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Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure, se governa la sinistra. Lo sviluppo edilizio bacia la ‘rapallizzazione’ Carrara: ecco gli esempi ignorati e che non avremmo più voluto vedere


“Edilizia a Pietra Ligure. In questi due anni un nuovo sviluppo di “un’edilizia intensiva” vede proliferare nuovi  palazzoni stile anni 60. I casi di via Torino e via Guido Rossa/via Macarro. Perché non si è fatta la strada di collegamento con via S. Francesco? Si va verso una “borghettizzazione” del territorio?…..La a noi vicina Borghetto S. Spirito, che potrebbe essere rimasta nel cuore del Sindaco (dove è stato a capo dell’Ufficio tecnico ndt), che gestisce l’edilizia e l’urbanistica, per il suo passato professionale? Si vuole “BorghettizzarePietra Ligure? ” E’ la sferzante e documentata mozione presentata da Mario Carrara, consigliere comunale ed ex assessore.

Polo di Centrodestra per Pietra – Lista Civica dei Pietresi- Gruppo consiliare “Centrodestra”- Consigliere Mario Carrara

MOZIONE CONSILIARE- Al Presidente del Consiglio comunale di Pietra Ligure.

Ci sono state segnalate situazioni per cui ci sono stati e sono tuttora in corso interventi “massicci” di costruzione di palazzi e nuclei di svariati piani anche in zone nelle quali era stato attuato o sussisteva uno sviluppo edilizio armonico ed omogeneo sia con l’ambiente circostante che, soprattutto, con le previsioni urbanistiche “originali” del Piano Regolatore.

Sia le trasformazioni urbanistiche in corso di intere vie, che l’inserimento di casermoni in zone che ne erano prive e contrastano con tutto l’ambiente circostante, mettono ben in evidenza l’evoluzione o l’involuzione in atto.

Alla domanda su come  possa attuarsi una cosa del genere, la risposta è da ricercarsi, oltreché nella legislazione generale,  “premiale“, dei “piani casa” che, sussistendone le condizioni, consentono aumenti di cubatura del 30%,  anche e soprattutto nella possibilità di “trasferire volumetrie“, talvolta ingenti, da altre zone anche non contigue del territorio comunale. Il risultato è che, dalla somma dell’indice costruibile dato dal terreno o dalle volumetrie già esistenti in loco, più le volumetrie “trasferite” da “altrove”, ne possono conseguire dei palazzi enormi e spropositati, come dimensioni. “Spropositati”, ovviamente, rispetto a tutto ciò che li circonda.

In altre situazioni si sta assistendo alla crescita “a dismisura” (come se si “gonfiassero“) delle costruzioni esistenti, che da eleganti palazzine diventano “casermoni”: alla fine poco dissimili da quelli delle periferie delle grandi città.

Ne deriva un’edilizia di nuovo “invasiva“, massiccia, opprimente, del tipo che non avremmo più voluto vedere a Pietra Ligure e che ricorda i ben tristi (edilizialmente parlando..) anni 60 e 70, in cui un’aggressiva e dissennata attività edificatoria ha deturpato per sempre il volto della Riviera Ligure. Mentre ci stupiamo che ci siano ancora  costruttori che continuino nella miope strada del “più ce n’è, meglio è“, nel senso di voler  perseverare a realizzare palazzi grossi con tanti appartamenti (anche micro e mini) che, alla lunga, sviliscono sia tutta l’edilizia che la stessa località nel suo complesso, (logica dissennata attuata 40/50 anni fa), a discapito di un’edilizia mirata su un minor carico insediativo, ma di maggior pregio ed apprezzamento, ci preoccupiamo affinché siano trovati dei “rimedi” a questo.

In un contesto del genere, ci chiediamo a “quale”  “modello” urbanistico si ispiri chi  pianifica per poi arrivare a questi risultati, che stanno emergendo sotto gli occhi di tutti.

