C’è chi balla il tango e non si rassegna all’ultimo balzello da mani in tasca ai turisti, con gli albergatori di 11 città costiere (solo Toirano ha aderito nel cosiddetto entroterra) nei panni di esattori. Ormai è fatta, il tempo aiuta gli smemorati, ma c’è chi – Tommaso Tortarolo, presidente provinciale dei Giovani Imprenditori Confcommercio – rinfaccia agli ‘ubbidienti’ che nel 1991 la provincia di Savona si distinse proprio per l’abolizione della Imposta di Soggiorno. Cosa è cambiato oggi ? In Regione comanda il modello Toti – Rixi – Vaccarezza (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord alla Salvini). I comuni dopo gli anni delle vacche grasse (tra sprechi, consulenze, ‘mance’ a pioggia: dai fuochi d’artificio, alle Confraternite, a società sportive, associazioni, ditte di spettacoli, gare e cooperative sociali, con il denominatore consenso elettorale) accusano lo Stato di ridurli allo stremo. C’è chi percorre il pre dissesto: Savona e Borghetto S. Spirito. Turisti e albergatori (categoria stremata e decimata) sono chiamati a ‘rilanciare il turismo’ con la Tassa di Soggiorno, incamerata dai Comuni per poi suddivisa in rivoli, con una quota per la promozione provinciale, una cassa comune che farà riferimento al costituendo Dmo (giurano che non sarà un nuove ente, né avrà poltrone).
Tortarolo ha dichiarato al Secolo XIX che la Tassa è anacronistica e rinfaccia le lotte per l’abolizione nel 1991. Ripete che il contesto socio – economico presente non consente ulteriori aggravi al comparto turistico locale. E si augura che in vista delle amministrative di quest’anno e soprattutto di quelle in programma tra due anni lo scenario potrà cambiare totalmente. Come dire gli elettori non dimenticheranno e neppure gli schieramenti politici che bocciano la gabella, proprio mentre a livello nazionale, tutti nessuno escluso, fanno a gara a chi le spara più grosse sul fronte della riduzione fiscale complessiva. Ignorando magari che le tariffe più popolari: gas, luce, autostrade stanno galoppando in modo impressionante, tali da incidere sul bilancio di famiglie ed aziende, turismo incluso.
Ignorando che la Riviera se ha avuto una stagione estiva brillante, positiva in arrivi e presenze, non ha più la stagione invernale che iniziava con le festività natalizie e si concludeva a Pasqua e che le capitali erano Bordighera, Loano, poi il beneficio si è esteso a Pietra Ligure, Finale Ligure, Varazze e Celle Ligure. E senza turismo invernale, ora limitato ai ponti, si accorcia la stagione di lavoro, le aperture degli hotel, la fonte di guadagno per le famiglie dei dipendenti che si devono arrangiare con la disoccupazione, lavori extra in nero, emigrare fuori regione. Significa incidere soprattutto nell’occupazione dei posti letto.
Il tam tam di annunci ed enfasi sui record di arrivi e presenze non tiene conto del fattore qualità, della spesa pro capite del turista, del mordi e fuggi dei fini settimana. Folla ed ingorghi, assalto alle spiagge nei fine settimana, spazi da acciughe, è l’avvenire del turismo in Riviera ?
Il balzello 2018, limitato nel primo anno, a luglio ed agosto, è soprattutto un segnale verso gli albergatori, la categoria che più si è indebolita negli otto anni di crisi, ma il declino è iniziato molto prima con la corsa alle trasformazioni in seconde case. E vero che sono stati chiusi molti più negozi e attività artigianali, c’è pur sempre una bella differenza tra il negozio di famiglia, pur importante nel tessuto commerciale, e l’azienda alberghiera che offre posti di lavoro e crea indotto. Non mette sei, sette persone a dormire in un mono alloggio, in un bilocale destinato alle vacanze. Si è già perso tanto in qualità, se si perde di vista anche quel minimo di turismo qualificato che resiste siamo davvero alla frutta.
Ha ragione da vendere quella ristoratrice sessantenne della collina pietrese, un locale ricco di fascino e di impegno familiare, che sconsolata rivela: “Arriva tanta gente, ma fanno cascare le braccia quando in due ordinano un secondo, oppure si dividono il primo ed il dolce….Con che turismo vogliamo guardare il futuro…”.
