Parliamo di scuola. La scuola ha bisogno di tecnologie o le tecnologie hanno bisogno della scuola?
di Luigi Vassallo
Saranno le nuove tecnologie a dare senso alle scuole e a renderle “affascinanti” per gli studenti o sarà una scuola che non vende al “diavolo” la propria anima per un facile successo a dare senso e valore alle nuove tecnologie?
La storia ci insegna che, ogni volta che si è affermata una nuova modalità di organizzazione e comunicazione del sapere, ci sono state delle resistenze e, al tempo stesso, si sono realizzate modifiche nella modalità di acquisizione delle conoscenze. È stato così nel passaggio dalla tradizione orale alla scrittura (contro la quale Platone, che pure scriveva i suoi testi filosofici, formula le sue critiche perché la scrittura sottrae la formazione del sapere e della conoscenza alla discussione viso a viso tra i protagonisti). È stato così con l’invenzione della stampa, perché ha potenzialmente sottratto la pubblicazione dei testi al controllo di autorità religiose e politiche, anche se una pubblicazione di testi a stampa non è possibile senza un adeguato finanziamento. È così da quando nelle nostre case si sono diffusi computer e internet.
La modalità di formazione del sapere e di diffusione delle conoscenze, che nella nostra adolescenza è stata prevalentemente quella del libro stampato, che si legge pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, argomento dopo argomento, è oggi sostituita (o almeno affiancata) da un’altra modalità, fondata su un approccio multimediale e non sequenziale, che ha già ottenuto il risultato concreto di determinare nei nuovi adolescenti connessioni tra neuroni diverse dalle nostre e percezioni dello spazio e del tempo diverse dalle nostre.
Prima ancora di pensare a diffondere le nuove tecnologie nella scuola, si deve prendere atto che esse (da internet agli sms o mms dei cellulari che, talvolta contro le nostre regole, si affermano prepotentemente nelle nostre aule) sono già diffuse e normali nella vita dei nostri adolescenti. Bisogna, dunque, serenamente fare i conti con le nuove tecnologie, bisogna insegnare agli studenti ad usarle criticamente come mezzi e non come fini, come del resto bisogna insegnare ad usare i libri e la scrittura come mezzi e non come fini.
Nelle nuove tecnologie ci sono indubbi vantaggi: dalla possibilità di accedere in tempi rapidissimi a informazioni di qualsiasi natura alla possibilità di comunicare in “tempo reale” con chi sta a migliaia di chilometri di distanza, alla possibilità di sperimentare forme di “insegnamento a distanza”. Ma ci sono anche dei rischi: chi controlla la qualità dell’informazione così facilmente accessibile? chi ha il potere reale su tecnologie, il cui uso appare così facile e quindi “democratico”, ma la cui costruzione operativa richiede competenze che appartengono a pochi?
Spetta perciò ai formatori enfatizzare i vantaggi e ridurre i rischi con un utilizzo delle nuove tecnologie dentro progetti significativi in cui la differenza di valore sia sempre fatta dal docente e dalla sua capacità di relazione interpersonale formativa con gli studenti.
Luigi Vassallo