Prendiamo ad esempio, via Torino e via Guido Rossa e via Macarro,  una nuova “traversa” sopra via Morelli. Nel primo caso, l’impressione che se ne trae nel transitare oggi per via Torino, è di percorrere una strada che, se prima si contraddistingueva per l’eleganza delle sue palazzine, dei suoi alberi e dei suoi giardini, ora intimidisce per le dimensioni acquisite dalle costruzioni, che sono diventate dei  casermoni imponenti. Una cosa che sempre meno ha a che vedere con una città turistica, ma sempre di più con le periferie delle grandi città.

S’intende che, in Consiglio comunale, anche noi, in applicazione delle norme esistenti, abbiamo votato a favore di progetti di ristrutturazione e ricomposizione edilizia che riguardavano alberghi; quindi, privilegiando la “salvaguardia” economica di un’attività importante per la città come quella alberghiera. Tuttavia, la preoccupazione sotto il profilo strettamente “edilizio”, del “cemento che resta“, rimane.

Se, con sempre meno terreni “liberi” disponibili, la prospettiva che avanza consiste nel “facciamo più grossa l’edilizia che già c’è“, nel senso, ad esempio, ingrossiamo una palazzina di 3000 mc facendola diventare un palazzo di 7000 mc, tramite l’applicazione di norme permissiviste e liberali, c’è ben da preoccuparsi per il futuro. Nessuno sarà più sicuro che la casa che ha di fronte non diventi un palazzo di 7 piani (in certi casi si può arrivare fino a ben 10.000 metri cubi..!).

Diversa, invece, la situazione per via Guido Rossa/via Macarro. Qui, abbiamo constatato come sia stato autorizzato un nuovo palazzo di dimensioni abnormi, fino a 5 piani, rispetto ad un quartiere, che era cresciuto armonicamente con villette e nuclei nuovi, composti al massimo da 2 piani con mansarda. Non si ha nulla da contestare circa la “regolarità” della costruzione stessa. Essa è stata resa possibile dalla “trasportabilità” delle cubature da una zona all’altra. Ma questo è un caso lampante di “dove” possa portare questa “logica”: alla costruzione di “casermoni” ex novo, enormi, anche in zone in cui palazzoni siffatti “non c’entrano per niente“, se non che contrastano e stridono con tutto quanto sta loro intorno.

Precisiamo: nel loro “interno“, possono esser anche di classe superiore, fatti e rifiniti con tecniche di pregio e comfort d’avanguardia, ma sono le dimensioni ponderose e compatte della massa “dell’esterno” che lasciano perplessi, perché quegli ingombri massicci assomigliano più alle case popolari Gescal o Inacasa degli anni 60, che ad un’edilizia  per un ambiente turistico, come si vorrebbe oggi. E lo “stridore” è ancora più evidente con costruzioni, tuttora in fase di edificazione nei pressi, ma fatte con “movimentazione” delle forme architettoniche ed eleganza.

Proprio in questa circostanza, tuttavia, viene spontaneo chiedersi, come sia stato possibile urbanizzare intensamente una zona che era sostanzialmente ancora “vergine“, presentando ancora vasti spazi “aperti“, senza prima aver fatto un’opera pubblica “prioritaria” ed essenziale per quella zona, cioè, aver creato il collegamento viario con la via S. Francesco d’Assisi, che dista solo una cinquantina di metri in linea d’aria. Ciò comporta che, a urbanizzazione completata, si andrà a chiudere e costringere tanta gente in una strada “cieca”, via Rossa/via Macarro, che ha un solo ed unico accesso/uscita sulla via Morelli.

Prima di tutto, anche per motivi di sicurezza, avrebbe dovuto essere realizzato il collegamento stradale con via S. Francesco e solo “dopo”, si sarebbero consentite le nuove, molte edificazioni. Non sappiamo, quindi, quali siano  i modelli urbanistici che si vogliano seguire con questa “manica larga” estensiva nel pianificare l’edificazione. Forse New York? Forse Milano Bovisa? Forse tali quartieri di Cinisello Balsamo o di Sesto San Giovanni? O forse, più probabilmente, la a noi vicina Borghetto Santo Spirito, che potrebbe essere rimasta nel cuore del Sindaco, che gestisce l’edilizia e l’urbanistica, per il suo passato professionale? Si vuole “BorghettizzarePietra Ligure?

