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Liguria e Basso Piemonte

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Glasgow: annunci di riforestazione ma non si arresta la deforestazione. ‘Centrali a biomasse’. Incentivi pubblici. Incendi boschivi


Il moltiplicarsi degli incendi boschivi dovrà fermare in Liguria il taglio di alberi per  le “Centrali a biomasse”. Necessario invece finanziare i rimboschimenti. Nuovi “green jobs”.

di Gabriello Castellazzi*

Da gennaio a settembre di quest’anno, oltre novanta incendi boschivi hanno cancellato in Liguria centinaia di ettari di bosco: un patrimonio prezioso con  il 73% di superfice arborea a fronte di una media nazionale del 36% ( la provincia di Savona più boscosa e vulnerabile).

Nello stesso periodo in Sicilia sono andati a fuoco 78.868 ha. di manto verde, in Calabria 21.321, in Sardegna 5.777 : un disastro ambientale senza precedenti (dati Effis-European forest fire information system).

Il “Centro Comune di Ricerca dell’Unione Europea” ha pubblicato il 29 ottobre scorso il “Rapporto sugli incendi boschivi” dove si evidenziano inoltre i seguenti dati: nel 2019 il fuoco ha divorato in Europa 400.000 ettari di bosco, nel 2020 circa 340.000 ,  distruggendo un numero enorme di “aree protette” e i dati relativi ai primi otto mesi di quest’anno fanno rilevare una stagione degli incendi ancora peggiore: si parla di 500.000 ettari distrutti (dei quali il 65% in foreste che richiederanno decenni per ricostituirsi).

Il 25% delle superfici percorse dal fuoco si trova all’interno dei siti “Rete Natura 2000” particolarmente ricchi di biodiversità con danni incalcolabili agli ecosistemi. Una stagione così lunga di incendi devastanti, sempre più difficili da affrontare con mezzi tradizionali, dimostra una volta di più come i pericoli derivanti dalla crisi climatica siano in rapida crescita.

In queste condizioni di riduzione drammatica del patrimonio forestale si continuano purtroppo a finanziare con denaro pubblico il taglio di boschi e la costruzione di “Centrali a biomasse” che ne ricevono il legname da ardere (Legge 28/7/2016).

Queste “centrali” utlizzate per la produzione di energia elettrica dovrebbero essere piccoli impianti finalizzati alla combustione di scarti agricolo-industriali  insieme ad altri residui biologici non altrimenti compostabili.

L’associazione “Medici per l’Ambiente” denuncia da tempo l’assurdutà di una legge che, attraverso un’interpretazione scorretta, riesce a finanziare queste “centrali” incentivando così processi inquinanti di combustione destinati ad aumentare la CO² nell’ atmosfera, mentre si dovrebbe al contrario fare ogni sforzo per ridurla e dirottando le risorse su fotovoltaico, eolico e geotermico.

Ovviamente si è tutti favorevoli all’ utilizzo razionale del legno: sostituire la plastica con oggetti biodegradabili, produrre case ecologiche, carta riciclabile, mobilio, ecc., ma non si può accettare una visione utilitaristica dell’insostituibile patrimonio boschivo per un miope ritorno economico. Se viene incentivato il taglio dissennato delle foreste per alimentare le “centrali”, peggioreranno rapidamente anche le condizioni già critiche della nostra atmosfera.

Purtroppo è l’Unione Europea che sovvenziona e rende vantaggiosi l’abbattimento di alberi e la costruzione di questi impianti, per il semplice motivo che senza incentivi queste attività sarebbero in perdita. Situazione assurda che dovrà per forza essere capovolta se si vorranno onorare gli “Accordi di Parigi” frenando il riscaldamento globale.

In concreto: i finanziamenti europei del “Pnrr”(Piano nazionale di ripresa e resilienza) destinati all’Italia devono essere dirottati per dare lavoro ai silvicoltori attraveso vasti programmi di rimboschimento e non per incentivarli a sacrificare i boschi per vivere. La salvaguardia del patrimonio verde è un tassello fondamentale dello sviluppo sostenibile:  il consumo di suolo e la deforestazione rappresentano invece un vulnus inaccettabile per il territorio. Non possiamo dimenticare che senza alberi si provoca anche il progressivo dissesto dei versanti con frane e alluvioni disastrose.

Anche le Nazioni Unite (“Sustainable Development Goals”) chiedono nuovi progetti di riforestazione con  azioni esattamente opposte a quelle che oggi causano la riduzione del patrimonio boschivo.

La Cop 26 (Conferens of the parties ed. 26), quest’anno in corso a Glasgow in Scozia, vede l’accordo unanime per un’azione intensa di riforestazione (globalmente 16,5 miliardi di euro da impegnare per questa finalità). Nuovi “green jobs” si aggiungeranno a quelli previsti per la produzione di energia pulita: in Italia sono previsti 100.000 nuovi posti di lavoro con investimenti per 135 miliardi di euro nei prossimi 10 anni (dati Centro Studi Althesys).

E’ auspicabile per le generazioni future che tutti questi programmi non risultino solo un “bla-bla-bla”.

Gabriello Castellazzi

(Europa Verde- Verdi del ponente savonese)

 


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