Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Val Pennavaire, cinque abitati che meritano un Parco Archeologico tra muri a secco come templi ciclopici


“…E qui non v’è aratro, qui non v’è ordigno, qui i solchi si fanno a colpi violenti di bidente, uno dopo l’altro, duri, violenti rompendo il terreno compatto e argilloso. Terreno avaro, terreno insufficente su roccia a strapiombo, terreno che franerebbe a valle e che l’uomo tien su con grand’opera di muraglie e terrazze”.

di Danilo Bruno

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Terrazze e muraglie fin su dove non cominci il bosco, milioni di metri quadri di muro a secco che chissà da quando, chissà per quanto i nostri padri, pietra per pietra, hanno con le loro mani costruito. Pietra su pietra, con le loro mani, le mani dei nostri padri per secoli e secoli, fin su alla montagna! Non ci han lasciati palazzi i nostri padri, non han pensato alle chiese, non ci han lasciata la gloria delle architetture composte: hanno tenacemente, hanno faticosamente, hanno religiosamente costruito dei muri, dei muri a secco come templi ciclopici, dei muri ferrigni a migliaia, dal mare fin in su alla montagna! Muri e terrazze e sulle terrazze gli olivi contorti a testimoniar che han vissuto, che hanno voluto, che erano opulenti di volontà e di forza. Perchè gli ulivi lentissimi a crescere, tardissimi a dare, solo i popoli ricchi li han coltivati; solo le generazioni a cui altre generazioni han tramandata una ricchezza sicura”.

“…E qui i padri han faticato pei figli e nipoti, qui ogni generazione visse degli sforzi della generazione passata e lavorò per la generazione veniente. Ulivi, uliveti che pianti e che durano millanni; ulivi, uliveti dappertutto! il prato diventò uliveto, il campo uliveto, la vigna uliveto, il bosco in alto faticosamente, dolorosamente, tenacissimamente uliveto”.
( Giovanni Boine/1887-1917/ in La crisi degli Ulivi , 1911)
Le parole famose di Giovanni Boine ben possono introdurre un ambiente ancora poco antropizzato e che meriterebbe sicuramente una maggiore conoscenza come la valle Pennavaire in cui si trovano cinque abitati: Conscente ( frazione del Comune di Cisano sul Neva), Castelbianco, Nasino, Alto e Caprauna.
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Si tratta di una delle valli, che fanno riferimento all’abitato di Albenga e che sono divise fra tre province (Imperia,che in alcuni tratti supera il confine dei monti, Savona e Cuneo) e due regioni (Piemonte – Alto e Caprauna- e Liguria).

Si tratta di un territorio, che conserva alcuni importanti castelli (Conscente, Aquila d’Arroscia, Castelbianco, Nasino e Alto, che ha subito una riduzione durante il periodo napoleonico) nonchè molte grotte abitate nella più lontana preistoria (Camere, Arma dello Stefanin (o Stevanin), Camere, Camerotto, Arma da Via,Arma di Nasino – oggi distrutta per un difetto di tutela-…), di cui oggi si conservano importanti testimonianze al museo archeologico di Albenga.
La valle fu studiata per lungo tempo dalla Prof.ssa Milly Leale Anfossi dell’ Istituto Internazionale di Studi Liguri a cui è dedicata a Caprauna una mostra permanente di riproduzioni di materiale preistorico, predisposto da Maria Tagliafico e Giuseppe Vicino, all’interno del locale piccolo museo etnografico insieme ad una pubblicazione a cura del sottoscritto, Andrea Lamberti (+) e Giuseppe Vicino allora componenti del LASA (Laboratorio di Antropologia Storica e Sociale delle Alpi Marittime) .
Nel contempo nella valle si ebbero importanti momenti della Lotta di Liberazione poiché proprio a Fontane di Alto morì Felice Cascione ( U megu), medaglia d’oro della Lotta di Liberazione.
La valle conserva poi alcune importanti chiese, che però non hanno al loro interno opere di grande rilievo artistico ma piuttosto nel loro numero e nella dispersione lungo antiche vie di transito anche verso i pascoli montani si ha la presenza di una fede molto profonda e legata alla cultura di una vita sociale fortemente intrecciata ai ritmi della pastorizia e dell’agricoltura stagionali con spostamenti estivi verso le zone più in alto come, ad esempio, a Caprauna e ad Alto dove ancora si conservano tracce delle antiche abitazioni stagionali in montagna o i resti di antichi ripari pastorali intorno alla Madonna del Lago.
Vi sono infatti cappelle sparse sulle montagne come la Madonna del Guarnero a Caprauna, S.Sebastiano sull’antica strada fra Caprauna e Alto, la Madonna del Lago di Alto dinanzi al piccolo lago di probabile origine glaciale ove ogni anno si svolge una processione,che investe tutto il paese.
Durante il periodo di esistenza del LASA, che fondai e diressi, la valle fu oggetto di intensi studi antropologici così furono studiate le tradizioni alimentari e il collegamento con il mantenimento dell’ecosistema, il sistema delle antiche costruzioni agro-pastorali (caselle), che richiama una tipologia costruttiva esistente in tutta Europa e nell’intero bacino del Mediterraneo, gli antichi Carnevali, la presenza di antiche epigrafi, la tipologia di riti e usanze tradizionali,…
La valle fu anche studiata sotto il profilo biologico e forestale per capire l’evoluzione nel tempo (in particolare approfondì il tema il prof. Gianluca Bico di Nasino) nonchè fu oggetto di attenti studi pure l’abitato dell’Arma da Via tra Alto e Caprauna sull’antica strada pedonale a cura dello studioso per eccellenza della cultura tradizionale locale: Marco Bianco.
Questo fervore di attività hanno sicuramente contribuito a mantenere alto l’interesse su una valle,che oggi ha importanti ritorni di un turismo legato alle arrampicate (Castelbianco, Alto), al trekking e al cicloturismo con una capacità ricettiva forse limitata ma che sta trovando importanti ritorni nella bassa ma anche nell’alta valle (Rifugio di Pian dell’Arma di Caprauna).
Ciò che però occorre ricordare è il fatto che la ricerca storico-antropologica in valle si veniva a saldare con l’importante lavoro di studio e di programmazione portato avanti dalla CAIRE (Cooperativa Architetti ed Ingegneri di Reggio Emilia) presieduta in allora dal compianto amico arch. Ugo Baldini, legato a queste terre dalle sue origini garessine.
Questo lavoro era finalizzato alla nascita del Parco Archeologico delle grotte del Pennavaire e dell’Arma di Nasino.
Allo schema di riferimento predisposto seguirono due importanti interventi come la sistemazione dell’antico percorso pedonale Alto-Caprauna e il circuito dei sentieri di Nasino ma poi tutto si fermò e cadde agli inizi del 2000 in una sorta di limbo, complice anche il fatto che le due Regioni interessate non volevano forse sentire parlare di Parco ma soprattutto mancò una regia centrale della vicenda.
A questo punto dinanzi ad una valle che si ritrova nei principali portali per bikers, arrampicate e trekking perchè non riparlare dell’antico progetto del Parco Archeologico allo scopo anche di tutelare la natura e la storia di una valle, che non ha monumenti celebri o celebrati ma sicuramente possiede tradizioni e soprattutto  “muri, muri a secco come templi ciclopici”.
Danilo Bruno

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