Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Savona area di crisi industriale, rigassificatore, passerella all’Unione Industriali. La Regione: ‘Nuovi investimenti per 50 milioni’


Mentre la produttività concreta del decreto di area industriale complessa rimane legata a logiche di propaganda elettorale quella del rigassificatore a tutt’oggi non rimane che sola risposta fornita dalla Regione Liguria (con la sottomissione di diversi Enti Locali come la declassata Provincia di Savona) a questi 6 punti posti nel 2016, sette anni fa.

di Franco Astengo

Il fotoservizio diffuso dalla Regione Liguria dell’incontro del 14 settembre all’Unione Industriali di Savona
Il momento della firma Accordo di programma

Non dimenticando la questione della fabbricazione dei “cassonetti” per la diga di Genova, operazione che viene proposta come scambio per la chiusura della SANAC che significherebbe in pratica la nostra esclusione dal ciclo della siderurgia. Si comprende benissimo un giudizio di ripetitività e stucchevolezza al riguardo del discorso che sarà contenuto nel testo pubblicato di seguito.

 

Il presidente Toti e in videoconferenza il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, il Ministero delle Imprese e made in Italy

Aver letto però della ignobile passerella che si è svolta (14 settembre) presso la sede dell’Unione Industriali di via Gramsci e sentir esaltare le virtù del rigassificatore in termini di ricaduta economica non può lasciare indifferenti. Soprattutto è necessario ricordare l’iter della procedura dell’area industriale di crisi complessa che rimane il punto nevralgico di questo stato di cose.

Mi auguro allora di essere perdonato se riporto la situazione all’indietro per tentare una richiesta di approfondimento di analisi (che non si risolve con i tavoli provinciali per lo sviluppo).

ATTENZIONE AL CONCRETO DI CIO’ CHE SIGNIFICA DICHIARAZIONE DI AREA DI CRISI COMPLESSA  (da una ricerca a cura di Franco Astengo – Luglio 2016)

Il precipitare della situazione economico – produttiva della zona centrale ligure, tra Savona, Vado Ligure e la Valbormida, acuita dalle crisi contemporanee della centrale Tirreno Power e del sito Bombardier ha creato grandi aspettative circa la possibilità che l’area sia dichiarata “di crisi complessa”. In questo momento la soluzione appare come la panacea di tutti i mali.

Attenzione però, è necessario approfondire molti aspetti problematici sui quali sarebbe bene fare chiarezza

Prima di tutto è necessario mettere in guardia tutti i soggetti interessati di fronte ad un problema.

 Se si vogliono attivare questi strumenti si richiedono “due competenze: amministrativa e politica – istituzionale e di cittadinanza attiva, se vogliamo che i fondi non si perdano né per corruzione né per omissione”.

Andiamo quindi ad analizzare il decreto legge dell’agosto 2012 che riordina la disciplina delle aree di crisi industriale.

 Notiamo come:

–  Nel comma 2 la Regione è istituzione indispensabile e strategica di questo genere di accordi, sia nella istituzione dell’area di crisi che attraverso il cofinanziamento all’area (che non è esclusivo ma pone la regione come soggetto preminente),

– Nel comma 6 “Per la definizione e l’attuazione degli interventi del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, il Ministero dello sviluppo economico si avvale dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, S.p.A., le cui attività sono disciplinate mediante apposita convenzione con il Ministero dello sviluppo economico”.

E’ necessario quindi avere chiari alcuni passaggi. Basta che Regione e Invitalia (questo il nome dell’agenzia) facciano sinergia, tra politiche finanziarie e scelta dei partner, e l’area interessata rischia di fatto l’imposizione di una politica dettata altrove.

Passiamo quindi a capire un attimo Invitalia. E qui c’è da vigilare moltissimo, visto che Invitalia è reduce dal sostanziale fallimento della riconversione di Termini Imerese e dai forti rilievi della Corte dei Conti, come già documentato dalla stampa quotidiana (n.d.r. in allora: ci sarebbero altre citazioni da aggiungere magari partendo da Piombino, attuale sede del famigerato rigassificatore).

