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Albenga lezione da 25 Aprile. Il prof. Nante: educazione civica, persone serie, i furbi che prendono senza dare. No a cultura dell’odio e divisione sociale


La Commemorazione del 25 Aprile 1945 nel parco della Clinica San Michele di Albenga. Nel panorama delle celebrazioni nazionali e di cui Tv e media hanno dato notizie, forse è difficile trovare la riproposizione della significativa ricorrenza al di fuori dei luoghi e monumenti simbolo, come nel caso ingauno con una tradizione famigliare che dura nel tempo. Con il discorso, non solo di circostanza, del titolare prof. Nicola Nante su temi e riflessioni più attuali dei nostri giorni. Parole chiare ed esplicite anche ai coltivatori di odio e divisione sociale. E le torme di maleducati in piena pandemia.

Il prof. Nicola Nante durante il il suo discorso molto severo sui tempi in cui viviamo

COMUNICATO STAMPA – Si è svolta, come ogni anno, nel parco della Clinica “San Michele” di Albenga, la Commemorazione del 25 aprile 1945. Quest’anno, purtroppo, “a porte chiuse”, stante l’interdizione dei pubblici assembramenti legata all’Emergenza COVID 19.

La dr.ssa Anna Maria Gentile, Amministratore della Casa di Cura, ha introdotto la Cerimonia, ricordando la tradizione instaurata dai Fondatori Libero Nante (già Medico Partigiano) e dalla moglie Maria Rosa Zunino.

Essa ha dunque dato la parola al Dr. Alberto Passino, Vice-Sindaco di Albenga, intervenuto “senza fascia”, stante anche il grave lutto che ha appena colpito la persona del Sindaco Riccardo Tomatis con la morte del padre. Nel suo discorso egli si è, tra l’altro, rammaricato di quanto COVID 19 stia ritardando la consegna ufficiale della Medaglia d’Oro al Merito Civile già da un paio d’anni attribuita alla Città di Albenga.

Al termine dei discorsi ufficiali la BANDA DI PONTELUNGO (schierata ovviamente nel rigoroso rispetto delle distanze tra i diversi componenti, grazie all’ampio piazzale) ha suonato per tutti i Pazienti, affacciati ai terrazzini e sventolanti bandierine tricolori, l’”Inno di Mameli”, “Fischia il Vento” (canto dei ribelli, scritto dal martire,  Dott. Felice Cascione, Medaglia D’oro della Resistenza), “Bella Ciao”,  “Il Piave”, ecc. (Il video……..)

La banda musicale di Pontelungo nel piazzale della San Michele

La Banda, oggi diretta da Laura Camastra, ferma per Emergenza COVID 19 da oltre un anno, ha ripreso i lavori per l’occasione, cogliendola come segno di risveglio da una lunga forzata interruzione. D’altra parte, ha ricordato il Prof. N.Nante, questa gloriosa Banda, è abituata alle sfide, fin da quando, diretta dal Maestro Everaldo Silvestri vinse nel 1954 a Kerkrade, in Olanda, la più ambita competizione internazionale di resistenza.

L’intervento del Prof. Nicola Nante (Docente di Sanità Pubblica all’Università di Siena, figlio dei Fondatori della Clinica).

Ringrazio il Vice-Sindaco Alberto Passino, che, pur a titolo personale, stante l’inibizione degli impegni pubblici imposta dall’Emergenza COVID 19 e stante il grave lutto che ha colpito il Sindaco Riccardo Tomatis, con la Sua presenza testimonia la vicinanza della città alla nostra Casa di Cura, in un giorno così significativo.

Ringrazio tutti i collaboratori della struttura: se siamo qui è grazie alla Vostra abnegazione. Lo scorso anno, di questi tempi, mentre intorno era il fuggi fuggi, Voi, noi, qui, tutti scafandrati, lottavamo contro un nemico sconosciuto ed invisibile e non sapevamo come sarebbe andata a finire. Oggi abbiamo imparato un sacco di cose, combattiamo ancora, ma non abbiamo più paura.

Ringrazio Voi gentili Ospiti, che, con la Vostra presenza, affacciati ai balconi, testimoniate i successi di una Sanità Pubblica tanto vituperata e che, ciononostante, fa, gratis, anche per nostro tramite, per tutti coloro che hanno bisogno, quello di cui hanno bisogno.

Una Sanità Pubblica, essa pure nata dalla Resistenza (proposte elaborate per il Comitato di Liberazione Nazionale dai Medici Igienisti Augusto Giovanardi e Alessandro Seppilli), che, con la vaccinazione, ci sta facendo uscire da una delle più grandi tragedie degli ultimi 100 anni:

  • nel 1917-19, l’epidemia di Influenza Spagnola sopravanzò con i suoi morti i danni della Grande Guerra;
  • nel 1940-45, la Seconda Guerra Mondiale, dalla quale siamo qui a celebrare la LIBERAZIONE;
  • oggi questa grande sciagura di COVID 19, dalla quale speriamo di uscire con lo stesso entusiasmo civile che allora ha portato a redigere la COSTITUZIONE ed alla rinascita economica, al benessere, conquistato dai nostri genitori e da noi fruito.

Non sono sicuro che la nostra generazione abbia saputo dotare i giovani dell’educazione civica necessaria a mantenere ed alimentare il benessere conquistato illo tempore: è l’educazione civica che, a tutti i livelli, fa portare rispetto per le persone serie ed emarginare i “furbi. Dove per persona seria si intende colei che da alla società un po’ più di quello che prende e “furbo” è colui che prova a prendere senza dare. Non è certo premiando i “furbi” o lasciandoli fare, in famiglia o al bar, nel gruppo di lavoro, negli enti pubblici e nelle aziende private, nelle associazioni o nei partiti politici, che ridurremo l’evasione fiscale e la schiavitù del debito pubblico.

Fa parte dell’educazione civica l’educazione sanitaria, che porta, ad esempio indossando la mascherina, a tutelare se stessi ed il nostro prossimo. Sono rimasto stupito nel vedere masse di commercianti, ristoratori, ecc. protestare in modo violento in piazza contro il governo. “Piove, governo ladro”, come ai tempi della peste di manzoniana memoria. Dove erano costoro quando torme di maleducati violavano il lockdown sui navigli a Milano, fuori dagli stadi a Napoli o anche qui, in Albenga, la scorsa estate ma anche dopo, come sappiamo. Perché non difendere i loro stessi interessi collaborando con il Governo a far rispettare regole e distanze, ad insegnare educazione civica a chi non ce l’ha. A lottare tutti insieme contro il virus, non contro il governo, che faceva quello che poteva, come, di qualunque estrazione politica, stanno facendo quello che possono i governi regionali.

Io nutro una speranza: che il 25 Aprile cessi di essere motivo di divisioni. Quelli che nel corso della guerra civile si sparavano addosso l’uno con l’altro sono morti tutti. Io so che di lassù questa speranza la nutrono i miei genitori ed i genitori di noi tutti.

Auguro dunque che questo 25 Aprile non solo ci dia la capacità e la forza di uscire dall’epidemia, ma anche dalla cultura dell’odio, della divisione sociale e ci porti, tutti insieme, come già negli anni  seguenti al 1945, a rimboccarci le maniche per una grande rinascita del Paese.

Nico Nante

 


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