Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Monesi di Triora: urgono investimenti pubblici a traino dei privati. E dal Gal Mongioie nasce la più lunga rete bike del Nord Italia: 1200 km e 40 percorsi


Matteo Monti scrive sulla pagina ‘…Sei “Praticamente” Di Monesi Se…(gruppo pubblico con 2641 membri): “Domenica 4 maggio 2021 mi sono soffermato nel piazzale di Monesi e ho scattato questa fotografia…È davvero un peccato farla morire… a chi dice che ha il ❤️ lassù.. faccia un passo avanti e lo dimostri con i fatti! Alla politica invece dico di avere più energie e determinazione e di non nascondersi dietro la burocrazia del palazzo ma di essere più agile e rapida nelle scelte. Abbiamo un luogo magico che in passato ha dimostrato di essere grande.. io credo che al giorno d’oggi possa risplendere ancora meglio di prima. Il tempo passa.. gli altri guardano avanti e progettano il loro futuro. E noi?…”

Mentre si discute, ci si confronta, dando valore al ‘sale della democrazia’, mentre Monesi di Triora è semiparalizzata e in molti si chiedono quale futuro; mentre Monesi di Mendatica resta la ‘bella addormentata’ evacuata ed inabitabile in attesa di ulteriori interventi, mentre tutto questo accade leggiamo sui media cuneesi, con interesse e fiducia, che “Il Gal Mongioie” si appresta a realizzare, con finanziamenti europei e pubblici, il più grande complesso di sentieri per bike del Nord Italia: 1200 km e 40 percorsi”.

L’assemblea dei soci del GAL Mongioie, nel giugno 2020, ha rinnovato all’unanimità il Consiglio di Amministrazione per il prossimo triennio. È stato riconfermato nel ruolo di presidente Beppe Ballauri, che avrà come vice Giorgio Giaccheri di Ormea; confermati Valter Roattino (Confagricoltura – Unione Agricoltori) e Paolo Manera (Confartigianato), l’unica new entry è Gianni Gentile (rappresentante di zona Mondovì per Coldiretti).

