E’ raro trovare un sindaco, un politico appassionato e un uomo pubblico tanto legato al proprio territorio nella misura in cui lo è stato Giacomo Accame. Per questo il lutto che attanaglia Pietra Ligure è ancora più stritolante. Ma è la Val Maremola tutta ad aver perso un pezzo di storia, anzi il custode certosino delle tradizioni locali, da quelle dialettali alle storiche alla memoria dei personaggi e dei luoghi più specifici.
Uno studioso che aveva fatto della patria l’amor santo e perfetto, per citare Vincenzo Monti, un motivo di vita. E la sua patria era “A Prìa”.
Il suo impegno da primo cittadino (dal 1997 al 2001 e dal 2001 al giugno 2003), il cursus da consigliere, la militanza nella Lega Nord e anche gli scandali stessi sono tutti momenti che “Mino” ha voluto vivere da autentico protagonista. Sempre in cerca di visibilità, ma prima di tutto per i suoi lavori di approfondimento della lingua e della cultura locale, “medaglia d’oro” (e tanti altri riconoscimenti) per le energie spese nella ricerca dei costumi, del lessico, della topografia, della cronologia di Pietra Ligure e della Liguria.
Sempre pronto a confrontarsi, spesso anche a polemizzare fuori dai denti, Accame amava che i riflettori si accendessero sulla sua dimensione pubblica. Nella politica come nell’opera di recupero delle tradizioni. Stride, infatti, con il suo carattere vitale il fatto che abbia scelto di andarsene, alla soglia degli 89 anni, senza esequie. In silenzio. Dando disposizione di non divulgare nulla che potesse riguardare il suo ultimo viaggio. Il suo profilo Facebook, curato dai familiari, è ancora attivo. Il custode infaticabile della memoria ha voluto lasciare un’impronta di sé che possa significare vita e presenza; come per le tante tradizioni che nella sua lunga attività si è impegnato a sottrarre all’oblio.