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Liguria e Basso Piemonte

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La crisi del Secolo XIX: perché i giornalisti sfidano l’Editore con 2 giorni di sciopero


I silenzi di Gedi su organici, contratti di solidarietà, compensi da fame (3 euro a pezzo) per i collaboratori del web, dignità della testata. La fusione con La Stampa e la mancanza di iniziative a fronte del crollo delle vendite.

“Dal 2013 pesanti decurtazioni dello stipendio dovute, principalmente, a contratti di solidarietà e cassa integrazione. Vana richiesta di due nuovi assunzioni per ripristinare l’organico. Corrispondenti e collaboratori”.Scriverebbe oggi un ex direttore dello storico Decimonono (aveva raggiunto e superato 180 mila copie): “I giornali hanno un’anima, comunque bisogna maneggiarli con cura. Bisogna tenerlo presente quando si fa l’editore. E alla Gedi pensano che siano soltanto carta straccia, giornalisti compresi ?”

Bisogna riconoscere che negli ultimi mesi le pagine provinciali si sono arricchite con più servizi, approfondimenti, più notizie e copertura della località, ma un impegno rimasto sulle spalle quasi interamente dei soliti organici. Quanto alla diffusione in edicola si aggiunga che non solo il giornale non arriva più da anni nei paesi di montagna e dell’entroterra (con rari casi), ma neppure in aree della prima fascia costiera con oltre un migliaio di residenti che si moltiplicano come in località di villeggiature montane con la stagione estiva. L’abbonamento cartaceo postale impone ai lettori di ricevere spesso il loro quotidiano nel pomeriggio. Quello on line è in continuo e salato adeguamento del prezzo. Solo ora è partita l’offerta: 1 anno a 129,99€ anziché 199,99€. Nessun ‘incentivo’, ad esempio, per i pensionati; pensiamo soprattutto a quelli (e sono in netta maggioranza) che non percepiscono neppure mille euro al mese.

COMUNICATO FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA (SINDACATO UNITARIO DEI GIORNALISTI).

Il Secolo XIX, giornalisti in stato di agitazione. Affidati al Cdr due giorni di sciopero.

Mancato rispetto del contratto nazionale, corrispondenti e collaboratori pagati 3 euro per un articolo sul web, la mancata risposta dell’editore Gedi alla richiesta di due nuove assunzioni per ripristinare l’organico alla fine degli ammortizzatori sociali: questi i principali motivi della protesta dei lavoratori, che chiedono all’azienda «rispetto per il giornale e per i lettori».

I giornalisti del Secolo XIX, riuniti in assemblea, hanno proclamato all’unanimità lo stato di agitazione affidando al Comitato di redazione un pacchetto di due giorni di sciopero. Mancato rispetto del contratto nazionale, eccessivi carichi di lavoro e la mancata risposta, al momento, alla richiesta di due nuove assunzioni per ripristinare l’organico redazionale alla fine degli ammortizzatori sociali sono tra i principali motivi che hanno portato allo stato di agitazione dei giornalisti che dal 2013 devono fare i conti con pesanti decurtazioni dello stipendio dovute, principalmente, a contratti di solidarietà e cassa integrazione.
«Per i giornalisti del Secolo XIX, per i quali il quotidiano, sia in forma cartacea che digitale, continua ad essere un’opera dell’ingegno collettivo, tutto questo è inaccettabile. Gli ultimi rifiuti da parte dell’azienda rappresentano l’ennesimo colpo all’autonomia e alla qualità del giornale che con sacrifici, negli anni, giornalisti e poligrafici hanno difeso con forza sino ad oggi», si legge in una nota.
«Quanto descritto, con corrispondenti e collaboratori pagati la miseria di 3 euro per un articolo pubblicato sul web, non si verifica in realtà editoriali semisconosciute ma accade oggi nel principale gruppo editoriale italiano: Gedi. I giornalisti del Secolo XIX – conclude la nota – chiedono rispetto per tutti i lavoratori di questo quotidiano che fornisce all’intero gruppo contenuti e contributi di qualità ed è la voce di Genova e della Liguria da oltre 130 anni. La redazione del Secolo XIX, che ha dato pieno mandato al Cdr il quale resta disponibile a sedersi nuovamente al tavolo con l’azienda, chiede rispetto anche per i propri lettori e per un territorio che ha subito eventi drammatici e crisi occupazionali e non vuole vedere affievolire la luce del suo giornale».

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