Una storia conclusasi a fin di bene per Alassio e onorare due martiri della barbarie nazista. Sulla strada panoramica Solva – Cavia c’era la fontana abbeveratoio per gli animali. Finì abbandonata in un magazzino comunale. Grazie alla segnalazione che l’allora assessore Gianni Caviglia fece al suo sindaco, il prof. Traiano Testa, la fontana fu ‘concessa’ a Gianfranco Melgrati purchè la destinasse ad uso pubblico. Ed ecco la buona novella. Oggi quell’impegno è diventato realtà e qualcosa di più significativo. Con l’inaugurazione e l’intitolazione a ‘Fontana degli Eroi’: San Massimiliano Kolbe, il sacerdote che nel campo di concentramento diede la vita per salvare un padre di famiglia con lui imprigionato e il Servo di Dio, Salvo d’Acquisto, il vice brigadiere dell’Arma dei carabinieri, morto martire dei nazisti.
Inaugurazione della “fontana degli eroi”, dedicata a San Massimiliano Maria Kolbe e al Servo di Dio Salvo d’Acquisto, vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri, medaglia d’oro al valor militare.
Il giorno 1 novembre inaugurata la “fontana degli Eroi”, in strada panoramica Solva-Cavia, in prossimità del maneggio Melgrati, dedicata a San padre Massimiliano Maria Kolbe e al Servo di Dio Salvo d’Acquisto, vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri, medaglia d’oro al valor militare, martiri dei nazisti.
Si tratta di una fontana comunale, dedicata ad abbeveratoio degli animali, finita, assieme ad un’altra, nel magazzino comunale. Il Sindaco Traiano Testa, su segnalazione dell’assessore Gianni Caviglia, le aveva concesse a Gianfranco Melgrati purchè ne facesse un uso pubblico. Le due fontane che erogano acqua potabile erano state posizionate lungo la strada Solva-Vegliasco. La prima, anni fa, era stata dedicata a San Francesco, patrono d’Italia, presso il belvedere privato aperto al pubblico che era stato voluto da papà Melgrati.
La fontana posta nei pressi del maneggio Melgrati viene dedicata a due grandissimi Martiri dei nazisti. Il primo, San padre Massimiliano Maria
Kolbe, il 28 maggio 1941 venne rinchiuso nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una Messa e continuò il suo impegno come presbitero. Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse ad Hans Bock, il delinquente comune nominato capoblocco dell’infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l’iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!» Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».
Salvo D’Acquisto è stato un vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale[1].
Rimane la frase che Salvo D’Acquisto disse prima di morire: “Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!”
I disegni delle due fontane sono dell’artista-architetto albisolese Maurizio Scarrone eil dipinto, traferito su piastrella da Carlotta Crozza, è stato cotto in fornace dal maestro ceramista di Albisola Marco Tortarolo.