Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Genova, ricordo del giornalista che non si inchinava e non taceva. Quel giorno di Camillo Arcuri in sala chiamata San Giorgio. Il libro ‘L’altro fronte del porto’. Il ‘caso Novi’. La denuncia: ‘tariffario dell’informazione’ 2/Lutto, Adriano Ramagli, Il Secolo XIX gli voleva bene


Battagliero e irriverente. Era decano dei giornalisti professionisti iscritti all’albo della Liguria. Camillo Arcuri, nato e residente a Genova il 17 luglio 1930, pubblicista da gennaio 1956, professionista da febbraio 1963. Un collega combattente, coraggioso, generoso, tenace. La sua  “rotta degli scandali di cui non si parla, lobby e mafie sui moli, il caso Genova, la legge delle cosche da Gioia Tauro a Palermo, container clonati a Napoli”. Così in copertina nel libro ‘L’altro fronte del porto’, edito da Mursia nel 2009. Leggi l’estremo saluto del Secolo XIX al ‘suo’ Adriano Ramagli.

Arcuri sostenitore di un giornalismo che non si ripiega su se stesso, attento alla voce dei cittadini, all’indipendenza, allo sviluppo della solidarietà, ai movimenti della società. Il racconto professionale della realtà è una funzione primaria della democrazia moderna. I problemi del giornalismo e dei giornalisti, sosteneva Arcuri, non si debbono risolvere nelle stanze chiuse. Come non può esistere un giornale di informazione senza l’informazione culturale; portatori di informazione di qualità che deve emergere come essenziale. Cultura e giornali, binomio che si rafforza. “Internet ci dice cosa succede di minuto in minuto – ricordava nel 2010 Piero Ottone – mentre il giornale deve darci sempre di più quanto a inchieste giornalistiche; l’approfondimento diventa un valore aggiunto per il quale la gente continuerà ad essere disposta a pagare. La carta sarà dura a morire. Il buon giornalismo è buon giornalismo e non c’è medium che possa influenzarlo negativamente nella sua essenza.”

Arcuri che testimoniò nel processo per diffamazione aggravata ai danni del presidente della Regione, il socialista Alberto Teardo, in cui erano imputati l’allora direttore del Secolo XIX Tommaso Giglio e il redattore di giudiziaria della redazione di Savona Luciano Corrado. Non esitò, da teste, a smentire e tacciare come bugiardo il collega massone di altra testata che confermava tesi del querelante.

Arcuri, da caporedattore, ricordò cosa accadde nella sequenza delle notizie e smentite. Rivelando che in redazione, quella sera, ci fu con una talpa che fece trapelare l’imminente pubblicazione, in prima pagina, delle perquisizioni ed avvisi di reato a 6 indagati del ‘clan’.

Altri tempi quelli di Arcuri, di copiosa messe di ‘professionisti’ nel giornalismo ligure. Con la stessa data furono iscritti all’Albo Massimo Zamorani, Guido Arato, Renato Remorino, Umberto Merani, G.Dario Martini, Stefano Porcu, Guido Tartoni, Ugo Attilio Palimisano, Ettore Balbi, Giancarlo Barone, Nino Matteo Cavassa, Gaetano Fusaroli, Giuseppe Rebora, Cornelio Ferrando, Giovanni Serbandini, Guido Coppini, Armando Vazzoler, Manlio Lombardo, Gerolamo Bugnoli, Arrigo Ortolaani,  Domenico Traverso, Pier Lorenzo Stagno, Giuliano Crisalli, Sandra Badino, Luciano Garibaldi, Armando Miano, Mauro Manciotti,  Antonino Ronco,  Gino Patroni, Flavio Michelini, Sandro Castellano, Vincenzo Capaldo, Benito Bragone, Luciano Basso, Cesare Garelli, Giorgio Sguerso, Pietro Ferro, Andrea Caloretti, Ernesto Panciola, Giuseppe Tacconi,  Antonino Giordano,  Caludio G. Fava, Giorgio Rigotti, Giuseppe Barnao, Argus De Floriani,  Ugo Marchese, Gian Carlo Piombino, Giuliano Costa, Pietro Del Piano, Paolo Saletti, Umberto Bassi, Antonio Grottin, Alessandro Sacchi Memours, Roberto Tafani,  Mario Nicolao, Divo Gori, Alfredo Livi, Francesco Venturini, Pietro Pastorino, Giorgio Bazzali, Sergio Paglieri, Vincenzo Curia, Gianfranco Migliorino,  Modestino Romagnolo, Claudio Tempo. 

