Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli: se cocciniglia tartaruga fa strage sui pendii descritti da Dante Alighieri


Noli viene citata da Dante Alighieri nel quarto canto del Purgatorio della Divina Commedia come esempio di discesa particolarmente impervia (i ripidi pendii di Capo Noli che bisognava scendere arrivando da ponente), paragonabile alla ascesa alla Rocca di Sanleo, alla Pietra di Bismantova o alla cima di Caccume. Secondo Dante queste, per quanto faticosissime e impervie, sono non paragonabili alla salita lungo le pareti dell’Antipurgatorio dove sarebbe meglio aver le ali per poter volare.

di Alesben B.

«Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,

montasi su Bismantova e ‘n Cacume

con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;»

(Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-27).

I ripidi pendii di Capo Noli tra non molto oltre ad essere ripidi saranno pure pelati. Non per opera dell’uomo, ma per opera di un insetto fitofago insediatosi da qualche anno nel nostro paese, passato alla cronaca per via dei danni molto gravi che provoca al pino domestico “Pinus Pinea“: in particolare da quest’anno è diventata un’emergenza fitopatologica anche per la capitale, nella quale sono presenti numerosi alberi di pino, importanti dal punto di vista botanico e paesaggistico, in zone di pregio storico e artistico: Toumeyella Parvicornis o Cocciniglia Tartaruga del Pino Domestico.

La c.tartaruga è originaria del Nord America, si è propagata anche in altre aree geografiche e non avendo al momento antagonisti naturali, si sta espandendo velocemente. L’attacco da parte di questa cocciniglia può essere individuata tramite l’abbondante melata riversata su rami e germogli apicali, che assumono un’aspetto lucido ricoprendosi successivamente di fumaggine, che riduce l’attività fotosintetica delle piante portandole ad un graduale deperimento.

La pioggia di melata ricopre inoltre la vegetazione del sottobosco, soffocando e portando a deperimento vegetativo anche altre specie oltre ai pini. I danni procurati dalla Toumeyella Parvicornis portano a un deperimento generale delle piante colpite, che perdono vigore e smettono di produrre semi, e questo progressivo indebolimento porta lentamente le piante a diventare bersaglio dell’attacco di Scolitidi del Legno,a patologie del legno da parte di attacchi fungini , e infine anche alla morte. Gli Scolitidi sono dei piccoli Coleotteri lignicoli che vivono prevalentemente sull’Olmo; essi scavano gallerie sottocorticali, tra legno e scorza, che formano dei caratteristici disegni a raggiera.

Attualmente sembra che la lotta più promettente siano i trattamenti endoterapici  abbinati a lavaggi in chioma con acqua e tensioattivi autorizzati o sali di potassio, meglio se effettuati con getti ad alta pressione in modo da contrastare la presenza di fumaggini e agire meccanicamente sugli stadi fissi.

La Toumeyella compie più generazioni nell’arco dell’anno (da 2 a 4 in base al clima): le infestazioni iniziano in primavera con la generazione svernante, ma in climi moto miti non ha bisogno di svernare e le generazioni si possono accavallare, presentando simultaneamente forme adulte di ambo i sessi. Le femmine sono di forma ovoidale; quando l’infestazione è numerosa possono sovrapporsi le une alle altre sui rami colpiti.

Ogni femmina depone circa 500 uova, di forma ovoidale, rossiccie e lucide, che misurano circa 0,4 mm di diametro. I maschi sono alati e si trasformano in circa 2 settimane da pupe ad adulti, mettendosi successivamente in cerca delle femmine per l’accoppiamento. Le neanidi di prima età sono rossicce, hanno 6 zampette, poi maturando si ingrandiscono perdendo al contempo le zampe, virando successivamente di colore, passando dal verde scuro ad una tonalità marrone caratterizzata da macchie nere su tutto lo scudetto.

Attualmente in ambito italiano i limitatori naturali dello sviluppo della cocciniglia tartaruga sono estremamente limitati;  l’unico predatore rinvenuto con discreta attività su T. parvicornis è il coccinellide Cryptolaemus montrouzieri nell’estate 2016.

Sopra gli areali dove si è consolidata da più tempo è stato però riscontrato un parassitoide del genere Metaphycus, che potrebbe limitare l’attività della c.tartaruga, nel lungo periodo.Si stanno effettuando da tempo prove di lancio in alcuni areali con due insetti predatori, l’anagyrus pseudococchi e il Cryptolaemus Montrouzieri (che da tempo vengono utilizzati contro altri tipi di cocciniglie con buoni risultati), al momento però non si sono dimostrati molto attivi contro la C.Toumeyella.