Viste le indicazioni che vengono dalla vicenda tarantina, che pure ha originato il decreto, cerchiamo di capire come funzionano i fondi a supporto delle aree a crisi industriale.

 Il decreto è chiaro: i fondi provenienti dalle varie istituzioni riconducibili allo stato centrale sono vincolati ai“limiti degli stanziamenti disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Non ci vuole molto a capire che di stabilità la legge di stabilità regola e, se necessario, sposta e contrae questi fondi. E proprio una misura prevista nella legge rischia di rendere lo strumento della individuazione delle aree di crisi complessa una cornice vuota, perlomeno dal punto di vista dei fondi dello stato centrale. Infatti: nella bozza legge di stabilità per soddisfare il controllo previsto dal Two Pack di Bruxelles c’è “la previsione una riduzione di investimenti per 500 milioni: concretamente si tratta di spese relative al cofinanziamento di fondi europei, che le Regioni potevano escludere dai vincoli del Patto di stabilità interno. Ora questa possibilità, appena introdotta con l’articolo 36 della legge di Stabilità, verrà meno” (ricordare che il riferimento è al 2016 ma il meccanismo rimane)

Verifichiamo allora (è bastata una piccola ricerca in via telematica) alcuni elementi di criticità già rilevati in altre situazioni:

DE IURE. L’assenza di regolazione nel decreto dei vettori finanziari, player bancari etc. che sono decisivi per l’allocazione delle risorse e per riuscita e programmazione degli interventi. Non è chiaro ad esempio, si pone a problema da capire, il DL 120 del 1989, riordinato dal decreto del 2012 in questione, effettivamente come si ordini la questione dei player finanziari. Non è poco perchè una cosa è far intervenire la cassa depositi e prestiti in progetti di riconversione, altra, con ricadute sui costi pubblici e sulla qualità dell’occupazione, l’istituto del project financing

DE FACTO. Manca la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale. Oltre infatti ad un rischio commissariamento Regione-Invitalia, che va scongiurato con patti seri e certificabili, c’è la questione delle risorse strutturali disponibili. Guardiamo ad esempio il destino dei fondi ex FAS, oggi coesione e sviluppo che possono rientrare nella cornice dell’accordo sulle aree a crisi complessa. Per sbloccare questi fondi bisogna capire quando c’è “disponibilità di bilancio in conseguenza delle scelte del legislatore (Governo e Parlamento) nella determinazione delle manovre correttive di finanza pubblica e delle annuali sessioni di bilancio” .

Il rischio che si corre e che è già stato segnalato da situazioni analoghe è quindi di legarsi ad accordi di governance dove, ci venga scusato il gioco di parole, non si governa. Magari si partecipa come oggetto dell’intervento di crisi, come oggetto di intervento su fondi e politiche di immediata emergenza. Ma dove, alla lunga, i soggetti forti sono altri, come la sinergia Regione-Invitalia, e dove i fondi reali appaiono fortemente vincolati dalle politiche di tagli del governo.

Ci sono poi altre questioni di fondo che non possono essere trascurate. Questioni che non ci risultano finora essere state discusse, in modo approfondito, in sede istituzionale. Prima tra tutte: si ha un’idea dell’impatto che ha un accordo sulle aree ad industrializzazione complessa ha sull’economia complessiva del territorio?

C’è poi la questione della sinergia politica industriale-ambientale  (tema particolarmente delicato nel frangente) e politica economica complessiva del territorio e strumenti finanziari (dal macro e microcredito).  

Capitolo secondo. Di conseguenza è necessario porsi alcune questioni:

  1. Se la richiesta dell’ottenimento di aree di crisi industriale complessa sia più adatta per l’emergenza, vedi questione fondi che la Regione può attivare, che non per la programmazione reale

  2. Se non ci siano delle criticità rispetto ad un ruolo subordinato degli enti locali entro questo genere di architettura istituzionale. Se l’architettura istituzionale che vede un ruolo forte della possibile sinergia Invitalia -Regione sia adatta per le esigenze della nostra zona intesa comprensorialmente da Albisola a Spotorno-Noli e Valle Bormida.

