Caro Trucioli.it, mi permetto da antico collaboratore del Letimbro alcune brevi considerazioni sulla prossima chiusura.
di Danilo Bruno
Prima di argomentare vi inviterei a leggere l’editoriale sul mensile di maggio (pubblicato integralmente da Trucioli.it ) in cui il Letimbro annuncia la chiusura di se stesso.
Si citano quattro organismi curiali, che si sarebbero espressi per la chiusura, a cui viene aggiunto un passo del libro del Sinodo anticipante la medesima.
Poi si richiamano alle loro responsabilità i sacerdoti e i laici, che non avrebbero promosso il giornale.
A me è sorto un dubbio: ma tra i suddetti organismi e i membri del Sinodo quante e quanti avranno letto una copia o sottoscritto un abbonamento negli ultimi anni?
Da quando il giornale era diventato per ragioni di costi mensile: aveva veramente l’impostazione di un mensile o rincorreva le notizie cercando di centrare gli avvenimenti di inizio mese in modo da uscire con cronache più o meno puntuali?
Perché non c’era più spazio per tante persone, che un tempo in particolare quando era settimanale ci scrivevano ?
Perché il giornale concedeva sicuramente spazio a varie istituzioni culturali (in primis Museo Archeologico e Istituto di Studi Liguri) ma solo su richiesta e mai di propria iniziativa?
Perché il giornale era ormai ridotto in molte pagine culturali spesso alle cronache passatiste di uno studioso locale e ai commenti musico – lirici di un sacerdote, peraltro molto competente, nonostante la Chiesa Savonese abbia bisogno di una scossa,che il Sinodo non parrebbe, a detta di molti, essere stato in grado di dare?
Che dire infine: chiude la memoria storica di Savona ma purtroppo aveva già chiuso dal punto di vista culturale tanti anni fa quando si decise di adeguarsi ad uno stanco e silente tran-tran invece di fare un organo di stampa, che interrogasse e scuotesse una città, un comprensorio ed una diocesi stanca e silente.
Danilo Bruno.
2/SERGIO RAVERA (Pagina facebook). Un Letimbro essiccato. Chapeau! a chi si espone. Chapeau melon al mugugno sottopelle connotazione della società d’èlite savonese – più che nascosto – ormai dissolto; distratta la classe imprenditoriale, già vanto di una provincia che ha conosciuto gli ultimi bagliori negli anni cinquanta del secolo scorso. Un passato ampiamente ed inesorabilmente distrutto dal politichese, da gruppi di potere, di gente – abile ed accorta – che ha gestito il passato, governando tuttora il presente. Arrendevole una società senza bandiere che va spegnendosi; la città capoluogo che ha rinunciato ad un salotto degenerato, ad una banca assorbita, ad un porto ammainato.