Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona è al 53° posto: economia, ambiente, vivibilità


La pubblicazione da parte del Sole 24 ore della classifica su economia, ambiente, servizi, vivibilità nella diverse province Italiane consente una prima schematica analisi riguardante la provincia di Savona.

di Franco Astengo (“Il rosso non è il nero”)

La pubblicazione da parte del Sole 24 ore della classifica su economia, ambiente, servizi, vivibilità nella diverse province Italiane consente una prima schematica analisi riguardante la provincia di Savona:

1) il dato generale è negativo: Savona si classifica al 53° posto perdendo 9 posizioni e confermandosi con Imperia (al 72° posto con un recupero di 5 posizioni; La Spezia si situa al 48° posto in perdita di 6 posti; Genova 27° scalando all’indietro di una sola posizione) nell’area di “anello di congiunzione” tra Nord e Centro – Sud;

2) il dato più importante riguarda il lavoro: Savona si colloca all’85° posto perdendo in 12 mesi 19 posizioni. Ancor peggio ambiente e servizi: classifica al 65° posto, deficit di ben 52 posizioni (nonostante l’ottimo piazzamento per quel che riguarda il clima: ma quello non è opera della politica e degli amministratori)

3) Negativo anche il rapporto tra persone attive (15-64 anni) e persone non attive ( 0-15; più 65: indice comunque di problematica interpretazione): media 67 contro una media nazionale di 59. Causa prima: l’invecchiamento medio della popolazione in connessione con la scarsa natalità (natalità che pure è salita dello 0,2%)

4) Pur conseguendo un risultato di grande rilievo per “Cultura e tempo libero” (naturalmente qui incide la posizione geografica) con il 6° posto si registra anche in questo caso un arretramento di 4 posizioni. In calo le librerie e anche l’offerta sportiva.

5) E’ assente, nella classifica stilata dal quotidiano economico, il tema della sanità (solo parzialmente inserito nel capitolo “demografia e società”)che in questo momento in Liguria rappresenta un argomento di grandissima attualità e che andrebbe analizzato al meglio.

La lettura di questo quadro d’insieme, assai succintamente riassunto, non può che indurci sul piano progettuale a ribadire alcuni punti che da tempo si sta cercando di portare avanti:

1) E’ necessaria una ridefinizione delle aree in cui è suddivisa la provincia e sulle diverse necessità d’intervento. Soprattutto sarebbe indispensabile analizzare forme economiche che mantengono strutture di tipo corporativo ormai anacronistiche rispetto alla dinamicità richiesta da nuovi processi di possibile crescita;

2) Questione vitale è quella del recupero a un flusso di interventi produttivi per l’area del savonese e della Valle Bormida che, vista gli esiti concreti della dichiarazione di area industriale di crisi complessa, necessitano di una specifica pianificazione che affronti tre nodi fondamentali:

a) quello infrastrutturale sia in sede ferroviaria, sia in sede stradale: l’uscita dall’isolamento e la “conditio sine qua non” per una ripresa della crescita;

b) la bonifica delle aree colpite dalla de-industrializzazione sia nel Vadese, sia nella Valle Bormida, come nel Ponente (pensiamo alle aree ex-Piaggio di Finale);

c) un ruolo attivo delle forze politiche , delle istituzioni, del sindacato nel costruire incisivi rapporti nei riguardi della Regione e dello Stato (si veda la mancata convocazione del Ministero per quel che riguarda la crisi SANAC). Non basta il “tavolo” di compensazione e il ruolo della Provincia, eliminato il voto diretto e ridotta a luogo di scambio pre-ordinato tra le forze politiche. Si richiama allora la necessità di una nuova strutturazione stabile da realizzarsi, proprio nell’ambito di un coordinamento provinciale, a livello comprensoriale. Ancora: andranno analizzati al fine di intervenire con particolare capacità e tempestività gli elementi di modifica che il governo sta proponendo per l’attuazione del PNRR (l’applicazione del quale risulterà comunque alla fine molto al di sotto delle alte aspettative suscitate propagandisticamente in partenza).