DA IL SECOLO XIX DEL 24 AGOSTO 2022 A FIRMA DI FILIPPO PAGANINI

ARTICOLO PUBBLICATO DA TRUCIOLI SAVONESI IL 13 DICEMBRE 2009

Il libro di successo “L’altro fronte del porto” registra il primo colpo di scena. Armatori Messina contro Arcuri. L’inchiesta “assegnata” a Genova. E attesa per conoscere chi erano i giornalisti ricompensati con un tariffario poco onorevole

  di Luciano Corrado

Camillo Arcuri e alcuni dei suoi libri

Genova –  Su “L’altro fronte del porto”, fresco di stampa e col vento in poppa, ci sono tutte le premesse per un “sasso nello stagno”, ma non mancano le sorprese e le attese. I primi colpi di scena. Ad iniziare dal temutissimo campo giudiziario. Chi deve pronunciarsi, giudicare, nel contenzioso di un’accusa di diffamazione? C’è un già un responso, assai inedito. La Procura della Repubblica di Crema ha trasmesso ai colleghi di Genova il fascicolo per competenza, attuando un indirizzo della Cassazione. La sede del giudizio è  dove il querelante ha subito il danno.

Camillo Arcuri non è certo il “signor nessuno” del giornalismo ligure. Sarà anche un simpatizzante schierato a sinistra e lui non l’ha mai nascosto, ma è difficile che possa “passare inosservato” il suo impegno di scrittore. Eppure il suo sesto (o settimo) libro, certamente il più scomodo, irriverente, graffiante, dall’accattivante richiamo della copertina, non ha finora avuto molto spazio nei “media liguri più diffusi”. Giornali, televisioni, blog, radio. A conferma dei tanti, forse troppi, errori della nostra editoria sempre più affamata di mancate copie vendute in edicola, ma anche in crisi di credibilità?

Per il giornalista Arcuri – ha ricordato durante una delle ultime presentazioni, il 2 dicembre nella sala chiamata San Giorgio, quanto mai deserta- <esiste una questione morale dell’informazione, aspetto importantissimo anche nella nostra Liguria>.

L’ex inviato speciale de Il GiornoCorriere della Sera, collaboratore de L’Espresso, vice direttore dell’Europeo, caporedattore a Il Secolo XIX (peccato, che errore averlo ignorato nella copertina del libro stesso!),  senza perifrasi, a proposito del porto, ha accusato: <C’era un tariffario dell’informazione nell’ambito del porto di Genova…tanto per intervista, tanto per…mele marce s’intende…un errore accomunare tutti>. Quando sarà reso noto il “carta canta”? Il collega Arcuri al telefono: <Credo presto, sono in attesa che un amico mi procuri  il materiale promesso…>.

Camillo Arcuri si è chiesto, seduto al tavolo insieme al presidente dell’Ordine dei giornalisti liguriAttilio Lugli e al segretario dell’Associazione (il sindacato unitario), Marcello Zinola, quale fosse il vero motivo dell’assenza dell’informazione locale all’incontro-presentazione. Qualcuno, tra le poche sedie occupate, ha interloquito: sono presenti Marco Preve (a titolo personale) e Stefano Origone, entrambi di Repubblica e che il giorno dopo ha pubblicato una mezza pagina. E ancora, Luca Zennaro fotoreporter dell’Ansa.

Il libro scritto da Arcuri affronta tanti tasselli della “porto story”. Il fulcro resta, per l’autore, il “massacro del galantuomo presidente Novi”. Arcuri: <Non sappiamo chi muoveva le file, i fili…quali i poteri veri di chi voleva impossessarsi del porto…perché Novi, impegnato a fare pulizia, mettere finalmente fuori lobby e potentati che comandavano da anni…esperti in fatture false…che pagavano inezie per l’occupazione di ampi spazi…vedi Voltri…quando decise di liberarsi del suo braccio destro…tutti…Una vicenda che fa meditare…l’informazione come ha reagito…? Non poteva ignorare che…Eppure uno che non ha mai rubato, un galantuomo vero, è finito agli arresti domiciliari…anche questo aspetto mi ha spinto…non potevo tacere…Viviamo un momento di grande debolezza dell’informazione…quella seria…non superficiale…invece prospera il precariato…conosco persone che scrivono e guadagnano 600 euro al mese…alle mercé di…L’editore non vuole e forse non può permettersi di perdere un cliente che fa pubblicità…Per dieci anni ho diretto la rivista dell’Autorità portuale…ho vissuto il caso paradossale  di un bravo collaboratore vittima di un ricatto…Oggi i giornali e molti media sono attentissimi perché la capacità di ritorsione è fortissima…>. E conclude: < C’è una sapiente gestione dell’informazione sul fronte del porto…ci sono tanti esempi eloquenti…>.