Quando due anni fa nel programma della nostra lista elettorale scrivemmo: “Basta cemento“, volevamo dire (almeno chi ora scrive) proprio questo:  “Basta” con un’edilizia che deturpa; basta con un’edilizia che stravolge il territorio abbruttendolo, anziché valorizzarlo; non certo “bloccare” tutta l’edilizia, ma quel modo di concepirla che si rifà ad un passato di 50 anni fa, che surrettiziamente cerca di tornare.

Per tutto quanto sopra scritto, chiediamo che il Consiglio comunale di Pietra Ligure approvi la presente Mozione nel dispositivo che segue:

Il Consiglio comunale di Pietra Ligure impegna il Sindaco e la Giunta comunale a portare al Consiglio Comunale proposte di modifica/integrazione delle norme di attuazione del piano regolatore, le quali, laddove viene consentita la trasferibilità degli indici edificatori da una zona all’altra del territorio comunale e delle volumetrie nelle “ricomposizioni” edilizie, pure prevedano e prescrivano:

  1. La compatibilità ed omogeneità dell’intervento edilizio progettato con la zona nella quale è previsto l’inserimento.
  2. Che la volumetria “trasferibile”, cumulabile con quella data dall’indice di fabbricabilità o dalla cubatura già esistente in loco, non possa essere, in ogni caso, eccedente il 20% del totale della volumetria finale ,
  3.  Siano avviate da subito le procedure per realizzare il collegamento stradale tra via Macarro e via San Francesco d’Assisi.

Pietra Ligure, 18/6/2021- Mario Carrara, consigliere comunale

COMMENTO DI TRUCIOLI.IT

Borghetto S. Spirito ha vissuto, nella sua storia, il maggiore boom edilizio (seconde case) della Liguria. Un cattivo o buon  esempio (a seconda della coscienza e delle conoscenze urbanistiche di ogni cittadino) della ‘Rapallizzazione’ ? Bieca e selvaggia.

Fine anni ’60 un titolo su La Settimana Ligure, un articolo di Luciano Corrado in prima pagina: ‘Borghetto piange e chi la divora col cemento ride… e rideranno gli ultimi ?”. L’archivio stampa di Borghetto anni ’60-’70 racconta molto altro, basterebbe sfogliarlo, rileggerlo anche agli studenti, agli uomini del domani, a chi è chiamato a governare.

Chi stava da una parte. Con gli speculatori locali o venuti da fuori, con manovali e muratori, lavascale, diventati possidenti e multimilionari; l’arricchimento facile e chi era stato illuso, come molti agricoltori, che hanno ceduto le aree ora pagati in soldoni, ora in permute immobiliari. Oggi con immobili che hanno perso valore, spesso sfitti, vuoti. L’Imu e Tari da pagare. Sfratti per morosità.

Chi stava dall’altra: una schiacciante minoranza nello stesso partito dominante, la Dc, gli anni del Psi, del Pci, delle manette. Due sindaci in carcere (poi scagionati), due assessori, un consigliere di maggioranza stessa sorte. E in quella lunga e triste stagione anche Il Secolo XIX non era ‘sotto tutela’, soprattutto con i direttori Piero Ottone e Tommaso Giglio.  Nonostante le 15 pagine domenicali di annunci immobiliari.

Il galantuomo (fino a prova contraria) sindaco Giancarlo Canepa, incolpevole della ‘Borghetizzazione’, si trova di fatto a ‘gestirla’, spesso tra trappole e trappoloni, scampato pericolo di trovarsi in minoranza nello stesso consiglio comunale. E devrebbe guardarsi attorno dai suoi stessi alleati, alcuni in pasta con interessi edili e aree edificabili, comprese quelle che potrebbero subire valore con la nuova stazione ferroviaria comprensoriale, comprese le mire di un potente gruppo di supermercati in grande espansione, compreso chi dovrebbe perlomeno arrossire per aver costruito anche sopra un rio e tanto altro.

