Alcuni sono, ormai, da anni “nell’occhio del ciclone”, al centro di dispute urbanistico/legali/giudiziarie, che vedono contrapposti i proprietari da una parte, che mirano alla loro “riconversione” in case di civile abitazione; dall’altra, il Comune di Pietra Ligure che, invece, quella stessa destinazione urbanistica di “albergo”, mira a difendere e mantenere. (Leggi anche l’ultima delle tre mozioni sul degrado ex albergo Nazionale)
I “proprietari” degli immobili “già alberghi”, non sono “albergatori”, ma “privati” che hanno dato in affitto lo stabile o in gestione l’albergo ad altri. Per lo più “eredi” di precedenti proprietari o “società” di investimenti nel settore immobiliare che, quando hanno comprato, hanno mirato al grosso affare nel trasformare i piani e le camere d’albergo in appartamenti, magari “miniappartamenti”, se non “monolocali”; un “affare” assicurato e garantito dalla posizione dell’immobile: prevalentemente, di fronte alla riva del mare.
É certo che, invece, chi ha pensato che questa possibilità fosse “una strada tutta in discesa”, si é dovuto ricredere, perché la posizione del Comune di Pietra Ligure, mirante a garantire il perdurare del proprio patrimonio “turistico-alberghiero, si é concretizzata, con le due precedenti, passate Amministrazioni Comunali nell’opporsi ad operazioni di questo tipo. Negando i “permessi a costruire” ed innescando, inevitabilmente, una serie di ricorsi giudiziari presso la Giustizia Amministrativa.
La presente Amministrazione Comunale non ha fatto altro che “confermare” l’azione della precedente, andandone “a rimorchio”.
I due casi più clamorosi ed eclatanti, che diventano emblematici, di tentativi di “trasformazione urbanistica”, da “albergo” a “casa di civile abitazione”, riguardano due delle strutture turistico/recettive, che erano tra le più importanti della città: senz’altro del “centro-città”; stiamo parlando dell’albergo “Royal” e dell’albergo “Nazionale”. Entrambi prospicienti la passeggiata a mare.
La vicenda del “Nazionale” inizia per prima, ma trova nell’ostacolo della posizione del Comune, un limite invalicabile; infatti, il ricorso presentato al TAR LIGURIA viene respinto e vede vincitrice la linea del Comune. Ma tutto è ancora in ballo ci sono in atto altri 3 – 4 ricorsi pendenti al Tar.
Ma la sua storia travagliata continua. Infatti, questa struttura, da anni nell’incuria più totale, diventa, addirittura oggetto di una mozione consiliare, presentata da chi sta ora scrivendo, per ottenere che vengano presi dei provvedimenti da parte del Comune a carico del proprietari affinché, almeno, sia tutelato il “decoro” della città; abbia a cessare o sia, almeno ridotto il suo progressivo, inarrestabile “degrado estetico”, rappresentato da pezzi di cornicione cadenti, intonaci venati, pittura fatiscente, infissi decrepiti od inesistenti, spazzatura di tutti i generi sparsa per terra, nei locali destinati, un tempo, a sala da pranzo, ora visibili direttamente dalla strada pubblica prospiciente attraverso vetri non solo sporchi, ma veramente luridi.
Nonostante le rassicurazioni della Giunta circa il fatto che questi provvedimenti sarebbero stati presi, a tutt’oggi, tutto é rimasto come prima: più (in rovina) di prima. Nel frattempo, é, pure, intervenuto il fallimento della società proprietaria la “Garaventa e soci” di Genova, per cui questo immobile é finito nelle procedure fallimentari di vendita giudiziaria. Ora, dopo un primo incanto, andato “deserto”, viene riproposto a ben €.1.460.000 di base d’asta.
Tuttavia, rimane l’amaro in bocca, nel vedere quello che, fino a pochi anni fa. era un bell’albergo funzionale, finire in questo modo disonorevole; nelle condizioni deprecabili in cui si trova, costituisce un vero affronto per l’immagine stessa della città. Infatti, i turisti, gli ospiti che passeggiano sulla “promenade” a mare e frequentano Pietra Ligure e gli stessi pietresi residenti, non conoscendo le “traversie” legali/giudiziarie subite ed in corso, hanno l’impressione di un paese degradato ed in piena decadenza (come, in effetti, é ora Pietra Ligure).