Il segretario dell’Associazione, Zinola ha citato un episodio da silenzio, con protagonista Adriano Sansa. Ha accennato alla “scivolata” dell’ex direttore Vaccari a proposito dell’Autorità Portuale.  E comunque solo alcuni giornali si erano schierati contro Novi. Uno lo scagionava. Il presidente Attilio Lugli: <Non tutta l’informazione sta da una parte, non mi pare corretto generalizzare…non tutti hanno scritto male della Compagnia unica portuale…io ad esempio ne ho parlato bene…>.

Per il parlamentare Pd, Ubaldo Benvenuti, si tratta di <un libro splendido, anche se non condivido tutto…>.Camillo Arcuri: <Non vorrei essere frainteso. Non sono qui per giudicare e processare colleghi…né denunciare reati dei Messina…ma ho assistito ad un’enorme ingiustizia…Novi non era neppure mio grande amico…>. Interrompe Zinola: <Siamo stati forse i primi a far restituire regali che la Carige aveva elargito a colleghi….>. Un portuale in pensione assai polemico: <Da chi prendeva notizie il direttore Vaccari ed il suo giornale?….Dal Palazzo di giustizia…pare ovvio…>.

Quando si alza tra la sparuta platea Giovanni Novi, scandisce: <….ho anche rinunciato alla prescrizione…ho combattuto tante illegalità all’interno del porto facendomi un sacco di nemici…avevo un segretario generale che era in combutta… Il mio arresto è avvenuto quasi ad orologeria…il giorno dopo avrei dovuto…mettendo insieme  13 reati… il Pm non si è sentito in dovere di confrontarsi con me…che dire del gesto irriverente dei sostituti verso il procuratore capo Lalla….?>

Il dopo pubblicazione, comunque, si preannuncia caldissimo. Gli storici operatori portuali ed armatori Messina con l’amministratore delegato-socio, Andrea Gais (coniugato con una sorella Messina), non hanno perso tempo. Querela per diffamazione e procedimento rapido davanti alla Procura della Repubblica di Crema dove è stato stampato, da Mursia, il volumetto, quasi formato tascabile, da 190 pagine suddivise in capitoli. Uno interamente riservato al ruolo (presunto) dei Messina. Un nome, una storia che almeno in provincia di Savona è stata finora gloriosa, con il cantiere navale di Pietra Ligure. L’abbandono, il disimpegno dei Messina finì per decretare un destino industriale ed occupazionale nefasto. Il capostipite Ignazio Messina, onorato in quel di Pietra Ligure, grazie alla testimonianza di un sindaco, ex dipendente del cantiere, Salvatore Caltavituro, tra i più amati e votati nella storia cittadina. Democristiano e devotissimo cattolico. Benefattore.

Oggi gli eredi Messina impegnati nel rilancio di Ferrania (da 1400 è scesa a 400 dipendenti) dopo un nebuloso “braccio di ferro” con Malacalza. E il ruolo di “salvatore” del ministro Claudio Scajola.

Camillo Arcuri  in attesa delle decisione della Procura della Repubblica di Genova. Rinvio a giudizio o meno. Ai magistrati inquirenti di Crema ha già depositato una “memoria difensiva” (studio legale Scopesi). Il clima resta pesante: <Il magistrato mi ha chiesto se sono proprietario di beni…>.