E senza dare caccia alle streghe, altre mire affascinano un certo affarismo che anche a Borghetto e dintorni si trova in sintonia con  colletti bianchi, con chi professa, pratica e giura ‘fedeltà massonica’ per affari e protezioni, carriere, oppure è attratto da associazione elitarie lobbistiche ben tutelate dalla libera stampa anche quando qualcuno finisce in disgrazia o peggio ancora rinchiuso in carcere. Non si scrive mai a quale di queste associazioni apparteneva e con che ruoli.

Da Borghetto S. Spirito, al san cemento che torna con prepotenza  nell’arena di Pietra Ligure, mentre la Regione Liguria con la seconda generazione Scajola (fratelli e nipoti) deve far dimenticare quel libro  ‘Il partito del cemento‘, molti nomi e cognomi. Finito in soffitta con sommo gaudio. Con i due Claudio. Uno era super ministro e l’altro ‘presidentissimo’ della Liguria.

Oggi il governo ligure del presidente Toti (di Coraggio Italia) proclama un nuovo modello di riqualificazione urbana. Informa un comunicato stampa. I Comuni potranno presentare progetti che si ispirino agli obiettivi di rigenerazione urbana – ricorda l’assessore all’Urbanistica e tanto altro, come il Demanio Marittimo,  Marco Scajola – sostenibilità ambientale, tecnico-urbanistica, culturale ed ambientale, infrastrutturale, turistico-ricettiva e socio-economica. Infine, i progetti dovranno essere immediatamente cantierabili, perché vogliamo dare un’attuazione immediata agli interventi. La Regione Liguria è un modello a livello nazionale nell’adozione di strumenti di riqualificazione urbana.” 

Già sono uomini e donne della stessa pasta che ci hanno donato la rigenerazione urbana a suon di ‘Piano casa’ uno e due, ‘legalizzazione della mansarde’ rese abitabili, tanto denaro speso per riparare i danni del dissesto idrogeologico senza fine.

Negli anni dello sviluppo edilizio la provincia di Savona aveva un osservatore attento ed autorevole, firma di prestigio, de La Stampa di Torino. L’alassino d’adozione Mario Fazio che è stato, dopo la pensione,  presidente di Italia Nostra. Un patrimonio di articoli, analasi, testimonianze, previsioni di cui buona parte si sono già avverate, altre sono realtà dei nostri giorni. Materia scolastica assai utile se fosse insegnata. L’urbanizzazione a gruviera, il consumo di suolo, l’impoverimento del tessuto turistico, la massificazione che accresce la mostruosa carenza di infrastrutture. Doveva essere una Liguria , stretta com’è tra mare e monti,  votata al ‘turismo di qualità’ e l’hanno condannata al turismo di massa che non ha spazi adeguati e che ha perso da tempo i suoi primi turisti: gli stranieri della locomotiva economica d’Europa e prima ancora le colonie di inglesi, poi i villaggi degli olandesi, la lunga stagione di lavoro che iniziava a Pasqua e terminava a ottobre inoltrato. Ha perso gran parte della struttura alberghiera tradizionale, capace anche di offrire preziosi posti di lavoro per i giovani degli istituti alberghieri e non solo.

Nel 2021 ancora la Regione rende noto: la Liguria parteciperà al prossimo Expo Dubai concentrando i propri sforzi nella settimana in cui, parallelamente ad Expo, si tiene anche il “Dubai International Boat Show”: il comparto legato alla nautica è infatti uno dei principali asset economici del territorio e i principali cantieri liguri saranno presenti a Dubai con le loro produzioni. L’esposizione internazionale sarà quindi una vetrina per la Liguria che potrà presentarsi al meglio nel mercato asiatico, in continuo sviluppo e fondamentale anche per il comparto turistico di qualità.

C’è qualcuno che ricorda ancora le prime pagine con notizie di buone prospettive per un turismo russo di miliardari, poi di ricchi cinesi. L’illusionismo per tutte le stagioni non perde i suoi maghi. Via uno, avanti l’altro .  E chi si chiede come è finita ? Dove siamo arrivati e perchè ?

