Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

San Giuseppe Marello fra Torino, Asti, Acqui e Savona. Vescovo e fondatore dei Padri Giuseppini


Torino 26 dicembre 1844 – Savona 30 maggio 1895. Giuseppe Marello nasce a Torino il 26 dicembre 1844, figlio di Vincenzo e di Maria Viale.

di Ezio Marinoni

Monsignor Giuseppe Marello

Presto orfano di mamma, nel 1856 conclude le scuole elementari e viene portato a Savona dal papà. Partono da San Martino Tanaro, in provincia di Asti (oggi San Martino Alfieri), dove la famiglia si è trasferita da Torino, per Asti: il viaggio in treno per Genova, sulla ferrovia da poco realizzata; da Genova una diligenza li conduce a Savona, perché non esisteva ancora la linea ferroviaria tra Genova e Savona.

Questo viaggio rimarrà una memoria indelebile nei ricordi del ragazzo, che vede il mare per la prima volta.

A Savona è ancora recente e viva la presenza di Pio VII, prigioniero per volontà napoleonica. Il palazzo vescovile e il Santuario, che il giovane conosce poco dopo l’arrivo a Savona, saranno anche gli ultimi luoghi veduti dal Marello moribondo, al termine della sua vita. E la figura materna della Vergine della Misericordia lo accompagnerà per l’intera esistenza.

Nella cripta del Santuario «nella mistica penombra del tempio, ai piedi del miracoloso simulacro della Vergine, versò le prime lacrime d’amore, formulò le prime promesse e fece la prima offerta di se stesso alla Madonna, che poi sempre amò con tenerezza e filiale devozione». Così scrive Filippo Berzano, nel volume La vita del Servo di Dio Mons. Giuseppe Marello, vescovo di Acqui, fondatore degli Oblati di S. Giuseppe, Asti, tip. S. Giuseppe, 1929, p. 25).

Un altro biografo, con più enfatiche espressioni, scrive così: «Nella suggestiva cripta del santuario, sotto lo sguardo pietoso della Vergine taumaturgica, il cuore buono di Giuseppe tutto si diffuse nei più soavi affetti di devota riconoscenza, di filiale abbandono, di tenerissimo amore. E la Vergine Santa, rapita ai teneri sfoghi di quel cuore innocente, li ricambiò con preziosi doni celesti e grazie di vera elezione, invitando il caro fanciullo a seguire Gesù più da vicino, nello stato sacerdotale, nell’apostolato per la gloria di Dio e la salvezza delle anime; anzi fece sentire al cuore di Giuseppe che da quel momento Ella lo prendeva sotto la sua speciale protezione, e si assunse fin d’allora il pietoso incarico di essere a lui guida, sostegno, conforto nei travagli e nelle prove della vita, di assisterlo potentemente nella missione a cui Il Signore per suo mezzo lo chiamava, di proteggerlo sicuramente contro tutti pericoli del mondo e gli assalti dell’inferno, e di ricondurlo un giorno, dopo un dovere fedelmente adempito, dopo la missione eroicamente compiuta, pieno di virtù e di santi meriti, là ai suoi piedi, ricevere dalle sue mani verginali il premio delle sue fatiche, la corona immarcescibili di gloria, che è promossa a chi ha legittimamente combattuto da prode soldato, da valente capitano di Cristo. Giuseppe si levò dai piedi della Vergine, piena la mente di un sublime ideale, il cuore acceso di un’ardentissima fiamma, il petto armato di un saldo proposito: sarò sacerdote e sacerdote santo» (Angelo Rainero, Biografia del venerabile Servo di Dio Giuseppe Marello, III ed., Asti, s.d., pp. 9-10; I ed. 1937).

Fai un click sull’immagine per ampliare la lettura

Giuseppe Marello rimane impressionato a tal punto dal mare da sceglierlo per lo stemma vescovile da lui stesso disegnato, quando diventerà Vescovo, insieme ad una stella, la sigla AM e il motto «Iter para tutum», tratto dal canto mariano “Ave Maris Stella”.