Lo stesso presidente dell’Ordine, Lugli, ha reso noto che, alla luce delle notizie già a suo tempo diffuse, era stata fatta un’espressa richiesta alla Procura di avere copia di tutte le intercettazioni telefoniche, ambientali. Ben 12 mila. Attesa finora vana e neppure una giustificazione. Tra le altre cose si parla di una interessante telefonata, ma per strana sorte finisce per essere disturbata. Un big del porto, Spinelli, parlava con Novi. E che dire, ne riparleremo in una prossima puntata, delle telefonate tra l’Autorità (Novi) e il caporedattore dell’epoca Franco Manzitti?  E l’entrata in scena di Guerrera segretario del ministro Scajola, sotto inchiesta per altre vicende a Sanremo?

Oppure, come ha riportato nella sua minuziosa cronaca Il Secolo XIX del 9 novembre 2008, a pagina 3: <Non era un mistero che Novi avesse le sue preferenze tra i giornalisti. E si capisce che, a RepubblicaMarco Preve è “fuori controllo” per gli articoli inchiesta sul malaffare che avrebbe accompagnato  la gestione del porto sotto Novi.  In un dialogo tra Sergio Maria Carbone, avvocato e consulente dell’Autority, e Giovanni Novi del 3 febbraio 2008, il secondo dice “Ti avevo chiamato per dirti…Franco (cioè Manzitti)  farà un articolo…in cui rettifica, però gli è scappato di mano questo deficiente di Marco Preve. Di solito con Minella (Massimo, altro cronista di Repubblica) non succede che scappa qualcosa. Franco Manzitti si è scusato ed era inferocito>. Manzitti che aveva sponsorizzato il fratello Marco per un rinnovo di contratto al porto, ha dichiarato al Secolo XIX: <Mi sono comportato da fratello, autosospendendomi per evitare strumentalizzazioni>.

Una curiosità: Arcuri ha accennato al ruolo di un “benemerito” maresciallo della Capitaneria…. Nell’inchiesta della Procura di Genova, stando a fonti legali, sarebbe indagato un sottufficiale che faceva il “postino” (termine improprio, forse meglio “pifferaio”) tra gli uffici giudiziari e l’Autorità Portuale. Non si è ancora capito se si tratti di due personaggi diversi. Qualcuno può spiegarlo? Sciogliere il mistero. Uno dei tanti.

Luciano Corrado

E’ stato scritto: “Il libro è un’indagine molto documentata  e un atto d’accusa su privilegi  e affari degli imprenditori del mare, una giungla di interessi e speculatori  di ogni tipo che controlla spesso traffici illeciti. Come Arcuri ha evidenziato tutto con grande professionalità e passione“.

Alberto Gagliardi  (Deputato di Forza Italia nella XIII legislatura, giugno 2001 –
maggio 2006) commentò: “Il porto di Genova ha toccato il fondo…i monopoli sono una vecchia storia”.

Claudio Mangini  (prima cronista al Lavoro poi caporedattore al Secolo XIX): “Arcuri con questo libro ha tolto un velo. Ora molte cose sono più evidenti”.

Stefano Zara (imprenditore e deputato nella XIV legislatura per L’Unione-centro sinistra): “Arcuri aveva l’obiettivo  di fare un’opera giornalistica  di inchiesta  che è passata di moda e per questo ci è riuscito bene”.

Arcuri aveva, tra l’altro, risposto con queste parole: ” Qui a Genova avviene uno scandalo. Chi ha portato moralità nel porto viene arrestato. Giovanni Novi è stato colpito da cecchini. Io nel libro faccio nomi. Lui aveva denunciato operazioni illecite fatte a scapito di tutti. …Sono emersi comportamenti mafiosi…ho pensato di denunciare da cronista  e non da giornalista investigativo o d’assalto tutto quello che ho visto e di salire sul carro del perdente….Molti meccanismi per chi è fuori sono tabù….Ci sono intercettazioni telefoniche …che però non sono state pubblicate da nessuno e dimostrano quanto assurdità c’erano…interessi economici che si muovono  di nascosto, in modo poco chiaro e non corretto”.

IL SECOLO XIX GLI HA VOLUTO BENE

ADRIANO RAMAGLI MORTO A 81 ANNI. L’INDIMENTICABILE ‘PILOTA’ DELLA TIPOGRAFIA DOVE HA LAVORATO PER 7 LUSTRI E TUTTI LO STIMAVANO.

Ciascuno di noi lo porti nel cuore per la sua serietà, correttezza, disponibilità, professionalità e raro senso di appartenenza. Molti i sinceri messaggi di partecipazione al lutto e condoglianze.

 

 


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