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Liguria e Basso Piemonte

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Finale Ligure attende recupero ex cave Arene Candide per una ‘centrale solare’. Sono trascorsi 20 anni nell’indifferenza


Per la  “transizione verde” è urgente il recupero delle ex-cave “Arene Candide”  realizzando  una “centrale solare”. La Liguria è “fanalino di coda” nel “Piano Energetico Ambientale Regionale” come denunciato dagli stessi imprenditori genovesi.

di Gabriello Castellazzi*

Finale ligure cava Ghigliazza e Caprazoppa

Sono passati circa venti anni da quando gli ambientalisti savonesi proposero di utilizzare le ex-cave “Arene Candide” di Finale Ligure per la realizzazione di una grande “centrale solare”. Per  tracciare le motivazioni è utile aggiornarne il percorso fino agli avvenimenti di queste settimane.

In Italia, il primo impianto fotovoltaico venne realizzato nel 1979,  e dai primi anni 90 i pannelli solari si diffusero. Nel 1997, con il “Protocollo di Kyoto”, un accordo internazionale vincolò 40 Stati a ridurre sensibilmente l’inquinamento da CO2, ma solo nel 2007 il Governo italiano istituì il fondo per le “energie rinnovabili” e proprio in quel periodo il “Solar Technology Group” di Savona  propose la “centrale solare”sul promontorio della Caprazoppa.

Tanti buoni propositi naufragarono nell’indifferenza verso un problema sempre più complicato da risolvere: fermare il riscaldamento globale che, come tutti constatiamo, genera disastri. Ma in quale situazione si trova oggi la Liguria?

Il “PEAR” (Piano Energetico Ambientale Regionale) è il  principale strumento di programmazione (obbligatorio per tutte le Regioni italiane) per gli interventi strutturali in campo energetico e costituisce  un quadro di riferimento per tutti i soggetti (pubblici o privati) che intendano assumere nuove iniziative.

Il suo aggiornamento annuale è necessario in quanto strumento utile a raggiungere produzioni di energia pulita da fonti rinnovabili e per questo deve recepire, ogni anno, un quadro normativo in progressiva evoluzione legato alla “transizione verde”.

Nel “PEAR 2014-2020” la Liguria si impegnava nella “diffusione delle fonti rinnovabili con il loro inserimento in reti di distribuzione intelligenti (smart grid).

Comprendeva la promozione dell’efficienza energetica, oltre al  “sostegno della competitività del sistema produttivo regionale, l’informazione dei cittadini e la formazione degli operatori sui temi energetici”,  tutto finalizzato all’utilizzo virtuoso dei “Fondi Comunitari”, “tenendo in  considerazione le iniziative che i Comuni e le Province liguri portano avanti nell’ambito del Patto dei Sindaci relativamente al tema – smart cities- ”.

Nonostante tutti questi chiari impegni programmatici oggi risulta evidente il macroscopico ritardo della Liguria nel contesto nazionale, come denunciato nei giorni scorsi dalla dirigenza della Confindustria genovese: “l’obiettivo di raggiungere il 14% di consumo interno da fotovoltaico, eolico e idroelettrico è stato clamorosamente mancato avendo la Liguria raggiunto solo l’8% che, oltre ad essere il valore più basso in Italia, è sotto la soglia prefissata dallo stesso Piano regionale”.

Secondo i dati “GSE” (Rapporto Statistico Energia), la Liguria è “fanalino di coda” tra le Regioni italiane per il numero ridotto di impianti fotovoltaici e per la minore potenza elettrica prodotta.

Il dato è obiettivamente incomprensibile data la favorevole posizione geografica e considerato quanto il fotovoltaico rappresenti una fonte sicura di investimento finanziario (tutti gli interessati conoscono l’entità degli incentivi statali ed europei).

Grazie a questi, nel 2021, in Italia risultavano complessivamente connessi alla rete elettrica circa un milione di impianti fotovoltaici (anche se il 90% di questi risulta di piccola taglia) e secondo i dati dell’ “IRENA” (Agenzia Internazionale per le Fonti Rinnovabili), nel nostro paese sono stati installati solo la metà degli impianti polacchi, un terzo di quelli francesi e spagnoli, un quarto di quelli olandesi e tedeschi.

Il dato è preoccupate, tenuto conto dei 9 GW di energia che dovremmo installare ogni anno entro il 2030 per essere in linea con gli impegni internazionali e ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Il “PNRR”(Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dovrebbe aiutare, mettendo a disposizione ben 4 milardi di Euro per  l’ “economia verde” e  prevedendo “poteri sostitutivi” in caso di inerzia delle Regioni.

In questa situazione, a completamento della considerazione iniziale, si inserisce la realtà della provincia di Savona:

A Finale Ligure si trovano le ex-cave “Arene candide”  affacciate sul mare. Lo stato di  degrado dell’area (confinante con un SIC – Sito di Interesse Comunitario) suscita lo sdegno non solo dei cittadini finalesi, ma anche di tutti turisti che giungono numerosi in questa parte di Liguria (foto).

L’ing. Gianpiero Suetta

Il recupero delle ex-cave potrebbe avvenire con la realizzazione della grande “centrale solare” progettata già nel 2005 dall’Ing. Gianpiero Suetta per conto del “Solar Technology Group” di Savona: 11.250 mq. di pannelli fotovoltaici, con potenza di 1125 KW, per una quantità annua di elettricità pari a 1.123.000 Kwh con  risparmio di 670 tonn/anno di CO2.

L’Assessore ligure allo Sviluppo Economico rispondendo alla Confindustria genovese ha dichiarato: “se la Liguria è indietro è forse perchè nelle altre Regioni gli imprenditori hanno più voglia di investire”.

L’attuale drammatica situazione (riscaldamento globale e grave emergenza energetica) obbliga tutti a non accettare ulteriori rinvii.

Gabriello Castellazzi – Europa Verde- Verdi del Finalese


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