Franco Astengo

E LA PROVOCAZIONE DELL’ING, PAOLO FORZANO….

“Come la chiamiamo? ……suggerite…….una volta in “meridione” potrebbe accedere anche a finanziamenti per il meridione..”.

PACIFISMO A SINISTRA: LA PACE TRA NATO ED EUROPA

di Franco Astengo

Organizzato dall’Associazione “Il rosso non è il Nero” e dal gruppo dei “Partigiani per la Pace” si è svolto a Savona il 13 dicembre un incontro sul tema “La Sinistra e la pace” nel corso del quale si è sviluppato un ampio dibattito dove, tra i diversi elementi oggetto d’analisi, è stata affrontata anche la questione del tentativo in atto di far coincidere NATO e UE all’interno del quadro determinato dal conflitto in corso a causa dell’aggressione russa all’Ucraina: una coincidenza quella tra NATO e UE che si propone anche in un quadro più vasto afferente il rideterminarsi della logica dei blocchi, sia pure in forma e dimensione diversa da una sorta di ritorno al bipolarismo d’antan ( “Limes” nel numero di Dicembre scrive di “Triangolo della Guerra Grande”).

Il governo italiano sta usando il sillogismo NATO = UE per giustificare il proprio riferimento atlantico e nello stesso tempo la propria vicinanza ai regimi dell’Europa dell’Est con l’allineamento al gruppo di Visegrad in funzione della propria vocazione verso le cosiddette “democrature” o “democrazie illiberali” e nel frattempo il proprio allineamento agli USA (elemento quest’ultimo molto discusso all’interno della destra italiana, in settori della quale collegamenti con le democrazie illiberali vanno oltre il confine dell’Oder-Neisse”).
A quale NATO allora si sta allineando il governo italiano?

Per rispondere è necessario partire dal vertice dell’Organizzazione Atlantica svoltosi a Madrid nel giugno di quest’anno, nel corso del quale è stato stabilito un nuovo concetto strategico.

Concetto strategico che tiene conto della complessità delle dinamiche in atto: si riscopre la Russia come nemico principale, si considera ancora in gioco la sfida del terrorismo internazionale, sono ritenuti fragili gli equilibri in Africa e nel Medio Oriente e valutate le minacce che derivano dal dominio cibernetico e – ancora le ambizioni cinesi di maggiore influenza a livello globale.

La strada tracciata sembra quella di mettere da parte l’Europa e di tornare alla guerra fredda.

In questo quadro si inserisce l’obiettivo di realizzare un legame imprescindibile tra NATO e Unione Europea facendo in modo che entrambi gli attori riconoscano l’importanza di una coincidenza di obiettivi nel rafforzamento reciproco considerando ormai come il presente la guerra multi – dominio (non solo terra-mare-cielo ma spazio e fibre ottiche).

Questa ultima considerazione è quella che affida a una piena battaglia politica per la pace la necessità di non considerare Nato e UE come la stessa coincidente struttura politico – militare (ne accennava qualche giorno fa Sergio Romano scrivendo di esercito europeo sul “Corriere della Sera”).

La distinzione NATO/UE e la necessità da parte della Sinistra di considerare l’Europa come spazio politico di riferimento appaiono come le priorità del momento nella nostra riflessione politica. Va impedito che si consideri la situazione come inevitabilmente destinata a una fase di guerra fredda nella corso della quale si prepari il conflitto globale.

Debbono essere avanzate da subito alcune proposte di politica estera sulla base delle quali portare avanti la mobilitazione pacifista dopo il buon successo dell’iniziativa del 5 novembre scorso.

Per rompere il quadro disegnato a Madrid servono proposte di smilitarizzazione e denuclearizzazione poste in zone neutre al centro del Vecchio Continente, serve soprattutto la internazionalizzazione dei movimenti pacifisti: un obiettivo da porre ai socialisti europei (viene sempre in mente l’esempio delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal svolte dai socialisti pacifisti durante la prima guerra mondiale).


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F.Astengo

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