Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona vi presento Legino con le sue ricchezze ‘sconosciute’. C’è la chiesa di San Pietro e Paolo priva di tetto e monumento storico. L’ex convento Agostiniane comprato per il Campus e abbandonato


Nella Savona di oggi dove si trovano il Campus Universitario, lo stadio e il Centro per l’impiego vi è pure il quartiere di Legino….E nel secolo scorso l’ex convento della Agostiniane fu comprato dalla Provincia, su scelta del Presidente Garassini, per sostenere le attività del Campus Universitario. Non si è concluso nulla, salvo il fatto che c’è il progetto di portare gli alloggi per studenti al Priamar contro ogni logica della formazione di un Campus.

di Danilo Bruno

Si tratta di una zona, che conserva importanti memorie storiche a partire dall’età romana con la presenza di una villa, di cui ho già parlato su queste pagine, tanto che la zona si potrebbe forse identificare con il luogo di “Vicus Virginis”, citato nella Tabula Peutingeriana e compreso nell’antico Municipium di Vada Sabatia.
Merita pure un cenno storico il fatto che Legino divenne un comune autonomo tra il luglio 1798 e il 1799 su iniziativa del deputato leginese al Governo Provvisorio di Genova: Giovanni Battista Copello per poi ritornare nel Comune savonese.
Questo spirito autonomistico porta a guardare il territorio leginese con occhi diversi anche perché sulla storia della zona e sulla necessità di mantenere in vita gli antichi percorsi e le crose, che collegano la collina al mare, lavorò moltissimo insieme alle associazioni e alle scuole della zona il compianto Francesco Murialdo, che operò sempre con grande disinteresse e senso civico per la propria collettività sia come presidente della circoscrizione che come studioso rigoroso e Presidente della Società Savonese di Storia Patria.
A Legino in Località Valcada si trova la presunta casa di Cristoforo Colombo, che sicuramente nella propria vita abitò pure con la famiglia a Savona ma aldilà della lapide apposta all’esterno non vi sono certezze sul luogo di residenza. La casa rimane però la testimonianza di una civiltà rurale e soprattutto dell’esistenza sulla fascia collinare di borgate sparse come Valcada.
Nella valle di Legino vi sono poi i resti di due importanti chiese: S. Anastasia e SS. Pietro e Paolo.
La prima, di cui sono rimasti solo resti, si trova lungo il rio Bricco sotto i piloni dell’Autostrada A10 Savona-Genova.
Essa potrebbe costituire forse ciò che rimane dell’antico edificio del VII-VIII secolo D.C. mentre la seconda si conserva nella sua interezza priva però di tetto. Nel 1996 il sottoscritto insieme all’assessore provinciale Aicardi compì una visita all’edificio, che costituisce praticamente l’esempio più importante dell’architettura romanica nel territorio del Comune di Savona, insieme ad un architetto anche su sollecitazione della popolazione locale.
Purtroppo il Comune palesò il proprio continuo e consueto disinteresse anche se una adeguata copertura dovrebbe essere studiata  per dare una degna sistemazione ad un monumento storico e una adeguata risposta a tutte le persone ivi residenti, che hanno sempre voluto mantenere il culto della chiesa, chiamando più volte negli anni il Vescovo il giorno dei Santi Pietro e Paolo.
Meriterebbe poi una visita adeguata la piazza di Legino anche  per riportarla ad una nuova dignità. Sulla piazza si affacciano alcuni importanti edifici;
Villa Eugenia,   restaurata ai primi del secolo scorso con ampio giardino, palazzo Gavotti di origine cinquecentesca ed in seguito divenuto un convento delle Suore Agostiniane per poi essere definitivamente abbandonato. Nel secolo scorso fu comprato dalla Provincia su espressa volontà del Presidente Garassini allo scopo di sostenere le attività del Campus Universitario per poi non concludere nulla, salvo il fatto che non si capisce la ragione di portare gli alloggi per studenti al Priamar contro ogni logica della formazione di un Campus quando questo edificio aspettava di essere utilizzato per la destinazione per cui era stato acquistato.
Ora la stampa locale ha informato che una società avrebbe posto una opzione su di esso a seguito del bando di vendita della Provincia per cui si tratterà di vedere cosa si vorrà farne, sperando nell’ adeguato rispetto delle norme di tutela storico-artistica.
Difronte si trova il Palazzo dell’Opera Pia di Santa Teresa del Bambino Gesù “Nido di Rondini”, fondata da Maria Giuseppina Valdettaro, che si adoperò per gli orfani e l’infanzia abbandonata, estendendo poi l’attività pure ad altre zone del ponente ligure (Noli, Pantasina di Vasia (IM),…).
Sul lato nord est della piazza si trova infine l’antica villa Gavotti, edificata sempre tra il XVI e XVII secolo diversa dall’altra citata e poi divenuta convento, con una torre di difesa incorporata in essa ,che introduce un altro tema storico leginese: le Torri di difesa. Legino infatti, essendo costituita da aree agricole e collocata in una zona relativamente isolata dall’abitato savonese conserva ancora torri di difesa , che richiamano sia la volontà di protezione dagli assalti dei pirati barbareschi che la necessità di avere magazzini per la conservazione delle merci oltre a fungere probabilmente anche da abitazione per i contadini.
Le carte del geografo della Repubblica di Genova: Matteo Vinzoni riportano numerose torri alla fine del XVIII secolo mentre oggi esse sono state spesso trasformate  o incorporate in altre abitazioni. Esse ebbero quindi una importante funzione di difesa oltrechè di deposito e di abitazioni.
Di esse va sicuramente segnalata la Torre Pertusio, sita in via Belvedere, per lo stato di conservazione, ma forse proprio tutte le torri meriterebbero la creazione di un percorso di valorizzazione poichè costituiscono un esempio di abitazione rurale e di difesa della proprietà agricola propria del periodo cinquecentesco. A questo punto si potrebbe chiudere questa riflessione su Legino, ricordando sempre due cose:
a) le torri facevano parte di un sistema difensivo integrato e di reciproca tutela dei residenti della zona contro gli attacchi dei pirati in nome di una solidarietà importante e mai venuta meno all’epoca,
b) l’intero quartiere meriterebbe una adeguata valorizzazione, evitando possibili nuove colate di cemento ma puntando agli antichi progetti di Francesco Murialdo di riscoperta del territorio e di progressiva valorizzazione delle attività agricole in cui ben si possono inserire sia il Campus Universitario che le attività artigianali e di ricerca dell’impiego ivi esistenti,
Danilo Bruno

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