È appena uscito un volume in grande formato sulla Goliardia genovese, curato da Guido Ciambellotti, Arturo Garolla e Francesco Giusto: Ricordi sulla genuense Goliardia, Ovada, Tip. Pesce, 2023.
di Gian Luigi Bruzzone
In passato il fenomeno della Goliardia ebbe un rilievo certo superiore alla nostra immaginazione. E ab antiquo, tanto da poter affermare che la Goliardia è sorta insieme con l’istruzione superiore. Per rammentare una testimonianza sorprendente, sant’Agostino nelle Confessiones, capolavoro della civiltà occidentale, la menziona. Non parliamo poi del Medio Evo, periodo glorioso al contrario di quanto iniziò a sostenere l’arrogante ideologia illuminista, priva di profondo senso storico.
Con il termine Universitas studiorum non s’intendevano tanto i docenti, quando i discenti. E si noti la modernità della concezione. La Goliardia fiorisce nell’ambito degli studenti, fra cui i clerici vagantes: essi in sostanza ricercavano il sapere, ma non di rado erano minacciati da chi non li conosceva epperò associarsi era anche un modo per difendersi.
L’amore per la cultura è documentato da questo pensiero di Pietro di Blois: “Non si passa dalle tenebre dell’ignoranza alla luce della scienza se non rileggendo ogni giorno con amore sempre più vivo le opere degli antichi”. O, ancora, dal pensiero di Onorio D’Autuns: “L’esilio dell’uomo è l’ignoranza, la sua patria la scienza”.
Occorre peraltro precisare – a nostro giudizio – che questo amore per la scienza non va confuso con il becero scientismo odierno, vero e proprio dogma che non accetta contraddizione alcuna. I clerici vagantes non sono sfavorevoli alla religione cattolica, a parte alcuni risvolti contro il clericalismo. L’indipendenza dalle istituzioni ufficiali è una costante della Goliardia. I viaggi sono una costante della Goliardia. Gli scambi culturali e di altro genere sono una costante della Goliardia. Le poesie e le opere letterarie redatte in latino hanno contribuito alla formazione della cultura europea. Il vino, il gioco e le donne sono una costante della Goliardia. Un particolare entusiasmo fu sempre riservato ad Abelardo ed Eloisa. Università antiche e gloriose, quali quelle di Padova, Bologna, Parigi, Oxford, Cambridge e via enumerando, hanno illuminato i secoli dell’età di mezzo, altro che età barbara!
Ma che cos’è la Goliardia? Una possibile e calzante definizione della Goliardia istituzionale può essere la seguente: “Goliardia è cultura ed intelligenza, è amore per la libertà e coscienza delle proprie responsabilità sociali davanti alla scuola di oggi e alla professione di domani. È culto dello spirito che genera un particolare modo d’intendere la vita alla luce di un’assoluta libertà di critica, senza alcun pregiudizio di fronte ad uomini ed istituti. È infine culto delle antiche tradizioni che portarono nel mondo il nome delle nostre libere Università di scolari”.Da quanto accennato la Goliardia non è ristretta all’Italia e all’Europa, ma si estese – sia pure in modo più o meno radicato ed esuberante – nelle Università del modo.Dopo la cosiddetta “rivoluzione” del 1968 (Positiva? Negativa? Lasciamo la questione sub judice. Rifuggiamo dai fastidiosi incensatori categorici, senza negare qualche lato condivisibile, e questo appunto per la lettura critica, vale a dire consapevole, propria della Goliardia) nonché la cosiddetta Università “di massa”, la Goliardia venne per lo più considerata un fenomeno passatista. Così almeno ci hanno assicurato molti illustri professionisti, docenti e studiosi.
Chi scrive, frequentatore dell’Ateneo genovese molti anni dopo – per motivi anagrafici s’intende – non può se non confermare tale affermazione. Anche prima dei moti sessantottardi tuttavia alcuni contatti troppo stretti con la politica partitica si rivelarono dannosi per la vera Goliardia: così ci hanno assicurato antichi Goliardi competenti.Bene ha fatto l’Università felsinea a fondare un dovizioso archivio sulla Goliardia delle Università italiane. E di certo questo fenomeno così rilevante merita di raccogliere documenti rari, talora pezzi unici, ancora esistenti presso privati, ne pereant fragmenta. È vero, occorre far parlare i silenzi della storia, sentenziava Jules Michelet, ma se si dispone di qualche documento …. tanto meglio.
Lo scrivente, ad esempio, possiede una carpetta di svariati scritti e documenti prodotti da Ivano Russo, importante avvocato del foro genovese, morto precocemente, che negli anni ’20-30 rivestì un ruolo non marginale nella Goliardia della città di Giano.Ma converrà passare al volume di cui in epigrafe: illustratissimo, simpatico, miniera di dati, di notizie, di fotografie, di vignette, di articoli giornalistici, di definizione delle cariche e dei termini adoperati, di consuetudini e di molti altri spunti, ignoti ai più. Il volume tratta della Goliardia genovese (ma anche ligure, data la presenza di molti savonesi) a partire dal 1901 (non dei secoli precedenti, purtroppo), anno nel quale per la prima volta fu celebrata la festa delle matricole. Con il 1911 il gruppo di studenti rilanciò la manifestazione in grande stile, coinvolgendo l’intera città ed imponendosi all’attenzione giornalistica. Nel 1912 nasce l’A.G.U. ossia l’Associazione Genovese Universitaria, il cui scopo è riassumibile nel celeberrimo inno
“Gaudeamus igitur,
iuvenes dum sumus,
post iucundam juventutem
post molestam senectutem
nos habebit humus”
musicato a Wittenberg l’anno 1511.
Il 24 gennaio 1912 si redasse il programma dell’Associazione, si approvò lo Statuto, e le prime riunioni furono ospitate nell’Aula “Cabella” dell’Ateneo. Ad essere precisi questo il titolo mutato nel giro di poche settimane: 1. Associazione Goliardica Genovese 2. Associazione Universitaria Genovese 3. Associazione Genovese Universitaria.
Da subito l’A.G.U. intessé rapporti con le analoghe associazioni delle altre Università e alla festa delle matricole giungevano delegazioni da Pavia, Milano, Torino, Padova, Pisa, Bologna ecc. Oltre alla festa delle matricole si organizzavano balli, recite teatrali, corse per carrette, giochi, scherzi in grande stile, carnevalate varie. Correvano gli anni della “belle époque”: l’Europa avrebbe conosciuto di lì a poco il bagno di sangue dell’”inutile strage” (per usare la coraggiosa definizione del genovese Benedetto XV) e dopo il conflitto la Goliardia rappresentava pur sempre un momento di sollievo per superare la tragicità dei quegli anni così problematici e difficili. Come altri sodalizi studenteschi l’A.G.U. fu soppressa nel 1926.
Passata la seconda guerra mondiale si ebbe una rinascita e ai goliardi genovesi il marchese Granello offrì alcuni meravigliosi locali nel palazzo Saluzzo (Via Chiabrera, 7) di cui era proprietario, in ricordo del figlio, studente universitario, ucciso in guerra.
Nell’aprile del 1946 i Principi della Goliardia italiana, riuniti nel celebre “Florian” in Venezia, diedero della Goliardia la definizione sopra riportata.
Il suggerimento più sensato è quello di acquistare il volume, consultarlo, leggerlo, apprezzarlo di persona.
Gian Luigi Bruzzone