locazione), è al centro di un contenzioso giudiziario tra la famiglia Mighetti e la proprietà, una immobiliare che, secondo le voci che girano insistentemente ad Alassio, vorrebbe trasformare i locali (una volta che tornerà nel possesso dell’immobile) in garage. Quello che è successo con il Boccaccio e il Whisky a Go Go, passati da simboli del divertimento e del turismo a anonimi posti auto. Dove sono nati flirt e amori, insomma, sono parcheggiate delle fredde lamiere. «Se così fosse saremmo molto tristi e ci fa pensare con rammarico a quanto abbiamo lottato per non fare mai accadere questo momento. Non ci siamo riusciti e questo ci fa molto male», conclude Mighetti.