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L’ex giudice a Savona. Il presidente Scalfaro e la trattativa Stato-Mafia


Il 29 gennaio 2012 moriva Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica dal 1992 al 1999. Lo ricordo difendendolo. Infatti la puntata del 4-1-21 di Report su Rai 3 ha adombrato un suo ruolo nella cosiddetta trattativa fra lo Stato e la mafia.

 di Michele Del  Gaudio

Scalfaro, Carlo Azelio Ciampi e Conso

Ho allora allertato dita e tastiera e l’8 gennaio ho digitato una mail all’indirizzo elettronico della trasmissione.

Gent.mo Dr. Sigfrido Ranucci, caro Paolo Mondani, innanzitutto grazie per il vostro impegno per la ricerca della verità, anche quando è scomoda e rischiosa, ma il programma andato in onda lunedì scorso mi ha turbato per l’immagine di Oscar Luigi Scalfaro che ne viene fuori.

Ho avuto modo di conoscere il presidente, di essere stato nel suo studio al Quirinale, di averci dialogato e ne ho sempre tratto la visione di un uomo equilibrato, preparato, moralmente e politicamente rigoroso, dal garbato rapporto umano, sensibile, con solidi valori, estimatore di don Giuseppe Dossetti e Antonino Caponnetto, miei maestri.

Ho avuto ottimi rapporti anche con il prof. Giovanni Conso, ministro  della giustizia nel 1993. Un gran signore.

Vi scrivo, non per pretendere rettifiche, ma solo per chiedervi di approfondire la posizione di Scalfaro e Conso, come solo voi sapete fare, perché, in base alle mie informazioni e riflessioni, il loro comportamento è stato corretto.

Mi sembra di capire che ponete a carico di Scalfaro due elementi.

*L’intervista televisiva di Claudio Martelli, predecessore di Conso, in cui ad occhi bassi, titubante chiama in causa Scalfaro come mandante della “trattativa”. La brevissima affermazione è non solo successiva ai fatti di parecchi anni, ma è anche priva di date, luoghi, fatti, testimonianze di supporto. Su questa base la magistratura archivierebbe e qualsiasi interlocutore sarebbe incredulo.

*La presunta falsa testimonianza di Scalfaro, che non ricorda la vicenda della nomina del nuovo direttore del dipartimento penitenziario. La circostanza è solo apparentemente rilevante perché proprio nel 1993 Conso non rinnova il carcere duro a 141 mafiosi, motivando la scelta con la speranza di evitare ulteriori stragi, negando comunque ogni “trattativa”.

Il magistrato inquirente si è ben guardato dal contestare a Scalfaro la ipotizzata menzogna, ed è ovvio: l’indizio risiederebbe in un appunto dell’allora presidente del consiglio Carlo Azeglio Ciampi su negoziazioni per il nuovo direttore del dipartimento penitenziario, a cui Scalfaro era estraneo; ed infatti Ciampi si limita ad annotare che gliene avrebbe parlato. Ma non vi è prova che il colloquio sia realmente avvenuto. La nota potrebbe essersi risolta in una mera intenzione. Se fosse stato il direttore d’orchestra della ‘trattativa’ avrebbe dato ordini, non ricevuto una eventuale frettolosa comunicazione.

È proprio questo ruolo che trovo irragionevole.

Scalfaro venne eletto subito dopo la strage di Capaci come soluzione di alto profilo che scalzava Andreotti e Craxi. Tradirebbe subito il nobile mandato, se architettasse una trattativa Stato – mafia, sostituisse i ministri di giustizia e interni, nonché il capo del dipartimento penitenziario, ordinasse all’allora colonnello Mori di correre da Ciancimino per implorarlo di intercedere con la mafia con in mano il cedimento dello Stato ai voleri mafiosi. Sarebbe inutile elencare tutti i passaggi e tutte le cariche coinvolti nelle nomine appena indicate.

Ma la circostanza più incredibile è che sodale di Scalfaro sia Giovanni Conso, la cui ingenuità politica si estrinseca nella sua “speranziella” di alleggerire la situazione stragista. Il loro operato è sicuramente in buona fede, non certo perché sono  correi di una mercanteggiamento con Riina. È comunque possibile che Scalfaro abbia saputo del direttore in parola, ma non l’abbia ricordato dopo anni, ormai ottuagenario.

Si può basare un’accusa di attentato alla Costituzione su questo evento? In assenza di difesa dell’accusato ormai deceduto?

Mi perdonerete, ma voglio troppo bene a Scalfaro e Conso per non tutelarli. Se però raccoglierete prove o indizi gravi, precisi e concordanti a loro carico, me ne farò una ragione. Ma è improbabile che accada.

Michele Del Gaudio


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M. Del Gaudio

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