E dire che il Comune ha avuto buona ragione a sostenere la “non convertibilità” da “albergo” a “civile abitazione” per questa struttura che, in passato, aveva usufruito di una procedura di “deroga” alberghiera; quindi, essendo stato assoggettato ad una procedura “derogatoria” rispetto alle norme ordinarie, proprio per “favorire” la stessa attività alberghiera, il “Nazionale” non poteva essere considerato un immobile assoggettabile alle normali procedure normative, che consentono ristrutturazioni e cambi di destinazione.
Ovviamente, non lo ha potuto essendone “contrario” il Comune. E bene ha fatto lo stesso Comune, durante le passate Amministrazioni, ad assumere un atteggiamento, una politica di tal genere.
Diversamente, ben poche tra le strutture alberghiere esistenti sarebbero “sopravvissute” alla loro attività, essendo più facile, più vantaggioso, più remunerativo farle diventare semplici “cubature” da mettere sul mercato per nuove case; o, meglio, per la maggior parte, di nuove “seconde case”.
Pietra Ligure avrebbe visto il depauperarsi progressivo della sua offerta turistica ed, essendo una città che basa, ormai, pressocché esclusivamente la propria economia sul turismo, non avrebbe potuto permettersi certo un’eventualità del genere.
Stessa cosa, ma ancor più grave, per quanto riguarda l’hotel Royal. Nasce nel 1960, espressamente come albergo. Per consentire la sua costruzione, si va in “deroga” a tutto: norme urbanistiche, piano di ricostruzione postbellica della città, piano regolatore.
Infatti, la sua imponente “mole”, sui 13/14.000 metri cubi, si erge sul centro urbano della città, ben distinguendosi da tutte le altre costruzioni circostanti. In un quartiere ricostruito sulle macerie lasciate dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, la sua costruzione viene autorizzata “parallela” alla riva del mare, in contrasto con tutti gli altri palazzi, costruiti solo pochi anni prima secondo un piano prestabilito, ma “perpendicolari” alla stessa linea; inoltre, mentre tutte le altre costruzioni sono palazzi di dimensioni “contenute”, sui quattro piani (compreso il piano terra), esso, invece, con la sua dimensione li sovrasta.
Tra le motivazioni che portano a giustificare una tale “eccezione” c’é quella che la sua costruzione consentirà il definitivo “lancio” della città verso un progresso basato sull’economia turistica. Sulla “nascente”, per l’epoca, economia “turistica” di una città, fino ad allora fondata sul trinomio: agricoltura, industria del cantiere, Santa Corona.
Per poter autorizzarsi la costruzione del Royal interviene addirittura il ministero dei Lavori Pubblici, di concerto col ministero del Turismo; oltre, naturalmente, vari pronunciamenti del Consiglio Comunale di Pietra Ligure. Come si vede..: più “deroga” di così non si può. Eppure, anche il Royal, dopo aver rappresentato per oltre 40 anni la “punta di diamante” dell’offerta alberghiera della città, gestito da quel “gran signore” dell’imprenditoria turistico/alberghiera che era il compianto Sergio Pallaoro e dal suo socio Codella, una volta chiuso da parte della proprietà il rapporto coi suoi “storici” gestori, non sfugge al tentativo di “essere trasformato” in un nuovo palazzone di appartamenti di “civile abitazione”.
Il Royal, pur presentando paurose “deficienze” per un albergo della sua levatura, come la mancanza di un’autorimessa interna, adeguata per custodire le autovetture dei suoi ospiti facoltosi, oppure, la mancanza di una piscina nel suo pur ampio giardino, con le sue 4 stelle rappresentava un punto di riferimento, un’opportunità, una ricchezza dell’economia della città. Una “ricchezza” anche in termini “sociali”, perché il Royal riusciva a dare anche oltre 40 posti di lavoro per il suo personale, nei suoi tempi migliori. Ma, l’immobile del Royal si potrebbe giustificare, avrebbe un senso senza piú essere “albergo”? Senza più essere “struttura turistica”, così com’é nato?
Senza queste sue “peculiarità”, che cos’é il Royal se non un immane palazzone “smisurato”, che “non c’entra niente” con il tessuto urbano della città? Che “stride” con la sua conformazione urbanistica? In cosa é diverso questo palazzone da quelli, urbanisticamente parlando in termini di metri cubi, che esistono alle periferie delle grandi città? Se si riempie di appartamenti, quindi di “case”, ha qualche differenza con i palazzoni popolari di corso Unione Sovietica a Torino o con Quarto Oggiaro a Milano?
