Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Savona e Napoleone: occasioni perse. Il Dipartimento di Montenotte arruolava 12 mila celibi. I morti e le sofferenze. Il caso Upega e Ponte di Nava. Il progetto canale


Nello scorso numero di Trucioli.it l’amico Franco Astengo ha giustamente ricordato il bicentenario della morte di Napoleone e il ruolo,che nel periodo venne ad assumere la città di Savona.

di Danilo Bruno

Gli spunti offerti dal suo prezioso intervento vanno , a mio parere, ulteriormente approfonditi poiché la città venne a trovarsi dal 6 giugno 1805  capoluogo del Dipartimento di Montenotte, che comprendeva parte del ponente ligure e molte zone del territorio di Ceva ed Acqui.
Alla guida del Dipartimento fu chiamato dal 1806 al 1812 il Conte Gilbert Chabrol de Volvic ma vediamo le cose in ordine.
Il territorio savonese aveva subito con il dominio francese ma soprattutto durante il periodo napoleonico anche per lo stato di permanente guerra esistente gravi situazioni di disagio tanto che la miseria, la penuria dei commerci sono state purtroppo una delle condizioni permanenti del periodo a cui bisogna associare dal 5 settembre 1798 il sistema di reclutamento obbligatorio nell’esercito per i maschi celibi di età superiore a venti anni, che significò fra il 1805 e il 1814 l’arruolamento di oltre dodicimila persone, che risiedevano nel Dipartimento di Montenotte e che spesso morivano o durante il viaggio verso i luoghi di arruolamento o che finirono disperse in Russia piuttosto che in altri luoghi delle battaglie combattute dalle truppe francesi.
Dal 1806 al 1812 a Savona fu prefetto del Dipartimento il Conte Chabrol, funzionario di indiscusso prestigio, che ospitò dal 1809 al 1813 la prigionia del Papa Pio VII e che era un veterano della campagna d’Egitto dove si distinse per le proprie capacità di indagine tecnico-scientifica.
A Savona istituì un servizio statistico e si mise a raccogliere dati di estremo interesse su tutto il Dipartimento ma soprattutto sperimentò e propose soluzioni a problemi tecnici estremamente complessi.
Egli infatti, per citare qualche esempio, visitò tutto il Dipartimento e a Upega (CN) propose e sperimentò un metodo di utilizzo del legname da inviare tramite fiume a Ponte di Nava dove poteva essere caricato sui carri. La prova non diede esito positivo per la forza della corrente del fiume Tanaro ma ciò che è importante ai nostri fini è proprio l’interessamento verso aree fondamentalmente marginali del territorio del Dipartimento.
Egli colse poi l’opportunità di trasferire molte aziende artigianali fuori dai confini dell’abitato cittadino in aree più adiacenti al Letimbro anche allo scopo di evitare l’inquinamento e di garantire migliori condizioni di vivibilità.
Poi, come pure ha accennato Astengo, progettò un canale navigabile, che avrebbe dovuto collegare Savona all’area Padana attraverso i corsi d’acqua esistenti in modo da superare la dipendenza dal trasporto tramite muli delle merci,che costava decisamente molto e non consentiva celerità nelle comunicazioni.
Il canale fu ovviamente solo progettato poichè le condizioni economiche e la partenza di Chabrol per andare ad assumere l’incarico di Prefetto del Dipartimento della Senna (in anticipo rispetto alla conclusione del periodo savonese di prigionia papale) ne impedirono la realizzazione.
Evidentemente per Savona pur in presenza di gravissimi disagi sociali ed economici fu anche un periodo importante di progettazioni e di studi in cui furono sicuramente documentate e progettate molte infrastrutture, di cui ancora oggi utilizziamo i tracciati. Nel contempo proprio il ruolo assunto dalla città e l’aspirazione extra cittadina, che essa assunse come capoluogo del Dipartimento, avrebbero potuto portare a riflessioni odierne sulla gravità della situazione attuale ma soprattutto sul ruolo di una città chiusa in se stessa e priva di ogni respiro comprensoriale.
Si pensi ad esempio alle recenti vicende portuali (bitume, spiagge, possibile trasferimento dello Scaletto senza scalini,…) dove la città ha subito scelte esterne non esercitando praticamente alcuna capacità critica e /o propositiva.
Il Bicentenario napoleonico avrebbe potuto costituire quella riflessione sulla propria storia e sul proprio futuro, fatta ritornando su su se stessi e sulla riscoperta delle proprie radici storiche e culturali. Questo riesame tramite idonee iniziative culturali, sociali,… avrebbe potuto condurre come nel 1996, quando coordinai per conto della Provincia il Comitato delle Manifestazioni Napoleoniche, in valle Bormida alla progressiva riscoperta del proprio territorio e di nuovi spazi culturali e di socialità.
Purtroppo nulla di tutto ciò è avvenuto ma neppure è accaduta una miracolosa inversione di tendenza rispetto al ruolo di una città, che pare assistere sempre più silente e ottenebrata alla progressiva perdita di ruolo e di valore sociale,civico e culturale in regione e in Italia.
Abbiamo perso la Banca d’Italia, l’Autorità Portuale,… a breve potremmo perdere il Vescovado o il Tribunale ma ciò non è avvenuto con uno scatto di reazione cittadina, che è riuscita a trovare nuove strade dinanzi a decisioni forse necessarie e non più rinviabili ma abbiamo avuto solo pessimismo e rassegnazione.
Savona non è riuscita neppure ad esercitare un ruolo di direzione politica nelle vicende dell’Area di crisi complessa dove all’assenza politica della Provincia,che sta ancora subendo gli effetti di una riforma sciagurata, è mancato il necessario ruolo di coordinamento politico istituzionale del comune più grande.
Dinanzi al Bicentenario Napoleonico la Giunta comunale, priva ormai dell’assessora alla cultura non più pervenuta dopo le elezioni regionali, ha mantenuto un incomprensibile silenzio quando bastava una iniziativa anche online per rammentare il periodo storico e porsi in maniera storico -critica rispetto al passato per dare elementi di riflessione verso il futuro, ma purtroppo il Comune pare giunto al capolinea e speriamo che almeno la città sappia veramente reagire e dimostrare che ha ancora fiducia in se stessa, nelle proprie capacità e nelle proprie istituzioni.
Danilo Bruno
DA CARA SAVONA edito dal Secolo XIX nel 1992

Avatar

Danilo Bruno

Torna in alto