Mario Almerighi: da giudice d’assalto cura processi che fanno storia, a partire dal cosiddetto scandalo dei petroli del 1974. È membro del Consiglio superiore della Magistratura, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, scrittore… Il suo corpo è sepolto nel 2017, il suo pensiero no. E il mio incontro, per la prima volta, alla Camera dei deputati con Tina Anselmi.
di Michele Del Gaudio
Ciao Mario, come stai ? Lo so che stamattina sono in ritardo, ma i sogni reclamano più tempo. Osservo una tua foto. Quella con il sorriso colorato di futuro. L’ho messa sulla scrivania. È vero, ti prendi cura di me da quel piovigginoso, ma ansioso di sole, mezzogiorno savonese dell’ ’83.
Fin da allora scorgi la mia schietta inesperienza e la solitudine di una responsabilità troppo grande per me. Mi disegni sul viso la tua utopia: sei convinto che sperare non è solo logico, ma vitale, perché ci obbliga all’impegno, ci rende felici già mentre sviluppiamo l’azione, a prescindere dal conseguimento dell’obiettivo.
Imparo guardandoti vivere, trasformare ogni vittoria in umile tassello, ogni sconfitta in nuova energia: la discreta fatica del pensare, l’intrigante affanno dell’agire!
Quanti ostacoli affronta il tuo percorso di diffusione dei valori costituzionali, dell’indipendenza della magistratura, della cultura della legalità. Cerchi subito l’appoggio di studentesse e studenti, all’inizio di uno sparuto numero di scuole, e, nonostante le barriere che “i senza amore” ti frappongono, gradualmente i fallimenti diventano successi, fino a che tutte le scuole dispongono di docenti referenti e progetti per la legalità. Il bene sa vincere perdendo. Anche se fra vincere e perdere tu preferisci continuare a lottare.
La legalità!? È come una barca su cui attraversare il mare e giungere sull’isola che traspare all’orizzonte, verdeggiante di giustizia.
E l’indipendenza!? “Michi, preferisci un giudice che obbedisca ai potenti o che non guardi in faccia a nessuno? Questa è l’indipendenza!”.
Mi trasmetti il coraggio, non solo quello di agire, ma anche quello inquieto di avere paura: la tua mi fa accettare la mia, senza che mai ci impongano il cammino. Per te il magistrato è innamorato della Costituzione non delle leggi. Gli piace la vita! È felice!
… Mario, adesso vado a scrivere una poesia e poi torno a parlare e giocare con te!
Michele Del Gaudio
Il mio incontro alla Camera con Tina Anselmi: ‘So chi sei ! Ti seguo da tempo’
Nasce il 25 marzo 1927. Partigiana, leader politica, sindacalista, deputata, prima donna a diventare ministra, per molti doveva essere la prima donna presidente della Repubblica. È la “madre” della riforma sanitaria del 1978, che si basa su un principio: la salute è un diritto di tutti: non se ne può avere solo quanta se ne può comprare! La legge estende il servizio medico e ospedaliero a tutti, indistintamente e indipendentemente dal reddito.
Nel 1981, per il suo prestigio e la sua indipendenza, viene nominata presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, che si protrae per 4 anni, nonostante i tentativi di insabbiamento. Alla fine sono raccolti 120 volumi, che documentano 147 sedute, 198 testimonianze, per quasi centomila pagine. No, per i miei processi non le ho lette tutte. Ho visto i volumi, ne ho consultati alcuni, ne ho tratto della fotocopie.
Ma la circostanza più emozionante è l’incontro in Transatlantico, alla Camera dei deputati. La vedo seduta su una poltrona e subito chiedo ad un collega che la conosce di presentarmela. Ero talmente in soggezione di fronte ad una figura storica che tremavo tutto. Lei mi strinse la mano e disse: “So chi sei! Ti seguo”. Allora ero membro della Commissione sulle stragi terroristiche. Parlammo un po’, ma la mia goffaggine mi consigliò di non superare i dieci minuti. Siamo rimasti in contatto fino alla sua morte nel 2016.