Viaggio in seconda classe (3a puntata). Cara Anna….la curva della Lazio è sotto osservazione da oltre quarant’anni e che si è sempre lasciato correre ogni delirio, mi viene da pensare in che Paese sto vivendo. Giorno dopo giorno, il seme del razzismo, forse innato nell’uomo, si propaga, si diffonde e una volta che il contagio è diffuso è difficile tornare indietro.
Mi è capitato spesso, soprattutto quando partivo per Genova in tarda mattinata, di avere come compagno di viaggio un libro che sfogliavo nell’ora e mezzo di viaggio. Uno dei primi è stato “Il diario di Anna Frank” che in questi giorni mi è tornato tristemente alla memoria. E’ stato sfogliando quel libro che ho capito come il mondo non era il migliore luogo possibile ma anche che qualunque dei miei problemi (di studio, di lavoro, di sentimenti) sarebbe scomparso dinnanzi a tragedie come quella di Anna.
Oggi, come spero tante persone (anche quelle che non hanno avuto il coraggio o semplicemente la forza di leggerlo), nell’assistere a tanta stupidità umana, che le curve degli Ultras (qualunque curva) rappresentano al cubo, sono preso da un senso di delusione, di depressione, anche di rabbia. Se penso, e mi verrebbe di scriverlo ad Anna, che la curva della Lazio è sotto osservazione da oltre quarant’anni e che si è sempre lasciato correre ogni delirio, mi viene da pensare in che Paese sto vivendo.
Anna Frank, nel suo libro, ci fa pensare che certi orrori possono sempre tornare e che non hanno esclusiva o brevetto. E lentamente il nostro Paese sta inseminando le metastasi di un tumore che si manifesta prima con la frase “io non sono razzista ma…” e che poi si propaga discriminando l’uomo di colore, il gay, il disabile e persino chi chiede l’elemosina davanti alle Chiese. Piano piano, giorno dopo giorno, il seme del razzismo, forse innato nell’uomo, si propaga, si diffonde e una volta che il contagio è diffuso è difficile tornare indietro. Spero (ma è solo un’illusione visto il crollo della lettura nei giovani) che il Diario di Anna Frank possa tornare ad essere letto, capito, raccontato. Perché chi, come Anna, combattono ogni giorno le loro lotte, hanno il dovere di pretendere un mondo migliore. E non sognarlo soltanto.
Guglielmo Olivero