  3. Se ci siano effettivamente fondi adatti ad programmare in tempi certi, e da parte di chi, la riconversione la bonifica del territorio e in quali tempi.

  4. Quanto queste politiche possano produrre saldi occupazionali positivi, di lungo periodo ed economicamente significativi. Quale modello possa poi coprire il resto ovvero la parte significativa di popolazione che non verrà raggiunta dalle politiche industriali e del lavoro.

  5. Come in sede locale si possa ricavarsi un proprio incisivo spazio di governance multilivello fatto concretamente di collaborazioni, sinergie, istituzioni che cercano e indirizzano fondi bypassando lo spazio nazionale. E sterilizzando il primato dell’impresa così come è previsto dal diritto comunitario.

  6. Quale modello complessivo di territorio emerga anche su un punto non eludibile: l’uscita di Vado Ligure dalla situazione di nocività ambientali. Accanto a questo punto sono emerse nel frattempo questioni di grandissimo spessore poste sia sul piano infrastrutturale, sia su quello dei servizi “in primis” la sanità.

    Franco Astengo

     

    COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE LIGURIA 14 SETTEMBRE 2023

    INDUSTRIA, A SAVONA FIRMATO L’ACCORDO DI PROGRAMMA PER L’AREA DI CRISI COMPLESSA: ULTERIORI 50 MILIONI DI INVESTIMENTI DA GOVERNO E REGIONE LIGURIA. PRESIDENTE TOTI: “CONTINUA IL RILANCIO ECONOMICO DELLA VALBORMIDA E DEL SAVONESE”

    SAVONA. Altri 50 milioni di euro per riconvertire e riqualificare le imprese dell’Area di crisi industriale complessa del savonese. È quanto approvato dall’Accordo di programma firmato questa mattina nella sede dell’Unione Industriali della Provincia di Savona in seguito allo stanziamento da parte del Governo di 30 milioni di euro sulle risorse per il Fondo della Crescita Sostenibile e attraverso Invitalia Spa. A questi fondi si aggiungono i 20 milioni di Regione Liguria a valere su fondi PR Fesr 2021-2027. La nuova cifra si somma ai precedenti stanziamenti pubblici superiori ai 50 milioni di euro (32 milioni di euro governativi e 21,5 milioni regionali) che hanno generato negli anni un investimento complessivo sul territorio di 70 milioni di euro e circa 400 nuovi posti di lavoro. Al tavolo organizzato dall’Unione Industriali sono inoltre intervenuti in videoconferenza il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, il Ministero delle Imprese e made in Italy e il commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Piacenza.

    Nello specifico, i nuovi fondi regionali saranno così ripartiti:
    – 15 milioni di euro destinati ad interventi nelle aree colpite da crisi diffusa delle attività produttive, per la mitigazione degli effetti delle transizioni industriali sugli individui e sulle imprese anche in una logica di filiera;
    – 3 milioni di euro andranno a supporto della ricerca, anche in collaborazione con centri di ricerca, università e grandi imprese, all’innovazione tecnologica di prodotto e di processo e al trasferimento tecnologico quale motore dello sviluppo regionale e del rafforzamento della competitività del territorio;
    – 2 milioni di euro sulla creazione d’impresa.

    “Il documento firmato oggi rappresenta il futuro dell’intera provincia. Regione Liguria si fa ancora portavoce delle esigenze del tessuto imprenditoriale – commenta il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti -. Un segnale importante dell’attenzione del Governo su un’area che troppo a lungo ha sofferto la crisi economica e industriale. Stiamo vivendo un periodo di ripresa, che guarda alla vocazione industriale di aree come la Valbormida e a quella turistica e portuale dei tratti costieri. I numeri parlano chiaro: nell’ultimo trimestre è del 3% l’aumento occupazionale in Liguria. Un risultato unico in Italia, che dimostra che guardiamo nella direzione giusta. Alla base di tutto questo c’è una provincia solida, che ha negli anni posto alcuni dei prerequisiti di sviluppo e che oggi noi dobbiamo ascoltare, portando avanti modelli infrastrutturali che guardano al futuro e non al passato, ai ‘sì’ e non ai ‘no'”.