Il Royal si riduce alla dimensione effettiva in cui é: un “ecomostro” di cemento armato che “grava” sul centro di Pietra Ligure e che MAI e poi mai, avrebbe potuto essere consentito se non fosse stato un albergo. Certo, si capisce che la sua ristrutturazione per un adeguamento delle sue potenzialità agli standards alberghieri dei nostri anni avrebbe necessitato risorse ingenti; é pur vero “recuperabili” nel tempo, ma mai così “immediate”, in termini di ritorno economico, come la conversione in case per il turismo “di quantità”. Un “ritorno economico immediato” assicurato dalla vendibilità, dall’appetibilità dei suoi appartamenti, per la sua invidiabile posizione.
Ma una cosa del genere, al pari e molto di più, per il caso albergo “Nazionale” la città di Pietra Ligure non poteva né consentirla, né rimanerne indifferente. Infatti, viste tutte le premesse, i ricorsi alla giustizia amministrativa che, finora, hanno dato torto alle “proprietà” e ragione alla tesi del Comune, non potevano che finire così.
Il Royal, il Nazionale e tutte quelle strutture alberghiere che in passato sono state “albergo” ed hanno goduto di speciali trattamenti amministrativi e normativi, proprio in quanto “strutture alberghiere”, devono rimanere tali. Ciò per ragioni di carattere economico/sociale che investono la stessa complessiva economia su cui si basa la vita della città.
Una città, Pietra Ligure, che, nonostante tutto, si ostina a continuare ad offrire opportunità di trattamento “privilegiato” per chi esercisce l’attività alberghiera, con la NON applicazione della tassa di soggiorno e, soprattutto, con l’IMU al 7,60×1000. Cosa, quest’ultima, che ha pur suscitato l’aspra “reprimenda” in Consiglio Comunale verso la Giunta, da parte di chi sta ora scrivendo questo intervento, perché una cosa del genere si traduce, alla lunga, in un’ingiustizia fiscale. Infatti, Pietra Ligure, dall’istituzione dell’IMU vede gravare il massimo della tariffa (10,60×1000) sui proprietari delle seconde case ed il perpetuare della tariffa “favorita” o “privilegiata” (7,60×1000) a favore degli alberghi. Inoltre, sulle stesse seconde case il Comune applica pure, al massimo, “sopra” all’IMU, tutto il peso dell’imposta TASI (0,80×1000), per cui sommando le due aliquote si raggiungono veramente carichi fiscali insopportabili sulle stesse seconde case, che non hanno eguali nelle località similari, se non quelle che ne sono “costrette”, in predissesto finanziario.
Abbiamo parlato prima di “ingiustizia fiscale” nei tempi lunghi, perché se i sacrifici si debbono imporre devono essere “spalmati” equamente tra tutte le categorie sociali e, per essere accettabili, devono essere, comunque, limitati nel tempo, se gravanti su una sola categoria, ma, in ogni caso, poi, devono essere ridistribuiti con equità. Diversamente, si creano delle disparità incomprensibili che diventano inaccettabili da parte di chi deve sempre sopportare il maggior carico oneroso. É per tutti questi motivi che abbiamo criticato la politica fiscale della Giunta Comunale di Pietra Ligure, che, alla lunga, crea “figli e figliastri”; “privilegiati” e “tartassati”.
Comunque, come s’é visto, l’opportunità, di intraprendere a Pietra Ligure l”attività alberghiera, per una consolidata politica, anche fiscale, risalente negli anni, sussiste già. Non si ricorda, inoltre, che il Comune (a parte i casi di palesi ingiustizie) abbia mai contrastato o impedito la volontà imprenditoriale di migliorare, riqualificare o ingrandire la propria azienda alberghiera. Da parte di tutte le forze presenti in Consiglio Comunale, quelle di prima e quelle attuali, di maggioranza od opposizione, questa disponibilità é sempre stata presente e reale. Manifestata concretamente nei voti espressi.
Ciò che deve essere chiaro é, invece, che sussiste l’assoluta indisponibilità (almeno della parte che chi sta ora scrivendo rappresenta), adesso ed in futuro, a lasciar passare logiche che, in base alle esigenze del mercato, possano portare allo stravolgimento del tessuto turistico economico su cui, ormai, si regge tutta l’economia della città e possano giungere a risultati solamente di pura speculazione; specie se “edilizia”.
Pietra Ligure, 18 Ottobre 17, Mario Carrara, Capogruppo Consiliare, “LISTA CIVICA DEI PIETRESI”