Anche i trattamenti insetticidi alla chioma, da effettuare in momenti specifici del ciclo vitale dell’insetto (migrazione delle neanidi con adulticidi o presenza uova con ovicidi), risultano di difficile attuabilità per il contesto in cui si deve operare (parchi pubblici, piante molto alte, problema di deriva). Inoltre in un’ottica di salvaguardia di eventuali predatori che potrebbero insediarsi nel tempo, è consigliabile evitare l’utilizzo di insetticidi chimici mediante trattamenti esterni.

I lavaggi con attrezzature ad alta pressione e saponi a base di Sali potassici aiutano ad eliminare parte della melata prodotta dalla Toumeyella, ma risultano difficili da eseguire per le notevoli dimensioni ed altezze dei pini da trattare. Sono in fase di test infine anche trattamenti di endoterapia, che prevedono l’utilizzo di prodotti insetticidi specifici iniettati al tronco, effettuati in autunno e soprattutto nella fase di ripresa vegetativa del pino, in concomitanza della migrazione delle neanidi della generazione svernante di C. Toumeyella.

Questo tipo di intervento, a differenza dei trattamenti aerei, permette di preservare gli insetti predatori e di evitare il dilavamento del prodotto per eventi metereologici, oltre ad avere una efficacia prolungata nel tempo. Al momento quindi non esistono protocolli di intervento specifici relativi al metodo dell’endoterapia nei confronti della Toumeyella, ma si stanno facendo innumerevoli prove in diverse zone del Lazio e della Campania, che potrebbero portare a una soluzione “definitiva” del problema. Pur essendo interessata al problema, attualmente la Liguria guarda!

Molte piantagioni di pino marittimo sono state negli ultimi anni sterminate da un altro parassita, il Matsucoccus feytaudi. L’insetto è una cocciniglia di piccolissime dimensioni che si nutre della linfa e porta rapidamente ad ingiallimento della chioma e conseguente morte delle piante . I rimedi sono più che altro preventivi, anche perché l’impiego di insetticidi in bosco non è certo un intervento auspicabile. Purtroppo i tentativi di contenere l’avanzata del Matsucoccus dall’epoca in cui si ebbe la notizia della sua penetrazione in Liguria (arrivato dalla Francia) si sono rivelati infruttuosi, e l’intero patrimonio boschivo del Savonese interessato da questa specie è oggi gravemente minacciato. La cocciniglia della corteccia del pino marittimo, Matsucoccus feytaudi, è un insetto della famiglia dei Margarodidi, scoperto per la prima volta in Francia e da lì propagatosi verso la penisola iberica, il Marocco e la riviera ligure di ponente.

Vive su Pinus pinaster, cioè sul pino marittimo, di cui colonizza la corteccia sia del tronco e dei rami, sia delle radici che spuntano dal terreno. Predilige piante già sviluppate con la corteccia spessa e con molte anfrattuosità nelle quali vengono ospitate le neanidi. Queste sottraggono linfa alla pianta ed emettono sostanze tossiche che determinano alterazioni nei tessuti della stessa. La pianta reagisce con abbondanti emissioni resinose, ingiallimenti ed arrossamenti della chioma ed una intensa caduta degli aghi.

La progressiva colonizzazione da parte del parassita determina, nel volgere di pochi anni, il deperimento e la morte dei soggetti più colpiti. Spesso, inoltre, i pini infestati dalla cocciniglia si indeboliscono e sono facilmente aggrediti da altri parassiti secondari (soprattutto Coleotteri Scolitidi e Curculionidi) che ne accelerano il deperimento e la morte.

Con Decreto del 22 novembre 1996 è stata istituita la lotta obbligatoria contro la cocciniglia del pino marittimo. Al momento attuale contro il Matsucoccus non esiste alcun rimedio efficace. Interventi di difesa selvicolturale consistono in operazioni selvicolturali finalizzate alla diversificazione dei soprassuoli puri di pinastro ed al mantenimento dei popolamenti nelle migliori condizioni possibili. Nel caso di infestazioni conclamate è necessario effettuare interventi di taglio fitosanitario con modalità e gestione del materiale di risulta nel rispetto del Decreto Ministeriale di lotta obbligatoria (D.M. 22 novembre 1996, “Lotta obbligatoria contro l’insetto fitomizo Matsucoccus feytaudi (Ducasse)”.

Interventi di difesa chimica per il controllo delle infestazioni della Cocciniglia possono riguardare solo aree di particolare pregio paesaggistico‐ambientale dove è possibile intervenire con il ricorso alla strategia della “cattura massale dei maschi dell’insetto”, utilizzando trappole adesive innescate con il feromone sessuale al fine di contenerne il potenziale biotico.

Alesben B.

 


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