    “A differenza di tante chiacchiere che si sentono in giro, questi sono atti concreti in favore di un territorio che, negli anni, si è dimostrato fertile di iniziative e proposte di qualità, basti pensare che con le precedenti risorse stanziate, in sinergia con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, abbiamo generato un investimento complessivo di circa 70 milioni di euro e un incremento occupazionale superiore alle 400 unità – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti – Con questi nuovi 20 milioni di euro dei 50 stanziati, Regione Liguria farà come al solito la sua parte, accompagnando con bandi specifici, gli investimenti produttivi, gli interventi di ricerca e sviluppo industriale e la creazione di impresa del savonese e della Valbormida”.

    Questo il commento del presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri: “La parte interessata da questo Accordo, che rispecchia un lavoro portato avanti negli anni anche con il coordinamento provinciale tra i comuni, ci permette di avere risorse da reinvestire immediatamente, dialogando direttamente con le aziende. Non solo porto, ovviamente, ma anche il retroporto rappresentato da tantissime imprese manifatturiere, aziende agricole e leader della logistica. Unendo tutte queste parti in una collaborazione costante, potremo raggiungere i nostri obiettivi”.

    “Oggi si è concretizzato un risultato che porterà sul territorio nuovi investimenti. Una bella notizia per tutti i settori produttivi e per lo sviluppo dei nostri porti. Stiamo parlando infatti di un’area dalle forti potenzialità, che ha però bisogno di una spinta per la piena ripresa socioeconomica. Mi riferisco in particolare al completamento di infrastrutture di supporto come la bretella Carcare-Predosa e lo svincolo di Savona, che possano fare uscire il comprensorio da una condizione di arretratezza. Va dato atto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministero delle Imprese e alla Regione Liguria d’aver mantenuto l’attenzione dimostrata durante l’incontro dello scorso maggio presso il ministero in una missione fortemente voluta dall’Unione Industriali in sinergia con Provincia di Savona, parti sociali e, ovviamente, Regione Liguria, che vogliamo ringraziare per il costante impegno a favore della nostra industria. Oggi raccogliamo i frutti di quell’impegno e fissiamo i prossimi obiettivi. La nostra struttura è già a disposizione delle imprese per la produzione delle adeguate candidature, anche per le pmi, in grado di contribuire a una solida ripartenza della provincia”. Così Angelo Berlangieri, presidente dell’Unione Industriali di Savona.

    “Grazie al sostegno dei ministeri competenti e della Regione Liguria, in sinergia con le categorie e le associazioni, può finalmente concretizzarsi la firma di un accordo che conferma la volontà di insistere nella riconversione e nello sviluppo di questo territorio”, aggiunge il commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Piacenza. “Ribadiamo l’impegno dell’Autorità di Sistema Portuale che oggi rappresenta il primo sistema portuale italiano, con un valore aggiunto per il territorio ligure, e che garantisce un’occupazione diretta a più di 31mila addetti e indiretta a piu di 77mila addetti, con l’auspicio che le istituzioni possano garantire rapidità nelle scelte, accelerando l’iter per concludere le opere in programma. Stiamo infatti attuando importanti innovazioni relative all’accessibilità dei porti e dei collegamenti a terra, che consolideranno il sistema portuale di Savona-Vado Ligure. L’accordo siglato oggi si pone in un quadro importante che favorirà l’ulteriore crescita dei nostri porti. In questo contesto, inoltre, in qualità di neo commissario della gestione di funivie, sottolineo anche l’impegno per il rilancio dell’infrastruttura in collaborazione con tutti gli enti coinvolti e in sinergia con il viceministro Rixi che ha garantito nel tempo il pieno supporto del MIT al riguardo”.

    Tra i soggetti firmatari, oltre ai presenti Regione Liguria, Provincia di Savona, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, ministero delle Imprese e del Made in Italy e ministero delle Infrastrutture e Trasporti, anche l’Agenzia nazionale per le Politiche attive del lavoro e l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa Spa.