Del Santuario dei savonesi ci siamo già occupati lo scorso 1° giugno: Storia del Santuario di Savona. ‘Misericordia e non giustizia’ – Trucioli

Per quale motivo la Madonna abbia pronunciato le parole “Misericordia e non giustizia”, in un tempo di lotte fra Genova e Savona, è un mistero destinato a rimanere irrisolto. Vi si può leggere un rimando al Vangelo di Matteo, “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9, 9 – 13)? Lasciamo, comunque, ad altri l’ardua analisi ed interpretazione.

Marello ritorna a Savona nell’ottobre 1867, passando per Millesimo in omnibus; la nuova visita al Santuario della Misericordia è testimoniata nella lettera XVI del suo Epistolario.

Gruppo ligneo Antonio Botta

Viene ordinato sacerdote in Asti il 19 settembre 1868. Per la stima che suscita, viene scelto dal Vescovo di Asti, Mons. Carlo Savio, quale suo segretario fino alla morte del presule nel 1881; lo accompagna al Concilio Vaticano I nel 1870 e rimane otto mesi a Roma, alloggiato nel Palazzo Apostolico del Quirinale. In questo periodo conosce Mons. Gioacchino Pecci, Arcivescovo di Perugia e futuro Papa Leone XIII, che il 23 novembre 1888 lo nominerà vescovo di Acqui, definendolo «una perla di Vescovo».

La gioventù trascorsa a Torino, ancora impregnata di santità sociale, lo ha sensibilizzato sulle condizioni dei giovani, “troppo abbandonati a sé stessi” da una società avviata alla industrializzazione e poco attenta ai problemi sociali. Nel 1877 fonda la Congregazione di San Giuseppe (1), poi Congregazione degli Oblati di San Giuseppe (o Giuseppini di Asti, per non confonderli con i Giuseppini del Murialdo), che dovrà dedicarsi alla formazione della gioventù, all’aiuto ministeriale alla Chiesa locale e alla diffusione del culto a San Giuseppe Lavoratore.

Nel 1889 è nominato Vescovo di Acqui da Papa Leone XIII e consacrato a Roma.

In occasione delle manifestazioni per il terzo centenario della morte di San Filippo Neri, ispiratore di San Giuseppe Calasanzio e delle Scuole Pie (2), nel maggio 1895 P. Demetrio Poggio, rettore degli Scolopi di Ovada, invita Monsignor Marello a Savona; le due Diocesi sono confinanti e nella città ligure la presenza degli Scolopi è importante nella formazione dei giovani. L’invito sarebbe dovuto partire dal P. Luigi Del Buono, rettore delle Scuole Pie savonesi (2). Nel processo canonico di Marello P. Del Buono dichiarerà: «Non conoscevo personalmente Mons. Marello, sapevo soltanto che era vescovo di Acqui e di lui avevo sentito parlare con lode. Non avendo con lui personali relazioni lo feci invitare da P. Poggio Demetrio, allora rettore delle Scuole pie di Ovada». Il Vescovo di Acqui accetta volentieri, per la stima che nutre verso il confratello Mons. Giuseppe Boraggini (3), Vescovo di Savona, verso i religiosi scolopi insegnanti, che nella sua Diocesi operano in due case (Carcare, fondata nel 1621 e Ovada).

Sabato 25 maggio 1895 Mons. Marello parte in treno per Savona, accolto alla stazione da autorità e cittadini. Quella mattina alcuni Canonici della cattedrale di Asti notano il suo aspetto sofferente, lo sconsigliano dall’intraprendere il viaggio, ma egli con profetiche parole dice: «Ebbene, si va a Savona, si fanno le feste di S. Giuseppe, e poi, occorrendo, si muore».