Simone Femia- Se le Istituzioni locali (comune, provincia, regione) finanziassero il rifacimento delle provinciali per Monesi, già sarebbe un buon punto di ri-partenza e quindi a seguire adozioni di rapide agevolazioni per autorizzare e garanzia di qualche incentivo economico per ri-avviare le varie attività…
Marina Caramellino- Copiamo dai paesi della Val Maira.
Gian Piero Testa- Marina vero : il loro è un buon esempio. Ma sono stati primi i tedeschi. Vediamo di essere noi italiani questa volta.
Patrik Launo – Di Monesi in Italia purtroppo ce ne sono a centinaia. La crisi della montagna non “di moda” non credo abbia soluzioni a breve termine. Solo un’altra grave pandemia con successivo spopolamento delle città potrebbe aiutare la montagna a ripopolarsi.
Carlo Corio (Imperia) – Se ho capito bene, sarebbe necessario fare vivere Monesi anche nella stagione estiva e la soluzione sarebbe un eccezionale bike park. Ma pare che la proprietà non sia interessata. La cosa è opinabile, possiamo essere dispiaciuti, ma credo che occorra anche rispettare le volontá altrui, senza crocifiggere nessuno se ha una opinione diversa, espressa e praticata legittimamente…
Roberta Poggi – Se si perde un ulteriore treno diventerà sempre più il paradiso delle ciaspole, dello sci con le pelli, delle mountain Bike, dell’enduro, insomma, di un turismo meno controllato e più selvaggio….se piace….Comunque sia, siccome il popolo non si può legare, spazierà a volontà tra queste montagne che, forse, qualcuno vorrebbe inviolate!!!!
Clash Marchiani – Son finiti i tempi dello sci di massa. Ricordo le settimane bianche…Se si guarda la storia dello sci e dei luoghi per ospitarlo si vedrà che dopo il boom degli anni 60 e 70 c’è stato un rallentamento dello sviluppo e dello sfruttamento commerciale della montagna dovuto anche agli equilibri della politica che nel nostro Paese manca di una visione complessiva del tema. Vedasi solo in Piemonte l’abbandono di una quarantina di impianti, in Liguria è successo ad Alborella.A ciò di aggiunge i cambiamenti climatici. Ultimamente, pero, si è visto un ritorno sotto altre forme: la mbk, l’ escursionismo.
Gabriele Lalatta Costerbosa – Chiedo scusa, sarò prolisso, ma trovo curioso vedere manifestata in molti post una strana bipolarità, che associa l’amore dichiarato per natura, montagna e Monesi in particolare, contemporaneamente, alla volontà di impiantarci infrastrutture utili ad attirarci masse il più possible nutrite di frequentatori. Qualcuno davvero crede, o meglio, ha mai sperimentato, la conciliabilità delle due cose? E sapreste dirmi A CHI si potrebbe serenamente affidare questo auspicabile progetto? Alla Provincia? Alle Regione? A un emiro filantropo ? Scappa da ridere, vero? Monesi ha vissuto il suo boom in anni molto naif. Sappiamo tutti le mosse furbette, le bidonate e i pacchi tirati; sappiamo da chi e sappiamo quali sono state le vicende che hanno portato alla progressiva riduzione delle attività. Ricordiamoci anche che, se per anni e anni abbiamo sciato per quattro soldi in un paradiso miracolosamente conservato intatto, COME SE FOSSE LA NOSTRA PISTA DA SCI PRIVATA, lo dobbiamo a un pugno di persone che, ognuno a modo suo, si è fatta un mazzo così ; alcuni, perché non hanno mai mollato ( indovina chi ) altri, perché ci hanno investito soldi e fatica, senza essere padroni di niente intorno ( indovina pure questi ) ed altri, che pur essendo i padroni e potendo serenamente mandare tutti a spigolare altrove, invece di battersene il “B.” hanno tenuto aperto, quando potevano mettere semplicemente dei cartelli con scritto: “ingresso riservato alla vacche”. E qui, c’è poco da indovinare… Quella czz. di frana, e peggio di lei , la frana di Pubblica Amministrazione, ha dato la mazzata finale a un equilibrio che, a mio egoistissimo parere, era meraviglioso e del quale, mai potrò ringraziare abbastanza quella terna di protagonisti che me lo hanno propiziato. E ve la dico tutta; Tiziana Sabato , se rimettessi in marcia il Tre Pini + Plateau, non solo ci starei a pagare un giornaliero da 50 euro e forse, anche di più, ma ti riempirei di
baci e raccoglierei i fondi per fati un fan club e una statua sul piazzale del parcheggio. Quanto costa il giornaliero dalle altre parti, scintillanti e alla moda, con astronavi per seggiovia e diecimila piste, ma con un puxxxxaio di folla che ti passa sulla testa e le baite high tech che ruttano musica a palla servendo un bombardini al metanolo al prezzo di un pasto completo da Annalisa Lanteri o dai Fratelli Porro? Qualcuno, qui, ha detto che per Monesi si potrebbe aprire un capitolo nuovo. Mi pare non sia stato capito, ma in realtà è una cosa sacrosanta: una Monesi avanguardia di una frequentazione sostenibile. Mi piace, anche se , alla mia età non potrò più goderla, perchè, a scendere, tutti  i santi aiutano, ma salire con le pelli, è roba per chi ce la fa. Sarei comunque contentissimo per loro. Non riesco a capire chi, dicendo di amare la “nostra” montagna, la vorrebbe vedere ridotta a una specie di Gardaland sotto al Redentore. Posto che se Gardaland sarà, sarà un business privato di Tiziana, perché vi eccita tanto l’idea? Per l’indotto ? Per l’economia locale, e il ripopolamento della vallata? Apprezzabile. Lo sapete, vero, che se arriva davvero “quello coi soldi” ci inzuppa il biscotto da solo e, al massimo, vi assume come stagionali a prezzi da fame, si? Non solo vanno a ramengo il gallo e la marmotta, ma anche la ciaspolata che oggi vi fate gratis, perché ci sarà una tariffa anche per tirare un peto. Non sarà che a qualcuno, la cosa che sta veramente a cuore, di Monesi, è il valore di rivendita delle case?
Fabia Sanzone (Garlenda)- Monesi si sta trasformando….la sua nuova natura sarà quella del paradiso delle ciaspole e degli amanti dello sci di alpinismo….e devo dire che non mi dispiace affatto….tutto è mutevole, tutto si trasforma, tutto cambia….niente è per sempre ma in senso positivo e Monica ne è un piccolo esempio. Non opponiamoci al cambiamento! Evviva Monesi.
Gianpaolo Amoretti (Imperia) a Sansone- Le ciaspole e lo sci alpinismo non bastano a far lavorare e vivere delle persone in un posto.. I costi di un attività e della vita sono molto superiori a pochi decenni fa… L’uomo investendo in modo non invasivo può benissimo vivere, convivere e migliorare la natura di un posto.