La Riviera che chiude i negozi e lascia il posto a commercianti asiatici, dove si moltiplicano in ogni angolo bar, panetterie, rivendite di pane e focacce, street food, gelaterie, pizzerie dalla spiaggia alla collina. Turismo di massa in un’area senza spazi, stretta, con rete autostradali che risalgono a 50 anni fa, arterie locali vecchie di secoli, senza un’Aurelia bis (basterebbe fare un raffronto con la viabilità della Costa Azzurra).
Gli albergatori, con le loro due associazioni di categoria, che nella ‘diatriba tassa si o no’ sono rimasti quasi soli. La buona stampa che un tempo avrebbe preso le difese a spada tratta si è sfilata, assiste al ping pong alla notarile. Non sono più i tempi in cui contava perchè sulle pagine dei maggiori quotidiani La Stampa ed Il Corriere della Sera, La Gazzetta del Popolo, sui quotidiani di Emilia, Lombardia, Veneto, Piemonte, fiorivano a decine a centinaia gli annunci a pagamento degli hotel, delle pensioni famigliari. Un budget da centinaia di milioni l’anno che investiva anche la stampa quotidiana straniera. Il tutto si trasformava in una forza mediatica significativa, quasi strategica.
E’ disarmante ora assistere a tanto distacco, neutralità. C’è la corsa al social più diffuso, Ivg.it che segue la moda e l’editore che, con la famiglia, ha lasciato l’hotel al più redditizio mercato immobiliare e della pubblicità on line. Non un commento di un giornale che prenda di petto la questione alberghi in disarmo e ora la nuova tassa. Dicono che a Genova si paga e vogliono aumentarla, così accade in Piemonte ed in tante altre località. Ignorano che non c’è confronto tra il turismo di una grande città e quello della Riviera. Lo stesso accade, ad esempio, nei vicino cuneese, nelle Langhe. Qui si assiste ad un fiorire di nuovi alberghi, investimenti in vecchie strutture, basterebbe sfogliare le più autorevoli guide, sia sul fronte alberghiero, sia della ristorazione. Il turismo straniero di ottimo livello, da ogni angolo del pianeta. La sola Provincia di Cuneo ha sei hotel a cinque stelle, 13 ristoranti stellati, tra cui un tre stelle ed due 2 stelle; non ci sono nell’intera Liguria.
LE BUGIE DI QUALCHE SINDACO – Si è letto che qualche sindaco (Alassio, ma non solo) sostiene che la tassa di soggiorno scaturisce da un patto siglato con le associazioni di categoria. E’ vero solo in parte. Basta leggere il testo della delibera della giunta comunale di Toirano, con il sindaco Gianfranca Lionetti (ex segretario comunale), il vice Giuseppe De Fezza e l’assessore Federica Moreno. In essa è scritto: “ Le associazioni di categoria provinciali Confesercenti Savona, Federalberghi Savona, Faita Savona, Fimaa Savona e Unione Associazioni Albergatorei della provincia di Savona e Fiaip Savona, nonostante la loro contrarietà di principio all’introduzione di nuove tasse e nuove tariffe, inclusa l’imposta di soggiorno, più volte formalmente e mediaticamente espressa anche in forma congiunta, preso atto della volontà suddetta dei Comuni (Alassio, Albenga, Loano, Toirano, Borghetto S. Spirito, Pietra Ligure, Finale Ligure, Noli, Spotorno e Varazze nelle persone dei loro sindaci ndr) ai fini di creare di presupposti gestionali e regolamentari maggiormente utili a rendere sostenibile ed equa per le imprese e per il sistema economico l’introduzione della nuova imposta…hanno chiesto la possibilità di sottoscrivere un accordo di collaborazione, vincolante per entrambe le parti, in cui fissare i principi e le regole utili alla programmazione ed attuazione d’interventi ( servizi, investimenti, infrastrutturazione, promozione ed accoglienza, per lo sviluppo e la competitività del turismo”.
LA LETTERA DEL SINDACO DI VARAZZE CLAMOROSO ESEMPIO DI VOLTAFACCIA