Domenica 26 maggio Mons. Marello celebra la messa nella chiesa degli Scolopi, distribuendo la prima Comunione agli allievi del collegio: durante la funzione appare affaticato e grondante di sudore. Il canonico Pietro Poggi, all’altare, teme che il Vescovo stia male, gli sente la mano fredda come ghiaccio e lo esorta, inutilmente, a ritirarsi in sacrestia. A Mons. Marello vengono meno le forze e cadrebbe a terra se non venisse sorretto; accorre il dottor Zunini, presente in chiesa, che gli fa bere un bicchiere di Marsala e il Vescovo si riprende.

Lunedì 27 maggio Mons. Marello sale al Santuario, accompagnato dal segretario don Pietro Peloso e dal padre Carlo Pizzarello, vicario generale delle Scuole Pie; allo scopo ha noleggiato una vettura tirata due cavalli. Il prelato celebra la messa nella cripta: sarà l’ultima sua funzione, all’altare dinanzi al quale ha pregato da fanciullo.

Nella tarda mattinata si reca al duomo e alle stanze di Pio VII: durante la visita ha un malore e viene fatto adagiare sulla sedia adoperata dal Papa recluso. Il citato dottor Zunini, pur non rilevando «nulla di allarmante», gli prescrive di rimandare la partenza per Acqui.

Nessuno si rende conto della gravità del male, neppure l’interessato. Alle ore 18 e 45 del 30 maggio 1895 Mons. Marello, dopo breve assopimento, esala l’ultimo respiro, appena cinquantenne. Le sue esequie sono celebrate nella cattedrale savonese sabato 1° giugno ed il feretro accompagnato alla stazione ferroviaria sotto una pioggia torrenziale.

Oggi le sue spoglie sono sepolte ad Asti, in una cappella del Santuario di San Giuseppe, che si affaccia su corso Vittorio Alfieri. Da questa casa, infatti, Giuseppe Marello, prima di essere chiamato a reggere la Diocesi di Acqui, ha diretto la Congregazione degli Oblati in tutte le sue attività.

Mons. Marello muore in fama di santità, perle numerose testimonianze di grazie ottenute; a partire dal 1924 vengono avviati i processi informativi. Il 28 maggio 1948 è introdotta la causa di beatificazione e il 12 giugno 1978, alla presenza di Papa San Paolo VI, viene letto il decreto sull’eroicità delle virtù. Papa San Giovanni Paolo II lo proclama beato in Asti il 26 settembre 1993, come esempio e modello di carità verso tutti e di instancabile e silenziosa operosità a favore dei giovani e degli abbandonati.

Con solenne decreto del 18 dicembre 2000, Papa Giovanni Paolo II dichiarava: «…è stato accertato il miracolo operato da Dio per l’intercessione del Beato Giuseppe Marello, Vescovo di Acqui, Fondatore della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe d’Asti: cioè, la guarigione improvvisa, completa e duratura dei fanciulli Alfredo e Isila Chávez León, ristabiliti entrambi nello stesso tempo da broncopolmonite con febbre alta, dispnea e cianosi in pazienti con denutrizione cronica…”».Note

(1) La Congregazione è stata fondata da Giuseppe Marello per “il servizio di Dio nell’imitazione di san Giuseppe” e “l’educazione cristiana della gioventù”. I primi quattro aspiranti vengono riuniti ad Asti il 14 marzo 1878 e il 19 marzo 1879 prendono l’abito religioso. Il Vescovo di Asti, Giacinto Arcangeli, il 18 marzo 1901 autorizza i membri del sodalizio a emettere i voti religiosi, così che diventano una congregazione di diritto diocesano.

(2) San Giuseppe Calasanzio. Sviluppa un progetto di scuola come strumento di promozione umana e salvezza educativa per i ragazzi di strada (metodo preventivo, attinto da san Filippo Neri); nel 1602 fonda la “Congregazione secolare delle Scuole Pie”; il 25 marzo 1617 Calasanzio e i suoi compagni danno inizio a una congregazione di religiosi per l’insegnamento (gli Scolopi).

(3) Giuseppe Boraggini, Vescovo di Savona e Noli (12 maggio 1879 – 30 aprile 1897, deceduto).

Ezio Marinoni


Avatar

Ezio Marinoni

Torna in alto