    L’area interessata comprende 21 Comuni, dalla costa all’entroterra: Altare, Bardineto, Bormida, Cairo Montenotte, Calizzano, Carcare, Cengio, Cosseria, Dego, Giusvalla, Mallare, Millesimo, Murialdo, Osiglia, Pallare, Piana Crixia, Plodio, Roccavignale, Vado Ligure, Quiliano, Villanova d’Albenga.

    RICEVIAMO DA ILARIA CAVO (vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera dei deputati).

    Savonese: Cavo (Nm), impegni mantenuti in area di crisi complessa
    Roma, 14 Settembre. “La firma di oggi certifica quanto il sistema regionale e nazionale continui a credere e a investire sul savonese e sulla Valbormida: un nuovo accordo di programma per il rifinanziamento delle aziende dell’area di crisi complessa è il frutto di mesi di dialogo e confronto tra il territorio e il Governo che oggi vale 50 milioni di euro. Il cofinanziamento di Regione Liguria (20 milioni) e del ministero delle Imprese e del Made in Italy (30 milioni) darà alle aziende del savonese la possibilità di attingere a nuovi finanziamenti (o di scorrere la precedente graduatoria) soprattutto nel segno dell’occupazione, dell’innovazione, della ricerca e della creazione di nuova impresa. Il Mimit, al quale mi sono trovata in questi mesi a rivolgere puntuali interrogazioni in merito, ha mantenuto gli impegni presi sia sul fronte finanziario che nelle tempistiche dando a questo territorio, insieme a Regione Liguria, l’attenzione, il segnale forte e la risposta incisiva che meritava”.
    Così Ilaria Cavo di Noi moderati, vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera dei deputati.

  7. ANGELO VACCAREZZA: LA MIA MATTINATA ALL’UNIONE INDUSTRIALI-
    La mia mattinata è proseguita a Savona, ​nella sede dell’Unione Industriali insieme al Presidente Giovanni Toti, per la firma dell’Accordo di Programma per l’attuazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi complessa di Savona.​
    Un Accordo che conclude un percorso molto atteso dal territorio, iniziato nel 2016 quando è stata individuata un’area di 21 Comuni (i 18 della Valbormida: Altare, Bardineto, Bormida, Cairo Montenotte, Calizzano, Carcare, Cengio, Cosseria, Dego, Giusvalla, Mallare, Millesimo, Murialdo, Osiglia, Pallare, Piana Crixia, Plodio, Roccavignale, più Vado Ligure, Quiliano e Villanova d’Albenga) che hanno avuto la possibilità di beneficiare dei contributi della legge 181/1989 per il rilancio delle aree industriali, con uno primo stanziamento di 60 milioni e un conseguente incremento occupazionale.
    Il Nuovo Accordo prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro sulle risorse per il Fondo della Crescita Sostenibile e attraverso Invitalia Spa, ai quali si aggiungono i 20 milioni di Regione Liguria a valere su fondi PR Fesr 2021-2027.
    Presenti oggi l’Assessore regionale allo Sviluppo economico e Industria Andrea Benveduti, il Presidente della Provincia di Savona Pierangelo Olivieri, il Presidente dell’Unione Industriali di Savona Angelo Berlangieri.
    In videoconferenza sono intervenuti il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, il delegato del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il commissario straordinario dell’A​utorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Piacenza.
    Gli interventi tecnici sono stati curati da Susanna Pelizza, Dirigente della Direzione Tecnica e Ambiente, Stefano Immune, rappresentante di Invitalia e Gabriella Drago, Direttore dello Sviluppo economico di Regione Liguria.
    Un grande risultato per la Provincia di Savona perché consentirà di salvaguardare e tutelare il patrimonio industriale, sviluppare la produzione e l’occupazione di un’area particolarmente importante.
    L’incontro di oggi ha rappresentato, inoltre, un’occasione per confrontarsi, ottenere chiarimenti, delucidazioni ulteriori sul tema Rigassificatore.

Avatar

F.Astengo

Torna in alto