Sanzone a Amoretti- Non è detto…..sono fiduciosa, bisogna strutturarsi per quello….e poi si vedrà…

Un’altra strada non è possibile mettiamoci una pietra sopra….non c’è peggior sordo….quest’inverno era fantastico vedere tutte quelle persone con le ciaspole e gli sci d’alpinismo….Da Annalisa sembrava di essere tornati ai tempi di Roberto nelle vacanze di Natale….
Gianni Sbriscia- Se per cambiamento intendiamo il fatto di trovar facilmente parcheggio sul piazzale, di non fare la fila alla cassa di Annalisa o dai ragazzi della Vecchia Partenza allora siamo all’avanguardia.
Danilo Lanteri – Le ciaspole van bene, ma per la vita di un luogo così non bastano. La fisiologia dice che la sopravvivenza di un organismo ha bisogno di volumi di alimenti conosciuti a priori. La nostalgia lacrimosa o il modernismo tout court sono sentimenti che poco influiscono per una scelta in gran parte economico-aziendale. Privata o pubblica che sia. Senza il minimo di strutture funzionanti l’attrattiva del posto sarà sempre prossima allo zero e di conseguenza le realtà finanziarie in grado di risolvere qualcosa saranno ‘distratte’ verso situazioni più promettenti e soprattutto sicure. E lo dice uno che ha iniziato a sciare a Monesi nel’58… e che porta il marchio dell’amore per il luogo nello stesso cognome. Ma la realtà non ha sentimenti. Va guardata.·
Si chiama ‘capacità contrattuale’ ed è la dote che ogni ‘attore’ di questa vicenda misura quotidianamente, in quanto unico argomento valido in qualunque trattativa. La politica stessa, che spesso anche a ragione ed io in testa, critichiamo, deve avere dalla sua una ‘capacità contrattuale’ per determinare azioni interessanti per noi che amiamo ed ameremmo vedere Monesi risorgere con tutte le sfumature egoisticamente (ma perché no?) attese. Però se la stazione resta quella che è, e forse nemmeno quella, quale ‘capacità contrattuale’ può avere ad esempio, qualunque politico (e tutti ne conosciamo uno anche personalmente) nel proporre e chiedere finanziamenti regionali, statali o europei? Cosa potrebbe addurre come giustificazione al rifacimento delle strade di accesso a Monesi se Monesi è un nome nel nulla?
Ci fu un tempo in cui già da Colle San Bartolomeo funzionava un’economia di ‘sgocciolamento’ grazie a Monesi. 50 km cosparsi di bar, trattorie, ristoranti alberghi, distributori (a Nava c’era anche un meccanico che noleggiava e montava le catene) e negozi. Case ed appartamenti in affitto da Mendatica o Nava in su e anche discoteche… Se la strada si fosse ‘rotta’ allora non è difficile immaginare che i tempi per la ricostruzione sarebbero stati senz’altro più celeri di quelli ultimi (per quanto non biblici). Capacità contrattuale. Massa critica. Ricordo di aver contato in anni migliori 11 pulmann nel piazzale più le auto ovviamente… gare zonali tutte le domeniche e di conseguenza sciatori da tutta la Liguria almeno. Tutti giustificati motivi, questi, per eventuali richieste. Ma adesso… è una cartolina sbiadita. Adesso il gatto si morde la coda: servono i soldi che arriverebbero solo se ci fosse un motivo. Capacità contrattuale, appunto.
mmmmmmm

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