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Liguria e Basso Piemonte

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Liguria e provincia di Savona, transizione energetica. I cinesi nel porto di Vado Ligure


Liguria e Provincia di Savona non possono rimanere fuori dai processi in atto sul piano tecnologico e infrastrutturale che riguardano le grandi transizioni in atto: ecologica, energetica, digitale.

di Franco Astengo

In caso contrario il prezzo da pagare sarà quello di una definitiva marginalizzazione e di un incontrovertibile isolamento corrispondente ad un evidente declino.

Il primo punto da affrontare riguarda quello che potremmo definire “raccordo europeo“: l’UE sta proseguendo sulla via della sostenibilità ambientale attraverso atti concreti quali il Next Generation EU e il repower EU fino al PNRR sul quale il governo italiano sta registrando pericolosi ritardi.

Proviamo a delineare, allora, una sintesi semplificata degli assi portanti sui quali registrare interventi strategici riguardanti il discorso delle transizioni:

1) Occorre inserirsi in quel filone definito “posizionale” che si muove dalla posizione dell’Italia nel Mediterraneo, che conferisce al nostro Paese un vantaggio comparato tra i paesi dell’UE in relazione sia alla centralità di approvvigionamento di fonti primarie di energie rinnovabili, sia di snodo per gli scambi (ricordando la necessità di sfruttare la presenza cinese nel porto di Vado Ligure, almeno per quel che riguarda Savona).

Su questo punto è necessario riflettere sulla centralità del Mediterraneo che deriva dalla forza dello snodo dei commerci verso l’Europa a condizione di un passaggio del trasporto su gomma al trasporto su ferro e per via mare. In estrema sintesi si tratta di inserirsi nel discorso riguardante le Autostrade del Mare (sulla linea Genova – Marsiglia) e sul potenziamento delle infrastrutture esistenti riguardanti per la Liguria il complesso delle linee ferroviarie sia verso il Nord Ovest (quindi Savona – Torino, Savona – Alessandria tra le altre possibili da rafforzare) sia verso Ponente e la Francia;

2) In secondo luogo è necessario star dentro ai filoni più importante delle punte di innovazione diffusa nella filiera energetica. Sono in corso sperimentazioni di fondamentale rilievo in altre zone d’Italia ( 3sun di Enel Green Power; Hetero Junction Technology). Un secondo esempio di innovazione di frontiera riguarda il trasporto via terra non inquinante attraverso la HyperloopTT alimentata da fonti rinnovabili. Il terzo esempio è quello della sperimentazione dell’uso dell’idrogeno verde nel trasporto ferroviario ricordando anche la sperimentazione sul territorio dell’uso di fonti geotermiche a bassa entalpia (energia che un sistema può scambiare con l’ambiente esterno).

3) Sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili come chiave per la partecipazione dei cittadini rendendoli responsabili e protagonisti nella produzione e nel consumo di energia nel risparmio ottenuto con la produzione rinnovabile e nella riallocazione di eventuali utili a beneficio del territorio. La nuova normativa riguardante le comunità energetiche è finalmente giunta a compimento e il decreto ministeriale è stato sottoposto all’approvazione della Commissione il 24 febbraio scorso. Arera ha emanato le nuove linee guida che prevedono un tetto di capacità di un MW e l’obbligo di connessione alla cabina primaria. Nel PNRR sono stati stanziati 2,2 miliardi per contributi a fondo perduto ai comuni al di sotto dei 5.000 abitanti e contributi per tariffe incentivanti per tutti.

La Liguria e il sistema degli enti locali non possono rimanere fuori da questa strategia: occorre coagulare le forze e presentare, soprattutto in vista delle elezioni regionali 2025, un adeguato livello di progettualità misurato su di un modello economico unitario in contrasto con la frammentazione proposta dal governo facendo leva sui punti di forza dell’Italia: un appuntamento che la sinistra ligure non può assolutamente mancare.

Franco Astengo


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