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Emergenza ‘cuneo salino’ da Pietra Ligure ad Andora. Quali soluzioni


Da Verezzi ad Andora, passando per la piana di Albenga-Ceriale, il problema delle risorse idriche nel ponente ligure.

di Gabriello Castellazzi* 

Andora emergenza idrica, cuneo salino e autobotti

Nell’estate scorsa il programma della stagione teatrale di Verezzi ha visto l’inserimento di uno spettacolo, inizialmente non previsto, giustamente presentato come messaggio “ambientalista”: “La terra promessa”. Il testo narrava le vicende  drammatiche di una ipotetica Repubblica (come Presidente il grande attore Pambieri) situata su di un’isola dell’Oceano Pacifico destinata ad essere sommersa per l’innalzamento dei mari causato dal riscaldamento globale.

La notizia di oggi è che la pièce teatrale, sospesa nel periodo invernale per problemi organizzativi, riprenderà con la prossima stagione a trasmettere in diverse Regioni italiane il suo messaggio che, nella situazione di oggi, fa ancora molto discutere.

Il tema è sempre attuale per le notizie che si susseguono in relazione ai risultati degli ultimi dati scientifici riguardanti  il nostro Mar Mediterraneo.

La nota rivista  “National Geographic”, che riporta i dati del “ NOAA” (National Oceanic and Atmospheric Administration) confermati in uno studio scientifico pubblicato su “Enviromental Reserch Letters”, segnala come il livello del mare, che sta già salendo (in conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai per l’aumento medio di 1,5°della temperatura globale), aumenterà ancora  di almeno 30 cm. entro il 2050 e fino a circa 77 cm. entro il 2100.

Questo evento causerà non solo l’ inevitabile abbandono di alcune isole dell’Oceano Pacifico ma farà registrare effetti devastanti su tutti gli habitat costieri mondiali: 800 milioni di persone a rischio vita (secondo un rapporto internazionale di Greenpeace), erosione delle spiagge (mareggiate più potenti), allagamenti di vaste zone umide,  contaminazione salina delle falde acquifere (“cuneo salino”) e conseguenti danni per i terreni agricoli vicini al mare.

Il problema sta diventando reale anche per la Liguria. Infatti nello scorso novembre la Giunta Regionale ha attivato un “tavolo emergenziale per supportare le Provincie di Imperia e Savona” chiedendo uno studio approfondito all’Università di Firenze al fine di poter superare l’emergenza  “cuneo salino”: un fenomeno nefasto che  sta  mettendo in crisi il Comune di Andora dove, ormai da parecchi mesi, esce acqua salata dai rubinetti delle abitazioni, mettendo in crisi tutte le attività produttive (turismo, agricoltura, ecc.).

Nel comparto di ponente (ATO Centro ovest) si erano già evidenziate criticità nei Comuni costieri di Ceriale e Pietra Ligure dove gli acquedotti si approvvigionavano dalle falde in subalveo dei torrenti costieri interessati proprio al fenomeno del “cuneo salino”, in particolare nei mesi estivi a causa del contemporaneo consistente prelievo di acqua ad uso idropotabile e  per l’agricoltura.

Oggi si sommano due emergenze: i prolungati periodi di siccità  interrotti dalle cosiddette “bombe d’acqua” e il “cuneo salino” in progressiva crescita (l’acqua salata spinge verso l’alto l’acqua dolce più leggera). Per questo i pozzi di captazione per l’acqua utile vengono scavati sempre più a monte.

Tenendo conto che sul nostro pianeta (dati FAI) c’è abbondanza di acqua (circa il 70% della superfice terrestre), ma di questa enorme quantità solo il 2,5% è dolce (se si escludono i ghiacciai ne resta meno dell’1%), per rimediare cosa si può fare immediatamente?

Due sono gli interventi possibili e urgenti anche per la nostra Liguria:

  • ridurre lo spreco idrico riparando le condotte colabrodo (circa il 35% dell’acqua pompata nella rete idrica viene dispersa con un massiccio spreco di energia elettrica);
  • recuperare e riciclare le acque reflue: solo dal depuratore di Savona (dati Italia Nostra), ogni anno vengono versati in mare circa 10 milioni di m³ di acqua (il volume del lago di Osiglia).

Un terzo dell’Europa è alle prese con lo stress idrico e per evitare il costosissimo ed ecologicamente sbagliato sistema di desalinizzazione, le normative indicano già le tecniche e le possibilità del loro riuso:

  • irrigazione dei terreni con arricchimento delle falde impoverite;
  • uso civile e industriale dopo specifici trattamenti.

E’ auspicabile che dall’Università di Firenze (si spera in collaborazione con l’Università di Savona) giungano tempestivamente  linee operative adatte al contesto ligure e savonese.

*Gabriello Castellazzi – Europa Verde – Verdi del Finalese


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