Le vecchie e inadeguate autostrade non si trasformavano in trappole infernali dei fine settimana. Si parlava del tunnel Cantarana – Acquetico, dell’Autostrada Garessio – Albenga, del tunnel sotto il Monte Piccaro, della Borghetto – Carcare – Predosa, di Aurelia Bis da Savona ad Andora. Nel ponente imperiese si fa turismo con la ‘pista ciclabile’ (20 milioni di debiti accumulati per la gestione), su aree lasciate libere dai binari.

Ora la Liguria promuove il turismo anche con l’aggiudicazione della procedura di affidamento relativa alla polizza di copertura sanitaria ai turisti stranieri che soggiorneranno in Liguria dal 1° giugno al 31 dicembre di quest’anno per i danni di un eventuale contagio da Covid.
Le prestazioni garantite sono:
• indennità da ricovero (in caso di ricovero in ospedale per Covid 19 purché di durata superiore a 7 giorni, all’assicurato verrà corrisposto un indennizzo per spese sanitarie in forma forfettaria di 500 euro).
• Indennità da ricovero in terapia intensiva (in caso di ricovero nel reparto di terapia intensiva di una struttura ospedaliera per Covid-19, all’assicurato verrà corrisposto un indennizzo per spese sanitarie in forma forfettaria di 1000 euro, eventualmente cumulabile con l’indennità da ricovero. Per ricovero in terapia intensiva si intende una permanenza di almeno una notte in un reparto di terapia intensiva in un qualunque ospedale o casa di cura abilitata all’interno dei confini della Liguria).
• Diaria da convalescenza (a condizione che l’assicurato sia stato ricoverato in ospedale per Covid-19 per almeno 7 giorni, verrà riconosciuta una diaria da convalescenza di 50 euro al giorno, fino a un massimo di 20 giorni).
• Rimborso del costo per il prolungamento del soggiorno in caso di ricovero, o obbligo di quarantena, sia per il visitatore contagiato che per il suo nucleo familiare (rimborso delle spese di prolungamento purché avvenga in strutture ufficiali della Liguria, con un massimo di 500 euro per assicurato e di 1500 per nucleo familiare).
• Indennità per sanificazione a favore della struttura turistica (indennità forfettaria di 500 euro solo all’ultima struttura nella quale l’assicurato abbia alloggiato prima del ricovero in ospedale e solo se questo avviene in continuità con la permanenza nella struttura turistica).
• Assistenza telefonica 24 ore su 24 in italiano e in inglese (sia per informazioni di carattere generale e sui comportamenti per prevenire il contagio, sia per informazioni in caso di contagio, ad esempio su sintomi e norme da rispettare; consulenza medica e psicologica).
• Assistenza in quarantena nella località turistica (consegna spesa e farmaci).
“La Liguria è la prima regione italiana e la seconda in Europa ad avviare questa iniziativa, che offre una copertura automatica a tutti i turisti stranieri che visiteranno la Liguria – commentano il presidente della Regione Giovanni Toti e l’assessore al Turismo Gianni Berrino – Il nostro obiettivo è fare tutto il possibile perché il sistema riprenda a lavorare: la scelta di garantire questa copertura assicurativa a tutti i visitatori stranieri è un sostegno concreto al turismo, uno dei settori strategici per la ripartenza della nostra regione, che ha bisogno di riprendere a lavorare e a produrre ricchezza dopo aver pesantemente subito le conseguenze della pandemia. La copertura, già operativa e valida con effetto retroattivo dal 1° giugno, consente agli operatori di lavorare in tranquillità e ai turisti stranieri in arrivo di godersi le bellezze della nostra regione con una garanzia in più”. Cari montanari  preparatevi alla manna. Tornerete  all”abusato rilancio promesso da almeno 30 anni. Non fidatevi di chi dubita. Trucioli  può proporvi i autoservizi inesorabili di paesi abbandonati. Niente commenti  solo tristi immagini che non vorremmo mai vedere.

 (L.Cor.)


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